venerdì 31 luglio 2009

promessa

...bi-bip...bi-bip.
"Ciao quando mi vieni a trovare? Non ti sei tagliata i capelli vero? Io non fumo ancora ma è fatica. Mi manchi vieni a trovarmi."

No, non mi sono tagliata i capelli.
Una promessa è una promessa.
Anche se iniziano a essere fastidiosi, con questo caldo. Li tengo sempre legati, quando verrò a trovarti li porterò sciolti giù così vedi.
Sapevo che mi avresti scritto, che ai tuoi occhi di spillo non sarebbe sfuggita la mia assenza di qualche settimana.
Verrò a trovarti lo sai. Non manco mai per troppo tempo.
Sono fiera di te e del tuo mantenere la nostra promessa, se bastasse questo a estiparti tutto quel nero da dentro mi farei crescere i capelli fino ai piedi.
Purtroppo, lo sai anche tu, non funziona così. Io posso esserci, e posso fare il tifo. Ma nient'altro.
Quando mi abbracci ti conto le costole, sei così magro che mi viene paura di spezzarti, se stringo.
Mi mordo le labbra per non dirti di mangiare un po', lo so che ce la stai mettendo tutta.
Tua madre mi ferma nel corridoio, quando mi vede. Non è del tutto convinta che tu possa farcela. In fondo, sei sempre stato un guaio...e poi è tutta questione di volontà, in fondo, in queste cose, dice lei.
Si aggrappa un po' al mio braccio,è contenta che qualcuno ti venga a trovare perchè stai troppo solo, se tu fossi più socievole, dice.
Parliamo un po', a volte le faccio notare i tempi, i cambiamenti, la tua forza e anche la sua di sostenerti. A volte è solo un "gli dico sempre, di mangiare, che gli fa bene", "oggi ha un bel colorito...magari lo mandano a casa presto", "ma lei che l'ha visto...cosa dice? sta meglio?"
Se sapesse che, nei fatti, tutto quello che posso fare per te è non tagliarmi i capelli, forse mi guarderebbe con meno rispetto.
Dillo anche a lei, che verrò prestissimo. Promesso. La prossima settimana.
Ci avviciniamo all'autunno, lo sai?
A settembre sarà un anno. E saranno anche..fammi pensare..7 mesi dal nostro patto.
Io avrò i capelli ancora più lunghi, vedrai. E tu starai ancora meglio. Altrimenti, che cazzo di patto è?

mercoledì 29 luglio 2009

per non smentirsi mai!!!

La sensazione più forte, dopo il dolore alle spalle,è che qui mi sento sicura.
Come se fossi a casa. Anzi, forse di più.
Mi sento invisibile, qui.
E questo mi dà l'illusoria sensazione che nulla possa accadermi.
Sono sempre più convinta che la vita si diverta a colpirti non appena hai qualcosa che vorresti proteggere e curare.
Per cui, al momento, io sono totalmente al sicuro.
Con un preciso e inesorabile effetto domino sono crollate tutte le mie piccole e grandi importanze.
Lo penso, mentre cammino e lo zaino mi sega le spalle e mi preme sulla schiena.
E' un dolore quasi piacevole. So benissimo da dove viene, e so che appena potrò posare in terra tutto e sedermi, si attenuerà.E' bellissimo pensare che è colpa dello zaino, e che tutto ciò che devo fare è fermarmi e togliermelo, per stare bene.
Nel frattempo inizia a farsi caldo, alle 8 c'erano 22 gradi, troppo bello per durare.
Avevo calcolato circa un'ora e mezza, invece sono state circa due..e mi sa che non ne posso quasi più
Mi sono lasciata alle spalle i negozi all'ingrosso di bigiotteria cinese, i negozi di parrucchiere per "africane e latino americane", gli ultimi bar ancora chiusi.
Se sei donna e vai in giro da sola, ti consigliano sempre di camminare come se sapessi dove cazzo stai andando.
Io vado più spedita che posso, con lo sguardo fisso in quella che presumo sia la mia direzione.
Per un paio d'ore posso fingere. bello poter fare così anche riguardo alla mia vita.
Non che una fuga possa risolvere un granchè, dicono che il proprio corpo sia parte imprescindibile del bagaglio a mano.
Allo stesso tempo però, mi cullo nella morbida illusione che serva a qualcosa.
Che succeda qualcosa, il click magico di un interruttore dentro di me, la telefonata che dice "è stato tutto uno sbaglio, sai? " o "ci scusi, abbiamo confuso i suoi dati con quelli di un'altra persona. Sono cose incresciose, ma succedono".
Pace, vorrei un po' di pace.
Vorrei il silenzio buono della serenità, non questa sensazione di assenza di suono da post catastrofe.
Per quanto io cerchi di trovare qualcosa di buono tra le macerie, mi sento come si avessero rovesciata come un guanto per far prendere un po' di aria ai miei intestini. (ma dicono sia una sensazione "normale" anche questa, sì sì).
"...almeno fino all'autunno". "...se ne saprà di più in autunno". Fanculo l'autunno. Una stagione che ho sempre amato...quest'anno sembra non voler arrivare mai. A quanto pare l'autunno porterà risposte, risultati. Conferme e disconferme.
A quanto pare tutti i fili della mia vita sono legati ai prossimi mesi. Sembra un brutto esempio di oroscopo:
lavoro: aspetta l'autunno, per capirci qualcosa.
salute: almeno fino all'autunno. E spera che basti.
fortuna: spera di averla in autunno (vedi sopra)
amore: non c'è autunno che tenga. puoi passare al gattile in qualsiasi stagione.

...
...
...
(3-4 ore dopo) Bastano poche ore e l'illusione dell'incorporeità viene spazzata via dalla mia incrollabile goffaggine.
L'unica zona d'ombra qui intorno sembrava essere la chiesetta.
Oltretutto abbarbicata in cima a un discreto numero di scalini.
Ma nel mio immaginario le chiese sono sempre fresche..e soprattutto dotate di solide panche.
Per cui mi arrampico ed entro.
E avrei dovuto capire immediatamente che non era il posto per me.
Fresco e buio certo, e gradevolmente illuminato dalla luce che entra dai rosoni, mentre lungo le navate bruciano le candele racchiuse nei loro cilindretti rossi. I cilindretti rossi.
Non faccio in tempo a mettere entrambi i piedi dentro, che mi sento scoppiare un petardo nell'orecchio sinistro.
Uno dei cilindretti ha deciso di ammutinarsi e..esplodere, o qualcosa del genere.
Suppongo ci fosse una bolla d'aria dentro, o un qualche altro cazzo di difetto di costruzione.
Visto dove sta inerpicata, e anche l'orario suicida, non mi stupisco che non ci siano fedeli all'interno, ma ho paura che da un secondo all'altro spunti un prete o quel che è e si incazzi con me perchè si è fatto un gran casino di plastica e cera su tutto il banchetto.
Lo sapevo che sarei dovuta andare via subito. Non è di buon auspicio venire accolti dal suicidio di un cero votivo.
Ma il fresco e la penombra...e soprattutto le panche....
Presa da un momento di fame culturale, alzo gli occhi verso il rosone centrale...e il peso dello zaino mi sbilancia indietro.
Su un inginocchiatoio. Che prontamente cede sotto il mio peso e si ribalta, con un boato vergognoso.
Io e lo zaino lo seguiamo a ruota.
Mi pare giusto che a questo punto, mentre mi dibatto come una tartaruga rovesciata, mi esca dalla bocca un profluvio di male parole inadatte al luogo. Chiaramente nell'istante in cui il prete decide di palesarsi. Puttanazza della puttana.
E' giovane e ha l'aria stropicciata di chi stava combattendo il caldo a colpi di pisolini, mi fa sentire un po' in colpa l'averlo svegliato demolendogli il luogo di lavoro.
Non sembra neanche troppo incazzato...a parte che parla velocissimo e io non capisco neanche una parola su tre.
Non si preoccupa di andare a controllare il disastro colato all'ingresso, forse è consapevole di avere una partita di ceri difettosi oppure una donna ululante che martorizza il suo inginocchiatoio gli sembra un'emergenza più grave.
Non mi caccia via, come temevo, ma non se ne va più. Tenta ancora una conversazione surreale in cui mi aggrappo a una parola qui una lì, poi di fronte ai miei sorrisi sempre più perplessi, desiste. Gironzola qui intorno, credo pronto a placcarmi al volo se faccio tanto di avvicinarmi a qualche candelabro o ostensorio. Non sia mai che io proceda nella mia demoniaca opera di distruzione.
E così, mi sono giocata anche questa oasi di pace, non ho il coraggio di stare qui ancora, ho paura di inciampare e scoperchiare la tomba di qualche santo. O starnutire polverizzando una reliquia, che ne so.
Coda fra le gambe, mentre lui non guarda, sgattaiolo fuori.
E' l'ennesima prova che sono la reincarnazione di Re Minchia, tutto ciò a cui mi avvicino (me stessa compresa) crolla, marcisce, esplode o si rivela una fottuta fregatura.

lunedì 27 luglio 2009

il mostro (3)

Mi è anche tornata la nausea.
Dopo un weekend quasi da persona normale.
Che palle. Passo in rassegna ogni attività della giornata, per scovare l'intruso che ha sovvertito il mio delicato equilibrio.
Il guaio è che, vista la situazione, i motivi potrebbero essere molteplici.
Non ultima la capacità di sputar sentenze di alcune gentildonne che dovrebbero, a mio parere, provare i nascosti piaceri dell'adoperare la loro bocca per fellare amabilmente qualcuno, nonchè le mani per aiutarsi, piuttosto che dedicarsi ad altre attività. (nel caso vi sentiate ancora troppo poco impegnate, signore, consiglio sempre di tenere a portata di mano un manico di scopa, e di ficcarvelo bene su per il culo)
Cosa mi rende così suscettibile? Fino a 2-3 giorni fa non avrei reagito così. che cazzo.
Sarà l'ennesimo effetto collaterale?
Quando arrivo a farli tutti, almeno vinco una bambola di pezza, spero.
Tutto questo mi fa vomitare, e non solo in senso metaforico.
Ho anche voglia di urlare, non fosse che ho paura di cosa potrebbe accadere se facessi tanto di aprire la bocca ora.
Che rabbia, che fatica e che rabbia.
L'unica cosa da fare, mi si ripete, è seguire bene le istruzioni, resistere, proseguire almeno per qualche mese. Almeno, qualche mese?
Stiamo scherzando? Io finisco per uccidere qualcuno, se duriamo ancora qualche mese con questa trafila.
Se non funziona neanche questa, stavolta le opzioni da scegliere si riducono a due: Lourdes, o un bravo tassidermista.
E stavolta, davvero, risolviamo i problemi alla radice.

domenica 26 luglio 2009

...non regalate terre promesse a chi non le mantiene...

Sia fatta la tua volontà.
Sia fatta. Sia ciò che vuoi. Sia come vuoi.
Ho le braccia lungo i fianchi, abbandonate. Nessuna luce negli occhi, nessun fremito nella voce.
Sono calma, quieta, come le acque morte di uno stagno senza pesci.
Non c'è increspatura.
E' una cognizione esatta e lucida come un proiettile.
Sia fatta. Sarà fatta. E', già, fatta.
Non c'è più nessun Chisciotte, sulle tue strade, a sproloquiare. Erano mulini a vento? Erano mulini a vento. Sia fatta.
Il secondo pensiero, paziente, aspetta in disparte, levigato, fermo. Preciso.
Qui non ci sono corvi, al momento. Ma solerti cicale friniscono un continuo "mai più. mai più. mai più".
Io sono acqua immobile, come una lastra di metallo sporco. Nessuna corrente sotteranea. Nessuna emozione.
Ora si chiama promessa. Diventerà, poi, serena consapevolezza. Mai più. Mai più questo.
Perchè ho tutte le doti per poterlo fare, lo so. Ho l'istinto di sopravvivenza, ho la memoria. E so come pescare da entrambi e creare qualcosa di nuovo.
A me stessa, prometto.

venerdì 24 luglio 2009

Il mostro(2)

"Mi sembri così strano stamattina! Ti senti bene?"
"Benissimo, mi sento! Da Dio! Buttanazza della miseriazza buttana e figlia di buttanazza porca e fottuta, quantu mi sentu beni! Benissimo mi sento!"

Nella seconda attesa della giornata, Montalbano mi strappa un sorriso.
Forse perchè io non avrei saputo dirlo meglio.
Anche io, in effetti, benissimo mi sento.
Cosa faccio, ora?
Merdimonio. Merdimonio. Merdimonio.

il mostro

Stamattina mi metto alla prova.
Avrei preferito di no. Lo ammetto candidamente.
Avrei preferito di no.
Odio l'attesa fuori, odiole sedie scomode, le altre facce stanche intorno, le riviste, odio tutto.
Non lo dico a nessuno.

"Hai appuntamenti domattina?"
"sì uno..no due...sarò impegnata tutta mattina insomma sì".

Se le cose non le dici ad alta voce non sono vere.
Strizzo fortissimo gli occhi...se sto così ancora un po', a occhi chiusi, nessuno potrà vedermi.
Qualsiasi bimbo lo sa. Basta non vedere per non essere visti.
Io non ci voglio andare.

Mammaaaa non ci voglio andareeeeeee mammaaaaa ti pregooooo...

Ho paura.
Non mi fido di te. Non voglio che mi sezioni come un trancio di carne al mercato.
Non voglio sapere cosa potresti trovare. Non mi fido di me, capisci? Non dovevo farmi questo.
Voglio restare un mistero.
Come il gatto di Schrödinger.
Chissà se c'è chissà se non c'è.
Non dovevo rispondere al telefono. Dovevo dire "non c'è è morta ha sbagliato numero non è qui sono la sorella la mamma la donna delle pulizie è emigrata".
E invece "domattina". Domattina? Cazzo, no.
Oggi? Oggi.
Le ipotesi ormai riempiono la stanza, in un fruscio di ali virano su e giù per la mia testa, impedendomi di concentrarmi su quelle più banali.
C'è qualcosa che voglio dire. NON E' GIUSTO.
Non è giusto. Non mi interessa se è banale, non è giusto.
Al mondo non c'è giustizia, verissimo. E questo ne è un piccolo ma calzante esempio.
E siccome è il mio, io urlo, va bene? Non è giusto.
Sono arrabbiata. Con me stessa. Mi sento tradita e ingannata.
Mi guardo e tutto sembra uguale. Perchè deve essere tutto così nascosto...così indefinito?
E poi, anche...vaffanculo! VAFFANCULO!
Mi sento impotente, e piccolissima. Tradita da me stessa, questa è la parte peggiore.
Questa volta, io che cazzo faccio eh? No dico, stavolta...che cazzo faccio!!!

Ancora 30 minuti. Io odio arrivare in ritardo.
Io arrivo in anticipo. Anche stavolta. Non ti permetto di cambiare la mia routine.
Anche perchè, fino a prova molto molto contraria, tu non esisti.

giovedì 23 luglio 2009


Mi hai seminata di baci e seppellita
Poi mi hai profumata di sguardi e rabbonita
Tra le tue dita di seta mi hai tradita
Poi rigirata ,raggirata ,malamente rammendata

A me la voce di questa donna piace proprio. E questa canzone anche.
Oggi mentre lavoro canticchio. già.
Stasera, cucino per C. e faccio la mamma adottiva.
Pian piano, sorgono nuovi e strani equilibri, precari ma indispensabili.
Prendermi cura di qualcuno, ascoltare musica strana.
Lavorare, programmare.
Faccio elenchi. Canticchio.
Sono fiera, orgogliosa, di poter dire "io c'ero". Io l'ho vissuto. Io ero.
E insieme, piano piano, arriva in sordina "io sono", anche. Ancora. Sono. Qui.
E timidamente si fa strada un sorriso.
E tu dici "mi piace come guardi, è bello, vedrai, non ci credo che lo vedo solo io come sei!" e mi accarezzi la guancia.
E mi accorgo che allora è vero... mi sento meglio...ricomincio a legare i capelli, a scrivere, a pensare.
....mi hai seminata di baci e seppellita...

mercoledì 22 luglio 2009

vita in "famiglia"

"Belli...e dove li hai presi?"
"Da mia madre...non li usa più. li portava da ragazza, dice. Secondo me non li usava mai..così rossi, così lunghi.."
"tua madre è una tipa forte però... bellina, questa?"
" In Spagna, l'anno scorso. I saldi...un negozio bellissimo...con taglie da donna coi fianchi!!!"
"Si va beh ma te sei normale, mica una mucca... oh dì...fa vedere....bellino...beh ma sopra uguale? ciò da buono? daiii che carina...ma questo dove l'hai comp..."
"Non l'ho scelto io."
"ah.
...
...
Oh beh è proprio carino.
Eheh. Dai si vede che non l'hai scelto tu. E' troppo di buon gusto.... Dai ridi. Dai."
"scema... Io ho sempre dei gusti..ehm...splendidi....eheh...non ridere!"
"Ti sta bene però. Almeno te l'ha visto?"
"Sì..."
"Ah. Beh. Allora ciò...non sa cosa si perde...e poi..."
"Lo sa."
...
...
"Oh. Beh. Ci sono io no? Ti guardo iooooo. Dai dai fatti un po' bella per me. Forza."
"...scemissima. Dove preferisci cenare stasera, cara?"
"possiamo tentare indiano...però scusami per .."
"Possiamo. Non tirarti troppo che poi mi ingelosisco. Ormai vivi qui...è strano avere una donna in casa, mi sento molto marito geloso. eheh...è divertente...anche se ancora non capisco cosa cazzo tieni in quella trousse enorme!!!!"


"Oh Ali...ma...se poi con A. va male...posso stare sempre qui?...è che mi manca...vorrei vederlo tutti i giorni.."
"eh, lo so. Tra un po' faremo una comune qui ...anzi vi adotto entrambi. Poi voi figliate e io faccio la zia che li vizia. Dì ad A. che è già tutto deciso e non deve preoccuparsi di niente."
"sì così mi molla subito e mi ritrovo zit...dai cosa mi fai dire che mi vien l'ansia. E se cambia idea?"
"cazzate ti faccio dire. non cambia idea. Gli piaci sul serio. Dai su andiamoooo sei già bellissima."
"see...va beh. anche tu. Indiano allora?"
"Sì. ma tu non bevi. se no mi scambi per A. e mi violenti...."
" eh ti piacerebbe..."
"non provocare donna, non provocare.."
"...dai son contenta che ridi...ogni tanto ti vedo con un faccino..."
"...da culo, lo so."
"Nooo dai...va beh non ne parliamo".


"Oh..."
"eh?"
"dì...ma te...stai bene?"
"certo."
"sicura? non ti dò noia, qui?"
"DORMI. Non dai noia."
"Eh. va beh. scusa che parlo sempre di A., con te mi viene e magari ti rompo...son sempre qua...sempre con lui in testa....".
"Lo so zucchina. Non ti preoccupare. Dormi e sta tranquilla."
"oh...ti voglio bene....mamma".
"....eheh...anch'io, lo sai."

domenica 19 luglio 2009

molto vero. vedi alla voce: grandi vittorie (e qui, davvero, ognuno ha le sue)

...
First, the abuse feels intolerably “bad.”
It fills the child with a palpable, all-consuming, physical sense of badness that may be
wordless and all encompassing. The child becomes the badness. Next, the belief in badness
is a poisonous antidote to the helplessness that is among the most intolerable of emotions...

Assolutamente vero.
Il senso di impotenza e il non riuscire a darsi una spiegazione di fronte a qualcosa che è al di là della nostra comprensione, sono le sensazioni più terribili.
E da sempre, i bambini, e gli adulti, si danno spiegazioni.
E di fronte a un dolore inspiegabile, specie se provocato da qualcuno che non possiamo che considerare "buono", chi può assumersi il ruolo del cattivo?
Tu sei buono. Tu mi fai qualcosa che mi provoca dolore. Tutto ha una spiegazione e un motivo.
Allora sono io. Io sono cattivo.
Grazie signor Lowenstein, fa piacere ritrovare le vecchie fondamenta.

Mi strizzo l'occhio da sola per un attimo, è come essere tra vecchi amici.
A volte mi sembra di essere il mio stesso manuale.
E allo stesso tempo, applausi prego. L'ho fatto anche stavolta, sì.
Era irresistibile, la tentazione di.
Ma questa volta il circolo vizioso si è interrotto. Dicevo, applausi, prego.
Spiegazioni, parole, spiegazioni, ancora parole, ancora ancora ancora, finchè non sono stata sazia.
E sguardi e toni e parole ancora.
Pian piano il mio gioco non funziona più, i motivi ci sono. Le cose si chiariscono.
La bontà resta, l'altro "buono" è preservato nella mia mente e nella realtà.
Ma io non sono cattiva. Non questa volta. Non mi ci sento più.
Grazie. Per aver rotto la mia maledizione, almeno una volta. Già solo per questo, ci dovrebbe essere la fila. Applausi, prego.
Forza, frigide gentildonne della giuria, applaudite.
Per chi ha avuto la grande forza di parlare, e per me anche, un pochino. Per favore.
Perchè per me questa è una vittoria. Preservo te, e questa volta anche me.
A modo mio, è una cazzo di vittoria.

sabato 18 luglio 2009

la strada

Probabilmente ognuno ha la sua, verso una specie di guarigione. O magari almeno verso il fermare le emorragie.
Io, di sicuro, sono in convalescenza.
Di certo, ieri sera non ha contribuito al farmi ricredere su quello che pensavo prima, anzi.
Ci credo ancora di più, nei marziani. Il passo successivo sarà credere che, se campo altri 30 anni, forse torneranno a visitarmi.
Al momento comunque, mi curo a modo mio.
Per esempio, concentrandomi e traducendo.

Studies show that the somatoform symptoms Hollander experienced are commonly reported by incest survivors (Goodwin and Attias 1999; Kessler 2000; McCauley et al. 1997 and Nijenhuis 1999). Often these symptoms can be related to specific forms of sexual abuse: vomiting and choking to oral
sexual abuse, medically unexplained genital and rectal pain or burning to vaginal and/or rectal penetration, arm and leg pain to being physically held down, and itching and burning of the skin to bodily sensations related to being sexually abused.

Ogni tanto mi fermo, e rivolgo una piccolissima preghiera laica ai miei personali dei.
Loro ridono. Li sento, anche se si tengono una mano sulla bocca.
Non importa. Per ora, almeno in parte, mi stanno esaudendo.
Facendomi avere, ancora, notizie da altri pianeti.

testa di cazzo

Sai cosa? Sei una merda.
Anzi una mezza merda.
non di più. non vali di più.
Con quale dignità mi chiami...insisti...insisti...trovi la scusa che non ce la fai proprio, ad andarci da solo.

Capisci? Non me la sento...dai...capiscimi...cinque minuti...non sapevo a chi chiederlo.

Ah sì? Non sapevi? ma fottiti, non sapevi. Ma cosa credevi...ma quale razza di stronzo puoi essere...non sapevi.
Per forza non sapevi, hai esaurito le possibilità pian piano.

E accompagnami dai cosa ti costa e dai per favore e poi cinque minuti e ti riporto indietro dai che hai da fare anche
adesso se vuoi cinque minuti che vuoi che sia.

Dalla voce non ti accorgi neanche che non sto bene. Insisti insisti insisti.
Giusto così, non mi conosci così bene.
Meglio così, immagino che sia meglio per me, non farai domande, non dirai nulla.
Ti appelli al fatto che ti fidi di me. ti fidi di me? ah sì? e perchè?
Ma tanto ci sono abituata. Io sono quella a cui raccontate. Niente di nuovo, va bene.
Mi domandi come sto, alla fine, mi dici "che voce morta, dai esci un attimo vieni
che ti distrai". Perchè non mi fa bene tapparmi in casa, qualunque cosa io abbia. Perchè è una vita che non mi vedi, perchè hai bisogno di parlare e magari fa bene anche a me distrarmi.
Distrarmi eh? si si, bella parola del cazzo.
Che fottuta mancanza di dignità. Brutta testa di cazzo. Razza di stronzo.
Salgo e vai da un'altra parte? Salgo e....e diventi la terza fottuta testa di cazzo che incontro?
Non bastava la piscina, o la spiaggia.
No no.
Ci vuole uno che ti chiede aiuto e invece vuole solo farti male.
Ci vuole uno che ti dice "ma scusa che ti costa però!" e che, poverino, non può star fermo.
Brutta testa di cazzo.
Che mi costa, però. Che mi costa. Costa che mi fai schifo.
Come sempre, dovevo seguire l'istinto, che subito mi diceva di dirti "senti non mi va di accompagnare nessuno da nessuna parte, vattene e lasciami
perdere che è un brutto momento. Chiedi a qualcun altro".
Come sempre, dovevo seguire l'istinto.
Non dovevo pensare che potessi davvero aver bisogno, per una consegna così cretina.
Perchè alla fine mi sono detta "dai sono 5 minuti, vai e torni e vedi il mondo fuori intanto. dai che è l'occasione per uscire di casa. dai. su. 5 minuti. niente folla. aspetti in macchina. poi torni a casa. dai, che magari è meglio uscire".
Cretina io, che non seguo i miei istinti.
E tu peggio. Tu sei una vera merda. Davvero.

E' un po' che non ci vediamo, e poi te è una vita che sei single, scusa, no? Non ti diverti mai tu? E poi cazzo è stata una giornata del cazzo e poi sto cazzo di busta e tutto, dai, cazzo mi devo distrarre no? ma scusa...dai che ti farebbe bene...daimavieniquieddaiii...

Non ho mai provato così tanto piacere nel farmi male a una mano.
Non permetterti mai più neanche di pensare il mio nome.
Il tuo sguardo mi ha dato una discreta soddisfazione. Per un attimo, mi sa che ti sei visto.
Ti sei accorto di quanto sei caduto in basso, allora.
Io non avrò mai quella faccia. Posso avere le occhiaie gli occhi pesti e ora anche le dita indolenzite.
ma almeno non dovrò mai ammettere con me stessa di essere caduta così in basso.
Tu non sai niente di me, non sai niente della mia vita e non sai niente di chi sono.
Ti sei fatto l'equazione mentale single = disperata? O solo "ha l'aria triste, farà meno storie" neanche fossi l'animale debole e malato che hai separato dal branco.
Mi fai vomitare. mi fai vomitare e mi fai schifo.
Per la prima volta dopo giorni sento rabbia. La ghiaia scricchiola sotto le scarpe mentre mi allontano più velocemente possibile.
Ho avuto l'impulso di continuare, prima. Per un attimo ho sentito il braccio irrigidirsi.
Mi dispiace per te: non dovevi tirarmi per il braccio. Non dovevi tirarmi verso di te con quell'aria di "dici no ma è sì". Non avresti dovuto.
Avrei davverov voluto continuare fino a farti sanguinare. Ma poi me ne sono andata.
Forse è che io non sono così. O è che mi gira la testa.Devo mangiare. In questo momento vorrei aver fatto colazione pranzato cenato, tutto quanto.
E averti spaccato il naso, con tutta la forza della mia mano. Lo ammetto. Faccio schifo quante te?
Dovrei prendere le cose con filosofia e pensare che capitano? Vaffanculo.
Me ne frego delle mie reazioni eccessive. Mi fai schifo, mi fa schifo tutto e voglio solo urlare.
Per fortuna, per strada non c'è quasi nessuno. La tua macchina passa veloce davanti, non ti vedo neanche ma posso immaginarti.
Me la ricordeò, quell'espressione. Per un attimo ti sei visto, eh?
Spero che quando sei arrivato a casa, la tua mammina ti abbia chiesto "che è successo" e tu non abbia saputo rispondere.
Cerca di non ricomparirmi più davanti. Se no, questa volta, dovranno estrarti i testicoli dal naso, sempre che tu li abbia.

p.s. grazie ad una persona che senza volerlo ha chiamato al momento giusto. Ricordandomi che non è sempre così. E facendomi pensare che forse non sarà sempre così.

venerdì 17 luglio 2009

paradossalmente, o mente paradossale

Quando ero piccolissima i miei vicini di casa mi avevano adottato,o quasi.
Di certo passavo molto tempo con loro, come una nipotina acquisita.
Avevano una settantina d'anni, e un cagnolino, Whiskey. Uno yorkshire qualcosa, piccoletto piccoletto.
il suo padrone era un omone panciuto dagli occhi chiari, O.
un giorno eravamo al fiume insieme.
O. era entrato in acqua per rinfrescarsi, immergendosi e risalendo: Whiskey era distratto, e se ne accorse dopo qualche minuto.
A quel punto, incurante del fatto di pesare un kg scarso, e di essere ormai un vecchietto (12 anni) si lanciò nell'acqua abbaiando come un pazzo e cercando di tirarlo fuori dall'acqua per salvarlo.
Fu una scena indimenticabile.
O., con la sua risata roboante, lo sollevò tra le braccia, piccola creaturina fradicia e tremante, e borbottandogli paroline per calmarlo, se ne tornò vicino a noi tra le rocce al sole.
W. non lo perse più di vista per tutto il giorno, controllandolo a vista con un'espressione che diceva "scusa mi ero distratto..non ti accadrà più nulla tranquillo".

Mi torna in mente oggi.
mi torna in mente in questi giorni.
Sono morti tutti diversi anni fa, tutti vicini, uno dopo l'altro come candele consunte.
Mi mancano ancora, a volte.
Mi tornano in mente, perchè mi sento Whiskey.
Al momento vorrei essere un cagnone grande, enorme, un terranova pelosissimo e pesante, e insieme un cane da guardia minaccioso, di quelli che ti arrivano alle spalle silenziosi e letali.
Vorrei essere fatta di ombra, e proteggere.
Vorrei intercettare le frasi cretine, di circostanza. Vorrei intercettare le parole sbagliate, gli sguardi inadeguati. Vorrei intercettare gli incontri sfortunati, poi, gli avvenimenti infelici.
Vorrei proteggere.
Vorrei essere un grosso cagnone custode. Che non lo vedi mai ma che ti tiene il sentiero sgombro davanti e tu non sai che lo fa e ti limiti a camminare.
Cazzo.
mi faccio ridere, quando ci penso.
perchè in realtà sono come W. quel giorno, piccolissima, tremante, bagnata.
minacciosa come cagnoletto di 20 cm, sdentato e asmatico.
Che vorrebbe proteggere qualcuno che non ne ha bisogno. E che non vuole.
In questo il ricordo differisce dalla realtà.
Ma il fatto di non potermi in alcun modo tuffare nel fiume, non rende l'intento diverso.
Alcuni lo chiamano amore. Io non so come definirlo. Quello che so è che è quello sento.
Se potessi farlo, sarebbe la mia gioia.
Al momento mi limito a pensarlo fortissimo.
All'università ci spiegavano delle profezie autoavveranti e dell'effetto Pigmalione.
Io non so se si possa ottenere anche indirettamente tutto questo. Non lo so.
Ma io ci provo.
Non voglio andare contro me stessa.
Non voglio fingere di essere un'altra o di essere diversa.
Sono un cagnoletto piccolo. Ringhio e fingo di essere ferocissima e pericolosa.
E se provate a dire qualcosa di male sul mio personale O., proverete la piccola ma tenacissima furia che scatenerete.
So di non essere nè un angelo nè un cane custode. So di non poterlo fare. E so che non ce n'è bisogno.
Deve suonare quasi ridicolo, come un pettirosso che vuole proteggere una tigre, o come...
Ma non me ne frega un cazzo.
Pur non potendolo fare, io veglio.
Da lontano. Dove posso. Con chi posso.
Io veglio. Fin dove le mie mani i miei occhi le mie orecchie arriveranno, io veglio.
Almeno questo lo posso fare. E la cosa bella è che nessuno può impedirmelo.
Non posso proteggere, non posso evitare quello che succederà a chi non posso raggiungere.
ma posso fare la mia parte qui.
La mia parte piccola e inutile, dal punto di vista pratico.
Ma per parte mia, è importante. E' quello che voglio fare. Con tutta la mia forza.
E se l'effetto delle mie "profezie" arrivasse lontano anche solo per un decimo...sarebbe ancora più bello averlo fatto.
In ogni caso, ne vale la pena.
Nessuno deve infangare. Nessuno. Perchè io veglio e ringhio.
E sono felice di ammetterlo. Mi fa sentire meglio, essere me stessa.
Io sono grata. E veglio. Bau.

martedì 14 luglio 2009

please kill me

Sarebbe di molto gradito se ora qualcuno gentilmente mi sparasse.
Il posto migliore è la fronte, in mezzo agli occhi.
Cortesemente chiederei di evitare il cuore, il quale al momento non è in condizioni di essere bersagliato, in quanto è rimasto impigliato nella cintura di sicurezza di una macchina.

Sono una contraddizione. Lo so. Vorrei smettere di sentire, completamente.
Eppure, al contempo, non sono mai stata così grata per aver sentito così tanto.
Altri la chiamerebbero Sindrome di Stoccolma in versione coniglia.

Tutto qua.
Please kill me (quanto avevano ragione i Ramones)

martedì 7 luglio 2009

Il Bel Paese

Calls grow within G8 to expel Italy as summit plans descend into chaos

For another country to organise the sherpa calls is just unprecedented. It's a nuclear option," said one senior G8 member state official. "The Italians have been just awful. There have been no processes and no planning."
(...)

"This is a gigantic fudge," Gowan said. "The Italians have no ideas and have decided that best thing to do is to spread the agenda extremely thinly to obscure the fact that didn't really have an agenda."

Silvio Berlusconi has come in for harsh criticism for delivering only 3% of development aid promises made four years ago, and for planning cuts of more than 50% in Italy's overseas aid budget.

http://www.guardian.co.uk/world/2009/jul/06/g8-considers-expelling-italy


le famose 25 cose (in promessa a F.)

F. che hai promesso che leggerai, in onore di S. e delle sue sante ideone.
Non che non avessi di meglio da fare, tipo dormire, lo so, ma una promessa è debito.
L'orario non è dei più astuti, ma forse per il genere di elenco che vado a fare, è meglio non essere del tutto lucida.
La giornata di oggi sembrava non concludersi mai, a ripensarci ora che è l'una ed è finita...porco giuda ladro...sono riuscita veramente...roba che darmi pugni in testa da sola è poco.
Anche se il digiuno dicono sia purificatore, unito al calo di pressione su di me ha avuto un effetto quasi allucinatorio...complici i discorsi incasinati che solo due donne innamorate (non tra di loro in questo caso) possono fare, ho rischiato di vedere non solo la Madonna, ma anche il coro dei beati e qualche cherubino, a un certo punto.
Concludiamo con F. che mi chiama, dopo un paio di mesi di silenzio, ripetendo come un mantra "cazzo cazzo cazzo..oh cazzo cazzo cazzo..oh..." perchè lo ha chiamato S., che da qualche mese cerca di dimenticare, filosoficamente, a colpi di sangiovese.
"oh cazzo cazzo cazzo...oh cazzo cazzo cazzo..aiutami..cosa le dico adesso io?"
E via di nuovo di discorsi. più che altro via di orecchio liquefatto e stordito.
Con lettura finale delle 25 cose di S., che lui ha amabilmente scovato per leggermele e glorificarmi la soavità e la leggiadria della beneamata.
Finchè tra un "oh cazzo" e l'altro, la richiestona: dai dai dai...scrivilo dai.
Vengo a leggere, se lo scrivi. Dai. L'ha fatto anche S., su dai.
Secondo me, gli afflati di sangiovese, sono arrivati fin qui.
Se no non mi ci metterei.

1. da bambina sognavo di diventare correttrice di bozze

2. ho una microfrattura mai sistemata alla mano sinistra

3. ho sempre desiderato una di quelle enormi scatole di pastelli con tutte le sfumature immaginabili

4. amo gli animali

5. odio i "perchè sì" "perchè no"

6. mi fanno schifo le cavallette (vanno al di là della mia nozione di animali...)

7. metto la menta tritata nel minestrone d'inverno

8. suon(av)o malissimo la chitarra

9. sono una pessima attrice

10. pare che sia una cuoca discreta

11. conservo gelosamente l'autografo di Francesco Guccini

12. conservo le lettere anche di 20 anni fa

13. non mangio il melone

14. di notte girando per casa spesso tiro ginocchiate contro oggetti sporgenti non identificati

15. scrivo, scrivo, scrivo

16. ho letto 3 volte Guerra e Pace

17. non ho mai visto Titanic

18. il mio primo, e più amato, fumetto è stato Lupo Alberto

19. a volte, tipo ora, vorrei solo spegnere il cervello e diventare un ficus benjamin, che sicuramente farei meno danno

20. vorrei poter tornare indietro nel tempo, ogni tanto, e mordermi la lingua

21. adoro la cipolla

22. so essere testarda

23. non ho mai avuto il motorino

24. non sopporto il ritornello "ah ma lo diconi/fanno tutti"

25. sono atea.

lunedì 6 luglio 2009

At work!!!


Mattinata pseudo produttiva.
Finito (?) il ppt.
Ora ci buttiamo con slancio su "childhood abuse and current interpersonal conflict" o "maternal-son incest, consequences and therapy"?
La scelta è ardua.
Al momento mi riposo un secondo con le zampe sul tavolo. (vedasi..autoscatto :-) )


e intanto ascolto i miei vecchi Gem boy..."Scusa posso leccare un po', ho visto che hai un gelato sei sicura proprio no? Non intendevo il gelato. Tiramisù la banana con il bacio son gusti da provare..."




p.s. pensa te le acrobazie della vita. Mi son sempre sentita dire "sei troppo pessimista..." e invece ora, a quanto pare, sembro la nipote scema di Tonino Guerra, rispetto a qualcun altro.

domenica 5 luglio 2009

Josè S.

Suponho que no princípio dos princípios, antes de havermos inventado a fala, que é, como sabemos, a suprema criadora de incertezas, não nos atormentaria nenhuma dúvida séria sobre quem éramos e sobre a nossa relação pessoal e colectiva com o lugar em que nos encontrávamos. O mundo, obviamente, só podia ser o que os nossos olhos viam em cada momento, e também, como informação complementar não menos importante, aquilo que os restantes sentidos – o ouvido, o tacto, o olfacto, o gosto – conseguissem perceber dele. Nessa hora inicial, o mundo foi pura aparência e pura superfície.(...)
Hoje, porém, embora sabedores de que desde o último dos vírus até ao universo, não somos mais do que organizações de átomos e que no interior deles, além da massa que lhes é própria, ainda sobra espaço para o vácuo (o compacto absoluto não existe, tudo é penetrável), continuamos, tal como o haviam feito os nossos antepassados das cavernas, a apreender, identificar e reconhecer o mundo segundo a aparência com que se nos apresenta.

http://caderno.josesaramago.org/

A suprema criadora de incertezas.
Come sempre Josè S. è un grandioso ourives das palavras. Mai definizione fu più precisa.
Quale pervertimento dell'animo umano, ci ha portati a questo?
A creare un linguaggio comune che non è comune, ma che ci ostiniamo a definire tale.
Crearlo, renderlo fondamentale, neanche volessimo davvero comunicare in maniera sempre più esatta..quando poi, in realtà, non facciamo altro che identificare e riconoscere il mondo secondo l'apparenza con cui ci si presenta.
Le parole sono fonte di malintesi, lo ripeteva la mia adorata volpe.
E così via, con tutto quel che ne consegue.
Ma soprattutto, noi andiamo oltre: abbiamo le parole, i dizionari, sinonimi, contrari, perifrasi.
Abbiamo una combinazione infinita di suoni e lettere dell'alfabeto.
Eppure, continuiamo a fermarci all'apparenza, nella maggior parte dei casi.
E l'apparenza, se non è quella giusta, è sufficiente a farci escludere scartare chiudere fuori eliminare sparire dimenticare.
Che ironia...tanto sforzo per distinguerci dagli animali...per comunicare in modo più elevato..e poi ci fermiamo sempre e comunque al colore delle piume o alla grandezza delle corna.
C'è davvero di che vantarsi.
Non posso che rifarmi alle parole di Nanni, confermando che cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone.

sabato 4 luglio 2009

presunzione?

Forse mi sbaglierò.
Dopotutto io ho un'esperienza molto più breve, col soggetto in qeustione, di quella che hai tu.
Ma non sono d'accordo lo stesso.
E vorrei poter aver la presunzione di poter fare qualcosa anche io per. Un giorno.
Magari. Almeno un po'.
Perchè sono miope, certo, ma quello che ho visto coi miei occhi lo so.
E anche quello che ho percepito, che ho sentito dentro.
E non era una questione di etanolo, glicerolo, lieviti e glucosio.
O forse sì, e allora mi sto sbagliando.
Comunque sia...questo è ciò che farò per qualche giorno.
I'll just ...until...

Posso farti una domanda..?

Posso?
...

E poi mi ci vogliono due ore per arrivare a farla, la domanda.
Ma quanto è bello poi ricevere QUELLA risposta.
Da te.
Voglio dire...non mi interessava saperlo in generale, ma se tu con me.
tu. con me.
E ora sono felice.
grazie.
Se tu potessi vedere le stelline nei miei occhi....

venerdì 3 luglio 2009

think it over

Le parole sono importanti.
Ma i fatti, beh, i fatti anche.
Le parole generano spesso malintesi.
I fatti?
vediamo.
Quando faccio giocare i miei corsisti, a un certo punto uso l'esempio della carezza.
Prendo un corsista, lo porto davanti agli altri, e parlando gli tocco leggermente il viso.
E chiedo "chi siamo?"
Amanti, madre e figlio, amici, colleghi, ha una briciola, lo accarezzi, lo pulisci,gli senti la temperatura.
di tutto.
I gesti sono fatti? credo di si.
ma sono sempre un linguaggio.
Verbale paraverbale non verbale.
Ogni linguaggio può essere fonte di malintesi.
Cosa fare allora?
Tentativi.
I miei migliori tentativi.
Con la volontà migliore, con la disponibilità più trasparente a creare in qualche modo un linguaggio condiviso.
C'è una canzone bellissima di Lou, che dice
"Because when you ask for someone's heart
you must know that you're smart
smart enough to care for it..
"
Tutto questo è vero. Molto.
Quando si chiede qualcosa di così importante, quando ci viene offerto qualcosa di così importante, non si può accettare con leggerezza.
Bisogna guardarsi dentro il tempo necessario per rendersi conto di tutto questo.
Chiedersi se ci sentiamo in grado, almeno, di provarci davvero.
Bisogna avere cautela.
Per esperienza so che i più resilienti sono i bambini.
hanno una capacità di recupero estrema, nelle condizioni giuste.
Poi si cresce.
Le esperienze, i dolori, le emozioni, le speranze, le fatiche.
Più si è vissuto, più se ne portano i segni, gioie e ferite insieme.
I cuccioli sono fiduciosi, ingenui. Offrite calore e latte a un cucciolo e vi seguirà ovunque.
Provate ad addomesticare un animale adulto, che ha conosciuto il calore della tana e il freddo della strada.
Bisogna avere cautela. Avere cura.
Crescendo si sviluppa l'istinto, ma anche la diffidenza.
E contemporaneamente, però, la stanchezza. Il corpo e la mente acquisiscono una forma propria, non sono più così pronti a rigenerarsi dopo le cadute.
Questo va ricordato. Bisogna avere cautela, pensarci su.
Guardarsi gli occhi, guardarsi le mani.
Il mio sguardo castano e le mie piccole mani, si sentono pronti.
Si sentono, forse, consapevoli.
Mi domando cosa, come.
Mi domando quasi tutto, sono una foresta di interrogativi.
Mi sento così maldestra, così piccola a volte, così imbranata.
Il mio meglio, sarà abbastanza?
Am I smart enough to care for it?
Per parte mia...avrei tutte le intenzioni di dimostrare che .

giovedì 2 luglio 2009

vita da coniglietti

Trovo certi atteggiamenti molto irritanti. Bah.
Come dire..mi puzzano.
Questa immagine rende l'idea...decisamente.

Yo vuelvo por mis alas, ¡dejame volver!

La poesia la ricordo, ma al momento mi sfugge l'autore. Ho in mente Garcia Lorca, ma la pigrizia di controllare è troppa.
Ieri sera ogni tanto mi tornava in testa, e mi domandavo, oziosa, chi è che l'ha scritta poi?
ma non avevo di certo modo di controllare.
ora che potrei, la pigrizia mi assale.
Sono state 12 lunghe ore, per tacere delle altre 12.
L'aeroporto è grande e pieno di gente. Di tutti i bar, quello ha le poltrone più invitanti, vecchio stile come il salotto buono di un'inglese anzianotta e amante del tè e dei pizzi.
Mi acciambello sulla stoffa bruna, leggiucchiando...e scivolo in un sonno più o meno superficiale.
un'oretta a rendermi conto, alle volte, del passaggio di qualcuno vicino a me, del sedersi e alzarsi delle persone, del cicaleccio.
L'orologio si muove lento. Io e la mia mania di arrivare in anticipo.
Ho ancora 3 ore.
Leggo. Leggo. Leggo.
Il mio inglese si è riattivato, il romanzo comprato ieri è quasi finito, per fortuna ho altri 3 libri ancora intonsi, nello zaino.
All'improvviso mi prende il freddo, sgranchisco le gambe verso il bar dove servono tè e caffè in quantità infinita (bevi finchè ne vuoi, o finchè non ti esplode la vescica, una cosa così).
Evito accuratamente il caffè, ma una marmitta di tè col latte non me la leva nessuno.
Un paio di matrone arrancano per arraffare l'ultimo posto a sedere nell'area recintata (sic, animali in gabbia, guai a portare il bicchiere viola nel settore verde, o la cannuccia rossa dove le hanno gialle), ma per una volta la mia forma gnomica mi aiuta, dribblo la versione britannica di Scilla e Cariddi e mi accascio trionfante.
Ancora troppe ore, spalmate in lunghi minuti. La lettura procede. Ogni tanto mi concedo di osservare i tavoli vicini, inventandomi storielle senza capo nè coda sui personaggi più pittoreschi.
Nonostante la buona volontà e la sete, scopro che c'è un limite alla quantità di tè acquoso che posso ingurgitare in una sola sessione, e una visita al bagno mi rende edotta di una differenza rispetto a altro aeroporto da me visitato.
Lì ricordo che nel bagno degli uomini campeggiava il distributore di preservativi, in quello delle donne...quello di assorbenti.
Qui c'è una variazione sul tema.
Dopo una rapida ispezione risulta che..gli uomini, che monotonia, hanno il distributore di preservativi, le donne assorbenti e, udite udite, tic tac, alla menta e anche a non so che gusto tropicale.
Fiera della mia scoperta di alto valore etnografico, inizio la lunga marcia verso il gate.
Ci manca soltanto che salti fuori qualcuno urlando stentoreo "dead woman walking"..il corridoio sembra non finire mai, e la mia scarsa propensione al volo rende il mio viso più tirato del solito.
La vetrata rimanda occhiaie più rosse che scure, ciocche di capelli sparse, aria stanca.
L'acqua. Ho dimenticato di bere tutta l'acqua.
La poliziotta apre il mio zaino con aria schifata, solleva un calzino fucsia spaiato, rovista tra i libri e i foglietti, acchiappa trionfante la bottiglietta con qualche dito di acqua dentro.
Segue dialogo in inglese che si conclude con me che bevo ogni goccia sotto i suoi occhi. Finisco sempre per fare queste scene, in aeroporto. Sarà di buon auspicio?
c'è tantissima luce, fuori, ancora. A quanto pare voleremo col sole, non male.
Mi accampo davanti al gate, dopotutto manca circa mezzìora all'imbarco..cosa vuoi che sia starmene un po' qui per terra.
Assorta nella lettura...mi accorgo che qualcuno alle mie spalle sta sacramentando in toscano, mentreuna donna bionda esce dalle transenne e si rivolge all'hostess che dovrebbe imbarcarci.
Non sento cosa dice, la vedo di spalle...ma dai suoi movimenti e dalle espressioni della hostess..capisco che si sta lamentando di qualcosa e che la hostes non può farci molto, se non sorridere con l'aria un po' spiritata di cui ha chiuso l'audio al mondo esterno.
Il motivo del contendere scopro essere il ritardo del volo, ci imbarcheranno, pare, circa un'ora dopo.
Arrivo previsto, fusi orari compresi, intorno all'una del mattino.
Cazzo. Così 12 minuti per uscire dall'aeroporto, trovare un taxi, raggiungere la stazione, fare il biglietto, acchiappare il pullman.
Anche perchè se no, il prossimo è verso le 6..non voglio stare 5 ore in stazione!!!!
Imbarcati.
Ci stipiamo come sardine sull'aereo pullman, fitti di putti che piangono urlano o persino cantano.
Un angioletto biondo e paffuto sfugge all'abbraccio materno e caracolla baldanzoso, scalzo e super pannolinato, lungo la passerella.
A parte questi piccoli show, il volo procede, lento e inesorabile, su terra e mare e terra.
Odio volare. Non sono fatta per volare. Voglio atterrare. Mi piacciono gli atterraggi.
Yo no vuelvo POR MI alas, pero dejame volver... decisamente odio volare. non sono fatta per.
Man mano che andiamo il cielo diventa rapidamente buio. Riporto avanti l'orologio, ecco che il tempo passa ma il volo resta lungo, ancora e ancora.
Finalmente, nel buio, le luci sempre più vicine. Sobbalzi sobbalzi sobbalzi...frenata.
L'afa notturna colpisce come un destro allo sterno, togliendo il respiro.
il vantaggio del solo bagaglio a mano è che supero un sacco di persone, nella corsa al fuori. E al taxi.
la fila è selvaggia, assolutamente.
Ho solo 10 minuti, aspetto da 20.
Finalmente il mio, o meglio finalmente acchiappo un autista saltandogli praticamente sul cofano.
Avrà una settantina d'anni, il mio Caron dagli occhi cisposi, e per il breve viaggio mi urla che secondo lui non ci sono pullman, a quest'ora, che dovrò stare in stazione 5.6 ore e non è un bel posto.
Il pullman c'è. Lo aspetto alla piazzola, sempre più sudata nell'umidità immobile.
Dietro di me sale un ragazzo tunisino, lavora in una pizzeria lì in zona, prende tutte le notti questa linea per tornare a casa.
Poi un uomo rasato e tatuato, l'autista gli parla lentamente come fosse un bambino. Lui si altera "sono italiano" . "scusa, ti facevo albanese". Si contrae tutto. Albanese, che brutta parola: come se lo avessero frustato: "sono italiano, io, che albanese...forse dovresti stare attento!!!".
Qualcuno alle sue spalle spinge per salire, viene sospinto avanti.
Un indiano dalla voce acuta discute col controllore sulla validità del suo biglietto.
Passano i minuti.
Il controllore gli dice di farne un altro. L'indiano vuole utilizzare quello.
Il controllore caldeggia l'opzione nuovo biglietto. l'indiano mantiene la posizione.
Continuano a passare i minuti.
L'italiano albanese chiede a un paio di ragazze nere se sono della zona. La più giovane ride e dice che viene dalla Nigeria.
Il pizzaiolo si altera, urla all'indiano di pagare il cazzo di biglietto nuovo che tutti vogliamo andare a dormire.
L'indiano si rassegna. Gli cade una cascata di spiccioli lungo l'autobus buio. Il biglietto viene fatto.
L'aria condizionata è sempre più alta, crollo nel sonno e mi sveglio intirizzita nonostante la giacca col cappuccio tirato sugli occhi.
Siamo arrivati, si scende.
la stazione, alle 3 del mattino,è chiusa.
Qualcuno ci dorme davanti, una giovane coppia fa tenerezza: lui è sdraiato tutto storto, in una specie di cerchio con lei acciambellata dentro.
Un uomo con le bretelle sul torso nudo si trascina in giro chiedendo a tutti "ma che ore sono".
Io, come da copione, devo assolutamente fare pipì, peccato che non ci siano bar aperti.
Alle 4, la Polfer apre i lucchetti, una ventina di facce assonnate si insedia tra i binari, in attesa di andare.
Un'altra ora e mezza di viaggio circa, in un treno particolarmente vecchio e sporco.
la carrozza olezza di vino stantio....che sia lo spirito di nonno venuto a vegliare? Bah, preferirei ti manifestassi in modo più signorile, ma insomma fa lo stesso. nonostante l'odore rancido di vino andato, sonnecchio di nuovo, un'altra ora circa. Prima dell'ultimo cambio di treno.
Sono da poco passate le 6, il sole è sorto su piccole cittadine che sembravano addormentate.
E' l'ultimo sforzo. Sveglia solo per un'oretta ancora, poi doccia e sonno.
Dopo aver espletato un paio di faccende.