mercoledì 19 maggio 2010

interiore

Quando mi sento come oggi, l'unica cosa che riesco a fare è scrivere.
Perchè vorrei parlare, vorrei aprirmi a qualcuno, ma sono frenata dalle ultime volte che l'ho fatto, sono frenata dai risultati e dal mio caratteraccio, probabilmente.
Forse se fossi più coraggiosa ce la farei, a parlare con calma, senza mangiarmi le parole.
Forse se non mi vergognassi di tutta questa mia tristezza.
La vergogna è un sentimento strano, a me fa venire paura di parlare, paura di confidarmi.
Ho paura di cosa penserebbe l'altra persona di queste mie tristezze, ho paura che troverebbe infantili i miei timori, i miei problemi. O più che altro il mio modo di gestirli e i sentimenti che mi provocano.
Guardandomi intorno ho una visione falsata. Me ne rendo conto ma non riesco a vedere diversamente da così.
Mi domando dove ho sbagliato. E poi mi dico che se questa vita la sto facendo a rovescio, devo cambiare qualcosa e andare verso la direzione che volevo...ma è qui il problema.
Io ci sto provando, ad andare in quella direzione. E' questo che poi mi butta giù.
Quante volte ancora potrò sbagliare? E quante volte ancora avrò la forza di provare di nuovo?
Io non sono capace, è questo che mi dice la vocetta in testa. Mi dice che questa è l'ennesima riprova. Quante altre dimostrazioni voglio della mia inettitudine?
Ho finito di scrivere la lettera d'amore per il concorso. La rileggo e penso che anche se non è del tutto vera, è anche molto meno finta di quanto non sembri.
Sarebbe preoccupante, se ci fosse qualcuno che ci si potesse preoccupare sopra.
A volte mi guardo allo specchio e mi vedo. Sono una bomba ad orologeria, ecco cosa sono.
Forse è questa la spiegazione di tutto. Una parte di me è consapevole di questo, e agisce di conseguenza, ma lo fa nell'ombra, senza nemmeno il coraggio di mostrarsi.
Ci sono giorni, come oggi, in cui mi rendo conto che sto davvero aspettando. Ed è brutto dirlo, e brutto anche pernsarlo, ma lo sto facendo. A volte guardo quelle facce e penso "quanti anni ancora?". Perchè nel momento in cui non saranno, nel momento magari in cui si rifugeranno in uno spazio tempo personale e sospeso in cui non ci sarà spazio per me...cosa sarà allora?
Quando ci penso, quando li guardo e penso "quanto tempo ancora?" sento il ticchettio del mio timer farsi più forte. E a quel punto cosa mi tratterrà? Niente, dice la vocetta.
Ma a quel punto, poi, sarebbe così grave? Un albero che cade in una foresta, fa rumore se non c'è nessuno a sentirlo?