giovedì 4 novembre 2010

punti interrogativi

a volte vorrei prendere il telefono e chiamare e fare domande.
Chiamare persone che non sento più e chiedere "Ti ricordi quel giorno? Cos'era successo davvero? E quella volta? Tu cosa pensavi? E quando poi...?"
Ho una memoria abbastanza buona, anzi a volte molto buona. Ma la memoria, si sa, non è qualcosa di fisso.
I ricordi pian piano sbiadiscono, e noi li restauriamo come possiamo, come fossero vecchie case.
Non parlo di "falsi ricordi", ma di quelli "veri", di quelli che conserviamo in mente, pensando che siano il ritratto fedele di una qualche realtà.
A volte mi confondo. A volte penso a qualcosa, e mi domando se quello che ho è un ricordo vero o qualcosa di rattoppato nel momento in cui cominciava a sbiadire.
Per questo vorrei sempre parlare, parlare. Chiedere. Sentirmi dare l'altra versione, sentirmi dire cosa è accaduto e cosa no, e quando e come.
E com'era l'aria quel giorno , e se l'autobus era affollato,e se era mirto il liquore, e se avevi in mano dei crakers, e se la moquette era blu scuro, e se e se e se.
Ci sono poche costanti nella mia vita. Poche persone rimaste nel tempo.
A volte le interrogo, chiedo, ricordo. Quando è possibile, lo faccio. Di solito ottengo facce stupite, e "come fai a ricordatelo? Io l'avevo dimenticato...".
Mi resta come un senso di incompiutezza, quando affiorano dubbi e ricordi su qualcuno che per vari ed eventuali motivi non posso avere sottomano, o anche solo sottovoce (anche nel senso di non urlarle, le domande, che non è per rabbia, ma quasi sempre solo per bisogno di sapere).
Suppongo che prima o poi si attenuerà. Probabilmente quando la mia memoria vacillerà al punto da non riuscire più a ricordare a chi chiedere cosa.
A quel punto, però, non so più nemmeno chi o cosa sarò io, probabilmente.