venerdì 29 dicembre 2006

Ferma...

Che fosse tutto già deciso era risaputo.
Ma che ci sarebbero stati
tali moti intestini (o intestinali, visto il risultato)...sono stupita di quanto si possa scendere in basso.
Il prossimo che mi apostrofa con "ma non li fai i concorsi? Ma non provi con le graduatorie? Ce ne
sono sempre di aperte, dovresti informarti sai?", riposerà in pace, ma solo dopo che avrò ballato a lungo sul suo corpo martoriato.
E' l'ennesima goccia putrida sul vaso ormai colmo, che più che traboccare dilaga.
Da ogni lato, da ogni parte, le mie dighe crollano.
Sono sempre più stanca.
Dietro le vernici scrostate si vedono le ruggini, le muffe, le crepe della mia vita.
Farò fronte, cercherò, una
cosa per volta. Per ora posso solo resistere. Senza arretrare, almeno.
Mantengo la posizione,
anch'io come "un insonnolito Rolando sull'elsa d'una rachitizzata Durendàla".
Che a volte, di notte...mi sembra di vedere all'orizzonte la gola di Roncisvalle.

giovedì 28 dicembre 2006

assenze

"Dunque merda alla cortesia. Merda ancora di più alla lingua e tanta più mmerda all’ammore!
Che imbarazzo! Che schifo!
L’amore che fa sentire giovani, che fa ritornare giovani! Si torna così giovani da pisciarsi addosso, farsela nel letto, addirittura, e dormirci dentro.
E poi l’intervallo maledetto! Le pause e tutto quello che spinge gli uomini a mischiare salive e debolezze, desideri, invidie e gelosia e nell’anelito di qualcosa, qualcosa, un cric per arrivare ad affacciarsi alla finestra, tanto per languore, per incompletezza.
Contatto, oscenità, parole grossolane, precise, moine, fandonie e balocchi. Cosa mai vi avrà fatto di bene l’amore?
Così si finisce di nuovo ai treni, né presi, né persi.
E ora devo restare o andare, o accidenti qualcuno me lo dica.
Lei controllore, col suo apparecchio per rispondere alle sue inserzioni da bordello. Prenda lei questi occhi che finora si sono riempiti dei miei, insensatamente. Affetto buttato, ricordi combusti, già fabbricati. Me ne vado, capito?
E quando vai non illuderti di coltivare assenze. Te ne vai e questo è tutto. "

Sta diventando il mio file rouge. Ciò non è rassicurante. Le assenze si allargano a macchia d'olio. Fuga centrifuga degli affetti.
Forse è il caso che rifletta un po' su me stessa, prima di decidere di abbandonarmi anch'io e andarmene.

mercoledì 27 dicembre 2006

lealtà per sè stessi

Mi guardò canzonatorio e sibillinamente disse: "Nudols la lealtà..la lealtà! Ti ricordi della lealtà? Ogni notte che non passi come vorresti, ogni volte che inganni un desiderio, ogni rinculata è un attentato alla lealtà. Devi essere davvero dove vuoi essere, devi essere con chi davvero vuoi essere. Devi dormire con la donna che ami. Nudols! Ricordi, Nudols? L'aquila non perse mai tanto tempo, come quando volle farsi insegnare dal corvo!"


Già. Come il ciondolo Auryn. Mai dimenticato dalla prima lettura, ancora. Ho sempre cercato di seguirlo, anche se non sempre forse ce l'ho fatta.
Fa.Ciò.Che.Vuoi.
La difficoltà maggiore stava, sta, nel capire davvero CIO'.
Perchè se no si rischia di farsi portare qua e là da qualsiasi folata di desiderio, lasciando brandelli di se stessi in ogni dove, persi per strada. Mi importa molto questo, più passano gli anni, i mesi e più sento la necessità di non sprecare, di non lasciar marcire nei porcili le mie rare perle.
Forse perchè sento di non essere infinita risorsa, ma anzi, ostrica lenta e difficile.
Mi guardo le mani, gli occhi, mi leggo e mi soppeso. So cosa posso offrire, cosa di me posso regalare a qualcun altro. Non mi sembra sia tanto, e allora ancora di più non posso permettermi di spandermi a piene mani, ma solo per chi davvero voglio. Per quello che davvero voglio.
E anche così, poi, si sbaglia. Ma con onore, con lealtà verso di sè. E le ferite sembrano fare meno male.

martedì 26 dicembre 2006

Soffocare

La Mamma gli racconta che una volta nell'antica Grecia c'era una ragazza bellissima, figlia di un vasaio. (...)
Sulla via del ritorno sono usciti dall'autostrada e hanno comprato una bomboletta di vernice nera.
E dopo tanto correre di qua e di là, eccoli qui: nel cuore del nulla e della notte.
Adesso, da dietro le sue spalle lo stupido ragazzino sente il rumore della madre che scuote la bomboletta di vernice, la pallina dentro la bomboletta che sbatte su e giù, e la Mamma gli dice che l'antica ragazza greca era innamorata di un giovanotto.
«Ma il giovanotto veniva da un altro paese, e doveva tornarci» dice la Mamma.
C'è una specie di sibilo, e il ragazzino sente odore di vernice spray. Il motore del pulmino cambia suono, qualcosa al suo interno fa
clunk, comincia a girare più veloce e a fare più rumore, e il pulmino dondola un po' sui pneumatici.
E così, l'ultima sera che la ragazza e il suo innamorato avrebbero dovuto passare insieme, racconta la Mamma, la ragazza portò con sé un lume e lo sistemò in modo che proiettasse l'ombra del suo innamorato sul muro.
Il sibilo della bomboletta si ferma e poi riparte. C'è un sibilo breve, poi un sibilo lungo.
E la Mamma racconta che la ragazza disegnò il contorno dell'ombra del suo innamorato, per avere qualcosa che le ricordasse il suo aspetto per sempre, qualcosa che documentasse quel preciso istante, l'ultimo che trascorrevano insieme.
Il nostro piccolo piagnone continua a fissare le luci dei fanali. Gli occhi gli si inumidiscono, e quando li chiude vede la luce splendere rossa attraverso le sue palpebre, attraverso la sua carne e il suo sangue.
E la Mamma racconta che il giorno dopo l'innamorato non c'era più, mala sua ombra era ancora lì.
Per un secondo, il ragazzino si volta verso il punto in cui la Mamma sta disegnando il contorno della sua stupida ombra sulla parete di roccia, solo che lui è così lontano che la sua ombra si estende di almeno trenta centimetri sopra la testa della madre. Le sue braccine esili sembrano enormi. Le gambette tozze si allungano. Le spalle mingherline si allargano.
E la Mamma gli dice: «Non guardare. Non muovere un muscolo, che mi rovini il lavoro».
E quel cretinetto impiccione si volta di nuovo a fissare la luce dei fanali.
La bomboletta di vernice sibila, e la Mamma dice che prima dei Greci l'arte non esisteva. È così che hanno inventato la pittura. Gli racconta la storia di come il padre della ragazza usò la sagoma sul muro per modellare una versione in creta del giovanotto, e così fu inventata la scultura.
Senza scherzi, la Mamma gli disse queste esatte parole: «L'arte non nasce mai dalla felicità».
Fu allora che nacquero i simboli.
Il ragazzino se ne sta impalato, e adesso trema in quella luce accecante, cerca di non muoversi, e la Mamma continua il suo lavoro, spiegando all'ombra gigante che un giorno sarà lei a insegnare alla gente tutto quello che la Mamma le ha insegnato. Un giorno diventerà un medico e salverà le persone. Gli restituirà la felicità. O qualcosa ancora meglio della felicità: la pace.
(...)
Le braccia nude del ragazzino tremano di freddo.
E la Mamma disse: «Controllati, porca miseria. Sta' fermo, che sennò rovini tutto».
E il ragazzino cercò di sentire caldo ma, per quanto splendesse, la luce dei fanali non emanava calore.
«Devo disegnare una sagoma precisa» disse la Mamma. «Se tu tremi, verrai fuori tutto confuso.»
(...)
E la Mamma dice: «Perciò sta' fermo, se non vuoi prenderti una sculacciata».
E sicuro come l'oro che quel marmocchio una bella sculacciata se la meritava. Si meritava tutto ciò che gli è successo. Perché lui, quel piccolo burino illuso, pensava davvero che lo aspettasse un futuro migliore. Bisognava solo lavorare abbastanza. Imparare abbastanza. Correre abbastanza veloce. Tutto sarebbe andato per il meglio, e alla fine la vita gli avrebbe dato qualcosa.
Il vento soffia e fa cadere dagli alberi fiocchi di neve asciutta, e ogni fiocco gli sferza le orecchie e le guance. E altra neve gli si scioglie tra i lacci delle scarpe.
«Vedrai» dice la Mamma, «che sarà valsa la pena di soffrire un pochettino.»
Quella era una storia che avrebbe potuto raccontare ai suoi figli. Un giorno.
La ragazza antica, gli racconta la Mamma, non rivide mai più il suo innamorato.
E il ragazzino è tanto stupido da pensare che un quadro o una scultura o un racconto possano in qualche modo rimpiazzare le persone a cui vuoi bene.
E la Mamma dice: «Hai un così bel futuro davanti.»
Difficile bersela, ma stiamo pur sempre parlando dello stesso stupido, ottuso, ridicolo ragazzino che è rimasto lì a tremare, a strizzare gli occhi contro il bagliore dei fanali e il ruggito del motore, e che pensava che il futuro fosse meraviglioso. Immaginati una persona che cresce tanto stupida da non sapere che la speranza non è che una delle tante fasi che prima o poi si superano. Che davvero ha pensato fosse possibile fare qualcosa, una cosa qualsiasi, che durasse per sempre.
Ci si sente stupidi anche solo a ricordare tutto questo. C'è da stupirsi che uno così sia sopravvissuto tanto a lungo.

lunedì 25 dicembre 2006

libertà

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

Per sopportare la piccola riunione natalizia (4 persone + il piccolo cane) quella che ha dovuto simil ubriacarsi, sono io.
Non c'è libertà da tutto, soprattutto dai propri salvagenti plumbei.
Quindi via di oblio alcolico, non del tutto ma abbastanza da riuscire a tener la bocca chiusa, ogni sorsata una parola evitata.
Cavolo quanto sono stata zitta, che gira persino un po' la testa. Ma non abbastanza da non poter ancora straziare la chitarra, e mi ronza, il suonatore, mi ronza in testa Jones e la sua libertà.
Che sia, la libertà. Che io faccio firmare solo i voti che scrivo sul diario ai bambini, e un giorno farò firmare un libro, sì, all'autore, una rivista magari anche "solo".
Ma non faccio firmare contratti, che il mio mestiere non è nè avvocato nè imprenditore..o che so...l'anima tua, ti serve proprio? No perchè con una firmetta..potrei avere un progettino per lei: nemmeno quello.
Libertà di salire e scendere scale gradini scalinate di ponti e navigli e navi. "...niente di più niente di meno..."
Raccontavo ai piccoletti le storie, nei pomeriggi d'inverno, l'usignolo dell'imperatore e tutte le altre, ed è importante rispettare la libertà altrui, dicevo, ed è vero, rispettare e aspettare, i veri marinai han tanti luoghi da esplorare e son sempre sincere le loro promesse d'intenzione.
Ci vuole di ricordare questo, la sincera volontà e l'imprevisto in agguato sempre, quando si ha il mare dentro.

And if you've got to sleep
A moment on the road
I will steer for you
And if you want to work the street alone
I'll disappear for you

domenica 24 dicembre 2006

c.e.gadda

A certe ore pareva malato nel volere.
"Un po' di buona volontà...", gli diceva la mamma, sorridendogli, studiando dargli animo, e indurre un po' di sereno su quel volto.
"La volontà....", rispondeva, "che è indispensabile agli assassini...".

sabato 23 dicembre 2006

Cesare

"Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.

Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
..."

Che non sia un buon proposito, ma una (in)quieta consapevolezza.

un cuore così bianco

" Persino le cose più indelebili hanno una durata, al pari di quelle che non lasciano traccia o che neppure accadono, e se siamo previdenti e ne prendiamo nota, le registriamo o le filmiamo, circondandoci di promemoria e tentando persino di sostituire l'accaduto con la sua mera conferma, l'annotazione e l'archiviazione - in modo tale che ciò che di fatto accade altro non è che il nostro annotare, registrare, filmare e nulla più - anche in questa perenne messa a punto della ripetizione finiremmo col lasciarci sfuggire il tempo in cui le cose realmente accadono (benché sia il tempo dell'annotazione); e mentre tentiamo di rivivere ogni cosa, di riprodurla, di farla ritornare e di impedire che passi, un altro tempo starà trascorrendo, e in questo tempo è certo che non staremo con nessuno, non risponderemo ad alcun telefono, non oseremo fare alcunché, né saremo in grado di evitare nessuna morte o nessun crimine (per quanto neppure commeteremo o provocheremo niente del genere), poichè lo lasceremo trascorrere come se non ci appartenesse, nel nostro insano tentativo di non far finire bensì di far tornare quanto ormai è passato. "

Lo so, ma a volte capita persino di perdersi a pensare non a ciò che è passato, ma a ciò che in un altro tempo NON è stato. Capita per distrarsi da ciò che ORA non può essere, dal sentirmi comunque e sempre in errore con me stessa, in ritardo sempre.
Che poi se appena mi fermo e guardo, ho tanto di cui esser grata e felice, come le praterie, e le navi, e la macchina parcheggiata sempre lì in quelle stradine da cinesi e passanti strani.un cu

sabato 16 dicembre 2006

anime che si toccano

...I remember that time that you told me, you said
Love is touching souls
Surely you touched mine....

Mi piace questo, l'idea di due anime che si toccano, di due menti che si sfiorano, chiamarlo con la parola che si vuole, il centro è quella sensazione di calore.
Sentirsi dire (con quel tono incredulo scocciato da è colpa tua, perchè mi fai i dispetti?) "sai che, addirittura, ci sono, pensa..delle volte che mi manchi persino un po'".
E poi che capita, anche, che io azzecchi la frase, il pensiero giusto in risposta, in sintonia con il tuo. Touching...
Questi sono i veri regali, festività o meno.
Come i granchi da Sam Wo e il viso di Tracy.
E quella pace necessaria. Surely you touched mine.

domenica 10 dicembre 2006

Nato

Non ci sarò martedì.
Non credo che sarò necessaria. Si sa che in certe occasioni sono i parenti a sfilare, anche quelli che mai ti aspetteresti, scomparsi da e per anni, e saranno tanti, già preannunciati.
Questi momenti sono sempre affollati, le cose vanno così.
Io allora aspetto. Quando sarà passato qualche giorno, e la sollecita ondata di gente sarà scemata in altre occupazioni, ti prometto che sarò pronta a passare più spesso ancora da Laura, a portarle le vecchie foto da guardare insieme, a parlare di te, di Benis e di tutte le altre ombre.
Se potessi ti farei l'ultima carezza. Ciao Nato, dormi ora.

venerdì 8 dicembre 2006

nessun dove

«Grazie.» Richard guardò la donna vestita di pelle. «C'è davvero qualcosa da temere? Cosa c'è sul Knightsbridge, o Night's Bridge che sia cosi pericoloso?»
«Solo quello che hai detto.»
«Intendi un tipo in armatura?»
«Intendo quel tipo di armatura che cala quando finisce il giorno. Questo c'è da temere.»
La mano di Anestesia andò in cerca di quella di Richard, che la afferrò con forza, una piccola mano in una più grande. Lei gli sorrise e ricambiò la stretta.
Quindi misero piede sul ponte, e Richard iniziò a comprendere il buio: il buio come qualcosa di solido e reale.
Richard sentiva che gli sfiorava la pelle, cercando, spostandosi, esplorando: gli scorreva nella mente. Poi gli scivolò nei polmoni, dietro gli occhi, in bocca...
A ogni passo la luce della candela diventava più fioca. Si accorse che la stessa cosa stava accadendo anche alla torcia della donna vestita di pelle.
Buio, totale e assoluto.
Rumori. Un fruscio, un movimento inconsulto. Richard sbatté le palpebre, accecato dalla notte.
I suoni erano sempre più cattivi, più affamati. A Richard parve di udire delle voci: un'orda di giganteschi
troll deformi, sotto il ponte...
Qualcosa nell'oscurità scivolò accanto a loro e li superò.
«Cos'è?» squitti Anestesia. La piccola mano tremava in quella più grande.
«Shh!» sussurrò la donna. «Non attirare la sua attenzione.»
«Che succede?» bisbigliò Richard.
«Il buio» spiegò con calma la donna vestita di pelle. «Tutti gli incubi che emergono al calare del
sole, fin dai tempi delle caverne, quando ci si rannicchiava gli uni accanto agli altri alla ricerca di calore e sicurezza. Questo è il momento di avere paura dell'oscurità.»
Richard si rese conto che qualcosa gli stava strisciando sul viso. Chiuse gli occhi: tanto non faceva alcuna differenza rispetto a ciò che vedeva o sentiva. La notte era assoluta.
E fu allora che cominciarono le allucinazioni.
.....
.....
.....
Ci fu un crepitio, e un chiarore cosi forte da far male. Era la fiamma della candela, nel suo candelabro di bottiglietta di tamarindo. Non aveva mai fatto caso a quanta luce può produrre una singola candela. La sollevò con orgoglio.
«Sembra che abbiamo attraversato con successo» disse la donna vestita di pelle.
Richard si accorse che il cuore gli batteva all'impazzata, che non riusciva a parlare. Si costrinse a respirare lentamente per calmarsi.
«Suppongo» disse esitante «che non siamo mai stati veramente in pericolo. Era come il castello delle streghe... dei rumori nel buio. E l'immaginazione fa il resto. Non c'era niente da temere, vero?»
La donna lo guardò con aria di compatimento, e Richard si rese conto che nessuno gli teneva la mano.
«Anestesia?»
Dall'oscurità sulla cima del ponte giunse un rumore sommesso, come un fruscio o un sospiro.
Una manciata di perline di quarzo scese ticchettando dalla curvatura del ponte, nella loro direzione.
Richard ne prese una. Veniva dalla collana della ragazza-ratto.
«Sarà meglio... Dobbiamo tornare indietro. È...»
La donna sollevò la torcia, illuminando il ponte. Richard poteva vederlo tutto, ed era deserto.
«Dov'è?»
«Andata» rispose la donna con tono piatto. «Se l'è presa il buio.»
«Dobbiamo fare qualcosa» disse Richard.
«Del tipo?»
Lui apri la bocca. La richiuse. Maneggiò il piccolo blocco di quarzo e osservò gli altri, a terra.
«Non lo so.»
«È andata» ripeté la donna. «Il ponte si prende un pedaggio. Sii felice che non abbia preso anche te. Ora, se stai andando al mercato, è per di qua, da questa parte. Vieni?»
Richard rimase là al buio per alcuni istanti scanditi dai violenti battiti del suo cuore pesante, poi infilò nella tasca dei jeans la perlina di quarzo e segui la donna, che lo precedeva di qualche passo.
Nel seguirla gli venne in mente che ancora non conosceva il suo nome.

mercoledì 6 dicembre 2006

Montale

lo sai: debbo riperderti e non posso.
come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera di sottoripa.
paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia ai vetri. cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia da te.
e l'inferno è certo.



Semplicemente perfetto.

io

Sono fuori posto.
Anzi no. Si penserebbe che ci sia anche un "dentro" posto, per contrasto.
E' più appropriato dire che sono no-posto. Ah..Neil Neil...potrei offrirmi come tributo al tuo ponte della notte...se ci fosse qualcuno da aiutare nella traversata.
Ma neanche questo. Che figura ridicola divento.

Per gentile concessione di T.S. E.

"Non sono Amleto, nè dovevo esserlo;
semmai un nobile del seguito, uno che va bene
per rimpolpare un passaggio, iniziare una o due scene,
consigliare il Princpie; facile da usare, certamente,
contento di essere utile, deferente,
calcolatore, cauto e meticoloso;
pieno di frasi altisonanti, ma un po' ottuso;
a volte in effetti, quasi ridicolo...
quasi, a volte, il pagliaccio."

lunedì 4 dicembre 2006

spesa...

- Quanto costa al kg scusi la bresaola?
- 25,52.
- ...
- ...
- ah ok allora niente grazie piuttosto...quel prosciutto in offerta?
- 5 euro.
- ecco. Un etto grazie.

I peperoni rossi (0,99 al kg) o i peperoni gialli (0,79)?
gialli ovviamente.

E la pasta, qual è dunque quella in offerta?

E no non si compra qui, la verdura, benedetto sia il lidl con le sue code interminabili, piuttosto!

E mai un extra una birra un caffè il giornale un libro... Mai niente veramente. Ma queste sere a fare la spesa mi stendono. Ormai è un meccanismo automatico, la conta dei centesimi, la ricerca, la rinuncia a qualcosa.
E non in previsione di chissà che, "solo" di arrivare a fine del mese con ancora qualche soldo sul conto, che mi sta anche scadendo l'assicurazione della macchina, Giuda ladro.
Sono stufa, oggi...banalmente, trivialmente stufa.

venerdì 1 dicembre 2006

ciao Juri

Prof prof mi fai una dedica sul diario, domani, dai?

E così, a casa, a cercare nei miei vecchi diari di scuola, le frasi delle amichette, le cosucce carine, le scritte affettuose.
E invece salti fuori tu.
Io avevo 17 anni e il fidanzatino. Tu 20 e stavi per partire militare.
Conosciuti d'estate, si distribuivano i giornali insieme, 8 ore per quelle 35'000 £ al giorno.
Mi ricordo che mi aiutavi quando io troppo piccola non riuscivo a prendere i pacchi in fondo ai container senza rischiare di caderci dentro.
Mi ricordo che mi dicevi "so che hai il moroso, ma vorrei solo parlarti ancora qualche volta". Qualche volta, sì, ci siamo visti e abbiamo chiacchierato, così diversi io e te, e io che non capivo poi che ci fosse di male, tu parlavi e io pure, ed eri curioso di me e delle nostre vite diverse.
Mi ricordo che non c'erano i cellulari, che il penultimo giorno sei arrivato con carta e penna e "parto tra un mese credo, me lo dai l'indirizzo che ti scrivo, almeno?". Non è mai successo altro, mi sorridevi e mi raccontavi e mi dicevi "grazie".
Mi ricordo poi che questa cosa, queste tue lettere scritte nei foglietti sgrammaticati in cui mi dicevi di Falconara, Falcatraz, scrivevi, non andava bene, al moroso.
E così una volta alla fine di lunghe discussioni che ora reputo inutili, tutto quello che avevi scritto...non tanto davvero, non credo ti fosse congeniale ma ti sforzavi...tutto via, finito via.
Oggi non lo rifarei. Terrei tutto e basta. Cose mie. Cose innocenti, e mie. E ricordi.
E poi è passato qualche anno, e l'ho scoperto per caso del tuo incidente. Mi ricordo che ti avevo visto, quanto...due tre mesi prima...sei ancora bella hai detto, e poi più niente.
E adesso salti fuori in un foglietto sfuggito quel giorno.
Dicembre 1996, "venerdì vengo a casa in licenza...proverò a venire sotto casa tua..magari ti vedo..se trovo il coraggio".
Chissà come stavi, poi. Poche domande e risposte veloci e poi via. E poi si passa davanti ai cartelloni, distratta ...e ci sei tu, lì in sordina.
Chissà chi è venuto a salutarti, quel giorno. Quando ti ho visto io, era tardi anche per quello.
Mi dispiace. Volevo solo dirti che ti ricordo. Tu adesso non puoi ricordarti nulla, e anche potendo non so se mi penseresti.
Vorrei solo salutarti.

sabato 25 novembre 2006

- Tesoro, che hai fatto al braccio?
- mi sono tagliata
- E’ un gesto da persone immature, in cerca di attenzioni. Ti ha dato sollievo?
- No.
- Ti ha allentato la tensione?
- No.
- Ti ha dato sollievo?
(silenzio)
Ti ha dato sollievo?
- No.
- Non capisco perché l’hai fato.
- Allora chiedimelo.
- Ti ha allentato la tensione?
(un lungo silenzio)
Posso guardare?
- No.
- Vorrei guardare, per vedere se è infettato.
- No.
(silenzio)
- Lo sapevo che l’avresti fatto. Lo fa un sacco di gente. Allenta la tensione.
- Tu l’hai mai fatto?
- …
- No. Figuriamoci troppo sano troppo sensibile. Non so dove l’hai letto, ma non allenta la tensione.
(silenzio)
Perché non mi chiedi perché ?
Perché mi sono tagliata il braccio?
- Ti va di dirmelo?
- Sì
- Allora dimmelo.
- CHIEDI
ME
LO.
(un lungo silenzio)

“Psicosi delle 4.48” , in: Sarah kane "Tutto il teatro" PP 193-95


Avevo quell'elenco...discretamente stropicciato, di cose per cui vale la pena. Le aggiunte non vincono la battaglia col pennarello nero che impietoso cancella e lista a lutto le perdite.
Non è incredibile, sicuro, è solo che con due conti un po' spassionati... la mia scomparsa sconquasserebbe la vita di due persone, e addolererebbe in maniera significativa altre due.
Al di fuori di questo quadrilatero...la mia assenza verrebbe assorbita nell'atmosfera come lisciare le pieghe a una coperta.
E sono sicura che nessuno di questi quattro cantoni avrebbe una vaga idea di cosa come perchè. E probabilmente sarebbe in buona parte colpa mia. Mi dispiace, non so fare di meglio. Non ho idea di come proteggere te e me contemporaneamente, per esempio...e tu vorresti. Sto cercando di salvaguardarti come posso...ma non si è mai visto un guardaspalle senza cicatrici. Concedimelo.

mercoledì 22 novembre 2006

click!

"....e ti sei fatta male????
Che vuoi che ti dica...saranno un po' dei miei accidenti che ti sono arrivati."
...click! tutututututututut.....
Per quanto ancora? Dovrò pagare a vita?
Sono andata via. Lo so. E tu? Non ti ricordi niente tu?
Va bene, come vuoi.
Cosa posso fare io..., per esempio però d'ora in poi rispondo solo alle chiamate di cui vedo il numero.
O forse è vero..sono solo un mostro e me lo merito e me lo meritavo.
Ma tu...che ti fa sempre piacere, sapere di nuovi lividi...tu invece...no. Ma non ti ascolti?
Forse sì. E ormai, mi dico, non importa.
Io spengo tutto. E un giorno la smetterai.
Buonanotte

martedì 21 novembre 2006

sirene

Gli abissi marini mi hanno sempre inquietato.
E ricordo le descrizioni...a scuola..le sirene...che paura.
Queste donne...voce che chiama...a dire appoggiati sul mio petto, adagiati tra le mie braccia, lascia le difese, io sono qui per te...lo sai?
A dire vieni vieni non avere paura abbandonati.
A gridare implorare sussurrare ululare ti prego vieni portami via non vedi quanto è profondo questo abisso? allunga la mano ti prego portami via, aiutami aiutami aiutami, sii forte avvicinati aiutami.
ogni volta. visi contorti dalla disperazione, dal pianto
Cazzo.
Ogni volta. Non posso andare via. Il braccio scatta, teso al limite
E quando sono troppo vicina...all'improvviso vedo. E non piangevano...non piangono affatto...ridono in faccia al mio stupore doloroso. Ridono della nuova compagnia trovata per il loro abisso che non lasceranno mai. Mai. tantomeno ora, che. Ed è solo tanfo di alghe, acqua fredda che mi avvolge e manca l'aria e bestemmio me stessa e ogni volta polmoni feriti nel risalire e brandelli di me lasciati in pegno. E lo sguardo deluso...ma come...non resti qui? abbandonati abbandonati abbandonati questa volta non ti faremo male.
Non è vero, non è vero mai...urlo ma non mi sentono, non mi senti, presa dalla tua litania torna torna ti prego torna aiutami adagiati e poi salvami afferrami e abbandonati e torna.
E ogni volta dico no no no basta basta.
E poi ti rivedo lì e penso che forse questa volta...se tendo la mano...la afferrerai per venire via...per uscire da quell'acqua scura. Penso che questa volta, cazzo, questa volta cambierà qualcosa. E poi sono alghe fredde e gorghi melmosi, e dolore che esplode.
Spiego le ali poi, sangue che gronda e cimitero di piume nelle tue mani...e il tuo grido più lontano mi artiglia il cuore.
Ma finchè non stramazzerò ancora...inseguo il vento che mi guidi lontano.


p.s. E' stato a parlarne con te che è uscita quell'immagine...parlando con te che non ti rendi conto di quanto fai per me, di quanto sei importante e prezioso
Anche solo per questo...per questo quadro che hai scatenato improvviso nella mia mente.

domenica 19 novembre 2006

avviso ai naviganti

Nessuno ha mai pensato a me in quel modo.
Non lo credevo possibile.
Per me.
Tutto questo.
Una nave...così perfetta nel suo essere incastonata tra quei palazzi, col suo improbabile fedele faro al fianco.
Questo, ancora, mi commuove.
I pensieri. le attenzioni. Per me.
erano proprio per me.
Non riesco ancora a crederci.
Per me.
Non casuali, non capitati così, senza motivo. pensati per me. Come quell'ombrello, come quelle braccia a tenermi stretta, come quegli occhi a rubarmi a me stessa e come.
Non so fermarmi dal pensare grazie.
E' una cosa preziosa. Una cosa rara e meravigliosa che conservo dentro di me e conserverò e curerò piano piano.
E tu che ti stupisci e dici che l'offerta incondizionata che trapela, trabocca, mio malgrado quasi, dai miei occhi..è inconcepibile.
Sbagli prospettiva. E' l'unica possibile. L'unica che possa salire a bordo di quel veliero.
Sono felice.

venerdì 17 novembre 2006

Marilyn e Toni

"Aspetta da molto?"
"Non importa quanto si aspetta, ma chi si aspetta".

giovedì 16 novembre 2006

basta

-.Che storia, dopo tutto sto tempo. Una vita...un peccato perdersi di vista così però..e poi ..pensa te..anni fa, avevo una mega cotta per te. ti stavo proprio dietro..eri bellina! ...ma scusa...eh, a proposito...stai passando un brutto periodo? Ti vedo stanca..boh...o è solo che non ci vediamo da un paio d'anni? Oh, non dico mica, il tempo passa anche per me...-

Qualcuno gentilmente mi passerebbe un enorme palata di cacca di cavallo?

E va bene, lo ammetto. sono stanca stressata fuori forma. Merito quindi un'esecuzione sommaria? mi sono rotta di sentirmelo dire.
E tanto per la cronaca, le occhiaie ce le ho SEMPRE. da quando ero bambina. E lo so già, GRAZIE, che mi fanno assomigliare a un procione. in questi casi...repetita stressant.
Bah...

mercoledì 15 novembre 2006

vorrei

E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano

perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole


Mi piacerebbe darti qualcosa...o anche solo dirti. Dirti davvero, non solo parlare, qualcosa di utile, di buono.
E invece mi sento sempre così goffa. Il massimo che posso fare...consigli per gli acquisti, sinceri, certo, dal cuore, davvero...ma che sono niente poi, tipo la camomilla alla vaniglia...che è buona sì...ma questo poi già lo sapevi.
Chissà.
Sono turbata stasera.
Chissà.

martedì 14 novembre 2006

Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage prennent des albatros..

L’albatros per spiccare il volo, deve necessariamente gettarsi da un’altura. Se disgraziatamente viene a trovarsi sulla spiaggia le sue lunghissime ali sbatacchiano inutilmente sulla sabbia senza poter decollare. Se non si leva un brusco vento che lo faccia sollevare sulle ali, morirà d’inedia sopra un letto di rena.
L’albatros aspetta così l’uragano come un salvatore.

Sì.

lunedì 13 novembre 2006

accudire e navigare

Era già l'ora che volge il disio
ai naviganti, e intenerisce il core
lo dì ch'han detto ai dolci amici addio;

Purgatorio_Canto VIII

Mi torna e ritorna in mente.
Solo questo. Credo di capire la sensazione.
Sapore metallico di naufragio nell'aria.
Forse è questo il punto, stasera.

"Batteva sul ferro e rollava il mio treno dell'addio e, signore, niente c'è di più crudele al mondo di un volto visto per l'ultima volta. In una casa vuota, in un atrio vuoto, rannicchiato e rinchiuso sul pavimento contorto nel caglio del mattino. Dopo di allora, quando il treno rolla, si fa caso a tutto... al cappello che si ha in testa, a che lacci si hanno alle scarpe, ai colori degli scialli delle ragazze zingare nel vagone. (...) I binari corrono come lame e il treno non lascia dietro altro che parole...
E anche questo significa, vedete, l'avere avuto un'epopea. Averci in corpo un dolore vero da mangiare. Da portarsi dietro come un cane e accudirselo bene, che anche di quello c'è fa temere che possa finire. "

E' tempo di novello. Anche questo è un naufragio, di quelli rosso rubino. I fondi del bicchiere mi guardano beffardi, sfidandomi.
Ma io facendo finta di niente vi mescolo e rimescolo. Prima o poi riuscirò a confondervi.
Alla salute.

sabato 11 novembre 2006

presagio

Ha detto una cosa strana ma significativa, ricordo le parole esatte, ha detto: “E’ stata una serata bellissima. E non si ripeterà”.

"Prologo a Chiedi alla polvere."

Letto e subito ho sentito freddo. Qualche giorno fa...ricordo bene.
Lui, quell'altro grande scrittore, sì, lo dice. Anzi, se lo sente dire. E io ho pensato...no. No. No. Sono io.
Che fosse un segno del destino, che gli dei stavolta avessero voluto dare un piccolo segnale di preavviso, prima?
grazie. Avevo colto avevo colto. Nonostante le parti rovesciate...non era un rompicapo. E' stata più morbida la realtà, così?
non so. So che ero abbastanza preparata, so che me lo aspettavo.
So perchè me lo aspettavo. Quanta sapienza in tanto poco spazio eh? Eppure...
Sono un po' triste lo stesso, dopotutto, diceva qualcuno saggiamente "eterna risorge sempre la speranza. Come un fungo velenoso".
E quindi....per quanto uno sappia si dica si convinca si ripeta si prepari...c'è sempre l'ultimo fuocherello (azzurro) da soffocare.
Ma in maniera dolce, perchè in fondo...è tutto ciò che ho.
E adesso mi chiedo...se provassi a chiedere alla polvere, cosa mi risponderebbe. Ma per ora..tengo per me le domande, è saggio farlo, se si ha paura della risposta. Un giorno forse.

Buon santo. Alzo il bicchiere. E sorrido. Consapevole di me stessa, che l'unico modo in cui posso perdere, è essere persa.

mercoledì 8 novembre 2006

tutt'altro binario

...
Sentì suonare il telefono nella stanza gelata
e si svegliò di colpo e capì di averla solo sognata.
...
Avevano parlato a lungo di passione e spiritualità.
E avevano toccato il fondo della loro provvisorietà.
Lei disse sta arrivando il giorno,
chiudi la finestra o il mattino ci scoprirà.
E lui sentì crollare il mondo,
sentì che il tempo gli remava contro,

schiacciò la testa sul cuscino,
per non sentire il rumore di fondo della città.

Io. Mica lui.
oggi sarà bologna, per poche ore. Tutt'altra bologna, ma le strade percorrere sono le stesse. Non sarà facile. Tutt'altro binario.

sapevo

mi conosco. Lo sbarco, la strada, il semaforo, la libreria improvvisata nella piazzetta....ho camminato svelta, per un po', occhi sulle vetrine per riempirli e non pensare troppo.
ma mi conosco.
Ho cercato di evitare il vicolo...poi ...invece, mi sono fermata, pochissimi secondi, mano a sfiorare il muro, più o meno lì..dove ricordo. Pochi secondi davvero, ma ci dovevano essere. come una benedizione, un augurio, un.
Feltrinelli, la vetrina, mancava il musicista da strapazzo ma veniva spontaneo comunque cercare l'incavo di un braccio a cui agganciarsi.
Vagare punteggiato da piccole pause, a ricordarsi un momento una frase uno sguardo un bacio.
Binari, quanti binari.
Per fortuna ero in treno, niente cartelloni pubblicitari e negozietti cinesi...troppo difficile tornare lì...troppa emozione.
Chi lo avrebbe mai immaginato. Non è più la stessa la città. Giobbe...le Madonne...i venditori di rose e i proprietari dei negozietti con minuscolo bagno sul retro...avvertono la tua assenza.
E mi guardano e strizzano l'occhio e mi dicono...lo senti anche tu eh, che manca?
Fratellanza di nostalgia...ma poi siamo fortunati...perchè come potremmo avvertirla, se non avessimo avuto il calore della tua presenza? Ne vale tantissimo la pena.

martedì 7 novembre 2006

e mi chiedo..

Se fossi stata diversa, magari.
O solo...
Se fossi capitata in un momento diverso.
Non posso chiedere.
E se potessi farlo non ce ne sarebbe bisogno.
Nastro di Moebius inutile che si rincorre da solo.

stasera vorrei sentirmi in pace, la camomilla Montana del piffero che non sa di niente non lascia neanche un vago retrogusto di calma.
Ho una paura che lo so solo io.
Perennemente in bilico. il lavoro...la vita...
Tutte queste scelte fatte, e in via di , tante da riempirci cassetti e cassetti di sogni rinunce corse chiamate tentativi fallimenti.
Tutte queste scelte...un giorno le guarderò tutte insieme e spero sempre di poter sorridere.
Io intanto vado avanti, seguendo ciò che sento, cercando di ascoltarmi e di ignorarmi, a volte anche.

Cosa sarò in grado di fare, di offrire?
Me stessa. Ma sarà abbastanza?

lunedì 6 novembre 2006

buonanotte

Questa sera ho troppe parole dentro. Nessun orecchio in cui riversarle, anche. Perché sono troppo private, sì, perché sono troppo intime, si trascinano dietro come tela di ragno altre parole altre immagini altri momenti. Ci sono io, nelle mie parole. Forse è questo il problema. Non posso rovesciarle come biglie sul pavimento…perché nessuno tranne me poi le raccoglierebbe. E allora a che scopo…. Le tengo qui, le ricaccio indietro anche se le sento, aggrappate alle labbra, punzecchiare gli angoli asimmetrici di questa bocca, ansiose di saltar fuori. Ma no, basta. Non ne posso più di vederle calpestate, trattate come foglie secche da calciare per gioco. Sono stanca. Se fossi diversa, magari. Ma sono sogni da sera troppo inoltrata per essere credibili.

mercoledì 1 novembre 2006

orrore

Esterno notte. Gambe stanche dal camminare, ci si ferma in una specie di pub. Niente di speciale, finchè non si conquista un tavolo.

- (bla bla bla...) ma mi ascolti?
-.....SI'!
-...ehm...c'è qualcosa che non va?
- ....NO!!! perchè, dovrebbe?!?!?!?!
- ...senti..cos'è successo? sei diventata strana di colpo..ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?
-....NO, senti lascia stare. Guarda...lasciamo perdere..
- ...dimmi.. dai. mi preoccupo se no..
- Senti il problema è che ti sei tolta la giacca. E sei scollata. E hai visto che V. ci ha subito buttato l'occhio?! eh?
- Il tuo moroso?!?!?!?! ma va'......
- L'ho visto benissimo. Appena hai tolto la giacca, alè, osserviamo nel dettaglio!!!!
-....ma a parte che V. ...nei miei confronti, non ha MAI avuto atteggiamenti del genere, ....non me ne sono nemmeno accorta, scusami se te l'ho chiesto ma all'improvviso sei incazzata. Però scusa perchè ce l'hai con me, cos'ho fatto?
- Ti sei tolta la giacca...e anche se non ci hai fatto caso, mi viene da incazzarmi con te, ci sono rimasta male che abbia subito guardato: ce l'ho anche con lui, ma tu hai la tua colpa. Potevi anche metterti un'altra maglia!!!!

....
....
....

Due ore. Due ore a vederti ignorarmi, due ore a sentirti dire a lui " ma no amore, sono solo un po' stanca, va tutto bene scusami".
Due ore in cui ovviamente, come al solito, io e lui potremmo essere due piante d'appartamento per quanto siamo attratti violentemente l'una dall'altro. Due ore in cui tu mi dici "sei scollata, non potevi evitare, che sai che V. è uno che gli piacciono queste cose?". Dettaglio che siamo in 7-8, stasera, che siamo nel casino generale di una festa di halloween che piaceva a te e che io odio, dettaglio che sta benedetta maglia la porto da un millennio, dettaglio che te la sei presa con me perchè secondo te lui ha fatto qualcosa.
Poi arrivi e dici "mi è passata sai? E' che lui guarda sempre tutte, ho pensato che avesse guardato anche te. Guardalo adesso, com'è stanco..poverino...non fa tenerezza?". Sì. Un sacco. Scusate ma io andrei anche a casa, la serata dell'orrore ha superato ogni aspettativa.

domenica 29 ottobre 2006

incanto

All'improvviso è diventata una notte da inchiostrare, da picchiettare come pioggia sulla tastiera.
E dire che i presagi c'erano tutti, per un sonno di quelli lunghi fino a mattina quasi.
silenzio irreale...l'occhio azzurro (unico da tempo) del gatto di peluches mi fissa e io gli rispondo che non è quello che conta. e che lo so. che non è stato quello. No no. E che in realtà sapessi cosa è successo, cosa in particolare è contato... ha incantato....fosse qualcosa di chiaro e definibile, forse avrebbe meno forza.

...Non dormo ho gli occhi aperti per te...

E torna, nella mente, l'incanto. già.

mercoledì 25 ottobre 2006

gol

...che cosa splendida le parole. anche solo per un attimo, magari uscite senza volere.
Dea. per esempio. Sono cose che volenti o nolenti restano nella memoria.
Come un primo sguardo troppo vicino perchè poi non diventi vicinanza più morbida e sensazione di latte caldo al posto del sangue...
Occhi. per esempio.
Sei sempre così?, per esempio. E che questo sia bene, stupore e meraviglia...sì sono così...e scoprire che così, va bene.
E' bello. Come certe volte all'alba..momenti perfetti. Un'alba di ore.
E' un gol. di quelli seri.
Di quelli che " dopo c'é l'armonia, capisci? E questo succede centosessantatrevolte nella vita, dopo si muore. E questo è molto importante, molto importante."
162.
Già. Non riesco a non pensarci e non ci provo neanche più..lascio fluire in me il pensiero e la sensazione.

Ike: Allora, cosa vuoi fare stasera? Qualunque cosa. Possiamo andare al cinema, a... ti porto a ballare se vuoi. Qualunque cosa, decidi tu.
Tracy : Qualsiasi cosa?
Ike : Assolutamente.
Tracy : Ok... so cosa possiamo fare.
Ike : ..togliti quel brutto sguardo dalla faccia.
Tracy : Taci. Non è brutto.

martedì 24 ottobre 2006

per vicoli e parcheggi

La pace è necessaria, ma non improvvisata.
O qualcosa del genere. E dire che l'ho avuta davanti agli occhi per un po', per un pezzo...colore alla scena, già bella di suo. Eppure ricordo meglio altro. Voci, sensazioni, vicinanze sguardi (e non era il mio quello pericoloso).
A volte gli dei si distraggono un attimo, e capita qualcosa di inaspettato...di bello, di..estraneo. Un rapimento vero e proprio, liquefarsi quasi totale della capacità di controllo. Super Io che boccheggiante a fatica mi bacchetta sulle dita e mi fa essere brava più che posso..ma non è mica così facile anzi.
Sensazione di cosa bella, limpida...naturale come certo stringersi senza pensare parlare prevedere.
Ci sarebbe da riflettere, forse,ma per intanto, grazie. Sì. Non mi aspettavo, non credevo, non speravo. Posso dire che in fondo in fondo...Allen ha ragione. Certo momento...credo che se Giobbe avesse dato un'occhiata non avrebbe avuto da ridire.
Mi ritengo fortunata. Ci sono persone a cui una cosa del genere non capita mai. Lo so per esperienza. E ora...ma pensa te. roba che lascia secchi, se la pensi a ritroso e non ci avresti mai scommesso su. Io che non sono facile al lasciarmi andare, al farmi avvicinare, da buona volpe selvatica. ma sopra a tutto c'è una strana sensazione di vicinanza di pensiero. Bello. Rilassante questo e tutto il resto...au cointraire. E mi chiedo, in luogo meno improbabile..che cosa...come...Chissà, vedremo forse.
Ma non dovesse più ripetersi...posso sempre dire che per una volta gli dei mi hanno strizzato l'occhio. Mica roba da niente.

lunedì 23 ottobre 2006

10'000 giorni

da quando sono nata.
Mi sembrano tantissimi...e così poche tracce lasciate.

mercoledì 18 ottobre 2006

notte

Shomer, Ma Mi-llailah?

Sembra non debba finire mai.
Finchè sfuggo il mio stesso riflesso nelle vetrine, allontano il disgregarsi.
Ma la notte torna e sono di nuovo sempre le 2.30 come le 4.48.

"Una linea tratteggiata sulla gola
TAGLIARE QUI"

E tutto questo correre solo per non cadere indietro, per rimanere ferma nello stesso posto.
E sorge, lecita, la domanda..ma a che (chi?) giovo?
Non so.

martedì 17 ottobre 2006

vacanza: assenza-vuoto-mancanza

"Non cercate a tutti i costi libertà e piacere in una stagione, per quanto questa stagione sia l'estate, per quanto questa estate sia caldissima e lunga, per quanto questo lungo sonno della fatica si diliati - come un ventaglio- in un 'assenza. Perchè questo è il vero senso della parola vacanza: assenza - vuoto - mancanza."

"Diario di bordo. Storia di Malinka e del suo dottore" F. Rizzi


Terza telefonata nell'arco di poche ore, ricevuta. A sentirmi dire "mi dispiace". dev'esserci qualcosa nell'aria in questo periodo. Assenza vuoto mancanza. Un trittico che, paradosso, riempie di nulla assordante questa giornata.
Cosa succede?
forse è solo sfortuna, o il mio malo umore di oggi rende difficile accettare le svolte improvvise della vita.
Ma...ma faccio fatica.
Si accumulano le piccole cose oggi. Piccole..ma sì, via, piccole, c'è sempr qualcosa di più ingombrante...che poi piomba su tutte come un falco. E c'è l'ultima chiamata, inaspettata.
E che faccio ora?
Io ho paura, per domani: una paura irrazionale, sicuro, lo so anch'io. ma ho paura. E lo avevo già detto "ho paura. ti prego, vieni con me?" io che di solito non chiedo queste cose per vergogna e disabitudine.
ma ho paura stavolta. anche se immotivata (spero, mi dico, mi convinco). Ma tanto ormai. "scusa scusa scusa...mi ha appena chiamato R. e devo vederla, proprio domani sì, non ce la faccio a venire là, proprio non farei in tempo.."
Porca e anche puttana...a parte dire "capisco...no no non preoccuparti..no no tutto bene, dai, ci sentiamo quando torno". Cosa dovrei dire o fare? Vorrei non puntare la sveglia domattina e far passare la giornata senza fare nulla. Ma sarebbe peggio. E magari sono solo ansiosa. Anche se.
E poi dici "hai la voce strana...sei troppo tesa".
Può darsi. Forse non mi ero spiegata bene. Forse non ti ho dato modo di capire, quando ho detto "ho paura" e tu hai sentito "sto bene".
Devo regolare meglio il volume, e scandire meglio la prossima volta. E imparare una buona volta che non si deve far conto su...che non si deve pensare che. Che bisogna accettare meglio.
Adesso bisogna lasciar decantare il tutto. Perchè c'è sempre un po' di fondo che deve depositarsi. Poi la trasparenza torna fuori, e il giallo oro mi rincuora e penso che il grano poi non sia inutile. E sorrido lo stesso. E domani mi chiamerai, ti chiamerò e spero di poterti dire "dai è andata, sono tornata sono qui" e sarà passata la nube. Ma non è facile pensarlo ora.
Adesso bisogna lasciar decantare. Senza agitare. senza pensare a domani. Senza pensare a oggi.

lunedì 16 ottobre 2006

il colore del grano

Il piccolo principe torno' l’indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice.
Col passare dell’ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi;
Scoprirò il prezzo della felicità!
Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos’e' un rito ?" disse il piccolo principe. "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
"E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.
C’e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi' ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi' e' un giorno meraviglioso ! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi,i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah !" disse la volpe, "...piangerò".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe,
"io, non ti volevo far del male,ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E’ vero", disse la volpe.
"Ma piangerai !" disse il piccolo principe.
"E’ certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni ?"
"CI GUADAGNO", disse la volpe, "IL COLORE DEL GRANO".

...e la paura di affezionarsi...perchè poi, ogni volta che ci si trova bene..se ci si trova qualche volta bene...poi tutto deve finire.
Già. Qualcosa che conosco e ho sperimentato.
Ma.
Ma.
Ma.
Non importa. O se importa...io aspetto, lo stesso.

Sulinari the fox.

domenica 15 ottobre 2006

diario di...

A quel punto - ricordo -
la conversazione era già scivolata lentamente
da bocche troppo aperte
ad orecchie troppo chiuse.

E così d'improvviso si alzò il vento
e gonfiò le vele dell'incomprensione.
Dentro oceani di lotte inutili
abbiamo navigato fino a confonderci
abbiamo perso la rotta
e la voglia di cercarla ancora.


"Diario di bordo. Storia di Malinka e del suo dottore".

Grazie. E' stato bello parlare e vedere che i brandelli di me che scivolavano in giro venivano raccolti e spolverati, messi da parte e poi di nuovo porti verso di me con pazienza.
C'è stato tempo per camminare tanto, in una pace verde che lascia senza fiato.

giovedì 12 ottobre 2006

che tu sia per me il coltello

Come mi piacerebbe scriverti diversamente. Come mi piacerebbe essere uno che scrive in un altro modo. Le mie parole sono così pesanti. In fondo avrebbe potuto anche essere semplicissimo no? Come quando si chiede:”Dimmi piccino, dove ti fa male?”. Allora chiuderei gli occhi e scriverei in fretta: volesse il cielo che due estranei vincessero l’estraneità. ... Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità, per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: “Con lei oggi ho stillato verità”. Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anch’io lo sarò per te, prometto. Un coltello affilato ma misericordioso – parola tua.


Resta il fatto che il mio migliore e più affilato coltello sono io. Manca forse quel pizzico di misericordia in più. Ma è bello incontrare per un attimo altri occhi che sembrano volerti vedere davvero. Inaspettato.
L'importante è non illudersi troppo che questo accada. Fermarsi prima, alla sensazione che sia possibile.
Ma è bello..lo stesso..come un bacio in fronte non sperato. benedizione laica come della strega del Nord...perchè no?

mercoledì 4 ottobre 2006

lavoro

Si inizia domani.
E' strano. tornata ieri e domani si firma per nuovo lavoro con ragazzi.
Più grandi stavolta, degli ultimi a cui ero abituata. Si vedrà che fare.
Almeno la ruota gira in qualche senso, stavolta. temevo mesi a casa. Non è ancora un lavoro sicuro, si parte come sostituta, che non è come dire che il posto è mio.
ma sempre meglio di zero. Vediamo il bicchiere mezzo pieno, prima di scolarcelo tutto.
Ora vorrei telefonare anche ...a te..e dirtelo, e raccontarti le impressioni, le paure, le mie solite ansie da prestazione.
ma non si può aver tutto.
Stringo forte l'aria sperando che comunque un abbraccio arrivi fino là.

sabato 30 settembre 2006

Penelope

A volte mi chiedo quanto mi ci impegno, a rovinare con le mie mani le tele che io stessa filo.
Spero, a volte, nel sonnambulismo come giustificazione...io non c'ero..se c'ero dormivo e non sapevo...facevo ma non vedevo. Sono innocente, frigide gentildonne della giuria (ciao Vladimir).
Che in realtà...quando le dita si muovono veloci a strappare fili e ingarbugliare le matasse del giorno prima...ne ho vaga sensazione...come di inevitabile...mi dico non dovrei ma...che fare...se non riesco a fare altro.
Un virus...o forse mi avvicino solo quando so che mi brucerò e che poi sarà tutto da rifare...perchè non posso andare avanti in maniera lineare.
Catastrofi. Polvere. Vuoto. Fondamenta. Costruzioni. Catastrofi.
Non l'ho voluto. Ho lottato con tutta me stessa. O fore me lo dico per assolvermi? Ma non mi sembra...vedi il sangue sulle mani? Mi sono ferita cercando di raccogliere i cocci, di fermare le lame. Di fermare anche la tua, di mano. E allora...adesso. Adesso non succede. non succederà più. Va bene. Lo so. Ti credo. ma. Mi dispiace. Non posso. E' tardi.

"...guardami..." dice "perché non parli...?"
dice "fermati prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli? E sbrigati prima che
sia troppo tardi, perché non parli...?"

Tutto passa. Ma certe cose rimangono in mente. Mi dispiace. anche per quello che hai fatto tu.

venerdì 29 settembre 2006

coehn

If you want a lover
I'll do anything you ask me to
And if you want another kind of love
Ill wear a mask for you

If you want a partner
Take my hand
Or if you want to strike me down in anger
Here I stand
Im your man

If you want a boxer
I will step into the ring for you

And if you want a doctor
Ill examine every inch of you
If you want a driver
Climb inside
Or if you want to take me for a ride
You know you can
Im your man
...
And if you've got to sleep
A moment on the road
I will steer for you
And if you want to work the street alone
Ill disappear for you

If you want a father for your child
Or only want to walk with me a while
Across the sand
Im your man
...


Che relax quest'uomo...ah Leonard...che bellezza..ogni tanto sentire certe cose...che poi...vorrei solo un po' di pace. mica altro.
solo la calma. e il tempo di tirare un respiro lungo e poi ricominciare.

sabato 23 settembre 2006

addii

"..Mi sento abbandonato perchè non mi hai nemmeno detto - Ti abbandono -".

F. Rizzi


"Se me ne restavo lì era perchè cercavo di provare il senso di una specie di addio. voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. E' una cosa che odio. Che l'addio sia triste o brutto non me importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio."
J.D. Salinger

Inchino profondo. Mi tolgo il cappello a cilindro e davvero mi inchino... davanti a chi sa far parlare i miei pensieri.

non c'è l'acqua alta

Giornata di solitudine oggi. Ho sempre odiato le domeniche, ricordo da adolescente...apprezzavo Leopardi e il suo sabato del villaggio...e la melma della domenica arrvivava puntuale.
oggi dopo giorni di caldo soffocante sembra quasi fresco...il cielo è coperto. Sarà che proprio oggi volevo andare in piscina? in incognito, appena fuori città....fuori da una città dove già non mi conosce nessuno, precauzioni quasi inutili.
vorrà dire che non mi farò fregare da questa finzione di frescura..manteniamo i programmi, ogni tanto può essere divertente.
Non c'è l'acqua alta!Non c'è l'acqua alta! NON C'E' L'ACQUA ALTA!!!
With love, sperando che ti arrivi questo saluto speciale.

giovedì 21 settembre 2006

Cinderella

Che poi, dopo tutto questo...tutto quello che sai dirmi è..."lo dicevano anche i Cinderella...per una volta che delle canzoni ricordo non solo la musica..proprio questa dovevo ascoltare?.."
Per quanto mi possa piacere una canzone, per quanto possa avere ricordi sensazioni emozioni...per quanto.
tutto quello che alla fine riesci a spremere...è questo. Ma forse..detto da te...dovrei pensare che in fondo è il massimo.
Non lo so. non riesco a muovere un passo. il passo. come dici tu, SOLO un passo. solo UN passo.

I can't tell ya baby what went wrong
I can't make you feel what you felt so long ago

Tam Lin e Lexy

"...se solo avessi saputo quel che so oggi ti avri strappato gli occhi grigi per infilartene due d'argilla. Se solo ieri avessi saputo che non saresti più stato mio ti avrei estratto il cuore di carne per mettertene uno di pietra..."

e così...Tam Lin...
E così...quel libro che torna sempre. I cani di Babele. Quanto amore...per un libro..in un libro.
la cagnona, Lorelei...alla fine...mi sento di somigliarle...e Lexy...Lexy cara...quanto mi ci sento vicina..quanto ci sono vicina.
e tu..che dopo aver letto dici "e poi dici che non sei pazza."
E va beh.. e poi un giorno anch'io vorrrei che qualcuno mi offrisse i cubetti di uova e cercasse di prendersi cura di me. O forse no. Forse il più bel cavaliere non è per me.
La regina delle fate dovrà pure interpretarla qualcuno...non possiamo essere tutte jane...

sabato 16 settembre 2006

"ho visto un piccione suicidarsi e ho pensato a te"

E questa vorrebbe essere la mia Nemesi? Le vie della vita sono varie e anche eventuali, va bene, ma a volte si esagera. Eppure gentile, a dirmi che mi hai pensato..seppure in una circostanza particolare...ma che voglio di più? che pretendo? neanche avessi il diritto di sindacare sulle cose...
E poi l'insonnia, comunque, talmente profonda che neanche sembra possibile non aver dormito più di 6 ore in due notti di follia.
E dire che certe cose le ho sempre lette sui giornali, al limite sentite raccontare...mai pensato che mi ci sarei trovata in mezzo, e senza sapere cosa fare, soprattutto.
con un'alternanza frenetica tra decisioni quasi opposte e troppo dolore addosso.
Ogni volta penso che non rifarò errori, e poi scopro di averne fatti, di avere annodato legami dove credevo non ci fosse nulla...e adesso come si fa?
Dovrei forse sventrare il povero piccione e leggere gli aruspici?
Lasciamo perdere. Perchè le parole giuste vengono sempre dalle bocche sbagliate?
Qui piove e non piove. E tutto sembra comunque diventare fango.

domenica 10 settembre 2006

"...perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte."

E' un periodo di dolore, di ferite private che a dirle sembrano troppo piccole per poter fare tanto male. E invece..
E allora si legge e si rilegge, e a volte salta fuori qualche frase, che magari non avevi mai considerato con quegli occhi.
Occhi velati, da giorni.

mercoledì 6 settembre 2006

Mi manca chiunque

già solo per questa frasettina sul retro della copertina, "La scopa del sistema" meritava. poi ha meritato nel tempo una seconda lettura. grandioso Wallace.
Stasera penso che abbia ragione. mi manca chiunque. O forse nessuno. Non so. forse soffro solo l'ultima afa prima delle foglie secche. Forse quando dico qualcuno...come Saverio cerco solo la mia Astrid...o forse non esiste.
Se potessi tornare indietro di un paio d'ore, per lo meno mi sentirei meno idiota. E potrei continuare a credere..ad altro. Ingannarmi pensando non è vero, in fondo non so. So. E' che mi piace troppo danzare sui rasoi, forse. ...
I hurt myself today to see if I still feel...
Forse ha ragione chi mi dice che è colpa mia..questo continuo scompenso tra ciò che c'è e ciò che manca e vorrei.
Perfetto. E ora che lo so...il passo successivo qual è? io conosco solo quelli che continuo a danzare da tempo...non ne ho ancora trovati altri che durassero. Forse sono proprio io il mio problema.
Come sono sempre stata. Nonostante tutto...incuriosisco.
C'è sempre qualcuno che si avvicina...non dura ma c'è sempre, fin'ora.
Una solitudine strana...con molta gente intorno. nessuno che vede, tutti che osservano.
what have I become? my sweetest friend...everyone I know goes away in the end.
Forse è meglio se non mi guardo allo specchio.
Mi hanno detto che ho uno sguardo che scende dentro. Ogni volta che provo con me stessa però ...mi spiace ma soffro di vertigini e vorrei solo finire lì.
Ma alla fine...non c'è nessun altro in vista, in realtà. sarà meglio che impari a farmi compagnia un po' meglio.

event horizon

Un orizzonte degli eventi è sostanzialmente una previsione della relatività generale che fenomenologicamente dovrebbe dare luogo ad un "confine" tale che tanto la materia, quanto la luce non lo possano attraversare. Ciò che può succedere in prossimità di un orizzonte degli eventi non è facilmente prevedibile in termini della sola relatività, ma richiederebbe una complessa modellizzazione della materia, che può dare luogo a fenomeni diversi. Da un punto di vista osservativo le evidenze riguardanti fenomeni di orizzonte sono relativamente scarse ed indirette, anche se comunemente si ritiene che l'esistenza di oggetti astrofisici compatti identificabili con buchi neri si possa dare per assodata.
Un orizzonte degli eventi divide lo spaziotempo in regioni causalmente sconnesse, dal momento che esse non possono interagire tramite alcunché.

Affascinante. regioni causalmente sconnesse. E se fossero anche casualmente sconnesse, o anzi..casualmente connesse? come io, me e me stessa ci sentiamo da tempo?

Bella conversazione ieri sera...semplice in fondo...a dire con stupore "tu mi ascolti..davvero...", e la solita conclusione sarà stato il vino la stanchezza il relax sarà stata la sera il buio sarà stato il telefono la passeggiata il cibo sarà stato che non sei vicina che sei lontana che non ci sei sarà stato questo a farmi parlare così e non si ripeterà.
Dicono che è una superficie immaginaria questo orizzonte degli eventi..eppure la sento. Appena intravedo...qualcosa...sfugge...slitta quel tanto perchè siano di nuovo mondi diversi e muti..o urlanti..ma sempre in ritardo l'uno sull'altro a non sentirsi.

lunedì 4 settembre 2006

lamento boliviano

Me quieren agitar
me incitan a gritar
soy como una roca
palabras no me tocan

adentro hay un volcan
que pronto va a estallar
yo quiero estar tranquilo...

Es mi situación una desolación
soy como un lamento, lamento boliviano
que un día empezo y no va a terminar
y a nadie hace daño...

...pietre e bastoni possono rompermi le ossa, ma non c'è parola che farmi male possa! Vero Chuck?
E perchè invece non è affatto così?
Le parole sono la mia linfa e il mio veleno. E' inutile negarlo..

domenica 3 settembre 2006

non chiedere

Dalle colline si vedevano le stelle. tantissime, da tanto non le vedevo così. Una notte luminosa. Rilassarsi...guardare..riconosco sempre solo il carro, ma è la mia piccola soddisfazione vedere che c'è...
Silenzio, stelle, quasi freddo...parole. Il tempo passa troppo in fretta, in quest'alternanza di meraviglia e disillusione che mi lascia stremata.
Vorrei lasciarmi cadere...due braccia aperte per me, ad accogliermi. Per un po'...acciambellarmi in un abbraccio.
In silenzio, per favore. Le parole lasciamole per un'altra volta. Le conosco a memoria, come ritornelli stanchi che dicono sempre: non chiedere non chiedere non chiedere. E poi: anche se lo so che non chiedi, lo so che non chiedi . E poi: continua così, a non chiedere, per favore. Per favore.
Scrollo le spalle. "dammi quello che vuoi, io quel posso"... parole in prestito a dire quello che ho sempre fatto, senza spostarmi mai di tanto...eppure..ancora...a volerne nuova conferma sempre, a dire: non chiedere non chiedere non chiedere, ricordati di non chiedere.
Silenzio per favore. Vorrei solo vedere le stelle. Stella cadente. Desiderio espresso in fretta...che sia possibile, per una volta...non dover ri-siglare sempre lo stesso accordo? Perchè sempre quelle mani avanti, a proteggere da una caduta mai sfiorata? non chiedere non chiedere non chiedere lo so non chiedi ma non chiedere eh? non farlo non farlo non farlo, dì che non lo farai, non farlo.

venerdì 1 settembre 2006

quoi...

Ci sono i momenti perfetti. Perfetti a modo loro...come una margherita in mezzo al sangue, come il tramonto durante un naufragio...mai come l'apostrofo rosa del poeta...
Sto ancora rigirando le scene nella mia testa, pensando come e quando e cosa...è vero? E' vero. E adesso? E adesso...
Si può tenere in mano questa perla spinosa. Si può? non so..ci sto provando.
E c'è chi aspetta a braccia conserte e dice fai decidi vai vieni prendi togli ma tu sempre tu solo tu mentre io aspetto.

Quoi
d'notre amour fou n'resterait que des cendres
moi
j'aim'rais qu'la terr's'arrête pour descendre
toi
tu m'dis qu tu n'vaux pas la cord'pour te pendre
c't à laisser ou à prendre- joie
et douleur c'est ce que l'amour engendre
sois
au-mois conscient que mon cœur peut se fendre
soit
dit en passant j'ai beaucoup à apprendre
si j'ai bien su te comprendre
- amour cruel
comme un duel
dos à dos et sans merci
tu as le choix des armes
ou celui des larmes

lunedì 28 agosto 2006

mare

Forse l'ultimo bagno della stagione (nonchè il terzo in totale).
Vento nuvole e spiaggia quasi nuda.
Ma l'acqua era bassa e piacevole...granchiolini avventurosi che zampettavano leggeri sulle mie caviglie.
Fine estate...
Chissà se l'uva dell'autunno sarà buona.

giovedì 24 agosto 2006

passerà anche questa stazione...

E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore

ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore

ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole

ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore.

Il problema è che a quanto pare importa...e ogni stazione...è dolorosa...ma ci sono voci come questa che sono balsamo sulle ferite. Passerà passerà...ma sì....e domani...

mercoledì 23 agosto 2006

psicosi delle 4.48

"Sono triste
Sento che il futuro è senza speranza e le cose non possono migliorare
Sono stufa e insoddisfatta di tutto
Sono un fallimento completo come persona
Sono colpevole, vengo punita
Vorrei uccidermi
Prima riuscivo a piangere ora sono oltre le lacrime
Ho perso interesse negli altri
Non riesco a prendere decisioni
Non riesco a mangiare
Non riesco a dormire
Non riesco a pensare
Non riesco a vincere il senso di solitudine, di paura, di disgusto
Sono grassa
Non riesco a scrivere
Mio fratello muore, il mio amante muore, sono io che li uccido Galoppo verso la morte
Ho terrore dei medicinali
Non riesco a fare l'amore
Non riesco a scopare
Non riesco a stare sola
Non riesco a stare con gli altri
Ho i fianchi troppo grandi
I miei genitali non mi piacciono
Alle 4 e 48 quando la disperazione mi fa visita mi impiccherò al suono del respiro del mio amante
Io non voglio morire
Mi sono depressa così tanto al pensiero della mia mortalità che ho deciso di suicidarmi
Io non voglio vivere
Sono gelosa del mio amante addormentato e desidero ardentemente quel suo stato di incoscienza indotto
Quando si sveglia lui invidierà la mia notte insonne di pensieri e discorsi non impastati dai farmaci
Ho deciso di consegnarmi alla morte quest'anno
Alcuni diranno che questa è autocommiserazione
(sono fortunati a non sapere quanto è vera)
Altri capiranno solo la sofferenza
Sta diventando la mia normalità
......"

E così via, cara Sarah.
oggi mi sento particolarmente in sintonia con te.
Altre volte preferisco tirare sassate al gabbiano che mi diceva che il corpo non è altro che un grumo di pensiero, perchè o mi prende in giro o io proprio i grumi non li so sciogliere perchè il pensiero è ancora peggio. Manca l'aria, o ce n'è troppa.
E' possibile sentirsi costretti e contemporaneamente desiderare delle mura, dei confini?
C'è qualcosa di sbagliato, qualcosa manca e qualcosa è di troppo.
Se si potesse veramente sciogliere il grumo.
C'era quella storia...quella del principe a cui la strega aveva fatto un nodo nel cuore...e lui non ricordava più il nome dell'amata, o il proprio...ricordi di bambina...e qualcuno...forse di nuovo l'amata, la principessa buona, toccandogli il petto scioglieva il nodo ghiacciato. Questa immagine mi è rimasta, il tocco che scioglie i nodi, che libera e aiuta.
Io non sono capace. Le 4.48 per me di solito arrivano, non so perchè, alle 2.30. Quasi un appuntamento galante col buio.
sono stanca.

venerdì 11 agosto 2006

alone you breathe

You were never one for waiting
Still I always thought you'd wait for me
And have you from your dreams awakened
And from where you are what do you see

Which of us is now in exile
Which in need of amnesty
Are you now but an illusion
In my mind alone you breathe

You believed in things that I will never know
You were out there drowning but it never showed
Till inside a rainswept night you just let go
....


Ogni volta che la ascolto mi manchi e lo penso fortissimo e piango e magari sono in macchina e lo so che è pericoloso...

Tomorrow and after
You tell me what am I to do...
Gotta get back
Gotta get back
Gotta get back
What am I to do

Mi manchi tantissimo.
E sono passati già o solo 4 anni. E non mi hai neanche visto laureata. Ci penso tanto sai... E avrei voluto...ti avrei messo in testa l'alloro.. Però c'ero, prima, ti ricordi vero che c'ero? Fino all'ultimo. Sempre. E ho anche chiamato la banda, dopo, la sentivi l'ho fatto...
E arrivavo di corsa appena chiamavi, o chiamavano i vicini...si sentono delle urla...forse è caduta..venga qualcuno...
Lo sai vero? e adesso io cosa devo fare???? mi manchi...
Mi hai sempre minacciato con gli occhi che ti ridevano..e poi verrò..verrò a tirarti per i piedi, di notte...cazzo...vieni per favore...ti giuro che non mi spavento, o se mi spavento poi mi passa ma tu vieni che mi manchi.
ti prego dai una sera una mattina una notte quando vuoi.
ieri ho visto una stella cadente...esaudisci il desiderio dai ...dai...per favore....mi manchi...tanto.

domenica 6 agosto 2006

by this river

Here we are stuck by this river
You and I underneath a sky
That's ever falling down down down
Ever falling down

Through the day as if on an ocean
Waiting here always failing to remember
Why we came came came
I wonder why we came

You talk to me as if from a distance
And I reply with impressions chosen
From another time time time
From another time.

Il problema è questo vetro tra noi, questa barriera trasparente e sottile che se la ride dei miei..tuoi..tentativi di andare oltre.
Non so tu...ma io sono piena di graffi e schegge...e se non valesse più la pena leccarsi le ferite?

mercoledì 2 agosto 2006

P.R. (per ricordo)

Per Ricordo

...Ho vissuto il terrorismo, stragi rosse e stragi nere,
aeroplani esplosi in volo e le bombe sopra i treni.
Ho visto gladiatori sorridere in diretta,
i pestaggi dei nazisti della nuova destra.
Ho visto bombe di stato scoppiare nelle piazze
e anarchici distratti cadere giù dalle finestre...
MCR



2 AGOSTO 1980

Ricordare ricordare ricordare. sempre.




Se qui c'è la metà del mio cuore, dottore,
l'altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all'alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.
E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano
dall'infermeria
il mio cuore se ne va, dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.
E poi sono dieci anni, dottore,
che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
niente altro che una mela
una mela rossa, il mio cuore.

E' per tutto questo, dottore,
e non per l'arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione,
che ho quest'angina pectoris.
Guardo la notte attraverso le sbarre
e malgrado tutti questi muri
che mi pesano sul petto
il mio cuore batte con la stella più lontana.

N. HIkMET

venerdì 28 luglio 2006

J. Marias

Non ho voluto sapere, ma ho saputo che una delle bambine, quando non era più una bambina ed era da poco tornata dal suo viaggio di nozze, entrò nel bagno, si mise davanti allo specchio, si aprì la camicetta, si tolse il reggiseno e si cercò il cuore con la bocca della pistola del padre, il quale si trovava in sala da pranzo in compagnia di parte della famiglia e di tre ospiti. Quando si udì lo sparo, più o meno cinque minuti dopo che la bambina si era allontanata da tavola, il padre non si alzò subito, ma rimase per qualche secondo paralizzato e a bocca aperta, senza osare masticare nè ingoiare e meno che mai sputare il boccone nel piatto; e quando finalmente si alzò e corse verso il bagno, quelli che lo avevano seguito videro che mentre scopriva il corpo insanguinato della figlia e si metteva le mani nei capelli continuava a spostare il boccone di carne da una parte all'altra della bocca, ancora incerto su cosa farne. Aveva il tovagliolo in mano, e lo mollò solo dopo un bel pezzo quando si accorse del reggiseno scaraventato sul bidè, e allora lo coprì con la salvietta che teneva o stringeva nella mano e che le sue labbra avevano macchiato, come se provasse più vergogna alla vista di quel capo intimo che a quella del corpo riverso e seminudo con cui l'indumento era stato a contatto fino a poco prima: lo stesso corpo che era stato seduto a tavola, che aveva attraversato il corridoio e si era poi fermato davanti allo specchio. Prima ancora, con un gesto automatico, il padre aveva chiuso il rubinetto del lavandino, quello dell'acqua fredda, che era quasi completamente aperto. QUando si era fermata davanti allo specchio, e si era poi aperta la camicetta per togliersi il reggiseno e cercare il cuore, la figlia aveva pianto, poiché, riversa lì sul pavimento freddo dell'enorme bagno, aveva gli occhi pieni di lacrime che non si erano viste durante il pranzo né potevano essere spuntate dopo che era caduta a terra senza vita.
Contrariamente alle sue abitudini, e a quelle di tutti, non aveva messo il chiavistello alla porta, cosa che spinse il padre a immaginare (ma per un attimo e quasi senza pensarci, fintanto che deglutiva) che forse, mentre piangeva, la figlia aveva atteso o sperato che qualcuno aprisse la porta e le impedisse di fare quel che aveva fatto, non con la forza, ma con la sola presenza, scorgendo la sua nudità mentre era ancora in vita, o mettendole una mano sulla spalla. Ma nessuno (tranne lei, proprio perchè non era più una bambina) era andato in bagno durante il pranzo.

martedì 18 luglio 2006

"Quel che rimane a galla, quel che resta della bufera ce lo portiamo dietro con noi sino a casa, compreso il salvagente del ricordo che, tutt’altro che leggero, fa si non ci si allontani mai troppo dalla propria storia."

Grazie Paolo.
Per me che pendolo tra estremi, strappi sanguinolenti e ricuciture strette....trovare così, all'improvviso, qualcosa che mi entra nella testa e di cui penso "vero...vero...avrei voluto sentire io queste stesse parole".
Sono un'idrovora di parole...da sempre....mi piace scoprire che qualcun altro ha espresso i miei pensieri..meglio di come avrei fatto io.
E per quanto mi riguarda...i naufragi e le bufere sono qualcosa di inevitabile, necessario anche. come i ricordi. Con un occhio all'orizzonte e un braccio intorno al salvagente...cercando di capire...dove sia casa...cosa sia casa...

giovedì 13 luglio 2006

sssaino

- Ragazzi forza, prendete su lo zaino e andiamo..hey...lo zainoooo...-
- Ma che..sei straniera?-
-?!?!?!-
- Ma sì..cos'è lo SSSSSAINO? lo ZZZaino si dice..-
- eh va bhe lo zaino sì-
- ZZZ, ZZZaino, non SSSAINO, dai!!!-

Che ridere, straniera di 140 km, ecco svelato il mistero.
E poi diciamo integriamoci, mediamoci con le diverse culture. In fondo non siamo poi così diversi, no, bimbi? E loro ti guardano, occhioni spalancati e testoline inclinate...curiosi. E io che ho i loro colori, la loro lingua.... io salto all'occhio già solo per una parlata così..come dire, vagamente diversa,...per quella cadenza, anzi cadenSa, che mi fa subito riconoscere. Ma sarà? Risate, insieme ai bambini. Di cuore e di gola. E a chiedere "maestra maestra...ci dici "pizza"? daiiiii dici pisssssssa...."
E sabato un tuffo nelle origini, a ritemprare e curare questa SSSS che ho sempre odiato e che ora mi scopro a coccolare, e a sorriderci sopra.
Quasi un marchio, pensavo, e ora invece una cosa mia, un filo di ragno con una città vicina ma lontana.
...zaino...pizza...zuzzurellone....e via ridendo, ad libitum.

venerdì 7 luglio 2006

pioggia

Perché è la perdita la misura dell'amore?
Non piove da tre mesi. Gli alberi scavano sonde sottoterra, inviano radici di riserva nel suolo arido, radici che aprono come fossero rasoi ogni vena gonfia d'acqua.
I grappoli si sono appassiti sulle viti. Ciò che dovrebbe essere turgido e sodo, resistente al tatto per aprirsi in bocca, è spugnoso e piagato. Quest'anno non avrò il piacere di rigirare gli acini bluastri fra indice e pollice e di impregnarmi di muschio il palmo della mano. Perfino le vespe sdegnano quelle esili gocce marroni. Perfino le vespe, quest'anno. Non è stato sempre così.

Jeanette Winterson - Scritto sul corpo

Per piovere piove, qui. Un sacco. L'umidità si taglia a fette, pioggia dal cielo, vapore afoso dalla terra.
Non manca di sicuro la pioggia. che cosa allora?....saperlo...ma comunque, non è stato sempre così.
Forse è questo che fa spalancare gli occhi e la bocca a forma di ooooooh tristemente stupita. Non è stato sempre così.

lunedì 26 giugno 2006

via

...Evaporato in una nuvola rossa,
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione,
d'amore troppo "Se mi vuoi bene piangi"
per essere corrisposti. ...

Ci sarà un momento in cui le cose saranno chiare? in cui capirò cosa succede e saprò qual è la scelta giusta?
Perchè c'è sempre un tassello che si muove e trascina nel viaggio tutti gli altri?
E soprattutto....perchè devo piangere, per farti capire che ti voglio bene? Sempre pronta a farmi notare qualsiasi spostamento che ti sembra centrifugo rispetto a te.
Il tributo deve essere pagato a intervalli regolari, altrimenti tutto viene messo in discussione e credi che solo perchè ora vivo un po' più distante non ci sia più posto per te.
"perchè sei andata via?" come se la risposta dovesse essere "per colpa tua" oppure "per fare un dispetto a te" o "perchè non ti voglio più bene".
Cristo.

sabato 24 giugno 2006

dolce

- che poi..sai una cosa? hai un viso...un viso...come dire..dolce. E' strano...non brutto, ma insomma, è dolce.
-...ehm...grazie.
- ti sarai mica offesa? guarda voleva essere un complimento. ci stavo pensando prima e non riuscivo a trovare..la cosa... Dev'esser per questo che poi sembri carina a guardarti...cioè...rassicuri. Sai ci sono donne che ti colpiscono e dici "socc'...", con te invece uno si sente tranquillo. ...cioè...
- ok...ok.... grazie del...... complimento. beviamoci su dai .
- ecco sì, dai..

Cronache da una serata "particolare".
sarà destino trovarsi sempre nella situazione per cui il gruppo si allontana e tu sei un filo indietro, e di fianco qualcuno ti parla e si racconta e srotola la sua vita in qualche minuto dritta dritta nelle tue trombe di Eustachio?
Finendo nella maggioranza dei casi per dire troppo, per telefonare dopo qualche giorno e dire "scusa..forse ho esagerato l'altra sera...non so...ho parlato di cose che..insomma spero di non averti imbarazzato....però adesso mi vergogno un po'...sai non parlo sempre così, di cose mie..."
Figurarsi. Non c'è problema.
Doctor sweetness is in.

....
La nonna Alma godeva di perfetta salute, per cui l'energia del nonno avrebbe potuto perfezionarsi fino a divenire quasi magistrale.Dopo colazione la nonna chiamò la sua dama di compagnia, e in tono udibile a tutti i presenti, disse seccata:
"Asunciòn, ti spiacerebbe dire alla mia famiglia che, compiuto il sacrosanto dovere cristiano di far visita alla nonnina adorata, ora possono togliersi dai piedi? In queste condizioni non si riesce a leggere un cazzo".
"Bene, andiamo che la nonna deve riposare," moderò Félix.
...

venerdì 23 giugno 2006

viaggio

viaggio che rasenta i limiti di un brutto film di Alberto Sordi....
(ve lo meritate, Alberto Sordi!!!!!).
Da casa...verso casa.
Mi lascia sempre perplessa questa migrazione, a volte apro gli occhi dopo essermi appisolata e per un attimo non mi ricordo più in che direzione sto viaggiando, per andare dove. Andata o ritorno.
Sono stanca. Pensavo che sarebbe stato tutto diverso.
pensavo di avere meno radici, di essere meno ramificata in giro, e invece mi accorgo della forza di certi legami che credevo logorati dal tempo.
Ogni giorno una nuova sorpresa.

pessoa

Oggi la mia anima è triste fino al corpo. Tutto me stesso mi duole: la memoria, gli occhi, le braccia. In tutto ciò che io sono c'è come una specie di reumatismo. Sul mio essere non ha nessun influsso la luce limpida del giorno, il cielo di un grande azzurro puro, l'alta marea immobile di luce diffusa. Non mi lenisce affatto il lieve soffio fresco autunnale, come se l'estate non passasse, che dà tono all'aria. Nulla è nulla per me. Sono triste, ma non con una tristezza definita, e nemmeno con una tristezza indefinita. Sono triste là fuori, nella strada dove si accumulano le case.
Questa descrizione non traduce esattamente ciò che sento, perchè nulla può tradurre esattamente ciò che qualcuno sente. ma tento di dare l'idea di ciò che sento, un miscuglio di varie specdie di io e della strada estranea, che , proprio perchè la vedo, anche'essa, in modo sotteraneo che non so analizzare, mi appartiene, fa parte di me.
Vorrei vivere diverso in paesi lontani. Vorrei morire altro tra bandiere sconosciute. Vorrei essere acclamato imperatore in altre epoche, oggi migliori perchè non sono di oggi, viste in un barlume colorito, inedite di sfingi. Vorrei tutto quanto può rendere ridicolo ciò che sono e perchè rende ridicolo ciò che sono. Vorrei, vorrei...Ma c'è sempre il sole quando brilla il sole e la notte quando arriva la notte. C'è sempre la pena quando la pena ci duole e il sogno quando il sogno ci culla. C'è sempre quello che c'è e mai quello che dovrebbe esserci, non perchè è meglio o perchè è peggio, ma perchè è altro.


una giornata come un'altra per iniziare qualcosa.