martedì 29 giugno 2010

108.

Come l'altra volta. stesso voto.
Applauso della commissione. Solo di quella. Perchè non c'era nessun altro, ad ascoltarmi.

La laurea fumò via senza festeggiamenti e nessuno gli ebbe offerto neppure un cinzano.
(Carlo Emilio G._La cognizione del dolore).

venerdì 25 giugno 2010

giornata ufficiale

Forse la mia percezione di "importante" è fallata.
Mi sa proprio di sì.
Al momento gli eventi sono " discussione 29 giugno", "assenza di G.", "assenza di E.".
L'evento importante, in teoria, è la giornata.
In pratica, invece, sento soprattutto le assenze, (im)previste assenze, di chi aveva detto "ci sarò" e poi non ci può essere. Per motivi validi.
Ma i motivi validi li capisce il cervello.
Il resto di me rimane triste.
Nonostante la cosa importante sia la giornata, no?
2 anni e mezzo che l'aspetti, la giornata.
che la insegui, che la costruisci.
E poi? e poi bastano due persone in meno per?
A mia discolpa dico che erano anche le uniche due persone che sarebbero state presenti.
Quindi diciamo che 2-2 =0.
Ecco.
Forse per questo sono triste?
Forse.
Nella mia visione del mondo le cose sono più vere, quando condivise.
Di per sè non hanno valore, o almeno non ne hanno poi molto, se non ho nessuno da abbracciare alla fine.
Che poi sarà un abbraccio a scoppio ritardato, no?
mi abbracceranno dopo, no?
cosa mi rattrista, allora?
Forse che il 29 segna la fine dell'ennesimo periodo della mia vita, e mi fa un po' paura.
Sarà che avrei voluto non essere sola.
Sarà che ci tenevo a fare bella figura davanti a loro, anche se avevo paura di falllire.
A questo punto non importa.
Devo solo concentrarmi ancora qualche giorno, fino a martedi.
Considerando che lunedi si lavora, i due giorni da far passare sono sabato e domenica.
il solito, maledetto, lunghissimo finesettimana da sola.
Deve passare la nottata. anche quando dura più di 48 ore filate.

martedì 8 giugno 2010

io

Un anno e un giorno fa "festeggiavo" i miei 30 anni.
Scrissi un post.
E da quel post, ma non solo, ma io ricordo quello, quante cose vennero poi.
Quest'anno, memore di questo, scrivo solo il giorno dopo.
Eccoci qua. giorno dopo giorno, giorni di vita passati in più.

domenica 6 giugno 2010

sin decir adios

La vida me esta enseñando
lo que no queria aprender
cosas que negamos a la razon
Huellas de tus pasos...
clavadas en mi corazon.

Sin decir adios, sin decir adiooos,
sin decir adios me abandonaste sin dejar rastros de ti.

martedì 1 giugno 2010

Cerco di fermare i pensieri. Di infilzarli, come fossero farfalle da conservare in una teca.
Sono stanca di scappare da loro, di scuotere forte la testa per farli cadere fuori.
Non ha nemmeno senso. E' già abbastanza faticoso fingere con gli altri, farlo con me stessa è dispendioso di energie e improduttivo.
Quindi cerco di fermare i pensieri, magari affrontandoli qualcuno di loro si stancherà e abbandonerà la presa.
Ho pensato anche che forse parlarne con qualcuno potesse aiutare, ma poi non ho trovato nessuno che fosse adatto. O che potesse accollarsi, nella sua giornata, anche un po' del mio groviglio.
Allora cerco di farlo con me stessa, in un dialogo a una sola voce.
C'è questa forte voglia di fuga, di buttare a mare tutto. Ma tutto, davvero.
A volte qualcuno mi racconta una voglia simile a questa, una voglia forte, quasi un bisogno, di farlo, e conclude che per fortuna ha qualcuno per cui trattenersi dal farlo, o che lo trattiene dal farlo.
Già. Non è particolarmente giusto, questo, no? Non è un punto stabile, un altro essere umano.
Eppure...eppure non mi sento di puntare il dito. Dopotutto queste persone, questi qualcuno, hanno una funzione importante, e hanno successo nello svolgerla.
Dopotutto, il risultato è buono.
O forse lo penso solo per giustificare il fatto che anche io vorrei qualcuno così?
Qualcuno che mi dica "dai, non ti arrendere ora, ce la caveremo".
Mi sa che in questo sono rimasta una bambina. Cerco ancora qualcosa del genere, anche se in 30 anni non l'ho mai trovato.