venerdì 31 dicembre 2010

prese in giro stellari

Riuscirai finalmente a sfuggire al dolore di cui porti l’impronta fin dall’adolescenza? Pensi realisticamente di poter trionfare sui condizionamenti subiti prima ancora di imparare a parlare?

L'oroscopo di Internazionale di questa settimana comincia così:
ora, io leggo questo oroscopo perchè di solito cita qualche frase interessante, o dà notizie curiose.
Però stavolta mi sento presa personalmente per il culo. Il che è paranoico, oltre che un tantino egocentrico, lo so.
ma non posso farne a meno.
Mi fa venire voglia di urlare.
Anche perchè poche sere fa ho dimostrato di essere proprio una schiappa, nello sfuggire. E pure nel trionfare.
Merdimonio.

venerdì 24 dicembre 2010

I regali che non ho fatto (elenco)

Da alcuni anni, direi 3-4, rispetto il mio non cattolicesimo non celebrando il natale.
E questo implica anche evitare di fare (e ricevere) regali.
Mi piace fare regali, ma piace farli quando voglio io.
Però, se avessi potuto, questo natale avrei voluto fare questi regali. Non sempre graditi, suppongo, ma eccoli.

- a Vlad, un linguaggio a me chiaro per dirmi i suoi pensieri
- a E., che anche con le lenti a contatto spesso non riesce a vedere oltre il proprio naso, un po' di capacità di cambiare punto di vista.
- a mia madre, la sensazione di non avere affanni, e la soddisfazione nei miei riguardi
- a G., l'entusiasmo visibile ed esternato per qualcosa che non sia quello, e insieme poi quello, meritato e non ancora avuto
- a L. una donna che lo ami e lo sopporti quando dice cose ingestibili
- ad alcune colleghe, un paio di scarpe senza tacchi e una giornata senza specchiarsi
- a C., la maturità per ammettere le proprie schifezze e smetterla di sentirsi vittima
- a me, un passato con meno nodi e meno ricordi.

sabato 18 dicembre 2010

resisto come il cuoio, ma muoio...

lunedì 13 dicembre 2010

pensieri oziosi

...all'improvviso arriva la sensazione, o la paura, di non farcela.
Che tutta questa roba, gli sforzi, la fatica, i pensieri, l'attenzione...finiscano in polvere.
Una paura così è inconfessabile, ad alta voce.
Anche perchè, a confessarla, ti tiri addosso la ferocia di chi "per il tuo bene" deve assolutamente trascinarti davanti allo specchio e indicarti a uno a uno i punti deboli.
E ti viene da pensare che faresti meglio a rinunciare a tutto e basta.


Nei prossimi giorni forse dovrò affrontare una situazione particolare.
Qualcosa che sarà un po' lo specchio (deformato) di quella che sarebbe stata la mia, di situazione se, a metà degli anni che ho ora, qualcuno avesse saputo cosa facevo e pensavo.
Mi domando, a tempo perso, cosa sarebbe stato di me se.
Nei film, poi, lo dicono sempre. Dicono "ah..ero così e cosà, ma un giorno quel prete/insegnante/allenatore/fornaio/idraulico/geometra si è accorto di me e mi ha aiutato a cambiare".
E se un giorno di quelli una di quelle persone lì si fosse accorta di me?
Boh.
Sarà strano, essere come a metà, vedere le cose un po' da fuori e un po' da dentro, e cercare di fare il meglio (cioè di evitare i danni più grossi).
Ma, come disse il boia di Londra...è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

domenica 12 dicembre 2010

Pavor noctis

Mia madre mi ricorda, a volte, che ne soffrivo.
Che fa parte della crescita.
sicuramente è così.
Ma io è da un pezzo che non cresco più. Invecchio, a ben guardare.
ma non "cresco".
E allora perchè mi torna ancora?
perchè mi sveglio occhi sbarrati e terrore immotivato? sempre tra le 3 e le 4 del mattino, in quel maledetto buio invernale in cui l'alba è lontana almeno altre 3 ore, quando va bene.
Stanotte ho una brutta sensazione.
ho quella sensazione.
Posso tentare di addomesticarla.
Prima di tutto, camomilla.
Poi un libro che mi piaccia, magari già letto, così non ho sorprese ma solo un rassicurante ripetersi (tutto torna, no? Anche i bambini piccoli amano la rilettura, proprio per questo motivo).
Poi un fumettino leggero leggero, per stemperare ancora di più i pensieri.
Di solito tutto questo non è che conti tantissimo, ma alle volte un po' sì.
E "un po'" e "alle volte" sono già abbastanza per farmi decidere di provare, perchè non si sa mai che non sia questa la serata buona.
non fosse che domani inizia una lunga settimana, potrei stare tutta la notte al pc, scribacchiare, guardare qualche vecchio poliziesco, ascoltare podcast. In questo modo ingannerei il buio impedendogli di ghermirmi.
ma non si può.
Occorre affrontare la notte. E se stessi, dentro la notte.

domenica 5 dicembre 2010

sabato 4 dicembre 2010

L'angolo del fai-da-te_ Il golem

Queste fredde (e umidissime, e densamente nebbiose) serate di inverno, mi inducono a ritirarmi in casa.
A chiudermi nel mio bozzolo. Per non impigrirsi troppo, niente di meglio di un po' di fai-da-te.
Per esempio, ecco..Come creare un golem

Fase 1
Prendere una grande quantità di terra o argilla.

Fase 2
Impastare l'argilla in una figura simile a un uomo. Lasciare la figura imperfetta, perché solo dio può rendere le cose perfettamente.

Fase 3
Imprimere il nome di dio sul Golem in uno dei seguenti modi: camminare o ballargli attorno pronunciando le lettere dell'alfabeto ebraico che formano il nome segreto di Dio, incidere le lettere ebraiche per la parola "verità" sulla fronte o attaccare una pergamena con il nome di Dio sul braccio del Golem o nella bocca.

Fase 4
Chiedere al golem di eseguire il compito desiderato. Dare gli ordini con precisione, perché il golem eseguirà gli ordini letteralmente .


Fase 5
Disattivare il golem invertendo la procedura utilizzata per crearlo: camminargli o ballargli attorno all'indietro pronunciando il nome di Dio all'incontrario, rimuovere la prima lettera dalla parola "verità", rendendola la parola "morte" o rimuovere la pergamena dalla sua bocca o dal braccio.

Buon divertimento.

giovedì 4 novembre 2010

punti interrogativi

a volte vorrei prendere il telefono e chiamare e fare domande.
Chiamare persone che non sento più e chiedere "Ti ricordi quel giorno? Cos'era successo davvero? E quella volta? Tu cosa pensavi? E quando poi...?"
Ho una memoria abbastanza buona, anzi a volte molto buona. Ma la memoria, si sa, non è qualcosa di fisso.
I ricordi pian piano sbiadiscono, e noi li restauriamo come possiamo, come fossero vecchie case.
Non parlo di "falsi ricordi", ma di quelli "veri", di quelli che conserviamo in mente, pensando che siano il ritratto fedele di una qualche realtà.
A volte mi confondo. A volte penso a qualcosa, e mi domando se quello che ho è un ricordo vero o qualcosa di rattoppato nel momento in cui cominciava a sbiadire.
Per questo vorrei sempre parlare, parlare. Chiedere. Sentirmi dare l'altra versione, sentirmi dire cosa è accaduto e cosa no, e quando e come.
E com'era l'aria quel giorno , e se l'autobus era affollato,e se era mirto il liquore, e se avevi in mano dei crakers, e se la moquette era blu scuro, e se e se e se.
Ci sono poche costanti nella mia vita. Poche persone rimaste nel tempo.
A volte le interrogo, chiedo, ricordo. Quando è possibile, lo faccio. Di solito ottengo facce stupite, e "come fai a ricordatelo? Io l'avevo dimenticato...".
Mi resta come un senso di incompiutezza, quando affiorano dubbi e ricordi su qualcuno che per vari ed eventuali motivi non posso avere sottomano, o anche solo sottovoce (anche nel senso di non urlarle, le domande, che non è per rabbia, ma quasi sempre solo per bisogno di sapere).
Suppongo che prima o poi si attenuerà. Probabilmente quando la mia memoria vacillerà al punto da non riuscire più a ricordare a chi chiedere cosa.
A quel punto, però, non so più nemmeno chi o cosa sarò io, probabilmente.

giovedì 21 ottobre 2010

si preferisce. Perchè a volte, è come avere.

Sophie preferisce avere lo stomaco in subbuglio piuttosto che andare in coma e dormire tutto il tempo. Il tempo passato a dormire è tempo senza Solomon...
Wallace. Questa è l'acqua.

"...tu prendi le cose così. come se dovessero andare male. ma tu non stai morendo..."
Certo.
Ma a volte la testa non lo sa, che le cose non stanno così. E non ti fa dormire. Perchè il tempo passato a dormire è tempo senza.

...come avere sempre davanti e sotto un enorme buco nero senza fondo, un buco nero, nerissimo, con dentro qualche spunzone, magari, e tu fai parte di quel buco, e cadi anche quando rimani dove sei (...magari quando capisci che il buco sei tu e nient'altro...)
Wallace. Questa è l'acqua

lunedì 4 ottobre 2010

sono una creatura orrenda.

Questa volta attesto a me stessa di aver fatto veramente del mio meglio per:
- essere comprensiva
- essere diplomatica
- andare incontro all'altrui esigenza
- rispettare l'altrui volere
- non far pesare il mio lato della faccenda (la mia stanchezza, la mia delusione, il mio dispiacere).
Ora parte il secondo step.
Essere contenta di questo. Stringermi la mano da sola e dirmi che questo è il comportamento adeguato, fino a ricavarne una consapevolezza che sia bastevole per esser soddisfatta.
Il secondo step è arrivare a considerare questo il risultato finale, a essere contenta di questo e a prenderlo come cosa buona.
Sono ben lontana, dal secondo step.
Sono ancora, con tutte le scarpe, nella fase in cui vorrei che mi venisse riconosciuto lo sforzo. In cui vorrei che ci si mettesse nei miei panni.
anche se so benissimo che non ho ancora finito di mettermi in quelli altrui.
Porca miseria, che fatica che si fa.
mi sa che sono proprio un'orrenda creatura, alle volte.
Non faccio in tempo a comportarmi in maniera civile e normale, che vorrei immediatamente essere ricompensata. Senza riuscire ad infilare nella mia testa durissima che se tutti ragionassero come me, sai che giostra.

mercoledì 29 settembre 2010

rimuovere

Ci sono pensieri talmente bui che non vogliono nemmeno essere condivisi.
me ne accorgo stasera, mentre le dita scivolano sui tasti evitando accuratamente di dire davvero.
Chi è che diceva che è solo "altro materiale da romanzo" o qualcosa del genere? Flaubert?
non so, non ricordo, sono confusa.
probabilmente lo è, probabilmente potrebbe diventarlo.
O lo diventerà.
Di sicuro non può restare per sempre chiuso nel breve spazio tra gli occhi rossi e la punta delle dita.
Eppure, questa sera non riesce a uscire.

A volte vorrei solo avere una grossa gomma per cancellare. E aver scritto la mia vita in leggeri tratti di matita.

mercoledì 15 settembre 2010

Avevo pensato di rispondere, contemporaneamente, a più richieste, alla richiesta plurima e detta con parole diverse "scrivi cose gioiose/felici/allegre etc", mettendomi a scrivere qualcosa di bello, di veramente bello, non appena fosse accaduto.
Avevo aspettato...scommettendo tra me e me. Che la prossima volta sarebbe stata quella buona.
Credo però di avere un qualche difetto agli occhiali. Vedo appannato, forse.
Sarà quello, che non mi fa vedere le cose belle che sicuramente accadono ("capitano a tutti, capitano!"?
una cosa carina è successa, sì, vogliamo considerarla, sì, certo, ma se la penso...mi ha solo sfiorato.
L'ho vissuta da sola, perchè mancava chi avrei voluto al fianco.
L'ho vissuta di striscio, indecisa fino all'ultimo se prendervi parte o no.
Ed è stato tutto effimero, come quell'insetto..che si chiama così se non sbaglio, proprio perchè non è che abbia una vita tanto lunga.
Ci sono state piccole e medie delusioni, quelle grande le ho messe da parte insieme alle loro gemelle, le grandi speranze.
A questo punto, avrei dovuto aspettare ancora, per rispettare la scommessa tra me e me stessa.
Ma dato che alla fine la scrittura è terapeutica, per me....questo conta, e a questo voglio pensare. Che conti. Che serva. Che sia.

E' tornato l'autunno.
Sono tornate tante cose.
Ci sono state nuove parole, in parte smentite dai fatti quando erano ancora teneri embrioni.
Inizio a tacere, a trattenere scampoli di informazioni, a rispondere vaga, per non dover ascoltare sospiri di compatimento.

Un fatto. Indegno di nota, ma piccolo e incis(iv)o. L'altro giorno, fila in banca.
Sfoglio distratta un giornale. Un giornale maschile.
Apro a caso.
Pagina intera, un uomo dai capelli bianchi corti, fisico asciutto, solleva in aria una ridente donna di 30-35 anni.
Titolo della pubblicità: hai 50 anni e ti senti un leone?
e poi non ricordo, ma credo vendessero integratori o qualcosa del genere.
Perchè lui se si sente un leone deve sollevare allegramente una di vent'anni più giovane?
Perchè non il contrario?
Perchè non possono essere coetanei?
Perchè perchè perchè?
Ho odiato quella pagina. Per un attimo.
Non mi interessa chi ha quanti anni e che animale si sente chi.
Ma l'immagine mi ha innervosita. Per un attimo.
poi ci ha pensato la bancaria più svogliata del mondo a farmi indirizzare altrove il livore.
Comunque sia, i giorni si affastellano gli uni sugli altri.

Costruisco mobiletti per la casa. Poi, incredula, li fotografo anche.
Perfeziono la mia abilità nello stirare senza ferro da stiro.
Tengo in più o meno ordine, gatto casinaro permettendo.
Ho vissuto momenti peggiori, questo è certo.

martedì 24 agosto 2010

la fonte eterna...

Scrivere continua ad avere una funzione auto-terapeutica.
Faccio anche i compiti, mi impegno e poi relaziono ogni due settimane.
E oltretutto, sto facendo gli esercizi di TA, anche se non mi vengono proprio bene bene....
La cosa difficile è che per ogni progresso,per ogni rattoppo fatto...salta fuori una nuova difficoltà, una nuova prova.
Mi domando se sarò in grado di affrontare tutto questo. O se prima o poi non ne verrò sopraffatta.
Da tutta questa faticosa me stessa.
E' come se tutto questo dolore, tutta questa lava che mi brucia dentro, non facessero altro che scavarsi nuove strade per uscire, quando a me sembra di averne ripulita finalmente un'altra, e un'altra, e un'altra.
A volte è davvero desolante.

lunedì 16 agosto 2010

di nuovo

Il mio malessere è ciclico, evidentemente.
Come un sacco di altre cose.
Solo che non segue un processo regolare e prevedibile, e così ogni volta mi trova impreparata.
Se avesse una cadenza mensile sarebbe diverso, saprei quando aspettarmi "questo" e, non so, mi organizzerei in qualche modo, per non essere sola per esempio. Barerei, cercherei in ogni modo di fregarlo.
Ma probabilmente lui si sposterebbe di un giorno, e il gioco sarebbe uguale a prima.
Forse, se riuscissi davvero a capire questo, mi sentirei meglio.
Probabilmente il trucco sta nel lasciar fluire le cose, nell'accettare questa sensazione, nel lasciare che faccia il suo corso, perchè solo così la si può esorcizzare.
Ripeto a me stessa che sono migliorata.
Ma ancora non ci credo.
E vorrei cancellare fette di passato.

martedì 10 agosto 2010

libri

"La realtà è dolorosa e imperfetta", mi diceva (mia madre), "è questa la sua natura e per questo la distinguiamo dai sogni.
La realtà ci ferisce, anche quando, per un attimo, ci sembra un sogno.
nei libri c'è tutto ciò che esiste, spesso con colori più autentici, e senza il dolore vero di tutto ciò che realmente esiste. Tra la vita e i libri, figlio, scegli i libri."
Agualusa_ Il venditore di passati

Mia madre non ha mai parlato così chiaramente.
Però mi faceva leggere.
Prima dei 16 anni avevo già divorato Tolstoj, Dostoevskij, Marquez, Zola...e poi La morte a Venezia, Schiavo d'amore, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, e tanto altro.
Leggevo.
Adesso ho il doppio di quegli anni, e ancora leggo, leggo, leggo.
Anche e soprattutto d'estate, chiusa in casa, in penombra.
La realtà mi ferisce. Mi assedia.
Continuo ad esser fatta di carta velina, mi stropiccio facilmente e mi lacero, quasi senza far rumore.
Le mie brevi sortite nella realtà, quella vera, quella che non è lavoro nè obbligo, hanno spesso un retrogusto amarognolo. Come se una sostanza vischiosa mi ricoprisse e non mi permettesse di toccare davvero le cose.
Tutto ciò che vorrei è condividere davvero. Ho viaggiato per anni, da sola.

sabato 31 luglio 2010

Jesus....

Sono stata qualche giorno in Belgio.
A Bruxelles (bella bella bella), ma non solo.
A Bruges, per esempio.
tra i vari posticini interessanti, per chi ha voglia di gironzolare, c'è il Begijnhof.
Ora, quel giorno io stavo cercando una casettina, di quelle piccole e orrende, che la mia mater dolorosa colleziona, e volevo far bella figura passandola a trovare e portandogliene una belga.
Ho pensato che una casuccia delle beghine di Bruges potesse piacerle.
E così, sono arrancata anche dentro il negozietto, lì al Beghinaggio.
Negozietto straripante articoli religiosi di dubbio gusto.
Perchè non si dica che è il mio ateismo a farmi dubitare della soavità degli oggettini, mi produco in una prova fotografica.
Per quanto mi riguarda, il premio di souvenir catto-trash dell'anno va a questa gomma da cancellare:

giovedì 22 luglio 2010

se telefonando...

- Raccontami meglio.
- ma te l'ho già detto..c'era quest'uomo...
- com'era?
-...sui 50..vestito in maniera sobria...con la faccia da brava persona, molto composto...
- mmmm...e il viso?
- e il viso niente, non lo ricordo, un uomo, un uomo sui 50 ma lo sapevo più che vederlo, cioè il viso c'era ma non lo so non era un viso che ti so dire.
- mmm. E che faceva?
-...mi umiliava. mi trattava male. Diceva delle cose, so che io provavo a ribellarmi ai suoi discorsi e lui continuava...
- ok. ma tipo..che diceva? che faceva?
- diceva che non valgo niente, diceva che sono una stupida, una cretina, non ricordo bene le parole esatte, e mi teneva per il polso. io cercavo di interromperlo e lui continuava a bassa voce, intorno c'era gente e lui non voleva che si accorgessero.
Mi stringeva il polso. Mi diceva a bassa voce queste cose terribili.
- ma chi era? lo conoscevi? dai ...lo sai.
- nnnno...non credo. Cioè...aveva delle cose che boh, che mi ricordavano qualcuno, ma forse era un puzzle di più persone. So solo che io volevo fargli gestacci, insultarlo, andarmene, e non potevo ma non so perchè.
- che brutta sensazione...
- sì. A un certo punto mi veniva da piangere...poi ...boh...poi è arrivato qualcuno...e lì non mi ricordo più. Mi sono svegliata. Che poi, non c'entra niente, ma appena sveglia ho fatto due cose.
Ho dato da mangiare a Vlad, uno. Ho buttato via quelle 3 rose secche, due.
- quelle?
- quelle.
- ...alleluja! però vedi che un legame c'è?
- mmmm...può darsi. cambiamo argomento?
- sì. però, comunque, alleluja. e anche vaffanculo.
- grazie.
- non a te.
- lo so. grazie.
- ecco. Comunque, parlando d'altro....

lunedì 19 luglio 2010

p.r.

Che non si dica che certe cose non sono avvenute.
Che non si provi a negare.
Che non si tenti di far passare tutto sotto silenzio.

giovedì 15 luglio 2010

ma perchè.

Ho fatto un errore.
a cui, al momento, non posso riparare.
la magia del telefono fa si che io non possa farlo, perchè per parlare al telefono bisogna essere in due.
E' anche giusto.
Ho fatto un errore e ora pago le conseguenze.
Non è che si possa riparare così, automaticamente, no?
Errore --> conseguenza.
La conseguenza te la devi vivere tutta, in questa notte d'estate in cui le goccioline di sudore scivolano giù lungo il collo, nonostante io scriva al buio per avere l'illusione del fresco.
Ho una capacità, che si potrebbe dire invidiabile, ci fosse qualcosa da invidiare, di spappolare con le mie mani le cose buone che la vita ogni tanto mi lascia cadere in grembo.
Perchè lo faccio?
non sono l'unica, lo so.
Ho avuto onore e onere di conoscere altre persone, quasi altrettanto brave a farlo.
ma al momento mi chiedo, limitandomi a me stessa, perchè lo faccio. Perchè non riesco a non rovinare sempre tutto.
Ho un sacco di ore notturne per pensarci.
chissà che tra una sudata e l'altra io non trovi anche qualche risposta.

mercoledì 14 luglio 2010

se son d'umore nero allora scrivo...

In realtà io scrivo spesso, anche quando sono di umore grigio, come stasera.
Grigio come le magliette che indosso ultimamente, apro l'armadio e scopro di avere un paio di camicette bianche, un paio di gonne al ginocchio, grigioline, un paio nere, e nei cassetti...magliette nere, magliette grigie.
C'è stato un periodo di color...come si chiama...fucsia?, nella mia vita.
E anche un breve, brevissimo, periodo di turchesi e azzurri.
Pantaloni chiari, persino, un'estate. Un paio, si intende.
Sono tornata ai grigi, ai neri.
Con l'aggiunta di gonne più lunghe, tacchi bassi.
Oggi il mio unico acquisto di saldi è stato definito "carino...sembri una suora laica."
L'abito forse non fa il monaco, ma nel mio caso il monaco si veste come si sente.
Grigio.
Come se la cenere del vulcano islandese stesse approdando ora sulla mia testa.
E' tutto sbagliato, nella mia testa si intende.
Ho finito con la porca seconda laurea. Sto riuscendo, più o meno, a fare la mamma-gatto.
Sono, più o meno, di nuovo in salute.
Mi hanno persino accettato il pezzettino micro al micro concorsetto di scrittura.
E allora?
Allora ci sono tutte queste "piccole" cose che non funzionano, che non si incastrano, che vanno male.
Ci sono tutte queste tensioni, questi "no", questi "scusa ma", questi "ma" senza "scusa", che minano le radici delle mie piccole gioie riarse.
Perchè faccio così? perchè certe cose mi toccano così tanto più di altre?
Il mio umore si fa grigio, la bocca si piega all'ingiù come quella di un bambino a cui avevano promesso il gelato, ma poi ogni giorno non si ha tempo, non si può andare, c'è troppa fila, fa troppo caldo o troppo freddo, finchè nemmeno lo vuole più, il gelato.
Ho desideri infantili che scoppiano come bolle di sapone.
Forse dovrei costruire desideri più adulti, di ferro e cemento. Solidi, pratici.
Desideri grigi come il materiale di cui sarebbero fatti.
Adesso tutto quello che posso fare è scavare dentro di me. Capire se il gioco che sto giocando vale la candela.
Sarebbe simpatico però prima di tutto capire se c'è, la candela.
A volte la perdo di vista, e forse per questo poi sto così.
Metto per iscritto una promessa: domani. domani mi impegnerò per non indossare grigio, nè dentro nè fuori.
Fingerò di avere dentro i colori che metterò fuori, anche se non si va oltre il marrone e il viola, è già qualcosa, è giù un tentativo.
A forza di fingere, a volte, ci si convince. L'abito modella il monaco? Speriamo di sì, anche perchè sarebbe tutto di guadagnato.

lunedì 5 luglio 2010

estate

In questi giorni fa troppo caldo.
O forse è solo che a me non piace l'estate.
Stavo per dire che non mi è mai piaciuta, ma ricordo che quando ero piccola andavo al mare con la mia nonna, e mi piaceva. Stavo sotto l'ombrellone a leggere, o in acqua a sguazzare.
Mi sa che mi piaceva, l'estate.
Giugno era tra i miei mesi preferiti, anche se negli ultimi anni non è più così nemmeno questo.
C. ha da poco festeggiato il suo primo anniversario, le brillano gli occhi quando dice "te lo aspetavi? dopo qullo che era l'anno scorso di sti tempi...".
Già. L'anno scorso di sti tempi.
Un anno è passato. Un anno?! Davvero?! Davvero. Un anno.
da un'estate all'altra.
Di solito l'incidenza delle depressioni e dei suicidi ha un picco in autunno, e verso natale.
Mi piacerebbe controllare se anche l'estate fa questo effetto ad altri, oltre che a me.
Quando non sono a lavoro me ne sto rintanata in casa, tapparelle abbassate per fare più buio possibile, ma a quanto pare non basta.
La pressione si abbassa, col caldo. sale la nausea, il fastidio.
E' colpa loro? E' colpa della pressione, del caldo, della nausea?
immagino di no. O almeno non del tutto.
Vorrei solo capire cosa mi sta succedendo, e sono così terrorizzata che ho paura di aprire gli occhi e vedere la realtà, e di chiuderli e vedere i miei pensieri.
Ho aspettato il 29 di giugno come se fosse chissà quale evento, chissà quale limite, superato il quale tutto sarebbe stato più facile.
Adesso non ho più nemmeno questo fragile alibi, e mi sembra che tutto intorno a me sia troppo fragile, troppo friabile.
Ho voglia di chiudermi dentro me stessa, nel buio, nel fresco. Di non sentire niente.
Vorrei spegnermi.
Ho preso una decisione. E il solo pensarla mi fa annaspare come stessi annegando.
Vorrei pace.
L'ho cercata in tanti modi. Vediamo se questo è peggiore degli altri.

martedì 29 giugno 2010

108.

Come l'altra volta. stesso voto.
Applauso della commissione. Solo di quella. Perchè non c'era nessun altro, ad ascoltarmi.

La laurea fumò via senza festeggiamenti e nessuno gli ebbe offerto neppure un cinzano.
(Carlo Emilio G._La cognizione del dolore).

venerdì 25 giugno 2010

giornata ufficiale

Forse la mia percezione di "importante" è fallata.
Mi sa proprio di sì.
Al momento gli eventi sono " discussione 29 giugno", "assenza di G.", "assenza di E.".
L'evento importante, in teoria, è la giornata.
In pratica, invece, sento soprattutto le assenze, (im)previste assenze, di chi aveva detto "ci sarò" e poi non ci può essere. Per motivi validi.
Ma i motivi validi li capisce il cervello.
Il resto di me rimane triste.
Nonostante la cosa importante sia la giornata, no?
2 anni e mezzo che l'aspetti, la giornata.
che la insegui, che la costruisci.
E poi? e poi bastano due persone in meno per?
A mia discolpa dico che erano anche le uniche due persone che sarebbero state presenti.
Quindi diciamo che 2-2 =0.
Ecco.
Forse per questo sono triste?
Forse.
Nella mia visione del mondo le cose sono più vere, quando condivise.
Di per sè non hanno valore, o almeno non ne hanno poi molto, se non ho nessuno da abbracciare alla fine.
Che poi sarà un abbraccio a scoppio ritardato, no?
mi abbracceranno dopo, no?
cosa mi rattrista, allora?
Forse che il 29 segna la fine dell'ennesimo periodo della mia vita, e mi fa un po' paura.
Sarà che avrei voluto non essere sola.
Sarà che ci tenevo a fare bella figura davanti a loro, anche se avevo paura di falllire.
A questo punto non importa.
Devo solo concentrarmi ancora qualche giorno, fino a martedi.
Considerando che lunedi si lavora, i due giorni da far passare sono sabato e domenica.
il solito, maledetto, lunghissimo finesettimana da sola.
Deve passare la nottata. anche quando dura più di 48 ore filate.

martedì 8 giugno 2010

io

Un anno e un giorno fa "festeggiavo" i miei 30 anni.
Scrissi un post.
E da quel post, ma non solo, ma io ricordo quello, quante cose vennero poi.
Quest'anno, memore di questo, scrivo solo il giorno dopo.
Eccoci qua. giorno dopo giorno, giorni di vita passati in più.

domenica 6 giugno 2010

sin decir adios

La vida me esta enseñando
lo que no queria aprender
cosas que negamos a la razon
Huellas de tus pasos...
clavadas en mi corazon.

Sin decir adios, sin decir adiooos,
sin decir adios me abandonaste sin dejar rastros de ti.

martedì 1 giugno 2010

Cerco di fermare i pensieri. Di infilzarli, come fossero farfalle da conservare in una teca.
Sono stanca di scappare da loro, di scuotere forte la testa per farli cadere fuori.
Non ha nemmeno senso. E' già abbastanza faticoso fingere con gli altri, farlo con me stessa è dispendioso di energie e improduttivo.
Quindi cerco di fermare i pensieri, magari affrontandoli qualcuno di loro si stancherà e abbandonerà la presa.
Ho pensato anche che forse parlarne con qualcuno potesse aiutare, ma poi non ho trovato nessuno che fosse adatto. O che potesse accollarsi, nella sua giornata, anche un po' del mio groviglio.
Allora cerco di farlo con me stessa, in un dialogo a una sola voce.
C'è questa forte voglia di fuga, di buttare a mare tutto. Ma tutto, davvero.
A volte qualcuno mi racconta una voglia simile a questa, una voglia forte, quasi un bisogno, di farlo, e conclude che per fortuna ha qualcuno per cui trattenersi dal farlo, o che lo trattiene dal farlo.
Già. Non è particolarmente giusto, questo, no? Non è un punto stabile, un altro essere umano.
Eppure...eppure non mi sento di puntare il dito. Dopotutto queste persone, questi qualcuno, hanno una funzione importante, e hanno successo nello svolgerla.
Dopotutto, il risultato è buono.
O forse lo penso solo per giustificare il fatto che anche io vorrei qualcuno così?
Qualcuno che mi dica "dai, non ti arrendere ora, ce la caveremo".
Mi sa che in questo sono rimasta una bambina. Cerco ancora qualcosa del genere, anche se in 30 anni non l'ho mai trovato.

martedì 25 maggio 2010

canta che ti passa



Dream
Send me a sign
Turn back the clock
Give me some time
I need to break out
And make a new name
Let's open our eyes
To the brand new day
It's a brand new day

domenica 23 maggio 2010

P.R. ....come il bottone di questa giacca

"Per me la vita vale come il bottone di questa giacca,"

La prima volta che ho sentito questa frase, la leggeva ad alta voce qualcuno, da un'intervista sul giornale.
Giovanni Falcone era morto il giorno prima.

Quando l'aveva detta quella frase? Non ricordo. so solo che rispose così a qualcuno che gli ricordava tutte le minacce che pesavano sulla testa. Le minacce che dicevano "ricordati che morirai".

Io avevo 13 anni, ricordo benissimo quel giorno. Era il 23 maggio.


Chi mi conosce un po', ormai lo sa, che il 23 maggio io me lo ricordo tutti gli anni. Come tanta altra gente.
E che sempre me lo ricordo con una frase, la frase di una canzone di Guccini che non c'entra niente, col magistrato Giovanni.

"...e sorridendo come
sa sorridere soltanto
chi non ha più paura del domani..."

23 maggio 1992
Per Ricordo.

giovedì 20 maggio 2010

decisioni

Vorrei raccontarti quello che ho fatto oggi.
Non sono sicura che approveresti, nè che ti interesserebbe. Non tanto per te, quanto per l'argomento.
Oggi mi sono impegnata.
Davvero.
Alla fine ho anche accettato quel piccolo incarico, non che mi piaccia, non che sia gratificante, ma sapevo che questa sarebbe stata la scelta più sensata, in questo momento.
Mi domando cosa ne penseresti tu, se ti chiedessi un'opinione.
Mi piacerebbe che mi dicessi che ho fatto bene. Dopotutto, tutti desideriamo essere approvati, no?
Poi ho scritto. ho cercato di mettere in parole un'idea.
l'unica persona a cui ne ho parlato mi ha detto "se continui a impegnarti in queste cose, finirai sotto un ponte", una sottile allusione al fatto che i miei progetti sono validi sul piano umano, ma non fanno girare soldi.
Cosa diresti tu?
Troveresti inutile questo mio pomeriggio, o ti piacerebbe il mio impegno donchisciottesco?
Continuo a domandarmi cosa ne penseresti tu.
Faccio un leggero sforzo, a non scriverti, per dirtelo. Per sapere la tua opinione.
Lo faccio perchè, più forte del desiderio di condivisione, al momento c'è la paura di disturbare, di infastidire, di appesantire.
E' giusto, questo?
Forse sì, è giusto avere riguardi verso una persona a cui tieni.
Forse no, si dovrebbe sentirsi liberi di esprimere se stessi.
Comunque sia, racconto a me stessa la mia giornata di oggi.
Vorrei sentirmi meglio, vorrei che non fosse così vago, il mio senso di aver fatto la scelta giusta.
Vorrei essere sicura di me, sicura di quello che faccio.
Forse allora non avrei nemmeno bisogno di raccontarlo ad altri, mi basterebbe la mia calma sicurezza.
Dopotutto le mie scelte non coinvolgono altri che me, anche se io le faccio ponderando pro e contro anche su di te, pensa un po'.
Anche su questo, chissà che opinione avresti. Che è sciocco? O che è giusto?
Non lo so.
So solo come mi sento in questo momento. Ed è una parola che non mi piace per niente.

the end

...
...
...
«Mia bella Principessa, il vostro buffo nanerottolo non danzerà mai più. È un peccato, poiché è tanto brutto che forse sarebbe riuscito a far sorridere il Re.»

«E perché non danzerà più?» domandò l'Infanta ridendo.
«Perché il suo cuore si è spezzato» rispose il Ciambellano.
Allora l'Infanta si oscurò in volto e le sue delicate labbra simili a petali di rosa si incresparono in una graziosa smorfia di disprezzo.
«In avvenire fate in modo che quelli che vengono a giocare con me non abbiano cuore!» esclamò, e corse fuori nel giardino.
_FINE_

mercoledì 19 maggio 2010

scandivian artist

interiore

Quando mi sento come oggi, l'unica cosa che riesco a fare è scrivere.
Perchè vorrei parlare, vorrei aprirmi a qualcuno, ma sono frenata dalle ultime volte che l'ho fatto, sono frenata dai risultati e dal mio caratteraccio, probabilmente.
Forse se fossi più coraggiosa ce la farei, a parlare con calma, senza mangiarmi le parole.
Forse se non mi vergognassi di tutta questa mia tristezza.
La vergogna è un sentimento strano, a me fa venire paura di parlare, paura di confidarmi.
Ho paura di cosa penserebbe l'altra persona di queste mie tristezze, ho paura che troverebbe infantili i miei timori, i miei problemi. O più che altro il mio modo di gestirli e i sentimenti che mi provocano.
Guardandomi intorno ho una visione falsata. Me ne rendo conto ma non riesco a vedere diversamente da così.
Mi domando dove ho sbagliato. E poi mi dico che se questa vita la sto facendo a rovescio, devo cambiare qualcosa e andare verso la direzione che volevo...ma è qui il problema.
Io ci sto provando, ad andare in quella direzione. E' questo che poi mi butta giù.
Quante volte ancora potrò sbagliare? E quante volte ancora avrò la forza di provare di nuovo?
Io non sono capace, è questo che mi dice la vocetta in testa. Mi dice che questa è l'ennesima riprova. Quante altre dimostrazioni voglio della mia inettitudine?
Ho finito di scrivere la lettera d'amore per il concorso. La rileggo e penso che anche se non è del tutto vera, è anche molto meno finta di quanto non sembri.
Sarebbe preoccupante, se ci fosse qualcuno che ci si potesse preoccupare sopra.
A volte mi guardo allo specchio e mi vedo. Sono una bomba ad orologeria, ecco cosa sono.
Forse è questa la spiegazione di tutto. Una parte di me è consapevole di questo, e agisce di conseguenza, ma lo fa nell'ombra, senza nemmeno il coraggio di mostrarsi.
Ci sono giorni, come oggi, in cui mi rendo conto che sto davvero aspettando. Ed è brutto dirlo, e brutto anche pernsarlo, ma lo sto facendo. A volte guardo quelle facce e penso "quanti anni ancora?". Perchè nel momento in cui non saranno, nel momento magari in cui si rifugeranno in uno spazio tempo personale e sospeso in cui non ci sarà spazio per me...cosa sarà allora?
Quando ci penso, quando li guardo e penso "quanto tempo ancora?" sento il ticchettio del mio timer farsi più forte. E a quel punto cosa mi tratterrà? Niente, dice la vocetta.
Ma a quel punto, poi, sarebbe così grave? Un albero che cade in una foresta, fa rumore se non c'è nessuno a sentirlo?

domenica 16 maggio 2010

pensiero

Oggi, quando la scala si è piegata facendomi cadere, ho pensato alla morte.
E' una di quelle scale leggere, pieghevoli, che quando la apri per bene arriva coi pioli abbastanza in alto perchè persino io, nella mia piccolezza, possa raggiungere e cambiare una lampadina.
Avrei dovuto bloccarla meglio, ci sono i ganci apposta per impedire che si ripieghi in momenti inopportuni, tipo quando ci stai salendo sopra.
Sono troppo distratta. A cosa pensavo mentre la piazzavo? Non lo so, non ricordo.
Probabilmente al fatto che soffro un po' di vertigini, e che quella scala ha i pioli troppo stretti.
Ricordo però cosa ho pensato subito dopo, quando mi sono ritrovata ad annaspare per un attimo e poi giù per terra.
Ho pensato alla morte. Non che la caduta potesse essere letale, a meno di una grande, grandissima sfortuna.
Non so nemmeno perchè ci ho pensato, ma so che mi capita.
Mi capita di pensarci, e di fare un breve inventario di chi potrebbe soffrirne, o di chi sentirebbe la mia mancanza.
O di quanti giorni passerebbero prima che la cosa si sapesse. Penso a chi è importante per me, mi preoccupo all'idea che quelle poche persone non lo sappiano, non vengano informate.
Come se potessero farci qualcosa, sapendolo. Eppure, quando penso alla morte, mi preoccupo moltissimo di questo. Chissà perchè.
A volte compilo una lista, lascio qualche istruzione, nel caso in cui.
Non si tratta di scaramanzia, è più un bisogno di rassicurarmi, credo. Mi tranquillizza pensare che in qualche modo sarebbe come salutarle, quelle persone lì. Quelle da avvertire, quelle a cui telefonare. Quelle a cui dire anche solo che avevo scritto il loro nome.

l'angolo del cinema

Consigliato a tutti: Happiness di Solondz.


Happiness, sometimes I think
I see you from afar.
When I run to catch you, though,
That's just not where you are.

Happiness, you know I'll get a hold of
You some way.
Until I do, you know I'll keep on
Searching every day.

incontro

Oggi ho incontrato Vlad per la prima volta.
Sta in una mano, una delle mie. Per cui è proprio piccolo.
Ha incastrato il suo nasino millimetrico nella piega del mio collo, e si è arrampicato faticosamente in un angolo della mia spalla.
Dovremo rivederci ancora qualche volta, prima che tutto sia ufficiale.
E' tutto molto strano. Speriamo che vada tutto bene. Mi hanno detto di non affezionarmi, per ora.

giovedì 6 maggio 2010

dove osa il nervosismo

sottotitolo: datemi un kg di farina e un po' di lievito, in una giornata di incazzo tipo oggi, e vi riempirò il forno e non solo.

Nell'ordine, vi presento: spianata alle patate, 2 pizze (ancora da farcire), treccia di pane, girandoline di pane al prosciutto, calzone (enorme, ora che ci faccio caso) formaggio e prosciutto, altra trecciona.
L'ironia del tutto è che non aspetto a cena tutto il settimo cavalleggeri stasera!

mercoledì 5 maggio 2010

sensazione

C'è quel racconto di Carver che finisce così. Con la moglie che caccia il marito di casa, con lui che prima impreca, lancia un oggetto, e poi se ne va. Finisce con lui sulla porta:
"Soltanto una cosa voglio ancora dire".
Ma poi non riuscì a pensare cosa mai potesse essere.

Mi è sempre rimasta in testa questa fine di racconto, e a volte mi torna in mente, così, come stasera.
Forse perchè un po' mi sento così anch'io.
e' una sensazione difficile da spiegare.

C'entra anche il fatto che io, nel mio caos interiore, ho sempre cercato confini esteriori: università, lavoro, scadenze.
Ora che quest'altra scadenza, la seconda laurea, è ormai alle porte, mi sento come colta da una piccola vertigine, perchè mi mancano quei confini certi, quelle scansioni date dal preparare esami, darli, depennarli, e ricominciare.
La vertigine, la voce del vuoto che ci chiama, diceva Milan K., e anche questo un po' mi destabilizza.
Che la voce del vuoto si faccia sentire così suadente proprio ora, che almeno questo traguardo è quasi raggiunto, e che altre cose si affacciano?
La frase di Carver è quella che mi sento meglio addosso, pur non sapendolo spiegare nemmeno a me stessa.
La storia finisce che lui è lì, sulla porta. E io lo immagino così, un po' ridicolo, col cappotto in mano, già mezzo fuori di casa ma ancora aggrappato alla maniglia.

martedì 4 maggio 2010

buon compleanno ad un GRANDE attore

Il momento trash ci vuole.
E ci vuole anche lo spazio auguri, ogni tanto.
Per cui...auguriii!!!!!
Perchè bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. E a Rocco...tutto il resto :-)

mercoledì 28 aprile 2010

il frutto delle mie disorganizzate manine

Prima si fa la pasta all'uovo.
poi la si fa riposare e intanto si prepara la farcia.
Dopo di che, si tira la sfoglia. A mano, perchè io la macchina non ce l'ho. E perchè così la sfoglia riesce più porosa.
Si mette la farcia, si chiude il raviolone.
Ora non resta che preparare la salsa ai carciofi.
Tempo, per ora, 2 ore. E devo ancora pulire la cucina.
Speriamo almeno siano buoni.
Speriamo che piacciano.
...
...
...
Inizio a preoccuparmi. A volte il mio corpo è posseduto dallo spirito di una casalinga anni '50.

domenica 25 aprile 2010

lettera.

http://www.giornaledimontesilvano.com/cultura/34-cultura/234-noubs.html
Ho pensato che parteciperò.
Non tanto per sperare di vincere.
Quanto per avere la scusa per tirare fuori dalla mia mente il gomitolo delle parole non dette. Delle frasi abortite e finite poi a labbra morsicate e strette.
Con l'idea, magari, un giorno, di farla leggere, con la scusa, di nuovo una scusa, sì, con la scusa di dire "la vuoi vedere? l'ho mandata a un concorso...".
Sarà un modo per dirlo, senza dirlo. Lasciando che siano quegli occhi belli, a scoprire riga per riga i miei pensieri.

venerdì 23 aprile 2010

a volte uno si trova cantato da altri.

When I was born, they looked at me and said
what a good boy, what a smart boy, what a strong boy.
And when you were born, they looked at you and said,
what a good girl, what a smart girl, what a pretty girl
...
I go to school, I write exams,
if I pass, if I fail, if I drop out,
does anyone give a damn?
And if they do, they'll soon forget 'cause it won't take much for me
to show my life ain't over yet.
I wake up scared, I wake up strange.
I wake up wondering if anything in my life is ever going to change.
I wake up scared, I wake up strange
and everything around me stays the same
A volte capita di trovarsi in qualcosa detto da altri. Anche quando non è niente di eccelso. O forse proprio per quello. Perchè non è niente di che. E allora è ancora più simile a te. Che ti hanno sempre detto,
"what a good boy, what a smart boy, what a strong boy ", anche se sei una ragazza.

paura

Persino l'idea di andare a fare la spesa mi alletta.
C'è una libreria, anche, lì vicino al supermercato.
Chiudo gli occhi e immagino di essere lì, di aggirarmi tra gli scaffali.
Un po' mi rilassa. Un po'.
Perchè non riesco a calmarmi? Eppure ci provo.
O forse, come Edgar Allan Poe, cerco solo di convincermi di qualcosa...
"'Tis some visitor," I muttered, "tapping at my chamber door. Only this, and nothing more."
Non lo so. Vorrei che tutto fosse chiaro.
E che smettessero le nausee. I bruciori. I dolori improvvisi.
Vorrei che fosse un niente. A volte dimentico per un po', poi torna.
"Sir," said I, "or madam, truly your forgiveness I implore;
But the fact is, I was napping, and so gently you came rapping,
And so faintly you came tapping, tapping at my chamber door,
That I scarce was sure I heard you.

Persino l'idea di andare a fare la spesa mi rilassa, mi distrae. Mi fa sentire che il bussare alla porta diventerà così lieve da non farsi più sentire.

Innegabilmente esatto.

La redenzione possibile dall’aporia dell’irreversibilità – non riuscire a disfare ciò che si è fatto, anche se non si sapeva, e non si poteva sapere ciò che si stesse facendo, è nella facoltà del perdonare.
Il rimedio all’imprevedibilità è la facoltà di fare e mantenere promesse.
H. Arendt


....niente da aggiungere.

domenica 18 aprile 2010

il mostro (5)

Sono una personcina a cui piacciono le sorprese, di solito.
E che ama ricevere visite. La mia casa è così vuota, è bello, no, che quando non te lo aspetti qualcuno abbia voglia di vederti.
Ma, frigide gentildonne della giuria (grazie Humbert), mi si permetta di dire che CERTE visite me le risparmierei volentieri.
Ultimamente faccio sogni strani, la notte. Come se i miei pensieri si azzuffassero tra loro, senza pace.
Finisce che mi rilasso veramente solo verso mattina, dopo essermi svegliata chissà quante volte. E, puntualmente, una mezz'ora dopo suona la sveglia.
Stanotte era una di quelle notti da sogno storto, lo sapevo già infilandomi sotto le coperte. Sentivo i pensieri pungere e spintonarsi per uscire.
Ma non aspettavo visite. Il mostro mi ha colta di sorpresa. Nel bel mezzo della notte, direi. Non si può dire "alle spalle", nel suo caso, per ovvie ragioni. Ma di sorpresa. Anche perchè, nella mia esperienza, i morti non tornano. A meno che non fosse stata una finta, la sua. Una morte apparente.
Il dolore, quello sicuramente, è stato vivo e vegeto. Nuovo di zecca e insieme conosciuto.
Ho afferrato l'altro cuscino, quello che non uso mai, rigirandolo come fosse qualcuno da abbracciare, o come fosse la scopa volante della strega a cui dire "portami lontano da qui".
Ho provato a visualizzare, a pensare, a canticchiare. Inutile.
Il mostro pulsava, andava e veniva a passo di danza. Non fa ancora molto caldo, eppure ho sudato fino ad avere i capelli appiccicati alla fronte.
A un certo punto, finalmente, deve essersi stancato, perchè mi sono addormentata.
Il risveglio è stato di quelli da bocca amara, capelli arruffati e letto stile campo di battaglia, ancora aggrappata al cuscino e con le coperte tutte buttate da una parte. Neanche avessimo passato una notte d'amore troppo focosa, noi due.
Adesso sembra essersene andato di nuovo, magari era solo una toccata e fuga. Un ritorno di fiamma, come tra vecchi amanti. Se c'è una cosa che mi ha sempre fatto incazzare, sono i ritorni di fiamma, in effetti. "Scusa ma mi sono fatto la mia ex, è stato un ritorno di fiamma, ma non succederà più".
Io non lo tollero dagli uomini. Figurati se lo tollero da te. Non azzardarti a tornare.

venerdì 16 aprile 2010

"sarà una cosa che non mancherà"

E' bello quando senti nella voce di qualcun altro, qualcuno che ti ispira fiducia, altra fiducia.
Qualcuno che ha la voce che sorride, come se considerasse un po' una sciocchezza quello che dici, come a dirti: "ma come dai, davvero credi di non farcela?".
Nessuno sa come andranno le cose, è chiaro. Ma è bello sentirsi dire che c'è buona possibilità di saperla fare, quella cosa lì, la cosa più importante.
Ecco, cosa vorrei. Quell'espressione lì, quella del cucciolo. Rivolta a me. Un giorno.

mercoledì 14 aprile 2010

trincea

Che poi viene da chiedersi, a un certo punto: "perchè?"
Sia nel senso di "a causa di cosa?" che di "a quale scopo?"
Mi accorgo che stringo ritmicamente i denti, involontariamente.
Parlo, rompo il silenzio mentre la tengo abbracciata stretta, e vorrei avere un corpo gigantesco e flessibile, per avvolgerlo intorno a lei come gomma protettiva.
E' come continuare a lottare in una trincea dove non arrivano mai i rinforzi, una di quelle guerre già perse dove combatti solo perchè è l'unica cosa che puoi fare.
Ho la mente stanca e il corpo dolorante. Non è così che si può andare avanti: non sono un gladiatore.
Rosicchiamo piccoli successi, ogni volta calpestati dalle miserie quotidiane.
Ho letto che una tartaruga marina depone fino a 160-200 uova in una volta, e che poi è minima la percentuale di piccoli che sopravvive. Già.
Io le ho sempre immaginate molto sagge, le tartarughe. Dev'essere per l'espressione antica che hanno.
Mi piacerebbe, a volte, avere quella loro compostezza, quella capacità di risalire la terra ferma per deporre 200 uova sapendo che quasi tutte andranno perdute.
Mi piacerebbe avere il loro guscio, e non una pelle così sottile, che basta niente ad illividirla.
In giorni come questo non so da che parte ri-cominciare.
Ho fatto del mio meglio? ho fatto del mio meglio.
E' bastato? non è bastato.
Quindi, devo fare meglio. Ora, mie piccole amiche acquatiche, non è che avreste suggerimenti su "cosa"? o anche solo "come"?

martedì 13 aprile 2010

Stasera ho una gran voglia di scrivere.
non è vero.
Stasera avrei una gran voglia di parlare.
Ho fatto scorrere la rubrica del cellulare, ma non ho trovato nessun nome a cui confidare i pensieri odierni.
Questo dice molto su di me, immagino.
O forse no. In fondo, ci sono un paio di nomi a cui mi piacerebbe dirle, queste cose.
Non lo faccio perchè non me la sento, non voglio rovesciare su di loro la mia ansia serale.
E quindi scrivo. Come parlare con me stessa.
Il mal di testa soffriva di solitudine, e così ora si fa accompagnare da un senso di oppressione al petto.
Vorrei non avere questa sensazione di ansia. Vorrei non avere questi pensieri.
Le strade sono due...spegnermi come un televisore a cui staccano la spina, o frugare in questo ribollente casino e capire cosa mi fa stare così.
Il problema della prima soluzione, è che poi, appena mi riattivo, i pensieri e le sensazioni tornano fuori.
Ciò riporta in auge la seconda soluzione. Ma è difficile, farlo da sola. Adesso che F. mi ha abbandonata, dovrei cambiare, dovrei aprire questa porta a qualcun altro, come se niente fosse.
E' difficile, tutto quanto.
Mi è stato suggerito di conoscermi meglio, di frugare meglio dentro di me per capire cosa mi renderebbe felice.
già.
Guardare dentro di me. come se non ci fossero tante cose spaventose, dentro di me.
Io ci provo, a farlo.
E quando guardo...qualcosa riesco a vedere. Ma una volta che ho visto...non so come fare a raggiungerlo.
Anche perchè non tutto dipende da me. In parte, certo, ma non tutto.
Va bene, concentriamoci sulla parte che dipende.
Cavoli, sembra davvero poco. Mi sento così piccola.
E mi accorgo che di certe cose, davvero, non so con chi parlarne.
Quando arriviamo al nocciolo di questa questione, emerge qualcosa che non è mostruoso, nè terribile, nè vergognoso credo. Ma è così intimo, così mio, che sarebbe come rivelare la mia essenza.
E a chi si può dare una tale responsabilità?
Come si può, andare da qualcuno, e dirgli, come niente fosse " ecco ora tu sai davvero chi io sia. Conosci la mia essenza". Non è una cosa da fare con leggerezza.

toh, chi si rivede!

Il mal di testa.
E' tornato, dopo un po' di tregua.
Il collega simpaticone mi dice che per avercelo, il mal di testa, dovrei prima avere una testa.
forse non ha tutti i torti.
A volte penso proprio di non averla, la testa.
A volte vedo problemi dove non ci sono, li creo io, con la mia capacità di fare casino, con il mio terrore di leggere nello sguardo altrui ciò che magari è solo nel mio.
I bambini imparano.
I bambini si danno spiegazioni alle cose che accadono.
Io da bambina ho imparato che la spiegazione era questa"hai fatto/detto questo? ORA NON TI VOGLIO PIU' BENE".
Molto semplice, molto lineare.
E adesso non faccio altro che riproporlo. Ogni volta che commetto uno sbaglio, penso che sia l'ultimo. Che mi sono giocata tutto
Così poi peggioro solo le cose, perchè uno magari neanche ci pensava, che fosse così un problema. E invece io ci punto sopra i riflettori, col mio terrore.
In che modo potrò cambiare questa cosa che da 30 anni mi porto dietro?
A volte sembra quasi di averla risolta, e poi mi accorgo che è lì, che rialza la testa appena può. E mi domando come fare. Ci sto lavorando sopra. Ma è davvero dura.
Ed è brutto, quando pensi di aver un po' risolto, doversi dire da sola...."toh, chi si rivede! L'insicurezza maledetta!"

sabato 10 aprile 2010

marciume

Chiara dice che è normale. Che è segno che sto smaltendo tutto.
A me viene in mente una ferita che suppura,che butta fuori le ultime sacche di pus.
Un'immagine non esattamente poetica, ma adeguata.
Vorrei davvero che fosse così, vorrei che questi fossero i segnali che presto non ci penserò più per niente.
Che presto non sarò più così pronta al peggio non appena sento un respiro diverso dal solito.
Non l'avrei mai detto, ma si avvicina il giro di bo(i)a dei 365 giorni, e vorrei tanto che magicamente cancellasse tutto. Ogni ricordo.
Così da non doverci più fare i conti. A volte, quando mi accorgo di quanto salto per aria per un nonnulla, di quanto sono ipersensibile e pronta a rintuzzare una pugnalata..in quei momenti mi prende una grande rabbia. E vorrei prenderti a pugni e urlarti "hai visto che cosa hai fatto?".
Poi mi passa, quasi subito. E mi vergogno, parecchio, di un pensiero così cretino.
Passerà anche questo. Si estinguerà, come una malattia finalmente debellata.

lunedì 5 aprile 2010

oggi

Oggi brulico di vita.
Come una carogna su un formicaio.

lunedì 29 marzo 2010

regio-anali

Le regio-anali stanno andando peggio di come avessi pensato.
MERDIMONIO!!!!!!!!!!!!!

E comunque questa me la trovo sempre attuale...



Ho quarant'anni qualche acciacco troppe guerre sulle spalle
Troppo schifo per poter dimenticare
Ho vissuto il terrorismo stragi rosse stragi nere
Aereoplani esplosi in volo e le bombe sopra i treni

Ho visto gladiatori sorridere in diretta
i pestaggi dei nazisti e della nuova destra
Ho visto bombe di stato scoppiare nelle piazze
E anarchici distratti cadere giù dalle finestre

Ma ho un armadio pieno d'oro di tangenti e di mazzette
Di armi e munizioni di scheletri e di schifezze
Ho una casa piena d'odio, di correnti e di fazioni
Di politici corrotti, i miei amici son pancioni,

Puttanieri, faccendieri e tragattini
Sono gobbi e son mafiosi massoni piduisti e celerini.

Ho quarant'anni spesi male fra tangenti e corruzioni
Ho comprato ministri faccendieri e giornalisti
Ho venduto il mio di dietro ad un amico americano
E adesso cerco un'anima anche di seconda mano

Ma ho un armadio pieno d'oro...

Ho quarant'anni ed un passato non proprio edificante
Ho massacrato Borsellino e tutti gli altri
Ho protetto trafficanti e figli di puttana
E ho comprato voti a colpi di lupara

Ma ho scoperto l'altro giorno guardandomi allo specchio
Di essere ridotta ad uno straccio
Questo male irreversibile mi ha tutta divorata
È un male da garofano e da scudo crociato

se

Cosa sarebbe successo se.
A volte me lo chiedo.
Mi capita, neanche tanto spesso, ma mi capita.
Qualche ora fa, per esempio.
Cosa sarebbe successo se.
Cosa succederebbe se.
Alla prima domanda non c'è risposta, ci sono troppe variabili che sono (a)variate in una certa direzione.
Cosa invece succederebbe se.
Se io adesso prendessi in mano il telefono e facessi quella telefonata.
Se io adesso prendessi il telefono, e dopo aver riletto il messaggio per l'ennesima volta, decidessi di chiamare per smentire la precedente risposta.
Mi domando se quel messaggio non sia stato mandato proprio perchè ai precedenti avevo risposto in quell'altro modo.
Se io avessi risposto gentilmente da subito, di sì, da subito. se avessi detto si va bene si certo si ci sono.
Quelle cose sarebbero state accennate lo stesso, e magari poi dette?
A che scopo poi, quando si dice che poi ora come ora tutto sarebbe impossibile.
In qualche modo un piccolo rimescolio si è generato. Per un attimo. la voglia di parlarne con qualcuno. già.
La voglia, ma piccolissima questa, di prenderlo, quel telefono, e chiedere dimmi parla per favore spiegami dimmi. E' una voglia piccola piccola. tanto che tra poco uscirò per andare a correre un po' e la ignorerò finchè non sarà troppo tardi.
Ma sarebbe diverso, se ora quel qualcuno a cui avrei voluto parlare, avesse risposto al telefono.
Magari neanche ne avrei parlato, di quel messaggio. magari avrei parlato di altro e la nebbia si sarebbe dissolta.
ma...in fondo...che importanza ha?

lunedì 22 marzo 2010

groviglio/2

La sensazione non se ne va.
Mi domando perchè. Mi domando se sia l'istinto, a parlare, o la paura.
E perchè si divertono l'una a imitare la voce dell'altro?
Mi confondono. Ogni giorno. Ogni nuova giornata si apre e si chiude con questa sensazione di pizzicore dentro.
Non è possibile. Non è così che va il mondo.
Cerco nei ricordi. C'è come un buco nero, a un certo punto.
I miei meccanismi di protezione funzionano con la grazia di una ruspa: seppelliscono fette di vita sotto una coltre spessa e impenetrabile di nebbia, in modo che il dolore non ne possa più filtrare fuori.
Ma così tutto il ricordo diventa inaccessibile, tutta la situazione diventa nebulosa e io non riesco più a ricordare come fosse, prima.
Come ero io, allora. E ne avrei bisogno, di ricordare. Di capire cosa è stato. E perchè.
Bisogna concentrarsi, affondare le dita in questo grumo di pensieri, e avere il coraggio di capire da dove si genera tutto questo.
In tutto ciò..."la seconda cosa più bella di questa stanza è questa coperta". chissà se un giorno questa frase finirà stritolata nel dimenticatoio.

domenica 21 marzo 2010

groviglio


Questa perenne sensazione di ansia, di incompiuto, di traballante.
Mi rende così stanca.
Eppure mi domando, poi...cosa sarà quando questa incertezza dovesse finire?
Al momento, l'incertezza è vita.
E allora, cosa sarebbe? cosa potrebbe renderla certa? Forse solo ciò che non voglio.
che casino.

venerdì 12 marzo 2010

momenti

come questo.
Notizie che arrivano. Quelle spiacevoli.
Notizie che non arrivano. Quelle attese.
Provo con la musichetta trash.
Provo coi guantoni sul sacco.
Provo poi spengo tutto e smetto anche di picchiare.
perchè quando piangi poi vedi tutto sfuocato e rischi di prendere il muro, anzichè l'imbottitura.
Vorrei un abbraccio in cui rifugiarmi. Occhi e orecchie chiuse al mondo, almeno per un po'.

mercoledì 10 marzo 2010

l'ironia continua

gli dei se la ridono di brutto, secondo me, sull'olimpo, stanotte.
dopo l'altro giorno, in biblioteca, il librino...oggi il podcast.
Scarico spesso i podcast, ma poi ci metto tempo, ad ascoltarli.
Questo non so da quanti giorni stava lì, a covare.
Mi era rimasto da parte un "cuore di tenebra-dentro la storia".
Mi dico, stasera, che sono malinconica, che magari ascoltarlo mi rilassa.
Mi dico che stasera ne ho bisogno, di una voce che mi faccia compagnia.
Che mi distragga. Che non mi faccia pensare a nessuno.
E sai di che parla stasera, il podcast? Sai di che parla quello tra tutti che ho scelto, così, a naso?
Della banda Baader Meinhof.
No dico, non fa un po' ridere, che quando non ci voglio pensare, alle cose....?
E' talmente da sfigati, sta cosa, che scoppio a ridere da sola davanti al pc.
Oh follia portami via...

inquietudine

Mi rendo sempre più conto di quanto io abbia bisogno di confini, di paletti chiari, di sicurezze.
Di una voce che non si stancasse di rispondere alle mie domande ripetitive.
Perchè sono così? Non lo so, so solo che è così che mi sento.
All'erta, sul chi vive.
Cerco ogni segnale in una qualsiasi direzione, pronta a cogliere qualsiasi cambiamento, pronta a cercare di rintuzzare il dolore.
Ma così non faccio altro che logorarmi, lo so.
Non è tutto prevedibile, non è tutto controllabile.
Ma odio, odio, sentirmi così vulnerabile, come mi sento.
Sentirmi impotente, in balia di cose che non capisco, in balia di ombre e nebbie che non vogliono essere dissipate.
Probabilmente a pochi metri da me splende il sole, non ci sono queste preoccupazioni, forse perchè non sono neppure considerate importanti. E io sto qui, ridicola.
Vorrei essere dall'altra parte, piuttosto, essere io quella che soffia la nebbia e non quella che ne viene avvolta.
Qualcosa, in me, funziona a rovescio.

martedì 9 marzo 2010

Guess....

E' stato pochi giorni fa.
Estraggo il libro dallo scaffale. A fianco della mia mano ne spunta una piccola e paffuta.
mano di bimbo. Acchiappa un libro, la manina.A fatica.
Aggiungo la mia mano alla sua, aiutando a prendere il volumetto prescelto.
"Indovina quanto ti voglio bene" dice il titolo.
E' la storia di due leprotti, uno grande e uno piccolo.
Il bimbo mi guarda, sorrisone sdentato, indica i leprotti in copertina e dice qualcosa che significa "...belli!".
Sorrido e dico "sì, molto molto belli...".
Non sapevo nemmeno che fosse mai stato tradotto in italiano.
E invece eccolo, come un segno del destino a ricordarmi di non abbassare mai la guardia.
A ricordarmi che non mi devo rilassare, perchè appena penso che gli dei finalmente abbiano deciso di darmi un po' di pace, è allora che inizia la tempesta.
A volte, ancora mi domando che peccati ho commesso, in un'altra vita, per meritarlo.

sabato 6 marzo 2010

...tutto va bene pur di resistere.

Fight 'til you drop
never stop
can't give up
Til you reach the top (FIGHT!)
you're the best in town (FIGHT!)
Listen to that sound
A little bit of all you got
Can never bring you down

You're the best!
Around!
Nothing's gonna ever keep you down
You're the Best!
Around!

Lo ammetto. Sfogarsi contro il saccone da boxe viene meglio, quando ho la colonna sonora giusta.
So essere molto trash, mai negato. Non per niente la traccia successiva sarà Eyes of the tiger.

martedì 2 marzo 2010

...though I walk through the valley of the shadow of death...


Non si tratta magari di coraggio.
Ma di incoscienza, alle volte.
Perchè magari se io ci pensassi di più, a volte, alle cose, avrei talmente tanta paura.
E invece poi mi butto.
E a volte, come ora, poi sono così stanca che mi lascio cadere. E non importa se, a voler essere precisi, non ho scelto proprio un morbido cuscino, per farlo.

lunedì 1 marzo 2010

la espera

domenica 28 febbraio 2010

f.r.

Per quanti giorni mi ricorderò?
non lo so. E' come se a volte le cose si cancellassero dalla mia mente, come se nemmeno fossero state.
Dev'essere che a volte, quando sai già tutto di qualcosa, quando sai già il prima il durante il dopo, come un film già visto, è inutile ricordare. che ne so.
Non è stato difficile, ancora non so se sia stato giusto. Ancora non so se non sia stato, forse, crudele, forse brutale, immergerti nella realtà.
Se dovessi ripetere le parole farei fatica, però ho in mente, al momento, che i tuoi capelli avevano un vago profumo che ricordo, dev'essere che ancora si usa, da ragazzini, lo stesso tipo di shampoo che usavo io tanti anni fa, quando mia madre mi portava in piscina. te l'ho anche chiesto, se per caso anche tu fai nuoto.
Ho in mente che continuavi col dito a tirarti su gli occhiali. Mi hai detto che hai messo le lenti a contatto, da qualche tempo, ma ancora ti danno fastidio, ancora i tuoi occhi non sono abituati e allora a volte rimetti gli occhiali. Anche se non ti piaci tanto così.
Volendo, con un po' di concentrazione, posso ricostruire la mappa dei tuoi pensieri, fino al tuo "tu sei matta".
Mi hai fatto ridere. Io sono matta.Forse hai avuto ragione, per un attimo. Ti aspettavi che non avessi quello che tu chiami coraggio.
Anche se non userei quella parola. In fondo, non ho fatto altro che darti quello che credevi di desiderare.
Come una specie di fata madrina. Tutto qui. Dopotutto, sei tu che mi hai dato quel ruolo scomodo.
La fata madrina. Che sa esaudire i desideri. Ma vedi, è' lì, la fregatura, quando sarai più grande forse lo vedrai meglio. Che a volte, solo a volte, sia chiaro, è meglio non esprimerli, certi desideri. perchè poi potrebbero avverarsi.

lunedì 22 febbraio 2010

ai ricordi

"...scusa, comunque io sono G., piacere".
"veramente ci conosciamo...anche se tu non ti ricordi..quanti anni hai adesso?"
"..quasi 27".
"ecco. allora ne avevi 11, 0 12 forse. Mi ricordo che eri pestifero, mi tiravi oggetti strani dalle scale, e mi urlavi sempre dietro".
"davvero? ero..ehm...vivace...in effetti di viso mi pareva di averti già vista...ma venivi a casa nostra?"
"Studiavo sempre con tuo fratello... per questo mi vedevi."
Momento di ricordanze, davanti al bicchiere di vino.
Continuo a guardarti, per ritrovare nel tuo viso quei tratti resi un po' indefiniti dalla memoria sbiadita.
E. continua a riempirmi il bicchiere, ride del fatto che io non bevo mai e dice che bisogna brindare ai ricordi, ai ricordi, ai ricordi. Gli voglio bene da metà della mia vita, a E. Neanche fosse fratello mio, e non tuo.
Che meraviglia quando ritorna da queste parti. Gli concedo, per la gioia, persino di farmi andare a casa quasi ubriaca, due bicchieri a stomaco vuoto non fanno per me.
Ma avrei voluto che durasse ancora, ieri sera.
Non mi interessa che tu ora fumi e fai l'infermiere, che E. vive lontano e parla sempre al telefono e che io lavoro tutto il giorno e ho le rughe del sorriso.
Per qualche ora mi è sembrato di essere tornata ragazzina, col mio adorato compagno di banco e il suo fratellino pestifero.
Ai ricordi. Cin.

domenica 21 febbraio 2010

i sogni


Io non è che al momento mi senta proprio in un ambiente sicuro e rilassante.
Però ho la stessa postura, e la stessa vitalità di Boo Boo.
Mi sono arrampicata fino alla fine di questa lurida settimana, faticosamente.
Ho paura della prossima,e i miei sogni, fintamente risolutori, lo confermano.
Faccio sempre questi stupidi sogni in cui ciò che più temo si risolve, appena prima che, invece, ciò che più temo, mi schiacci.
tra le ultime volte la più dolorosa è stata in quel maledetto posto pieno di acque e di mele.
Ho sognato che non mi avresti fatta a pezzi, ho sognato che mi avresti abbracciata e avresti detto che mi volevi bene. E quando mi sono risvegliata, al mattino, prima ancora che tu aprissi gli occhi sapevo di aver fatto il sogno sbagliato. Sapevo che significava solo che da lì a pochi minuti sarei diventata un inutile sacco di ossa e di lacrime.
Che schifo, i sogni.
In queste notti di fine settimana ho ricominciato a sognare. Quei sogni del cazzo, proprio come quello.
E adesso ho paura di arrivare a domani. Di vedere che come al solito, di notte ho cercato di aggiustare una realtà franata.

giovedì 18 febbraio 2010

g. 3.25 -3.26

...
Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.
Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!
...

lunedì 15 febbraio 2010

guerrieri di cartapesta

Insisti a chiedere come sto.
Insisti a dire che non ho lo sguardo sereno.
insisti.
Mi blocchi l'uscita, insisti a dire "voi donne, voi donne fate le misteriose. che sarà mai, dai..."
Insisti fino a che tiro fuori un paio di scampoli di pensieri.
Allora boccheggi. Come se ti avessi colpito al plesso solare.
Indietreggi un po', le mani aperte davanti a te: "ah, non sapevo. ah. beh. insomma...non credevo. beh io ecco...devo scappare ora...ecco".
Guerrieri di cartapesta.
Nei giorni in cui mi sento più fragile, come fossi fatta in ragnatela di vetro, incontro qualcuno così, come te.
E penso, allora, che forse non sono poi così fragile, io.
Penso che tu indietreggi e scappi quando io non ho fatto altro che rispondere a una tua domanda. Dopo averti detto, un paio di volte, che non mi sembrava il caso.
Mi domando al mio posto cosa faresti. Se fossi tu, la donna, la misteriosa, quella con lo sguardo poco sereno.
Ti ergi in tutta la tua statura, il tuo pomo d'Adamo tremola un po' all'altezza dei miei occhi e ripeti beh e anche ehm, e poi aggiungi che sì, che devi andare ora. che magari ecco, magari poi mi chiami tu un giorno.
Mi viene voglia, in questi casi, di avere un cerino acceso. Mi sono sempre chiesta quanto in fretta possa bruciare, la cartapesta.

domenica 14 febbraio 2010

Sono semplicemente triste. e' rilassante avere un posto mio in cui scriverlo, in cui poter dire che sono solo e semplicemente triste.
E' quello che sento. E sarà stanchezza, anche. Sarà malinconia, sarà tono dell'umore depresso, sarà pessimismo, sarà fragilità.
Sono triste. di una tristezza plumbea e pesante come un cappotto bagnato.
Al momento mi sento così.
Come la statua in mezzo al laghetto al parc de la ciutadela.
Poi vista da fuori non lo so, come sono, e non è che abbia al momento un'importanza particolare.
io mi vedo come sono dentro, so come mi sento.
So la fatica e l'energia che ci metto, per non affondare del tutto, anche se al momento non pare essere di grande effetto, il mio sforzo.
Però io so che lo sto facendo. non è poco, saperlo, per me.
Credo che presto, appena potrò farlo, fuggirò. Per poco, come sempre. ma senza dire a nessuno, salirò su un treno, di quelli veloci. E arriverò nella città che più amo, così piena di gente e di storia.
Dove, tra l'altro, non conosco nessuno. O comunque, diciamo, dove non incontrerò, è certo, nessuno che conosco. Porterò in giro i miei occhi pieni di temporali e farò visita a quella piccola casa editrice. Ecco cosa farò. Anche se non so se sia un buon farmaco, per questa tristezza desolante, mi premierò così per i miei sforzi falliti.

giovedì 11 febbraio 2010

realtà diverse

Vedo così tanto orrore, ogni giorno. così tanto dolore.
Così tanti occhi sgranati che chiedono "perchè", o "perchè a me?" o anche "perchè proprio questo?".
tutti i giorni, qualcuno mi fa questa domanda. con tante parole diverse.
Vedo questo, e non resto impermeabile. Mi accorgo che, in qualche modo, mi lascia un segno addosso.
Mi sono accorta che ho più bisogno di prima di dire le cose che sento. Il che è strano, perchè già prima io ero una di quelle persone che ti interrompono all'improvviso durante una conversazione scema tra amiche, per abbracciarti e dirti che ti vuole bene.
Questo bisogno di comunicare ciò che sento, soprattutto quando è qualcosa di bello, si è come amplificato.
Miscelato alla mia impulsività, mi rende quasi una...non so...coccolatrice ad orologeria? Non credo ci sia la parola esatta per dirlo. O forse è solo che ho dormito poco e non ho ancora abbastanza cervello sveglio per trovarla.
Però me ne accorgo.
non è che non ho pazienza. No. E' che quando mi capita qualcosa di bello, o anche solo di tiepidamente piacevole, ho bisogno di dirlo, di comunicarlo, di fare una carezza sul viso di chi mi ha regalato quel momento.
E a volte mi sembra che qualcun altro sia invece distante, freddo, o quantomeno passivo, di fronte a tutto quanto. Lento, ovattato, come se non sentisse. E quelle volte allora mi sembra stranissimo, poi, quando il qualcuno mi guarda e parla di velocità e di come le cose gli pare si muovano in fretta. di come gli faccia anche paura, questa velocità con cui vede muoversi le cose e di come tema possa essere distruttiva.
Allora penso, a volte, che anche queste persone mi fanno bene, anche se sul momento mi sento raggelare e schiacciare, da questi discorsi. Allora penso che dovrei, a volte, respirare più profondamente e, non so come, ma farlo, fidarmi del fatto che forse un po' di lentezza non mi ucciderà.

venerdì 5 febbraio 2010

a volte

Me la sono provata 3 volte, la febbre.
Brividi, mal di testa, raffiche di starnuti e carta vetrata in gola.
Soprattutto i brividi, e il mal di testa. Da bambina era febbre, a colpo sicuro.
La provo, la riprovo, e il termometro oscilla tra 35,8 e 35.9.
Febbre da cavallo, sicuramente.
Nemmeno il mio corpo, capisco.
Non sento freddo perchè ho la febbre, ma perchè mi sto semplicemente congelando, a quanto pare. Fa quasi ridere. Credevo di dover abbassare una temperatura già ridicola.
Ci sono sempre più cose che non capisco. Che non so come affrontare.
Pochi giorni fa a qualcuno, qualcuno che qualcun altro ama e con cui aveva progetti, a questo qualcuno hanno dato circa un anno di vita.
All'improvviso, dopo che per anni non hanno visto nulla, nessun'ombra in rapida espansione là dentro, qualcuno si è sentito dire che la sua testa è una bomba ad orolegeria.
Qualcuno che stava progettando una convivenza. Qualcuno che aveva tanti progetti.
Potremmo definirlo un ammutinamento interno.
A volte bisognerebbe non avere corpo, ho pensato.

mercoledì 3 febbraio 2010

"ci sono parole per quasi tutto"

Creare una narrazione, rispetto a qualcosa, significa in qualche modo darle un senso, collocarla all'interno della propria storia.
Per me, però, alle volte, scrivere di qualcosa, o anche solo riviverne i momenti dentro di me, raccontandomeli di nuovo, equivale al buttare fuori. Al rendere "storia" nel senso di racconto, di favola, di qualcosa che è solo invenzione.
Le parole sono la mia magia e la mia difesa, in questi casi.
Riempio pagine e pagine, racconto nel dettaglio tutto, e poi ancora e ancora finchè diventa quasi irreale, finchè diventa qualcosa che non è più mio, ma è solo qualcosa che la mia mente si è inventata, come i racconti che scrivo alle volte.
Devo essere accurata, cesellare ogni sfumatura. Nulla deve sfuggire alla penna che scivola sul foglio.
Strato per strato, parola per parola, cerco di cancellare da me ogni traccia.
E' faticoso. E' un lavoro da più riprese, lo so.
E di solito non riesce mai del tutto, c'è sempre un brandello di realtà che mi conficca gli artigli addosso.
Questa sera la realtà è troppa, troppo forte rispetto alla mia stanchezza.
Non so da che parte cominciare, per scrivere questa storia.
Cerco le parole, quelle giuste, quelle che resteranno inchiodate al foglio e pian piano perderanno vigore. questa sera non riesco a trovarle.

martedì 2 febbraio 2010

e adesso

Non è questione di paranoia...
E' che il mal di testa è tornato. Pressante e quotidiano.
E' che la notizia che aleggiava, devo ammetterlo, da un paio di anni sulla mia testa, è arrivata.
E' che io, a tutte queste cose, non ci vorrei pensare.

sabato 30 gennaio 2010

prima di dormire

questa sera, prima di dormire, sbobinerò mentalmente tutte le nostre conversazioni, lo so.
E fingerò con me stessa che i miei ricordi siano una fedele registrazione, e non siano ondivaghe reinterpretazioni personali.
Scandaglierò ogni sfumatura alla ricerca, schizofrenica, di speranza, e poi di disillusione.
Mi conosco. so che lo farò.
Vorrei essere più forte, più sicura, più serena.
Vorrei poterti dire che non devi preoccuparti, che io potrò sempre essere qui e aiutarti e acchiapparti per il braccio quando inciampi.
Ma so di non poterlo fare, e so che poi quando non ci capiamo, mi resta l'amaro in bocca degli interrogativi irrisolti, e la paura che sia irreparabile.
So che cercherò, alla fine, di capire qual è il gioco, di riuscire a portarmi qualche passo avanti a te, di avere qualche vantaggio sulla tua prossima mossa, per potermi preparare, per poter parare il colpo, per calmare questo senso di bruciore al petto che mi prende quando non capisco. Quando mi sento impotente.
Mamma dice che io sono senza cuore, e se lo dice la mamma sarà pur vero.
mi domando allora perchè, quando io e te parliamo in questo modo e chiudiamo la conversazione senza averla chiusa davvero, a me poi resta questo dolore qui,sotto al seno sinistro.

tre ombre

ho appena finito "Tre ombre", di Cyril Pedrosa.
A me piace leggere graphic novels, ogni tanto.
Lo sapevo che non avrei dovuto iniziare, e continuare, e finire questo, proprio in un malinconico e freddo sabato sera.
Perchè a me questa storia alla fine ha lasciato una piccola ombra all'altezza del cuore.
Perchè mi basta leggere di queste cose, ultimamente, per pensare a tutto questo tempo che non tornerà.
A tutti questi attimi.
Mi suona in mente, un po' stonata come solo i ricordi sanno essere, la voce di guccini... quello che non facciamo e non faremo....
E allora, come adesso, penso che sto sprecando tempo.
Che sto sprecando cose che non torneranno.
...
...
Ma poi provo, a non farlo. A non sprecare. Ma non tutto dipende da me. Non tutto.
E quando me ne accorgo, quando il mio tentativo affonda come ora in un silenzio ovattato e onnivoro, è ancora peggio.
Le lancette dell'orologio mi feriscono come bisturi e, insieme, so di aver provato a fare diversamente, e di aver sprecato la mia unica possibilità.

giovedì 28 gennaio 2010

occhi

Sono inquieta, in questi giorni.
In modo discreto. Silenzioso.
Da fuori non si nota. Ho persino smesso di far tremare la mascella, quando sono molto arrabbiata. Da fuori, riesco quasi ad apparire placida.
Solo F., oggi, al lavoro, guardandomi ha detto "a volte gli occhi ti diventano caldi come un forno acceso".
Poi mi ha spiegato che è così, che gli sembrano, alle volte. Come se bruciassero. Da dentro.
Allo specchio, i miei occhi sono castani, come quelli di mia madre.
I suoi appena più scuri, i miei di un marrone che è come scheggiato, vicino alla pupilla.
Quando sono nata i miei occhi erano a mandorla, dice mia madre, tanto allungati da risultare strani, così che mio zio vedendomi per la prima volta esclamò solo "...è strabica".
Mia madre dice che avrebbe voluto dargli un pugno in faccia. Ma che aveva le mani occupate, avendo me in braccio. E che c'era gente, intorno, così si trattenne.
Quando me lo dice, ora sorride.
Ma io mi domando se anche i suoi occhi, in quel momento, non fossero diventati caldi come un forno acceso, mentre lo guardava.

sabato 23 gennaio 2010

Paura

E. mi ha scaricato sotto casa alle 22.35, per poi ripartire per casa sua.
alle ore 22.40 suona il campanello.
Sarà lei che ha un problema con la macchina?
No. non è lei.e soprattutto, puttana boia, perchè il portone di sotto era aperto?
...
...
...
il pensierino della sera è: nella prossima vita rinasco uomo. E grande. E grosso. E magari anche armato. O quantomeno esperto di arti marziali.
Magari così avrò meno paura. Magari così sarà tutto più facile.
Adesso finalmente ho chiuso la porta di nuovo, ho messo anche la sbarra e dato tutte le mandate. ho acceso tutte le luci. ho acceso il computer. Ho riacceso il telefono.
Adesso è tutto a posto.
Sì..ma di dormire...mi sa che non se ne parla, stanotte. cazzo.

venerdì 22 gennaio 2010

arrangiati, bambina.

Disse qualcosa tipo "devi renderti conto che quando starai male, e starai male, e ti faranno stare male, lo sai, devi renderti conto che io non ci sarò. Che io sarò lontano. Devi capire questo. E allora cosa farai? Come farai?"
Non so se poi si aspettasse una vera risposta da me.
Credo di no.L'accento non stava sulla domanda, ma ben prima, sull'assenza. Sul non contarci.
"io sarò lontano". Sì lo so.Lontano. Così lontano che quasi mi domando, a volte, se sia mai esistito.
Eccolo il fraintendimento. Ecco il gioco di parole: lontano, sì.
E fingevamo di parlare di distanza geografica, quando la sua fuga era ben più profonda di qualsiasi spazio kilometrico.
O forse di nuovo, sbaglio le parole. Non era fuga, era un gioco di prestigio, o una fata morgana. L'illusione che lui fosse mai stato presente, non solo come miraggio.
Non ho un ricordo preciso (memoria selettiva, sic) del mio tentativo di risposta arrampicato sugli specchi.
So di aver parlato, di aver detto qualcosa sulla forza, sulla fiducia.
Di aver detto che sarei stata capace.
Di aver tenuto il gioco, di aver parlato anche io di kilometri, di giorni, di telefonate, di attese.
Ricordo di aver detto tante cose.
Non mi credette, o forse sì. Che importanza potrebbe avere, ora?
Probabilmente nemmeno l'ascoltò, la risposta, mentre io camminavo avanti e indietro per la cucina, fermandomi ogni tanto vicino al ronzio del frigorifero.
Mi domando perchè mi torna in mente ora.
Forse perchè qualche giorno fa, un amico a cui chiedevo un consiglio informatico ha detto "mi dispiace di essere così lontano, è un casino spiegartelo al telefono. Mi sa che da qui non riesco ad aiutarti...."
Per un attimo mi sono sentita triste, come se si trattasse di qualcosa di ben più serio di una compatibilità tra programmi e sistema operativo.
Stavo di nuovo camminando per casa col telefono in mano. Mi sono fermata, sulla soglia della cucina.
Il frigorifero è diverso ora, l'altro è morto e questo ronza molto meno. E' tutto diverso ora. Ma certe frasi, per un attimo, fanno ancora suonare un campanello.
Ho chiuso la telefonata dicendogli di non preoccuparsi,che qualcosa avrei combinato. E in effetti, qualche ora e qualche smadonnamento dopo, il problema del pc era risolto.
E' tutto diverso ora, se non consideriamo che il motivetto che sento fischiettare in sottofondo è sempre "arrangiati, bambina".

mercoledì 20 gennaio 2010

good night and good luck

Le cose che sono emerse ieri, nelle ultime due sedute della giornata, scatenano una ridda di pensieri accavallati gli uni sugli altri. Tra cui quello che pensavo che quell'argomento di tesi, di qualche anno fa, non l'avrei mai davvero ritrovato sul lavoro.
Ma alle tragedie della vita non c'è forse mai fine.
Perchè altrimenti non avrei in mente, tra le altre, anche le parole "fulminante" e "dodici anni". Credo proprio di no.
Queste, come quelle altre parole, come quegli argomenti studiati, sono parte del mio lavoro.
Sono parte del motivo per cui io sono qui. Sono lì, su quella poltroncina.
Non ho il potere di cancellarle, ma posso fare del mio meglio per contribuire a inserirle nel quadro generale. per renderle in qualche modo pensabili.
Già. A questo le mie energie migliori, al momento.
Per il resto che dire?
faccio, a volte, piccoli e ondivaghi progressi: accadono cose che mi avrebbero distrutta in un attimo, e per ora pare che invece non facciano altro che intristirmi un po'.
Per ora è così. Vedremo domani. Le ondate di marea sono tutto meno che affidabili.
A questo le altre mie energie, al momento.
E quindi...niente più che questo.

This instrument can teach, it can illuminate; yes, and it can even inspire.
But it can do so only to the extent that humans are determined to use it to those
ends.Otherwise it is merely wires and lights in a box. Good night, and good luck.

lunedì 18 gennaio 2010

Ubuntu

C'è da dire che al momento funziona tutto. E mi piace. Parecchio.
Poi va beh, belli certi dialoghi.

Scena 1.
"...sai che alla fine ce l'ho fatta? Sono passata a Ubuntu".
"..tu?! Davvero?"
"Sì...secondo te ho sbagliato."
"mah..no no. E' che cazzo..ti fai sempre più nerd, ti rendi conto?"

Scena 2.
"Ma che hai...Ubuntu?"
"Sì..da poco. Lo usi anche tu?"
"No, cara, non ho tempo per queste robe. Io ho anche una vita."

Non so perchè, ma ho la sensazione di una vaga critica....forse mi si suggerisce di avere più vita sociale? :-)

sabato 16 gennaio 2010

cedesi weekend quasi nuovo.

La giornata di oggi è iniziata presto. Come sempre, quando sono a casa dal lavoro e penso, la sera prima: "domattina dormo un po'". Forse se pensassi "domattina mi alzo prestissimo" riuscirei a fregare il mio spirito da bastian contraria e mi sveglierei solo alle 9, non so. Proverò.
Ore 10.30 e ho già rimesso la macchina in garage, i giri della giornata li ho già fatti tutti.
Resta da mettere un po' in ordine qui. E sul tavolo in cucina mi aspetta già la farina, fare il pane mi porterà via...quanto? Mez'ora? Non di più.
Già. E poi resta questo intero sabato, con tutta la sua conseguente domenica.
Ore nuove di zecca, ancora incartate, che già mi pesano addosso.
Il finesettimana è il momento peggiore...anche se devo studiare, rassettare in giro, scrivere. Non è abbastanza per farmi dimenticare il silenzio costante di questa casa.
Questa sera potrei violentarmi quel tanto che basta per uscire e raggiungere una pizzeria e godermi il lusso della cena servita nel piatto, senza poi doverlo lavare io, il piatto. Sì, perchè no? Ma poi?
Non mi piace andare da sola nei bar...non bevo neanche, io.
Già mi fa tristezza l'idea di bere da soli.
Poi ti immagini la scena?
"Barista, un succo di mirtillo! E fammelo doppio, amico, che stasera ho molte cose da dimenticare".
Proprio di grande effetto. Degna di Martin Scorsese.

venerdì 15 gennaio 2010

piccoli cambiamenti nel vivere

Guidando una quarantina scarsa di minuti, ho raggiunto quella specie di negozio-magazzino di mia fiducia e, lista alla mano, ho comprato processore, scheda madre, ram, e qualche altra piccola cosa.

L'assemblaggio ora è quasi finito. Devo solo svitare il masterizzatore dal vecchio pc e piazzarlo nel nuovo case.

E poi, ulteriore decisione, basta windows. Si passa, completamente, a Ubuntu. Tutto pronto e scaricato.
Oh, sì.

Non che io sia la prima a farlo. Anzi.
Ma fa parte dei miei piccoli cambiamenti, anche questo.
Leggo le guide, cerco i programmi compatibili. Mi arrangio. Piano piano.
Ronzavo intorno all'idea da qualche tempo, e ora mi sono decisa.
E non che io sia la prima a farlo, ma sono da sola, a farlo, e io mica mi credevo capace, io, di una cosa così.

In tutto questo, pian piano preparo la casa al prossimo cambiamento.
Che sarà tra qualche mese, se natura vuole. Che meraviglia.

lunedì 11 gennaio 2010

non ho nemmeno voglia oggi di collegare il cervello alle mani vorrei sapere come lavare via questa inquietudine che mi brucia dentro ma non so come farlo e non trovo la forza per alzarmi e innaffiarla non so di acqua camomilla qualcosa che lavi pulisca forse il latte o la candeggina non saprei almeno finchè scrivo le dita si muovono da sole e io mi sento ancora intera in qualche modo anche se oggi sono così stanca che mi risulta faticoso anche piangere che pure le lacrime potrebbero servire ma sono salate non so forse si incrostano sulla tristezza anzichè mandarla via e lo so che anche oggi ho fatto il mio dovere e stasera posso dormire con entrambi gli occhi chiusi serenamente senza vedere fantasmi che mi rimproverino ma non mi interessa al momento il mio fantasma sono io basta guardare le occhiaie nello specchio se potessi dormire lontano da me stessa ogni tanto avrei risolto il problema per un po' io sono troppo stanca e quando sono lontana dagli sguardi di chi si affida a me perdo forma ossa giunture muscoli e mi sento così stanca che vorrei riposarmi anche dalle lacrime almeno per un po' e non ricordare niente non sentire non riconoscere odori suoni parole pensieri perchè oggi sono troppo stanca per continuare a tenere fermi i miei contorni e già mi sento sfuocata

domenica 10 gennaio 2010

questione di taglia

Ho capito qual è il problema. L'inghippo.
Come in Frankenstein junior, mi hanno dato la sensibilità sbagliata...quella di un certo "a. b. qualcosa..." (" a b chi?" " a b....norme")
A me hanno dato un sistema emotivo modello pachiderma, o cetaceo forse, non so.
E poi l'hanno inserito nel mio corpo di coniglio.
E' per questo che le emozioni non ce la fanno a stare dentro...e così si fanno lacrime, risate, grida, calore e brividi.
Sono troppe. Sono troppo grandi, per me.
Mi sconquassano. Mi lasciano stremata.
A volte sono così belle e intense che vedo solo loro, e mi accorgo troppo tardi della sorella che si trascinano dietro, del senso di mancanza e vuoto che si lasciano dietro quando poi sfumano nell'aria.
Sono così tante, così forti...sgomitano per farsi spazio dentro di me, e tracimano.
Questione di taglia. Non riesco a contenerle, e loro come lava bollente eruttano incuranti dei miei tentativi di nasconderle un po'.
Chissà se da qualche parte nel mondo c'è una persona enorme, ma che non riesce a provare emozioni, perchè le hanno dato una sensibilità piccola piccola, da coniglietto, che dentro di lei si perde.