mercoledì 28 aprile 2010

il frutto delle mie disorganizzate manine

Prima si fa la pasta all'uovo.
poi la si fa riposare e intanto si prepara la farcia.
Dopo di che, si tira la sfoglia. A mano, perchè io la macchina non ce l'ho. E perchè così la sfoglia riesce più porosa.
Si mette la farcia, si chiude il raviolone.
Ora non resta che preparare la salsa ai carciofi.
Tempo, per ora, 2 ore. E devo ancora pulire la cucina.
Speriamo almeno siano buoni.
Speriamo che piacciano.
...
...
...
Inizio a preoccuparmi. A volte il mio corpo è posseduto dallo spirito di una casalinga anni '50.

domenica 25 aprile 2010

lettera.

http://www.giornaledimontesilvano.com/cultura/34-cultura/234-noubs.html
Ho pensato che parteciperò.
Non tanto per sperare di vincere.
Quanto per avere la scusa per tirare fuori dalla mia mente il gomitolo delle parole non dette. Delle frasi abortite e finite poi a labbra morsicate e strette.
Con l'idea, magari, un giorno, di farla leggere, con la scusa, di nuovo una scusa, sì, con la scusa di dire "la vuoi vedere? l'ho mandata a un concorso...".
Sarà un modo per dirlo, senza dirlo. Lasciando che siano quegli occhi belli, a scoprire riga per riga i miei pensieri.

venerdì 23 aprile 2010

a volte uno si trova cantato da altri.

When I was born, they looked at me and said
what a good boy, what a smart boy, what a strong boy.
And when you were born, they looked at you and said,
what a good girl, what a smart girl, what a pretty girl
...
I go to school, I write exams,
if I pass, if I fail, if I drop out,
does anyone give a damn?
And if they do, they'll soon forget 'cause it won't take much for me
to show my life ain't over yet.
I wake up scared, I wake up strange.
I wake up wondering if anything in my life is ever going to change.
I wake up scared, I wake up strange
and everything around me stays the same
A volte capita di trovarsi in qualcosa detto da altri. Anche quando non è niente di eccelso. O forse proprio per quello. Perchè non è niente di che. E allora è ancora più simile a te. Che ti hanno sempre detto,
"what a good boy, what a smart boy, what a strong boy ", anche se sei una ragazza.

paura

Persino l'idea di andare a fare la spesa mi alletta.
C'è una libreria, anche, lì vicino al supermercato.
Chiudo gli occhi e immagino di essere lì, di aggirarmi tra gli scaffali.
Un po' mi rilassa. Un po'.
Perchè non riesco a calmarmi? Eppure ci provo.
O forse, come Edgar Allan Poe, cerco solo di convincermi di qualcosa...
"'Tis some visitor," I muttered, "tapping at my chamber door. Only this, and nothing more."
Non lo so. Vorrei che tutto fosse chiaro.
E che smettessero le nausee. I bruciori. I dolori improvvisi.
Vorrei che fosse un niente. A volte dimentico per un po', poi torna.
"Sir," said I, "or madam, truly your forgiveness I implore;
But the fact is, I was napping, and so gently you came rapping,
And so faintly you came tapping, tapping at my chamber door,
That I scarce was sure I heard you.

Persino l'idea di andare a fare la spesa mi rilassa, mi distrae. Mi fa sentire che il bussare alla porta diventerà così lieve da non farsi più sentire.

Innegabilmente esatto.

La redenzione possibile dall’aporia dell’irreversibilità – non riuscire a disfare ciò che si è fatto, anche se non si sapeva, e non si poteva sapere ciò che si stesse facendo, è nella facoltà del perdonare.
Il rimedio all’imprevedibilità è la facoltà di fare e mantenere promesse.
H. Arendt


....niente da aggiungere.

domenica 18 aprile 2010

il mostro (5)

Sono una personcina a cui piacciono le sorprese, di solito.
E che ama ricevere visite. La mia casa è così vuota, è bello, no, che quando non te lo aspetti qualcuno abbia voglia di vederti.
Ma, frigide gentildonne della giuria (grazie Humbert), mi si permetta di dire che CERTE visite me le risparmierei volentieri.
Ultimamente faccio sogni strani, la notte. Come se i miei pensieri si azzuffassero tra loro, senza pace.
Finisce che mi rilasso veramente solo verso mattina, dopo essermi svegliata chissà quante volte. E, puntualmente, una mezz'ora dopo suona la sveglia.
Stanotte era una di quelle notti da sogno storto, lo sapevo già infilandomi sotto le coperte. Sentivo i pensieri pungere e spintonarsi per uscire.
Ma non aspettavo visite. Il mostro mi ha colta di sorpresa. Nel bel mezzo della notte, direi. Non si può dire "alle spalle", nel suo caso, per ovvie ragioni. Ma di sorpresa. Anche perchè, nella mia esperienza, i morti non tornano. A meno che non fosse stata una finta, la sua. Una morte apparente.
Il dolore, quello sicuramente, è stato vivo e vegeto. Nuovo di zecca e insieme conosciuto.
Ho afferrato l'altro cuscino, quello che non uso mai, rigirandolo come fosse qualcuno da abbracciare, o come fosse la scopa volante della strega a cui dire "portami lontano da qui".
Ho provato a visualizzare, a pensare, a canticchiare. Inutile.
Il mostro pulsava, andava e veniva a passo di danza. Non fa ancora molto caldo, eppure ho sudato fino ad avere i capelli appiccicati alla fronte.
A un certo punto, finalmente, deve essersi stancato, perchè mi sono addormentata.
Il risveglio è stato di quelli da bocca amara, capelli arruffati e letto stile campo di battaglia, ancora aggrappata al cuscino e con le coperte tutte buttate da una parte. Neanche avessimo passato una notte d'amore troppo focosa, noi due.
Adesso sembra essersene andato di nuovo, magari era solo una toccata e fuga. Un ritorno di fiamma, come tra vecchi amanti. Se c'è una cosa che mi ha sempre fatto incazzare, sono i ritorni di fiamma, in effetti. "Scusa ma mi sono fatto la mia ex, è stato un ritorno di fiamma, ma non succederà più".
Io non lo tollero dagli uomini. Figurati se lo tollero da te. Non azzardarti a tornare.

venerdì 16 aprile 2010

"sarà una cosa che non mancherà"

E' bello quando senti nella voce di qualcun altro, qualcuno che ti ispira fiducia, altra fiducia.
Qualcuno che ha la voce che sorride, come se considerasse un po' una sciocchezza quello che dici, come a dirti: "ma come dai, davvero credi di non farcela?".
Nessuno sa come andranno le cose, è chiaro. Ma è bello sentirsi dire che c'è buona possibilità di saperla fare, quella cosa lì, la cosa più importante.
Ecco, cosa vorrei. Quell'espressione lì, quella del cucciolo. Rivolta a me. Un giorno.

mercoledì 14 aprile 2010

trincea

Che poi viene da chiedersi, a un certo punto: "perchè?"
Sia nel senso di "a causa di cosa?" che di "a quale scopo?"
Mi accorgo che stringo ritmicamente i denti, involontariamente.
Parlo, rompo il silenzio mentre la tengo abbracciata stretta, e vorrei avere un corpo gigantesco e flessibile, per avvolgerlo intorno a lei come gomma protettiva.
E' come continuare a lottare in una trincea dove non arrivano mai i rinforzi, una di quelle guerre già perse dove combatti solo perchè è l'unica cosa che puoi fare.
Ho la mente stanca e il corpo dolorante. Non è così che si può andare avanti: non sono un gladiatore.
Rosicchiamo piccoli successi, ogni volta calpestati dalle miserie quotidiane.
Ho letto che una tartaruga marina depone fino a 160-200 uova in una volta, e che poi è minima la percentuale di piccoli che sopravvive. Già.
Io le ho sempre immaginate molto sagge, le tartarughe. Dev'essere per l'espressione antica che hanno.
Mi piacerebbe, a volte, avere quella loro compostezza, quella capacità di risalire la terra ferma per deporre 200 uova sapendo che quasi tutte andranno perdute.
Mi piacerebbe avere il loro guscio, e non una pelle così sottile, che basta niente ad illividirla.
In giorni come questo non so da che parte ri-cominciare.
Ho fatto del mio meglio? ho fatto del mio meglio.
E' bastato? non è bastato.
Quindi, devo fare meglio. Ora, mie piccole amiche acquatiche, non è che avreste suggerimenti su "cosa"? o anche solo "come"?

martedì 13 aprile 2010

Stasera ho una gran voglia di scrivere.
non è vero.
Stasera avrei una gran voglia di parlare.
Ho fatto scorrere la rubrica del cellulare, ma non ho trovato nessun nome a cui confidare i pensieri odierni.
Questo dice molto su di me, immagino.
O forse no. In fondo, ci sono un paio di nomi a cui mi piacerebbe dirle, queste cose.
Non lo faccio perchè non me la sento, non voglio rovesciare su di loro la mia ansia serale.
E quindi scrivo. Come parlare con me stessa.
Il mal di testa soffriva di solitudine, e così ora si fa accompagnare da un senso di oppressione al petto.
Vorrei non avere questa sensazione di ansia. Vorrei non avere questi pensieri.
Le strade sono due...spegnermi come un televisore a cui staccano la spina, o frugare in questo ribollente casino e capire cosa mi fa stare così.
Il problema della prima soluzione, è che poi, appena mi riattivo, i pensieri e le sensazioni tornano fuori.
Ciò riporta in auge la seconda soluzione. Ma è difficile, farlo da sola. Adesso che F. mi ha abbandonata, dovrei cambiare, dovrei aprire questa porta a qualcun altro, come se niente fosse.
E' difficile, tutto quanto.
Mi è stato suggerito di conoscermi meglio, di frugare meglio dentro di me per capire cosa mi renderebbe felice.
già.
Guardare dentro di me. come se non ci fossero tante cose spaventose, dentro di me.
Io ci provo, a farlo.
E quando guardo...qualcosa riesco a vedere. Ma una volta che ho visto...non so come fare a raggiungerlo.
Anche perchè non tutto dipende da me. In parte, certo, ma non tutto.
Va bene, concentriamoci sulla parte che dipende.
Cavoli, sembra davvero poco. Mi sento così piccola.
E mi accorgo che di certe cose, davvero, non so con chi parlarne.
Quando arriviamo al nocciolo di questa questione, emerge qualcosa che non è mostruoso, nè terribile, nè vergognoso credo. Ma è così intimo, così mio, che sarebbe come rivelare la mia essenza.
E a chi si può dare una tale responsabilità?
Come si può, andare da qualcuno, e dirgli, come niente fosse " ecco ora tu sai davvero chi io sia. Conosci la mia essenza". Non è una cosa da fare con leggerezza.

toh, chi si rivede!

Il mal di testa.
E' tornato, dopo un po' di tregua.
Il collega simpaticone mi dice che per avercelo, il mal di testa, dovrei prima avere una testa.
forse non ha tutti i torti.
A volte penso proprio di non averla, la testa.
A volte vedo problemi dove non ci sono, li creo io, con la mia capacità di fare casino, con il mio terrore di leggere nello sguardo altrui ciò che magari è solo nel mio.
I bambini imparano.
I bambini si danno spiegazioni alle cose che accadono.
Io da bambina ho imparato che la spiegazione era questa"hai fatto/detto questo? ORA NON TI VOGLIO PIU' BENE".
Molto semplice, molto lineare.
E adesso non faccio altro che riproporlo. Ogni volta che commetto uno sbaglio, penso che sia l'ultimo. Che mi sono giocata tutto
Così poi peggioro solo le cose, perchè uno magari neanche ci pensava, che fosse così un problema. E invece io ci punto sopra i riflettori, col mio terrore.
In che modo potrò cambiare questa cosa che da 30 anni mi porto dietro?
A volte sembra quasi di averla risolta, e poi mi accorgo che è lì, che rialza la testa appena può. E mi domando come fare. Ci sto lavorando sopra. Ma è davvero dura.
Ed è brutto, quando pensi di aver un po' risolto, doversi dire da sola...."toh, chi si rivede! L'insicurezza maledetta!"

sabato 10 aprile 2010

marciume

Chiara dice che è normale. Che è segno che sto smaltendo tutto.
A me viene in mente una ferita che suppura,che butta fuori le ultime sacche di pus.
Un'immagine non esattamente poetica, ma adeguata.
Vorrei davvero che fosse così, vorrei che questi fossero i segnali che presto non ci penserò più per niente.
Che presto non sarò più così pronta al peggio non appena sento un respiro diverso dal solito.
Non l'avrei mai detto, ma si avvicina il giro di bo(i)a dei 365 giorni, e vorrei tanto che magicamente cancellasse tutto. Ogni ricordo.
Così da non doverci più fare i conti. A volte, quando mi accorgo di quanto salto per aria per un nonnulla, di quanto sono ipersensibile e pronta a rintuzzare una pugnalata..in quei momenti mi prende una grande rabbia. E vorrei prenderti a pugni e urlarti "hai visto che cosa hai fatto?".
Poi mi passa, quasi subito. E mi vergogno, parecchio, di un pensiero così cretino.
Passerà anche questo. Si estinguerà, come una malattia finalmente debellata.

lunedì 5 aprile 2010

oggi

Oggi brulico di vita.
Come una carogna su un formicaio.