lunedì 30 novembre 2009

insight

A volte all'improvviso si squarcia il velo di Maya, e intravedo qualcosa di me che non vorrei vedere.
Mi costa uno sforzo enorme, continuare a guardare.
Certe volte mi deludo proprio, da sola.
Come quando mi rendo conto, in un momento, di aver perso di vista tutto tranne il dolore che sento io.
Oggi ti ho guardata, e ho visto la gioia e la bellezza e la vita. Non vedevo altro.
Poi c'è stato quel piccolo movimento, e mi sono ricordata di un'altra volta in cui l'hai fatto.
E mi sono ricordata di quanto stavi male, per quanto non ne parlassi mai.
E' questo che mi ha colpita. Tu non ne parlavi mai. Ne hai accennato solo qualche mese fa.
Solo ora che l'uragano è passato. E allora ho cominciato a capire. A vedere.
E mi domando se non avrei potuto fare di più, per aiutarti e per metterti in condizione di sentirti accolta, di sentire che avresti potuto parlarne.
Perchè è così, avresti potuto.
Eppure...tu non parlavi e io non vedevo. E ora che stai bene e hai pian piano raccontato...ora che stai bene io ti guardo e il primo istinto è dirti "ora stai bene".
Che cazzo di persona, che sono a volte. Che cazzo di amica.
E' faticoso, ammetterlo. Che certe volte sono proprio peggio di quanto credessi.
A questo punto...come mi hanno insegnato..ci lavorerò sopra. Anche se, persino adesso, una parte di me ha voglia di ricucire lo strappo e far finta di non avere visto. E fare finta di non essere ancora così indietro, nel mio lavoro su me stessa.

domenica 29 novembre 2009


Maybe there's a God above
And all I ever learned from love
Was how to shoot at someone who outdrew you.

And it's not a cry you can hear at night
it's not somebody who's seen the light

it's a cold and it's a broken Hallelujah...

sabato 28 novembre 2009

Nourishing & soothing coconut body cream

Ho soppesato il vasetto di crema tra le dita, guardandolo perplessa per qualche istante.
Mi sono ripromessa di agire, con cura, con precisione, senza pensare neanche per un attimo, finchè non avrò finito.
Colonizzazione del bagno di casa dei miei, eseguita.
Conquista della vasca da bagno, vero obiettivo, eseguita con altrettanto successo.
Lavato capelli con quella specie di shampoo che sa di rosmarino, e poi messo anche il balsamo per vedere di districare i fili di ragnatela che costituiscono la mia capigliatura.
Ho preso da casa il vasetto, pieno a metà, regalo di un compleanno di qualche anno fa.
Dev'essere bello tosto, l'aroma che ci hanno ficcato dentro, perchè basta svitare il tappo per essere immersi in un delizioso (almeno per me) profumo di cocco.
Ed è stato qui che il pensiero si è fatto avanti, il maledetto.
Una vocina che sussurra, con aria noncurante: ma cosa ti metti a darti la crema a fare, mi spieghi? ma cosa ti scortichi la pelle con quella spazzola dura...nessuno deve vederti nuda, nessuno ti sfiorerà nemmeno un centimetro di pelle, nessuno si avvicinerà quel tanto da sentire che odori di cocco come un grosso biscottone.
Ma è stato solo un attimo. mi ero ripromessa che oggi avrei fatto le cose per bene, SENZA dover per forza avere un motivo.
E così, ho ficcato le dita nella crema e ho iniziato giudiziosamente a spalmarla come mi avevano insegnato. In cerchi concentrici. ho solo dimenticato se bisogna andare in senso orario o al contrario, ma anche Mowgli, appena uscito dalla jungla, avrà avuto i suoi problemini, no?

La macchia umana

"Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui."

P. Roth


Non serve dire che l'onorevolissimo Philip R. a me provoca dipendenza.
E che mi prostro ogni volta di fronte a ciò che scrive.
Che dire? oggi più che mai, mi torna in mente questa frase, tra le tante di questo romanzo potente.

E, vai tu a capire la mente umana, sull'onda delle letture rothiane, ricito,da Everyman:


"Solo di sfuggita gli sovvenne che poteva essere illusorio pensare, a cinquant'anni, di poter trovare un buco che sostituisse tutto il resto."

mercoledì 25 novembre 2009

paura

Normalmente, io a quest'ora dormo.
O almeno ci provo.
Ora invece col cavolo.
Mi ha svegliata un rumore, come le la mia porta di casa godesse di vita propria, per qualche attimo.
Come se qualcuno, fuori, scarabattolasse per entrare. Senza le chiavi, si intende.
Sarà stato uno spostamento d'aria, qualcuno che ha aperto e chiuso altre porte in altri piani, facendo risvegliare anche la mia.
Sicuramente.
ma mi sono alzata, dopo un po', mica subito, per controllare che la sbarra e il resto fossero ben salde.
E adesso...di dormire..non se ne parla.
Mi sa che sono più paurosa di quanto pensassi.

lunedì 23 novembre 2009

senza.

Non riesco ad accettare questa cosa.
Non riesco nemmeno ad affrontarla. Neanche a parlare con quel fottuto dottore.
Tutto ciò si porta dietro il fatto che temo che mi renda impossibile l'essere amata.
Non potrò mai essere oggetto d'amore, io. Non sono un essere meritevole d'amore.
Una donna, è certo, non è solo questo. E le sue conseguenze esteriori non sono nulla di ineliminabile. Certo.
Entrambe le cose però, il non avere, il non poter essere, e queste prove esterne che io sono il contrario di cil che dovrei.
Ecco. Sento che sono incompleta.
Che sono sbagliata. Un fake. Uno scherzo di natura.
cazzo cazzo cazzo.

domenica 22 novembre 2009

non ci dovevo pensare

L'idea di tornare dal medico mi mette ansia.
Non mi va neanche di pensarci, in realtà.
E proprio perchè non mi va, mi viene in mente.
Prima rischiavo che mi scappasse la mano, mentre tagliavo la zucca, perchè quando faccio qualcosa di manuale che non mi impegna troppo la testa, i pensieri divagano.
E all'improvviso mi sono letta in mente che domani o dopodomani al massimo (la nobile arte del procastinare) devo tornare dal medico.
Non ci vado quasi mai. Per fortuna.
Non lo stimo e non ho fiducia in lui. Lo cerco quelle volte che per il lavoro serve qualche certificato.
E ora devo tornarci. Dopo l'ultima volta credevo che non ci saremmo visti per un pezzo.
So già come andrà.
Dovrò ripetere le cose sempre due volte, e mentre io parlo lui non mi guarda e all'improvviso mi interrompe e chiede come sta mio padre, perchè da ragazzi, mi pare, si conoscevano.
E perde il filo del discorso. E così io devo ripetere due volte tutta la storia, e chiederà perchè non sono andata dalla dottoressa, e dovrò dirgli che lei è l'ultima opzione, perchè lei fa quelle cazzo di punture che mi fanno male per giorni, dopo.
E cazzo. Non esiste un altro cazzo di metodo?
Anzi lo so che esiste. E glielo dovrò dire io, che mi prescriva quell'altra merda. E' un medico, d'altronde.
...
...
...
Forse fa quasi meno male la puntura.

sabato 21 novembre 2009

just my immagination

Sognarti mi affatica. Mi sveglio più stanca, da questi sogni che rifiuto.
Mi sveglio all'improvviso girata sulla schiena, io che dormo sempre sulla pancia, aggrovigliata tra quanti più cuscini riesco ad acchiappare.
Eravamo al telefono. Già. Diceva nonno Siggy, tra una tirata e l'altra di sigaro che il sogno rappresenta la soddisfazione di un desiderio spesso inaccettabile all'Io del soggetto.
Nonnino, inaccettabile, dici? a me veniva in mente...autodistruttivo. In questi casi sono come la falena con la fiamma: inarrestabile desiderio di andare verso qualcosa che mi farà male. Perchè mi conosco e so che non mi farebbe sentire bene, averne conferma.
E allora forse sì, è vero, è un desiderio inaccettabile. A livello cosciente, io lo so che è una stronzata, che mi farebbe solo sentire dolore. Ma l'inconscio, si sa, si diverte molto a sciogliere i cani più mordaci.
E così, dicevo, si era al telefono.
"..e allora...poi..come stai?"
"...mmm...bene, direi."
" e ti ..sei..fidanzato?"
"Fidanzato..io? che parola..fidanzato...."
"dai, smettila. hai capito. hai una..relazione? una compagna?"
"...umpf....sì. Sì."
"lo sapevo. e chi è?"
"..."
"dai...sono curiosa. almeno..quanti anni ha?...18?"
"?!che domande del cazzo ...ne ha 55."
"Ah...ecco. comunque scherzavo sui 18."
"...già.
"e si chiama?"
"...non la conosci."
"Ovvio. Anzi no. Secondo me lo so chi è."
"ah sì?"
"Sì. mica ci vuol la scala ...se è chi penso io. ma credevo fosse più giovane."
"ah sì? tu ti fai troppi viaggi...non dovresti pensarci."
"lo so. ma dimmi se è lei..."
"...lei chi... basta chiudiamo il discorso."
"lei. dai..."
E dopo qualche altro dettaglio su "lei", tu mi dai ragione.
E io mi sveglio.
N.B. In realtà lei non so quanti anni abbia. Potrebbe persino non esistere. Ma è vero che me la faccio più giovane. E poi magari non è lei.
E poi sono speculazioni senza senso. Forse dovrei solo giocarmi al lotto 18 e 55 sulla ruota di.
Con buona pace di nonno Siggy.

domenica 15 novembre 2009

ricordi di infanzia

Fin da bambina ero affascinata dall'Unione Sovietica, o come la chiamavo io, la Russia.
Ho ancora, in giro per casa, faldoni di articoli di giornale in cui si parlava di qualsiasi cosa che riguardasse quel paese, i suoi abitanti e la loro cultura.
Ricordo la gioia quando mio zio al ritorno dal viaggio mi portò una medaglietta, lì la appuntavano, mi disse, sul bavero al primo della classe. disse che c'era anche scritto sopra, ma io quell'alfabeto strano non lo capivo.
Il secondo regalo mi commosse quasi fino alle lacrime.
Era bellissima. E', bellissima.
Avevo persino imparato a usarla, maldestramente, finchè la malinconia non l'ha vinta e ha smesso di funzionare.
Mi piaceva persino la targhetta, quella sì, la capivo.
Perchè noi, a scuola, l'inglese lo dovevamo studiare.
Made in U.S.S.R.
Ho deciso di darle un posto d'onore in casa mia, di nuovo.
In questa casa che sento sempre più mia, solo mia, in una maniera triste di chi guardandosi intorno vorrebbe vedere tracce di qualcun altro, sarebbe meglio dire solitariamente mia.
A forza di guardare solo io oggetti mobili e pareti ho la sensazione che non siano veri, vorrei altri occhi a confermare la loro realtà.
E quale oggetto migliore, per arredare, di una macchina da cucire "made in" un posto che non esiste più?

giovedì 12 novembre 2009

impotenza

Lavoro con tanti ragazzi, tanti adolescenti.
E' gratificante e soddisfacente vedere ogni giorno crescere la relazione tra noi, la fiducia reciproca, la comunicazione.
Oggi viene da me B., piccolina, sempre sorridente, che in questi tre anni ho visto crescere sempre di più,nonostante la mala fortuna che sempre l'accompagna, nonostante le diagnosi e i problemi neuro e fisio e psico.
Viene da me e si sfoga, e mi racconta degli atti di bullismo che subisce. Mi racconta, nei dettagli, anche quello che non mi aveva ancora detto, per troppa vergogna.
Mi chiede di aiutarla.
E insieme mi implora di difenderla...non da C. che la vittimizza.
No. Da chi dovrebbe essere, come me, deputato a proteggerla, ad aiutarla, a farla crescere.
Sono anni, ormai, che lavoro in questo ambiente, sì.
Ci immergo le mani, nel dolore, nello squallore, nel degrado.
Nelle guerre tra poveri, tra sfortunati.
Eppure oggi, mentre lei mi guardava speranzosa, affidandomi tutti quei grumi di sè e dicendomi "ti prego, ti prego, non dire però a ..., che te l'ho detto, se no lei mi sgrida e lo va a dire a C. e dopo C. si comporta peggio e io ho paura", a me veniva il magone.
Cazzo. Mi chiede aiuto. Mi chiede aiuto e mi chiede di proteggerla da chi dovrebbe essere, in quella cazzo di scuola, il suo punto di riferimento.
La conosco, B., conosco il suo sforzo per parlare, per ammettere tutto quel dolore, quelle prese in giro, quegli insulti, quegli spintoni e quei toccamenti non rischiesti e che non riesce a evitare perchè il suo corpo poco agile le si mette contro.
Ma ora, a tutto questo, al dolore che provoca, comunque, trovarsi a vedere coi propri occhi certe situazioni, si aggiunge la rabbia. La rabbia perchè purtroppo B. ha ragione, perchè quando si dovrà parlare, perchè si dovrà parlare, con....,perchè è lei l'insegnante di riferimento in quella classe, lei ripeterà, arricciando il nasetto aristocratico "...beh ...dovrà pure imparare a difendersi..e poi quando io ci parlo, con C., lei mi dice che non è vero. E poi, anche fosse, io devo sopravvivere in quella classe. Se mi metto contro C. lei poi non mi lascia più in pace."
Ecco, qual è il punto. Il quieto vivere.
Mors tua vita mea.
Ma a dirlo, è un insegnante di sostegno. Un insegnante che dovrebbe, appunto, essere di sostegno proprio a B.
Le direzioni in cui muoversi purtroppo sono davvero poche, tentativi sono stati fatti in ogni direzione, ma la risposta è stata solo la mia decurtazione di ore, per il momento.
Che dire. che fare.
Senso di impotenza.

martedì 10 novembre 2009

dream awake

La sottile barriera di pelle che mi protegge dall'esterno, che impedisce a sangue e nervi di impazzire, è sempre più segnata e fragile, come carta di riso.
Ci sono giorni che si innalzano come montagne, all'improvviso, quando al mattino, appena alzata, sembravano colline timide.
Sto cercando di superarli. Sto veramente provando a farlo.




...and for every time I came home screaming,
and got sent away, with no warmin at all,

I had to dream awake..

there's a calling, a calling, a calling,,
to everyone, who lost something.

and who had to dream awake.
...

domenica 8 novembre 2009

dulcis in fundo

...a volte, di solito nei momenti più propizi, come la domenica sera, quando stai per raggiungere il letto vuoto in vista di una nuova settimana di doveri, a volte, in quei momenti, ti capita, non sai bene perchè, di pensare di avere una piccola biglia di felicità in mano.
E te ne stai lì con l'aria di chi dice "non tutto è perduto". Un'aria un po' ebete, a pensarci bene.
Ma poi, per fortuna, la realtà irrompe festante a cambiare le carte in tavola: guardi meglio, e scopri che non era una biglia, ma un uovo.
Un uovo di vipera. Che il calore della tua mano ha appena fatto schiudere.
Merdimonio.
Nient'altro che questo, a perdita d'occhio, mio capitano.

riciclaggio "geek"

Questa mattina le opzioni erano: studiare un po' di cose, prepararmi per il lavoro di domani, mettere in ordine casa. Sono partita bene, alle 8 la fase uno era già pienamente operativa.
Alle 11 però, in piena fase 3, sono stata folgorata sulla via di Damasco, anzi sulla via del corridoietto di casa mia, dall'idea che finalmente avrei evitato il funesto "dove metto le chiavi di casa per non perderle?", grazie a un oggettucolo chiamato "appendichiavi da parete".
Consideriamo però:
a- che non ho soldi (come mi ha fatto gentilmente sapere l'ultimo estratto conto)
b- che mi piace il riuso degli oggetti
c- che in fondo sono un po' geek dentro (lo dimostrano i miei block notes e portamatite fatti coi floppy)
E così, ecco il mio ultimo nato.
Va perfezionato, al posto di quei gancetti neri giganti devo trovarne di più piccoli, color ferro.
ma per il resto sono soddisfatta.


Materiale occorrente:
- 2 cd non più funzionanti (o funzionanti, ma con inciso sopra Gigi d'Alessio)
- colla per appiccicare tra loro i due cd
- rivettratice + rivetto
- trapano
- gancetti

martedì 3 novembre 2009

info

Eludo le domande.
Ogni volta che mi lascio andare a parlare, poi me ne pento.
non è una questione di fiducia, o di informazioni segrete.
E' che poi, magari,per essere gentili, per fare conversazione, le persone fanno domande.
Ricordano l'unico sterile dettaglio che hai raccontato di te, e domandano.
Ci restano aggrappati, come quei riccetti spinosi che si attaccano al maglione se ti sdrai per terra in questa stagione. Quando non piove, si intende. Altrimenti ti resta solo melma, sul maglione.
Che comunque, rende l'idea della sensazione che mi danno quelle domande.
Sono una vera imbecille a volte. In questo, i soldati, almeno quelli dei film, sono molto meglio.
Solo nome, grado, e numero di matricola.