Insisti a chiedere come sto.
Insisti a dire che non ho lo sguardo sereno.
insisti.
Mi blocchi l'uscita, insisti a dire "voi donne, voi donne fate le misteriose. che sarà mai, dai..."
Insisti fino a che tiro fuori un paio di scampoli di pensieri.
Allora boccheggi. Come se ti avessi colpito al plesso solare.
Indietreggi un po', le mani aperte davanti a te: "ah, non sapevo. ah. beh. insomma...non credevo. beh io ecco...devo scappare ora...ecco".
Guerrieri di cartapesta.
Nei giorni in cui mi sento più fragile, come fossi fatta in ragnatela di vetro, incontro qualcuno così, come te.
E penso, allora, che forse non sono poi così fragile, io.
Penso che tu indietreggi e scappi quando io non ho fatto altro che rispondere a una tua domanda. Dopo averti detto, un paio di volte, che non mi sembrava il caso.
Mi domando al mio posto cosa faresti. Se fossi tu, la donna, la misteriosa, quella con lo sguardo poco sereno.
Ti ergi in tutta la tua statura, il tuo pomo d'Adamo tremola un po' all'altezza dei miei occhi e ripeti beh e anche ehm, e poi aggiungi che sì, che devi andare ora. che magari ecco, magari poi mi chiami tu un giorno.
Mi viene voglia, in questi casi, di avere un cerino acceso. Mi sono sempre chiesta quanto in fretta possa bruciare, la cartapesta.
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