Siore e siori, venghino venghino.
Qualcuno di voi sa forse rispondere a queste semplice domanda?
Dov'è che finisce la buona fede e comincia il sotterfugio?
Dov'è il giusto limite alla curiosità?
Quando è giusto fare compromessi e limitarsi, e per chi è giusto farlo?
E con che diritto si può chiedere a un'altra persona di darsi un limite, di non esplorare, solo per rispetto verso di noi?
Venghino, siore e siori, si buttino pure.
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sabato 14 maggio 2011
martedì 9 marzo 2010
Guess....
E' stato pochi giorni fa.
Estraggo il libro dallo scaffale. A fianco della mia mano ne spunta una piccola e paffuta.
mano di bimbo. Acchiappa un libro, la manina.A fatica.
Aggiungo la mia mano alla sua, aiutando a prendere il volumetto prescelto.
"Indovina quanto ti voglio bene" dice il titolo.
E' la storia di due leprotti, uno grande e uno piccolo.
Il bimbo mi guarda, sorrisone sdentato, indica i leprotti in copertina e dice qualcosa che significa "...belli!".
Sorrido e dico "sì, molto molto belli...".
Non sapevo nemmeno che fosse mai stato tradotto in italiano.
E invece eccolo, come un segno del destino a ricordarmi di non abbassare mai la guardia.
A ricordarmi che non mi devo rilassare, perchè appena penso che gli dei finalmente abbiano deciso di darmi un po' di pace, è allora che inizia la tempesta.
A volte, ancora mi domando che peccati ho commesso, in un'altra vita, per meritarlo.
Estraggo il libro dallo scaffale. A fianco della mia mano ne spunta una piccola e paffuta.
mano di bimbo. Acchiappa un libro, la manina.A fatica.
Aggiungo la mia mano alla sua, aiutando a prendere il volumetto prescelto.
"Indovina quanto ti voglio bene" dice il titolo.
E' la storia di due leprotti, uno grande e uno piccolo.
Il bimbo mi guarda, sorrisone sdentato, indica i leprotti in copertina e dice qualcosa che significa "...belli!".
Sorrido e dico "sì, molto molto belli...".
Non sapevo nemmeno che fosse mai stato tradotto in italiano.
E invece eccolo, come un segno del destino a ricordarmi di non abbassare mai la guardia.
A ricordarmi che non mi devo rilassare, perchè appena penso che gli dei finalmente abbiano deciso di darmi un po' di pace, è allora che inizia la tempesta.
A volte, ancora mi domando che peccati ho commesso, in un'altra vita, per meritarlo.
lunedì 15 febbraio 2010
guerrieri di cartapesta
Insisti a chiedere come sto.
Insisti a dire che non ho lo sguardo sereno.
insisti.
Mi blocchi l'uscita, insisti a dire "voi donne, voi donne fate le misteriose. che sarà mai, dai..."
Insisti fino a che tiro fuori un paio di scampoli di pensieri.
Allora boccheggi. Come se ti avessi colpito al plesso solare.
Indietreggi un po', le mani aperte davanti a te: "ah, non sapevo. ah. beh. insomma...non credevo. beh io ecco...devo scappare ora...ecco".
Guerrieri di cartapesta.
Nei giorni in cui mi sento più fragile, come fossi fatta in ragnatela di vetro, incontro qualcuno così, come te.
E penso, allora, che forse non sono poi così fragile, io.
Penso che tu indietreggi e scappi quando io non ho fatto altro che rispondere a una tua domanda. Dopo averti detto, un paio di volte, che non mi sembrava il caso.
Mi domando al mio posto cosa faresti. Se fossi tu, la donna, la misteriosa, quella con lo sguardo poco sereno.
Ti ergi in tutta la tua statura, il tuo pomo d'Adamo tremola un po' all'altezza dei miei occhi e ripeti beh e anche ehm, e poi aggiungi che sì, che devi andare ora. che magari ecco, magari poi mi chiami tu un giorno.
Mi viene voglia, in questi casi, di avere un cerino acceso. Mi sono sempre chiesta quanto in fretta possa bruciare, la cartapesta.
Insisti a dire che non ho lo sguardo sereno.
insisti.
Mi blocchi l'uscita, insisti a dire "voi donne, voi donne fate le misteriose. che sarà mai, dai..."
Insisti fino a che tiro fuori un paio di scampoli di pensieri.
Allora boccheggi. Come se ti avessi colpito al plesso solare.
Indietreggi un po', le mani aperte davanti a te: "ah, non sapevo. ah. beh. insomma...non credevo. beh io ecco...devo scappare ora...ecco".
Guerrieri di cartapesta.
Nei giorni in cui mi sento più fragile, come fossi fatta in ragnatela di vetro, incontro qualcuno così, come te.
E penso, allora, che forse non sono poi così fragile, io.
Penso che tu indietreggi e scappi quando io non ho fatto altro che rispondere a una tua domanda. Dopo averti detto, un paio di volte, che non mi sembrava il caso.
Mi domando al mio posto cosa faresti. Se fossi tu, la donna, la misteriosa, quella con lo sguardo poco sereno.
Ti ergi in tutta la tua statura, il tuo pomo d'Adamo tremola un po' all'altezza dei miei occhi e ripeti beh e anche ehm, e poi aggiungi che sì, che devi andare ora. che magari ecco, magari poi mi chiami tu un giorno.
Mi viene voglia, in questi casi, di avere un cerino acceso. Mi sono sempre chiesta quanto in fretta possa bruciare, la cartapesta.
sabato 21 novembre 2009
just my immagination
Sognarti mi affatica. Mi sveglio più stanca, da questi sogni che rifiuto.
Mi sveglio all'improvviso girata sulla schiena, io che dormo sempre sulla pancia, aggrovigliata tra quanti più cuscini riesco ad acchiappare.
Eravamo al telefono. Già. Diceva nonno Siggy, tra una tirata e l'altra di sigaro che il sogno rappresenta la soddisfazione di un desiderio spesso inaccettabile all'Io del soggetto.
Nonnino, inaccettabile, dici? a me veniva in mente...autodistruttivo. In questi casi sono come la falena con la fiamma: inarrestabile desiderio di andare verso qualcosa che mi farà male. Perchè mi conosco e so che non mi farebbe sentire bene, averne conferma.
E allora forse sì, è vero, è un desiderio inaccettabile. A livello cosciente, io lo so che è una stronzata, che mi farebbe solo sentire dolore. Ma l'inconscio, si sa, si diverte molto a sciogliere i cani più mordaci.
E così, dicevo, si era al telefono.
"..e allora...poi..come stai?"
"...mmm...bene, direi."
" e ti ..sei..fidanzato?"
"Fidanzato..io? che parola..fidanzato...."
"dai, smettila. hai capito. hai una..relazione? una compagna?"
"...umpf....sì. Sì."
"lo sapevo. e chi è?"
"..."
"dai...sono curiosa. almeno..quanti anni ha?...18?"
"?!che domande del cazzo ...ne ha 55."
"Ah...ecco. comunque scherzavo sui 18."
"...già.
"e si chiama?"
"...non la conosci."
"Ovvio. Anzi no. Secondo me lo so chi è."
"ah sì?"
"Sì. mica ci vuol la scala ...se è chi penso io. ma credevo fosse più giovane."
"ah sì? tu ti fai troppi viaggi...non dovresti pensarci."
"lo so. ma dimmi se è lei..."
"...lei chi... basta chiudiamo il discorso."
"lei. dai..."
E dopo qualche altro dettaglio su "lei", tu mi dai ragione.
E io mi sveglio.
N.B. In realtà lei non so quanti anni abbia. Potrebbe persino non esistere. Ma è vero che me la faccio più giovane. E poi magari non è lei.
E poi sono speculazioni senza senso. Forse dovrei solo giocarmi al lotto 18 e 55 sulla ruota di.
Con buona pace di nonno Siggy.
Mi sveglio all'improvviso girata sulla schiena, io che dormo sempre sulla pancia, aggrovigliata tra quanti più cuscini riesco ad acchiappare.
Eravamo al telefono. Già. Diceva nonno Siggy, tra una tirata e l'altra di sigaro che il sogno rappresenta la soddisfazione di un desiderio spesso inaccettabile all'Io del soggetto.
Nonnino, inaccettabile, dici? a me veniva in mente...autodistruttivo. In questi casi sono come la falena con la fiamma: inarrestabile desiderio di andare verso qualcosa che mi farà male. Perchè mi conosco e so che non mi farebbe sentire bene, averne conferma.
E allora forse sì, è vero, è un desiderio inaccettabile. A livello cosciente, io lo so che è una stronzata, che mi farebbe solo sentire dolore. Ma l'inconscio, si sa, si diverte molto a sciogliere i cani più mordaci.
E così, dicevo, si era al telefono.
"..e allora...poi..come stai?"
"...mmm...bene, direi."
" e ti ..sei..fidanzato?"
"Fidanzato..io? che parola..fidanzato...."
"dai, smettila. hai capito. hai una..relazione? una compagna?"
"...umpf....sì. Sì."
"lo sapevo. e chi è?"
"..."
"dai...sono curiosa. almeno..quanti anni ha?...18?"
"?!che domande del cazzo ...ne ha 55."
"Ah...ecco. comunque scherzavo sui 18."
"...già.
"e si chiama?"
"...non la conosci."
"Ovvio. Anzi no. Secondo me lo so chi è."
"ah sì?"
"Sì. mica ci vuol la scala ...se è chi penso io. ma credevo fosse più giovane."
"ah sì? tu ti fai troppi viaggi...non dovresti pensarci."
"lo so. ma dimmi se è lei..."
"...lei chi... basta chiudiamo il discorso."
"lei. dai..."
E dopo qualche altro dettaglio su "lei", tu mi dai ragione.
E io mi sveglio.
N.B. In realtà lei non so quanti anni abbia. Potrebbe persino non esistere. Ma è vero che me la faccio più giovane. E poi magari non è lei.
E poi sono speculazioni senza senso. Forse dovrei solo giocarmi al lotto 18 e 55 sulla ruota di.
Con buona pace di nonno Siggy.
martedì 22 settembre 2009
riassunto
il riassunto di questi giorni lo trovo in stanotte.
O forse tarda sera, per chi non deve alzarsi così presto il mattino dopo.
io, devo dire, dormivo, erano le 11 passate.
Squilla il telefono, numero privato.
Io lo odio, il numero privato.
Di solito neanche rispondo. Ma a quell'ora, insonnolita, chissà, magari qualcuno che ha bisogno.
"...pronto?"
voce beffarda di uomo: "ciao...mi fai un pompino?"
"...?!?!"
"allora..me lo fai!"
"no"
"Come no, e perchè?" deluso, come un bambino a cui hai tolto il giocattolo.
"Per pura cattiveria."
Click. Non ho neanche dovuto far lo sforzo di chiudere io la chiamata.
Ecco. Una scena breve ma chiarificatrice del color diarrea di queste mie giorante.
Niente di eclatante. Una serie ormai imbarazzante di momenti fastidiosi, di piccole umiliazioni, di fastidi e di dialoghi privi di senso e di dignità.
Un hip hip hurrà per il buontempone che mi ha chiamato, chiunque sia.
p.s. è lampante, che avrei dovuto solo mettere giù il telefono. Complice il sonno e la mia naturale cretinaggine. D'altronde se fossi intelligente forse non sarei in tutta questa merda, no?
O forse tarda sera, per chi non deve alzarsi così presto il mattino dopo.
io, devo dire, dormivo, erano le 11 passate.
Squilla il telefono, numero privato.
Io lo odio, il numero privato.
Di solito neanche rispondo. Ma a quell'ora, insonnolita, chissà, magari qualcuno che ha bisogno.
"...pronto?"
voce beffarda di uomo: "ciao...mi fai un pompino?"
"...?!?!"
"allora..me lo fai!"
"no"
"Come no, e perchè?" deluso, come un bambino a cui hai tolto il giocattolo.
"Per pura cattiveria."
Click. Non ho neanche dovuto far lo sforzo di chiudere io la chiamata.
Ecco. Una scena breve ma chiarificatrice del color diarrea di queste mie giorante.
Niente di eclatante. Una serie ormai imbarazzante di momenti fastidiosi, di piccole umiliazioni, di fastidi e di dialoghi privi di senso e di dignità.
Un hip hip hurrà per il buontempone che mi ha chiamato, chiunque sia.
p.s. è lampante, che avrei dovuto solo mettere giù il telefono. Complice il sonno e la mia naturale cretinaggine. D'altronde se fossi intelligente forse non sarei in tutta questa merda, no?
venerdì 18 settembre 2009
consapevole
Quanta energia sprecata.
Giorni, respiri, parole, lacrime, sorrisi, abbracci, pensieri.
Quanto spreco.
Che qual è la differenza, in questo caso, tra averle lasciate marcire, tutte quelle cose, e averle donate a chi ha pensato bene di pisciarci sopra?
Mi rendo conto con tristezza di questo scempio.
La consapevolezza, almeno, serve a qualcosa?
Al momento no.
E comunque sia, tanto per solidarietà con te, anche io proprio ora vengo meno ad una promessa.
dopo tutto, è uno scambio alla pari. Non credi?
Vaffanculo.
Giorni, respiri, parole, lacrime, sorrisi, abbracci, pensieri.
Quanto spreco.
Che qual è la differenza, in questo caso, tra averle lasciate marcire, tutte quelle cose, e averle donate a chi ha pensato bene di pisciarci sopra?
Mi rendo conto con tristezza di questo scempio.
La consapevolezza, almeno, serve a qualcosa?
Al momento no.
E comunque sia, tanto per solidarietà con te, anche io proprio ora vengo meno ad una promessa.
dopo tutto, è uno scambio alla pari. Non credi?
Vaffanculo.
sabato 18 luglio 2009
testa di cazzo
Sai cosa? Sei una merda.
Anzi una mezza merda.
non di più. non vali di più.
Con quale dignità mi chiami...insisti...insisti...trovi la scusa che non ce la fai proprio, ad andarci da solo.
Capisci? Non me la sento...dai...capiscimi...cinque minuti...non sapevo a chi chiederlo.
Ah sì? Non sapevi? ma fottiti, non sapevi. Ma cosa credevi...ma quale razza di stronzo puoi essere...non sapevi.
Per forza non sapevi, hai esaurito le possibilità pian piano.
E accompagnami dai cosa ti costa e dai per favore e poi cinque minuti e ti riporto indietro dai che hai da fare anche
adesso se vuoi cinque minuti che vuoi che sia.
Dalla voce non ti accorgi neanche che non sto bene. Insisti insisti insisti.
Giusto così, non mi conosci così bene.
Meglio così, immagino che sia meglio per me, non farai domande, non dirai nulla.
Ti appelli al fatto che ti fidi di me. ti fidi di me? ah sì? e perchè?
Ma tanto ci sono abituata. Io sono quella a cui raccontate. Niente di nuovo, va bene.
Mi domandi come sto, alla fine, mi dici "che voce morta, dai esci un attimo vieni
che ti distrai". Perchè non mi fa bene tapparmi in casa, qualunque cosa io abbia. Perchè è una vita che non mi vedi, perchè hai bisogno di parlare e magari fa bene anche a me distrarmi.
Distrarmi eh? si si, bella parola del cazzo.
Che fottuta mancanza di dignità. Brutta testa di cazzo. Razza di stronzo.
Salgo e vai da un'altra parte? Salgo e....e diventi la terza fottuta testa di cazzo che incontro?
Non bastava la piscina, o la spiaggia.
No no.
Ci vuole uno che ti chiede aiuto e invece vuole solo farti male.
Ci vuole uno che ti dice "ma scusa che ti costa però!" e che, poverino, non può star fermo.
Brutta testa di cazzo.
Che mi costa, però. Che mi costa. Costa che mi fai schifo.
Come sempre, dovevo seguire l'istinto, che subito mi diceva di dirti "senti non mi va di accompagnare nessuno da nessuna parte, vattene e lasciami
perdere che è un brutto momento. Chiedi a qualcun altro".
Come sempre, dovevo seguire l'istinto.
Non dovevo pensare che potessi davvero aver bisogno, per una consegna così cretina.
Perchè alla fine mi sono detta "dai sono 5 minuti, vai e torni e vedi il mondo fuori intanto. dai che è l'occasione per uscire di casa. dai. su. 5 minuti. niente folla. aspetti in macchina. poi torni a casa. dai, che magari è meglio uscire".
Cretina io, che non seguo i miei istinti.
E tu peggio. Tu sei una vera merda. Davvero.
E' un po' che non ci vediamo, e poi te è una vita che sei single, scusa, no? Non ti diverti mai tu? E poi cazzo è stata una giornata del cazzo e poi sto cazzo di busta e tutto, dai, cazzo mi devo distrarre no? ma scusa...dai che ti farebbe bene...daimavieniquieddaiii...
Non ho mai provato così tanto piacere nel farmi male a una mano.
Non permetterti mai più neanche di pensare il mio nome.
Il tuo sguardo mi ha dato una discreta soddisfazione. Per un attimo, mi sa che ti sei visto.
Ti sei accorto di quanto sei caduto in basso, allora.
Io non avrò mai quella faccia. Posso avere le occhiaie gli occhi pesti e ora anche le dita indolenzite.
ma almeno non dovrò mai ammettere con me stessa di essere caduta così in basso.
Tu non sai niente di me, non sai niente della mia vita e non sai niente di chi sono.
Ti sei fatto l'equazione mentale single = disperata? O solo "ha l'aria triste, farà meno storie" neanche fossi l'animale debole e malato che hai separato dal branco.
Mi fai vomitare. mi fai vomitare e mi fai schifo.
Per la prima volta dopo giorni sento rabbia. La ghiaia scricchiola sotto le scarpe mentre mi allontano più velocemente possibile.
Ho avuto l'impulso di continuare, prima. Per un attimo ho sentito il braccio irrigidirsi.
Mi dispiace per te: non dovevi tirarmi per il braccio. Non dovevi tirarmi verso di te con quell'aria di "dici no ma è sì". Non avresti dovuto.
Avrei davverov voluto continuare fino a farti sanguinare. Ma poi me ne sono andata.
Forse è che io non sono così. O è che mi gira la testa.Devo mangiare. In questo momento vorrei aver fatto colazione pranzato cenato, tutto quanto.
E averti spaccato il naso, con tutta la forza della mia mano. Lo ammetto. Faccio schifo quante te?
Dovrei prendere le cose con filosofia e pensare che capitano? Vaffanculo.
Me ne frego delle mie reazioni eccessive. Mi fai schifo, mi fa schifo tutto e voglio solo urlare.
Per fortuna, per strada non c'è quasi nessuno. La tua macchina passa veloce davanti, non ti vedo neanche ma posso immaginarti.
Me la ricordeò, quell'espressione. Per un attimo ti sei visto, eh?
Spero che quando sei arrivato a casa, la tua mammina ti abbia chiesto "che è successo" e tu non abbia saputo rispondere.
Cerca di non ricomparirmi più davanti. Se no, questa volta, dovranno estrarti i testicoli dal naso, sempre che tu li abbia.
p.s. grazie ad una persona che senza volerlo ha chiamato al momento giusto. Ricordandomi che non è sempre così. E facendomi pensare che forse non sarà sempre così.
Anzi una mezza merda.
non di più. non vali di più.
Con quale dignità mi chiami...insisti...insisti...trovi la scusa che non ce la fai proprio, ad andarci da solo.
Capisci? Non me la sento...dai...capiscimi...cinque minuti...non sapevo a chi chiederlo.
Ah sì? Non sapevi? ma fottiti, non sapevi. Ma cosa credevi...ma quale razza di stronzo puoi essere...non sapevi.
Per forza non sapevi, hai esaurito le possibilità pian piano.
E accompagnami dai cosa ti costa e dai per favore e poi cinque minuti e ti riporto indietro dai che hai da fare anche
adesso se vuoi cinque minuti che vuoi che sia.
Dalla voce non ti accorgi neanche che non sto bene. Insisti insisti insisti.
Giusto così, non mi conosci così bene.
Meglio così, immagino che sia meglio per me, non farai domande, non dirai nulla.
Ti appelli al fatto che ti fidi di me. ti fidi di me? ah sì? e perchè?
Ma tanto ci sono abituata. Io sono quella a cui raccontate. Niente di nuovo, va bene.
Mi domandi come sto, alla fine, mi dici "che voce morta, dai esci un attimo vieni
che ti distrai". Perchè non mi fa bene tapparmi in casa, qualunque cosa io abbia. Perchè è una vita che non mi vedi, perchè hai bisogno di parlare e magari fa bene anche a me distrarmi.
Distrarmi eh? si si, bella parola del cazzo.
Che fottuta mancanza di dignità. Brutta testa di cazzo. Razza di stronzo.
Salgo e vai da un'altra parte? Salgo e....e diventi la terza fottuta testa di cazzo che incontro?
Non bastava la piscina, o la spiaggia.
No no.
Ci vuole uno che ti chiede aiuto e invece vuole solo farti male.
Ci vuole uno che ti dice "ma scusa che ti costa però!" e che, poverino, non può star fermo.
Brutta testa di cazzo.
Che mi costa, però. Che mi costa. Costa che mi fai schifo.
Come sempre, dovevo seguire l'istinto, che subito mi diceva di dirti "senti non mi va di accompagnare nessuno da nessuna parte, vattene e lasciami
perdere che è un brutto momento. Chiedi a qualcun altro".
Come sempre, dovevo seguire l'istinto.
Non dovevo pensare che potessi davvero aver bisogno, per una consegna così cretina.
Perchè alla fine mi sono detta "dai sono 5 minuti, vai e torni e vedi il mondo fuori intanto. dai che è l'occasione per uscire di casa. dai. su. 5 minuti. niente folla. aspetti in macchina. poi torni a casa. dai, che magari è meglio uscire".
Cretina io, che non seguo i miei istinti.
E tu peggio. Tu sei una vera merda. Davvero.
E' un po' che non ci vediamo, e poi te è una vita che sei single, scusa, no? Non ti diverti mai tu? E poi cazzo è stata una giornata del cazzo e poi sto cazzo di busta e tutto, dai, cazzo mi devo distrarre no? ma scusa...dai che ti farebbe bene...daimavieniquieddaiii...
Non ho mai provato così tanto piacere nel farmi male a una mano.
Non permetterti mai più neanche di pensare il mio nome.
Il tuo sguardo mi ha dato una discreta soddisfazione. Per un attimo, mi sa che ti sei visto.
Ti sei accorto di quanto sei caduto in basso, allora.
Io non avrò mai quella faccia. Posso avere le occhiaie gli occhi pesti e ora anche le dita indolenzite.
ma almeno non dovrò mai ammettere con me stessa di essere caduta così in basso.
Tu non sai niente di me, non sai niente della mia vita e non sai niente di chi sono.
Ti sei fatto l'equazione mentale single = disperata? O solo "ha l'aria triste, farà meno storie" neanche fossi l'animale debole e malato che hai separato dal branco.
Mi fai vomitare. mi fai vomitare e mi fai schifo.
Per la prima volta dopo giorni sento rabbia. La ghiaia scricchiola sotto le scarpe mentre mi allontano più velocemente possibile.
Ho avuto l'impulso di continuare, prima. Per un attimo ho sentito il braccio irrigidirsi.
Mi dispiace per te: non dovevi tirarmi per il braccio. Non dovevi tirarmi verso di te con quell'aria di "dici no ma è sì". Non avresti dovuto.
Avrei davverov voluto continuare fino a farti sanguinare. Ma poi me ne sono andata.
Forse è che io non sono così. O è che mi gira la testa.Devo mangiare. In questo momento vorrei aver fatto colazione pranzato cenato, tutto quanto.
E averti spaccato il naso, con tutta la forza della mia mano. Lo ammetto. Faccio schifo quante te?
Dovrei prendere le cose con filosofia e pensare che capitano? Vaffanculo.
Me ne frego delle mie reazioni eccessive. Mi fai schifo, mi fa schifo tutto e voglio solo urlare.
Per fortuna, per strada non c'è quasi nessuno. La tua macchina passa veloce davanti, non ti vedo neanche ma posso immaginarti.
Me la ricordeò, quell'espressione. Per un attimo ti sei visto, eh?
Spero che quando sei arrivato a casa, la tua mammina ti abbia chiesto "che è successo" e tu non abbia saputo rispondere.
Cerca di non ricomparirmi più davanti. Se no, questa volta, dovranno estrarti i testicoli dal naso, sempre che tu li abbia.
p.s. grazie ad una persona che senza volerlo ha chiamato al momento giusto. Ricordandomi che non è sempre così. E facendomi pensare che forse non sarà sempre così.
domenica 1 febbraio 2009
un desiderio fortissimo
"Trascende ogni mio controllo" (visconte Sébastien de Valmont)
Vorrei poterlo dire. Ammettere. Urlare.
In questo momento mi sento come se mi stessi da sola legando il cuore stretto con cinghie di cuoio...e lo stomaco, poi, e il cervello.
Cinghie che tirano e lasciano segni.
Ma come altro fare?
E' l'unico modo che ho in questo momento per tenermi insieme e per non far esplodere un dannatissimo casino.
Che, visti i danni, nessuno sano di mente penserebbe che valga la pena.
E io, in fondo, non sono ancora del tutto pazza.
mi tutelo così, in questo modo doloroso che però è l'unico a poter essere messo in pratica.
Prima il contenimento, poi quando sarò meno pericolosa per me stessa, allora io e me potremo parlarne, e la risolveremo, la faccenda.
Se adesso fossi libera dalle mie stesse giuste costrizioni, trascenderebbe, davvero, ogni mio controllo.
ma se fossi libera di, non sussisterebbero i motivi, per le costrizioni.
E forse non brucerebbe così tanto, tutto questo.
Passerà? Ma certo, è ovvio. Ci sarà poi da chiedersi, come sia anche solo potuto quasi accadere.
L'obiettivo per il futuro è mantenere il quasi finchè la faccenda non appassisca da sola.
Vorrei poterlo dire. Ammettere. Urlare.
In questo momento mi sento come se mi stessi da sola legando il cuore stretto con cinghie di cuoio...e lo stomaco, poi, e il cervello.
Cinghie che tirano e lasciano segni.
Ma come altro fare?
E' l'unico modo che ho in questo momento per tenermi insieme e per non far esplodere un dannatissimo casino.
Che, visti i danni, nessuno sano di mente penserebbe che valga la pena.
E io, in fondo, non sono ancora del tutto pazza.
mi tutelo così, in questo modo doloroso che però è l'unico a poter essere messo in pratica.
Prima il contenimento, poi quando sarò meno pericolosa per me stessa, allora io e me potremo parlarne, e la risolveremo, la faccenda.
Se adesso fossi libera dalle mie stesse giuste costrizioni, trascenderebbe, davvero, ogni mio controllo.
ma se fossi libera di, non sussisterebbero i motivi, per le costrizioni.
E forse non brucerebbe così tanto, tutto questo.
Passerà? Ma certo, è ovvio. Ci sarà poi da chiedersi, come sia anche solo potuto quasi accadere.
L'obiettivo per il futuro è mantenere il quasi finchè la faccenda non appassisca da sola.
mercoledì 14 gennaio 2009
esciesciesci
Lo so che quando sto così finisce che scrivo..e che mi ripeto. ma che farci.
Scrivere è terapeutico, mi aitua a diluire le sensazioni spiacevoli.
Ultimamente il coretto di voci che mi ripete "esciesciesciesci" è aumentato.
Ci si mettono persino gli studenti, e, vista la loro attitudine alla demenza, pensare che persino i miei disgregatissimi tesori si sentano quasi in dovere di redarguirmi, mi fa un po' pensare.
E' evidente che in teoria hanno, avete, ragione.
E' la pratica che mi risulta un filo più ostica.
Come quando guardo su youtube il malefico tutorial per realizzare un cuore all'uncinetto: a vederlo sembra semplice.
Poi tento di riprodurlo.
E ciò che ottengo assomiglia più che altro all'espettorato di un gatto malato.
Esciesciesciesciesci.
Sì sì.
Per esempio la settimana prossima ho preso un impegno per tutto il fine settimana: me ne vado a fare un corso di sabato e domenica.
Eh beh. Ho pensato che più che starmene in casa ad aspettare come una cretina qualcuno che non esiste...quasi quasi è meglio andare a seguire un po' di lezioncine.
Però lo so, che anche questo è un tentativo di alibi che non regge.
E' solo che mi sento sempre un po' fuori posto...o forse sono solo infantile e vorrei che qualcuno avesse la pazienza di venire a bussare alle porte del mio guscio.
Non lo so.
Continuo a sorridere a chi mi dà consigli credendo forse di essere il primo a farlo.
Continuo ad aspettare le cose sbagliate e a intristirmi quando poi neanche queste accadono.
La spia della situazione me la dà il fatto che certe cose ho smesso di raccontarle persino a te che di me sai quasi tutto.
Quando non ti racconto qualcosa, mia cara quasi mia coscienza, vuol dire che dentro di me lo so, che dovrei darci un taglio e cancellarla dalla mia vita.
E quindi cosa vuol dire questo. vuol dire che lo so.
Che gli ultimi mesi non sono stati dei più intelligenti.
Dovrei forse, anzi, senza forse, fare un bell'esame a me stessa e rifare di nuovo l'operazione di potatura di qualche tempo fa.
Che poi, stavolta, dopo la potatura, mi piacerebbe vedere qualche germoglio.
Ma forse sbaglio i tempi? O i modi? Mah.
Scrivere è terapeutico, mi aitua a diluire le sensazioni spiacevoli.
Ultimamente il coretto di voci che mi ripete "esciesciesciesci" è aumentato.
Ci si mettono persino gli studenti, e, vista la loro attitudine alla demenza, pensare che persino i miei disgregatissimi tesori si sentano quasi in dovere di redarguirmi, mi fa un po' pensare.
E' evidente che in teoria hanno, avete, ragione.
E' la pratica che mi risulta un filo più ostica.
Come quando guardo su youtube il malefico tutorial per realizzare un cuore all'uncinetto: a vederlo sembra semplice.
Poi tento di riprodurlo.
E ciò che ottengo assomiglia più che altro all'espettorato di un gatto malato.
Esciesciesciesciesci.
Sì sì.
Per esempio la settimana prossima ho preso un impegno per tutto il fine settimana: me ne vado a fare un corso di sabato e domenica.
Eh beh. Ho pensato che più che starmene in casa ad aspettare come una cretina qualcuno che non esiste...quasi quasi è meglio andare a seguire un po' di lezioncine.
Però lo so, che anche questo è un tentativo di alibi che non regge.
E' solo che mi sento sempre un po' fuori posto...o forse sono solo infantile e vorrei che qualcuno avesse la pazienza di venire a bussare alle porte del mio guscio.
Non lo so.
Continuo a sorridere a chi mi dà consigli credendo forse di essere il primo a farlo.
Continuo ad aspettare le cose sbagliate e a intristirmi quando poi neanche queste accadono.
La spia della situazione me la dà il fatto che certe cose ho smesso di raccontarle persino a te che di me sai quasi tutto.
Quando non ti racconto qualcosa, mia cara quasi mia coscienza, vuol dire che dentro di me lo so, che dovrei darci un taglio e cancellarla dalla mia vita.
E quindi cosa vuol dire questo. vuol dire che lo so.
Che gli ultimi mesi non sono stati dei più intelligenti.
Dovrei forse, anzi, senza forse, fare un bell'esame a me stessa e rifare di nuovo l'operazione di potatura di qualche tempo fa.
Che poi, stavolta, dopo la potatura, mi piacerebbe vedere qualche germoglio.
Ma forse sbaglio i tempi? O i modi? Mah.
mercoledì 24 dicembre 2008
mi deseo
Quello che vorrei stasera non si può dire.
O meglio, non si può esprimere ad alta voce.
Si dovrebbero aprire parentesi dare spiegazioni fornire dettagli districare incomprensioni.
E cosa resterebbe di questo mio desiderio?
Niente di più di una poltiglia fangosa, come la neve dopo che troppe auto le sono passate sopra.
E' un desiderio che muore su se stesso, troppo semplice per essere realizzabile.
Le cose non funzionano così.
E' una questione di realtà. E di mente umana, che le cose deve complicarsele sempre.
La realtà ha questo brutto vizio, di irrompere così, senza avvisare, e rovinare le mie sceneggiature di fumo.
Ma non in questo caso.
Perchè adesso io mi avvolgo meglio nel plaid giallo con l'ombra del lupo stampata sopra.
Perchè adesso io chiudo gli occhi.
Perchè adesso io, senza dirlo a nessuno, immagino.
O meglio, non si può esprimere ad alta voce.
Si dovrebbero aprire parentesi dare spiegazioni fornire dettagli districare incomprensioni.
E cosa resterebbe di questo mio desiderio?
Niente di più di una poltiglia fangosa, come la neve dopo che troppe auto le sono passate sopra.
E' un desiderio che muore su se stesso, troppo semplice per essere realizzabile.
Le cose non funzionano così.
E' una questione di realtà. E di mente umana, che le cose deve complicarsele sempre.
La realtà ha questo brutto vizio, di irrompere così, senza avvisare, e rovinare le mie sceneggiature di fumo.
Ma non in questo caso.
Perchè adesso io mi avvolgo meglio nel plaid giallo con l'ombra del lupo stampata sopra.
Perchè adesso io chiudo gli occhi.
Perchè adesso io, senza dirlo a nessuno, immagino.
lunedì 22 dicembre 2008
avrei solo voluto
una carezza da parte tua.
E visto che era impossibile, avrei voluto che fosse almeno la tua voce, a farmela.
Sentire che in qualche modo..non lo so...in qualche modo mi pensavi.
Ora mi sento lo stomaco un po' accartocciato, e la bocca prende una piega amare che non vuole sparire.
Forse avrei dovuto chiedere, avrei dovuto sillabare il mio bisogno, canino, di una carezza.
Non sarebbe stata spontanea, ma forse sarebbe stata comunque meglio di questo freddo.
Non so da che parte guardare, in questi giorni, per trovare qualcosa di fermo, di buono.
Sono stanca e ho bisogno di faticare, di lavorare, perchè se mi fermo il silenzio si fa soffocante, doloroso, pungente.
Meglio arrivare a sera stremata, meglio così che avere tanto tempo per pensare.
Le festività mi fanno sempre un effetto urticante, qe poi....uff...tutti a sciorinarmi le loro attività matrimonial-familiari. Non mi è mai piaciuto, tutto ciò. Quest'anno, credo, più del solito.
E visto che era impossibile, avrei voluto che fosse almeno la tua voce, a farmela.
Sentire che in qualche modo..non lo so...in qualche modo mi pensavi.
Ora mi sento lo stomaco un po' accartocciato, e la bocca prende una piega amare che non vuole sparire.
Forse avrei dovuto chiedere, avrei dovuto sillabare il mio bisogno, canino, di una carezza.
Non sarebbe stata spontanea, ma forse sarebbe stata comunque meglio di questo freddo.
Non so da che parte guardare, in questi giorni, per trovare qualcosa di fermo, di buono.
Sono stanca e ho bisogno di faticare, di lavorare, perchè se mi fermo il silenzio si fa soffocante, doloroso, pungente.
Meglio arrivare a sera stremata, meglio così che avere tanto tempo per pensare.
Le festività mi fanno sempre un effetto urticante, qe poi....uff...tutti a sciorinarmi le loro attività matrimonial-familiari. Non mi è mai piaciuto, tutto ciò. Quest'anno, credo, più del solito.
martedì 9 dicembre 2008
Per C. che non leggerà
Mi mancherai.
Te lo dico anche se non sono sicura che vorrai sentirlo dalla mia bocca.
Ma anche se non vorrai, transiterai, se tutto va bene, da queste parti, per qualche ora, e allora forse dovrai sentire.
Per un ultima qualche ora, per un'ultima volta.
Non fai altro che ripetermi ultimo ultima ultime ultimi.
Te l'ho detto e ridetto, che odio sentirmi dire è l'ultima volta che ci vediamo non ci vedremo più lo sai io me ne vado non ci sarà un altro incontro non mi abbraccerai più non ci vedremo non saremo più insieme a chiacchiere fumerò per l'ultima volta nel tuo terrazzo e per l'ultima volta aprirò e chiuderò le ante della libreria.
mi viene da piangere, e non è da adulti piangere, non è da donne da ragazze cresciute da persone grandi e allora come faccio, se tu continui a ripetermi quella parola?
Mi mancherai.
credo che te lo dirò, comunque sia.
Forse quando sarai assonnato, quando sarai stanco, quando non avrai più voglia di sgridarmi se lo dico, quando non potrai ridere troppo e magari chiuderai un occhio su questa mia umidità oculare che mi prende quando le persone come te mi dicono che non ci sarà mai più mai più mai più.
Tu conosci Gaiman, chissà se ti ricordi nel libro, quando lui che segue il corvo gli chiede, ironico riferimento a quella terribile poesia...ti ricordi che dice...
Il corvo si voltò, piego la testa sospettosamente e lo fissò con i suoi occhi lucidi.
"Dì:-Mai più-"
"Vaffanculo" rispose l'uccello.
Ecco. Vorrei anch'io poter dire così, in un rovesciamento di ruoli, al corvo che imperterrito mi gracchia addosso, con la tua voce, il suo nevermore, nevermore...
Te lo dico anche se non sono sicura che vorrai sentirlo dalla mia bocca.
Ma anche se non vorrai, transiterai, se tutto va bene, da queste parti, per qualche ora, e allora forse dovrai sentire.
Per un ultima qualche ora, per un'ultima volta.
Non fai altro che ripetermi ultimo ultima ultime ultimi.
Te l'ho detto e ridetto, che odio sentirmi dire è l'ultima volta che ci vediamo non ci vedremo più lo sai io me ne vado non ci sarà un altro incontro non mi abbraccerai più non ci vedremo non saremo più insieme a chiacchiere fumerò per l'ultima volta nel tuo terrazzo e per l'ultima volta aprirò e chiuderò le ante della libreria.
mi viene da piangere, e non è da adulti piangere, non è da donne da ragazze cresciute da persone grandi e allora come faccio, se tu continui a ripetermi quella parola?
Mi mancherai.
credo che te lo dirò, comunque sia.
Forse quando sarai assonnato, quando sarai stanco, quando non avrai più voglia di sgridarmi se lo dico, quando non potrai ridere troppo e magari chiuderai un occhio su questa mia umidità oculare che mi prende quando le persone come te mi dicono che non ci sarà mai più mai più mai più.
Tu conosci Gaiman, chissà se ti ricordi nel libro, quando lui che segue il corvo gli chiede, ironico riferimento a quella terribile poesia...ti ricordi che dice...
Il corvo si voltò, piego la testa sospettosamente e lo fissò con i suoi occhi lucidi.
"Dì:-Mai più-"
"Vaffanculo" rispose l'uccello.
Ecco. Vorrei anch'io poter dire così, in un rovesciamento di ruoli, al corvo che imperterrito mi gracchia addosso, con la tua voce, il suo nevermore, nevermore...
domenica 30 novembre 2008
uccellini...chissà....fino a quando.

Un uccellino infreddolito, che aspetta nel nido...becco spalancato a chiedere ancora carezze ancora baci ancora ancora ancora.
Scaldami per favore stringimi tienimi parlami dai un contorno al mio corpo con le tue mani per favore per favore.
Chissà se si vede, quando inclino il capino verso di te, le mie piccole penne arruffate...chissà se si vede ...
Chissà. Pensiero ozioso. Sono sicura, che tu lo vedi.
Ti diverte, credo, la sensazione di potere quando ti sposti di quel centimetro che basta perchè le mie labbra non possano raggiungerti. Persino questo, mi piace, di te.
lunedì 24 novembre 2008
una canzone
Devi dirmiiii voglio solo te, voglio solo te
Devi dirmiiii hai ragione te, hai ragione te
Devi dirmi scusami e feriscimi e implorarmi di non ucciderti
Dimmi se lui e' meglio di me lui e' meglio di me
e convincimi che tu pensavi a me tu pensavi a me...
Mi piace troppo questo pezzo, soprattutto queste frasi.
La capisco troppo,davvero, quella sensazione...quel desiderio di una bugia.
Etichette:
canta che ti passa...,
vedi alla voce: uomini
sabato 22 novembre 2008
dentro di me
se chiudo gli occhi e provo a scendere dentro di me, sento il rumore dell'acqua.
Come un pozzo profondo, o una palude.
E' freddo, limaccioso e buio, qui dentro.
Non dovrebbe mai entrarci nessuno, a parte me.
Come si può aprire le porte a un'altra persona e dirle "vieni, accomodati, questa sono io".
Che razza di regalo sarebbe?
Ci sono grate e serrature, a chiudere me stessa.
Mi concentro, chiudo a chiave, mi concentro, nascondo, sbarro la strada per il bene di chi si avvicina.
... il tuo più tenue sguardo, basta a far distrarre le mie sentinelle, così naturale che vorrei davvero lasciarmi aprire e guardare, e dirti "vieni, accomodati"...ma c'è l'acqua profonda, nera, io lo so che è solo un pozzo buio, una palude, e allora come faccio cosa faccio?
se mi vedi te ne andrai, o peggio inciamperai nel fango o ti bagnerà la nebbia.
E' faticoso montare la guardia, soprattutto quando mi verrebbe da lasciarmi andare, ma cosa vuol dire voler bene se non proteggere, per quel che si può?
O almeno, cos'è per me se non questo?
Quando mi guardo dentro non vedo quasi nulla, in tutto questo buio, sento l'acqua vicina, e mi ha sempre fatto paura, l'acqua di notte.
Nessuno deve bagnarsi, con questo freddo.
Se solo fossi davvero brava, se non facessi sempre errori.
Se solo fossi più rigorosa. Se solo non avessi così tanta voglia di essere avvicinata.
Vorrei avere da offrire qualcosa di più, un po' di luce, di calore.
Allora sì, che potrei dire "Ecco eccomi io sono questo, accomodati".
Ecco.
Come un pozzo profondo, o una palude.
E' freddo, limaccioso e buio, qui dentro.
Non dovrebbe mai entrarci nessuno, a parte me.
Come si può aprire le porte a un'altra persona e dirle "vieni, accomodati, questa sono io".
Che razza di regalo sarebbe?
Ci sono grate e serrature, a chiudere me stessa.
Mi concentro, chiudo a chiave, mi concentro, nascondo, sbarro la strada per il bene di chi si avvicina.
... il tuo più tenue sguardo, basta a far distrarre le mie sentinelle, così naturale che vorrei davvero lasciarmi aprire e guardare, e dirti "vieni, accomodati"...ma c'è l'acqua profonda, nera, io lo so che è solo un pozzo buio, una palude, e allora come faccio cosa faccio?
se mi vedi te ne andrai, o peggio inciamperai nel fango o ti bagnerà la nebbia.
E' faticoso montare la guardia, soprattutto quando mi verrebbe da lasciarmi andare, ma cosa vuol dire voler bene se non proteggere, per quel che si può?
O almeno, cos'è per me se non questo?
Quando mi guardo dentro non vedo quasi nulla, in tutto questo buio, sento l'acqua vicina, e mi ha sempre fatto paura, l'acqua di notte.
Nessuno deve bagnarsi, con questo freddo.
Se solo fossi davvero brava, se non facessi sempre errori.
Se solo fossi più rigorosa. Se solo non avessi così tanta voglia di essere avvicinata.
Vorrei avere da offrire qualcosa di più, un po' di luce, di calore.
Allora sì, che potrei dire "Ecco eccomi io sono questo, accomodati".
Ecco.
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giovedì 20 novembre 2008
partenze
non ci saremmo rivisti mai piu comunque, me l'avevi detto, che la nostra amicizia nata in un brutto momento della tua vita volevi cristallizzarla, bloccarla come una bella foto da riguardare.
poi mi chiami e dici " mi hanno preso mi hanno preso parto mi hanno preso".
E a me viene una cosa strana. Un senso, per un attimo, come di risucchio. come quando da bambina facevo il bagno nella vasca, e mia madre a tradimento infilava il braccio e zac! toglieva il tappo.
L'acqua se ne andava con quel rumore, e io restavo a rabbrividire per un lungo attimo prima dell'accappatoio.
Questa volta non ho trovato nessun accappatoio pronto, solo la vaga sensazione del freddo sulla pelle.
A me piacciono molto le partenze. Le mie partenze.
Viaggio da sola, non ci sono saluti alla stazione, solo quando riparto a volte, ma solo a volte, una mano si leva al binario, per dire ciao ciao fai buon viaggio stai bene e magari ciao ciao non ti dimenticare troppo presto e fai buon viaggio.
Ma quando le partenze sono degli altri, è diverso.
Ho sempre poca gente, nel cuore e nella testa. Si assottiglia, con gli anni, la collezione di visi.
Tu te ne vai, sono felice per te e non sarò, si sa, in aeroporto a dire ciao ciao stai bene e magari torna ogni tanto e pensami un po' eh e scrivi ciao riguardati ciao stai attento fai buon viaggio.
Sono felice per te, era quello che volevi.
E io adesso, però. che eri già lontano. sì. che non ti avrei, tu dicevi, più visto, sì.
ma ogni tanto me lo dicevi già "mi ricordi brutti momenti" e poi tornavi e sorridevi.
Non vai poi così lontano, lo so. Eppure. Non avrò neanche una scusa, più, per dire "hey mentre sei di strada, fermati per 5 minuti un caffè una chiacchiera un pezzo di pane che ho il pane in forno dai fermati e raccontami".
E' strano. O forse, come al solito, è solo che le cose definitive non mi piacciono.
le partenze altrui. Mi sento sul binario, a guardare i treni che vanno via.
Con la sensazione, addosso, del freddo umidiccio di questa pianura nebbiosa.
Però, te l'ho detto, sono felice per te.
Hai fatto tanto per. Spero che tu trovi quello che cerchi.
poi mi chiami e dici " mi hanno preso mi hanno preso parto mi hanno preso".
E a me viene una cosa strana. Un senso, per un attimo, come di risucchio. come quando da bambina facevo il bagno nella vasca, e mia madre a tradimento infilava il braccio e zac! toglieva il tappo.
L'acqua se ne andava con quel rumore, e io restavo a rabbrividire per un lungo attimo prima dell'accappatoio.
Questa volta non ho trovato nessun accappatoio pronto, solo la vaga sensazione del freddo sulla pelle.
A me piacciono molto le partenze. Le mie partenze.
Viaggio da sola, non ci sono saluti alla stazione, solo quando riparto a volte, ma solo a volte, una mano si leva al binario, per dire ciao ciao fai buon viaggio stai bene e magari ciao ciao non ti dimenticare troppo presto e fai buon viaggio.
Ma quando le partenze sono degli altri, è diverso.
Ho sempre poca gente, nel cuore e nella testa. Si assottiglia, con gli anni, la collezione di visi.
Tu te ne vai, sono felice per te e non sarò, si sa, in aeroporto a dire ciao ciao stai bene e magari torna ogni tanto e pensami un po' eh e scrivi ciao riguardati ciao stai attento fai buon viaggio.
Sono felice per te, era quello che volevi.
E io adesso, però. che eri già lontano. sì. che non ti avrei, tu dicevi, più visto, sì.
ma ogni tanto me lo dicevi già "mi ricordi brutti momenti" e poi tornavi e sorridevi.
Non vai poi così lontano, lo so. Eppure. Non avrò neanche una scusa, più, per dire "hey mentre sei di strada, fermati per 5 minuti un caffè una chiacchiera un pezzo di pane che ho il pane in forno dai fermati e raccontami".
E' strano. O forse, come al solito, è solo che le cose definitive non mi piacciono.
le partenze altrui. Mi sento sul binario, a guardare i treni che vanno via.
Con la sensazione, addosso, del freddo umidiccio di questa pianura nebbiosa.
Però, te l'ho detto, sono felice per te.
Hai fatto tanto per. Spero che tu trovi quello che cerchi.
venerdì 14 novembre 2008
e basta sempre così poco
a colorare di grigio fumo il mio umore.
Anche solo un "sì" detto in fretta, quando io dico "mi han detto, sai, di non affezionarmi a te..."
" SI'!".
Era proprio quello che mi ci voleva. una sferzata di energia.
Anche solo un "sì" detto in fretta, quando io dico "mi han detto, sai, di non affezionarmi a te..."
" SI'!".
Era proprio quello che mi ci voleva. una sferzata di energia.
giovedì 6 novembre 2008
dolce
sentirmi abbracciata di fianco, così all'improvviso.
Sentire una voce gentile che dice qualcosa su salutare, su qualcuno.
Mi giro e vedo i tuoi occhi chiari e il rossore sul viso, il sorriso grande che dice "sono passato per salutarti, oggi compio 18 anni".
Lo sguardo luccica, mi abbracci di nuovo, borbotti.
Poi ti allontani, ti rincorro per strapazzarti 18 volte le orecchie.
"torna ogni tanto a trovarci, che ci fa piacere..."
"tornerò per salutare te..." mentre ti allontani.
Che dolce che sei.
18 anni.
Mi viene nostalgia, di quando li ho compiuti.
Di quando anch'io facevo quei sorrisi.
Grazie di esser passato a dirmelo, è stato un piacere farti gli auguri.
Sentire una voce gentile che dice qualcosa su salutare, su qualcuno.
Mi giro e vedo i tuoi occhi chiari e il rossore sul viso, il sorriso grande che dice "sono passato per salutarti, oggi compio 18 anni".
Lo sguardo luccica, mi abbracci di nuovo, borbotti.
Poi ti allontani, ti rincorro per strapazzarti 18 volte le orecchie.
"torna ogni tanto a trovarci, che ci fa piacere..."
"tornerò per salutare te..." mentre ti allontani.
Che dolce che sei.
18 anni.
Mi viene nostalgia, di quando li ho compiuti.
Di quando anch'io facevo quei sorrisi.
Grazie di esser passato a dirmelo, è stato un piacere farti gli auguri.
mercoledì 29 ottobre 2008
mi manca
Sto pensando che mi mancano un po' le tue carezze, anche se erano finte.
Anche se le facevi solo per non startene con le mani in mano vicino a me.
Mi mancano.
Mi manca il calore di una mano che mi passa sui capelli o sulle spalle, che si sofferma qualche secondo tra le scapole, come a voler far scivolare di dosso il peso della giornata.
E' un'altra di quelle cose che non (ti) dirò mai.
Non te ne importerebbe nulla, e sarebbe solo l'umiliazione di questo stupido animaletto randagio, e stupido, stupido, stupido.
Anche se le facevi solo per non startene con le mani in mano vicino a me.
Mi mancano.
Mi manca il calore di una mano che mi passa sui capelli o sulle spalle, che si sofferma qualche secondo tra le scapole, come a voler far scivolare di dosso il peso della giornata.
E' un'altra di quelle cose che non (ti) dirò mai.
Non te ne importerebbe nulla, e sarebbe solo l'umiliazione di questo stupido animaletto randagio, e stupido, stupido, stupido.
mercoledì 15 ottobre 2008
lagnanze lagnose
Oggi ho voglia di urlare. Di lamentarmi a voce alta, elencando ogni singolo schifo che mi punge il cervello.
Sono stanca. Vorrei poterlo dire a qualcuno, che sono stanca.
Che non ne posso più di lottare contro la disorganizzazione, contro la burocrazia.
Che non ne posso più di sentirmi dire "sei una persona intelligente" perchè o non è vero o non serve a un cazzo, visto che alla fine non ottengo nulla.
Sono tanto intelligente che prendo uno stipendio che fa ridere tutti quelli a cui lo dico, sono tanto intelligente che l'ultimo uomo che mi si è avvicinato è riuscito a farmi credere che io per lui valessi qualcosa più di niente quando era vero il contrario, sono tanto intelligente che vivo precaria in qualsiasi settore della mia vita, l'unica mia certezza è il mutuo.
Cazzo.
Sono arrabbiata.
Sono stufa marcia di dover correre ogni giorno verso non so bene cosa.
Sono stanca. Cazzo.
Vorrei qualcosa per me, ogni tanto. Una soddisfazione, una pacca sulla spalla.
Uffa.
Sono stanca.
L'ultima conversazione, ieri sera.
"ma io, dimmi, che impressione dò come persona?"
"beh...sei molto formosa..abbondante. Sei come..una vecchia torta della nonna...".
Ora. E' tutto qui?
Alla domanda su che impressione dò agli altri, mi sai dire solo che sono sovrappeso e che ti ricordo una vecchia torta?
ma fanculo.
Volevo sapere se a vedermi in faccia mi si legge negli occhi o nelle occhiaie che sono stanca, che le mie speranze tremolano e che oscillo tra l'attaccamento e l'avversione per questa bolla di solitudine in cui rotolano i miei giorni.
Volevo, sotto sotto, che mi dicessi che un giorno qualcuno mi conoscerà e deciderà di fermarsi vicino a me. Che al di là dell'involucro, qualcuno ci sarebbe andato, un giorno.
E invece, esattamente a rovescio, mi rispondi solo dicendo che magari in un film a raccogliere riso vicino alla Mangano, ecco.
Il problema è che è l'ultimo dei miei pensieri, ora.
Vorrei stare bene, vorrei essere un po' serena.
E poi certo, come tutte, come tutti, avrei voluto vorrei essere bella attraente e così via, ma certo che lo vorrei.
ma prima, prima, vorrei per qualcuno ESSERE.
Sono stanca. Vorrei poterlo dire a qualcuno, che sono stanca.
Che non ne posso più di lottare contro la disorganizzazione, contro la burocrazia.
Che non ne posso più di sentirmi dire "sei una persona intelligente" perchè o non è vero o non serve a un cazzo, visto che alla fine non ottengo nulla.
Sono tanto intelligente che prendo uno stipendio che fa ridere tutti quelli a cui lo dico, sono tanto intelligente che l'ultimo uomo che mi si è avvicinato è riuscito a farmi credere che io per lui valessi qualcosa più di niente quando era vero il contrario, sono tanto intelligente che vivo precaria in qualsiasi settore della mia vita, l'unica mia certezza è il mutuo.
Cazzo.
Sono arrabbiata.
Sono stufa marcia di dover correre ogni giorno verso non so bene cosa.
Sono stanca. Cazzo.
Vorrei qualcosa per me, ogni tanto. Una soddisfazione, una pacca sulla spalla.
Uffa.
Sono stanca.
L'ultima conversazione, ieri sera.
"ma io, dimmi, che impressione dò come persona?"
"beh...sei molto formosa..abbondante. Sei come..una vecchia torta della nonna...".
Ora. E' tutto qui?
Alla domanda su che impressione dò agli altri, mi sai dire solo che sono sovrappeso e che ti ricordo una vecchia torta?
ma fanculo.
Volevo sapere se a vedermi in faccia mi si legge negli occhi o nelle occhiaie che sono stanca, che le mie speranze tremolano e che oscillo tra l'attaccamento e l'avversione per questa bolla di solitudine in cui rotolano i miei giorni.
Volevo, sotto sotto, che mi dicessi che un giorno qualcuno mi conoscerà e deciderà di fermarsi vicino a me. Che al di là dell'involucro, qualcuno ci sarebbe andato, un giorno.
E invece, esattamente a rovescio, mi rispondi solo dicendo che magari in un film a raccogliere riso vicino alla Mangano, ecco.
Il problema è che è l'ultimo dei miei pensieri, ora.
Vorrei stare bene, vorrei essere un po' serena.
E poi certo, come tutte, come tutti, avrei voluto vorrei essere bella attraente e così via, ma certo che lo vorrei.
ma prima, prima, vorrei per qualcuno ESSERE.
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