mercoledì 31 dicembre 2008

niente

Non farò nessun bilancio di quest'anno.
Non è il momento, ho una dolorosissima morsa di cervicale che mi affonda nel collo e nella testa e devo anche spremermi le meningi per inventare pagine e pagine di una relazione totalmente inutile.
Per cui, rimando il bilancio, alla fine del 2009.
Gli anni dispari mi sono sempre stati più simpatici, per cui per favore, signor 2009, veda di non farmi cambiare idea.
e poi 9 per me significa chiusura di una decade, per cui cazzarola, cerchiamo di fare una cosetta dignitosa, che io me ne possa ricordare come di un periodo persino piacevole, grazie.
Poi vediamo..cosa manca?
L'anno scorso avevo fatto qualche buon proposito?
Mumble. Il guaio dei propositi è che poi non sono un fulmine di guerra, a ricordarmeli nel dettaglio.
Mumble.
Comunque sia...spero quest'anno di indirizzare bene le mie energie, di non sprecarle con sanguisughe e paludi varie. Spero di imparare un po' di cose, di sentirmi finalmente crescere e non solo di età.
E poi basta.

lunedì 29 dicembre 2008

15 anni

Mi piacerebbe sapere come ti immagini, tu che stai leggendo, tra 15 anni.
Io ci stavo pensando, qualche ora fa.

Chissà se tra 15 anni...chissà come sarò io.
Posto di arrivarci, avrò 44 anni
Guardavo quegli occhi che cambiano sfumatura a seconda della luce, e pensavo..chissà io, chissà.
chissà se anch'io sarò mai così. Mi piacerebbe davvero.
Ma chissà come sarò, io, tra 15 anni.
Da ragazzina pensavo che a 30 anni avrei avuto perlomeno una famiglia, dei figli, immaginavo un lavoro fisso.
mai fidarsi di quello che si pensa a 15 anni!!!
Ora non so...tra 15 anni...dunque...come immagino...ho paura di immaginarmi poco diversa da ora, ancora precaria, solo più stanca, più arrabbiata, e ancora sola. magari però avrò imparato ad essere completamente felice, da sola.
Chissà cosa avrò fatto ai miei poveri capelli, magari mi sarò decisa per un bel taglio corto secco, e poi avrò finito di pagare il mutuo.
Avrò un gatto, o un cane, o conoscendomi, entrambi.


E tu...chiunque tu sia, capitato qui per caso o per voglia, tra 15 anni, come sarai?

domenica 28 dicembre 2008

stamattina

Nevica un pochino, fuori dalle mie finestre.
Pulivo la cucina, e ogni tanto sollevavo il tendino e guardavo fuori.
Come al solito, in questi momenti, avrei voluto voltarmi verso qualcuno e dire "guarda, nevica", oppure" svegliati svegliati nevica".
Già.
E' domenica, anche. Domenica, neve.
Tutto ciò mi fa presagire che tu non verrai.
La domenica passerà com'è iniziata, con le pulizie, con le ricerche su internet (ho trovato un sacco di modi per usare i collant smagliati, wow), con il silenzio rotto solo dalla radio.
La neve. E io. A che scopo, senza nessuno con cui condividerci?

la notte

è il momento peggiore.
Mi sento una volpe braccata dai miei pensieri come cani affamati.
Una volpina rossa persa in mezzo a un paesaggio artico e bianco.
Non ho dove nascondermi, e mi balzano tutti addosso mordendomi e io non so come difendermi.
Occhi sbarrati nel letto, cambio posizione finchè le coperte non formano un unico enorme grumo.
Non c'è verso di riaddormentarsi.
Le preoccupazioni che di giorno riesco a scansare mi hanno teso un agguato.
Che schifo di nottata.

sabato 27 dicembre 2008

one shot one kill.

"e, quest'altra cosa volevo dirti; tu che di anni non ne hai ancora trenta, 
non farti affossare dai finti amori, dai porci e dagli idioti."

Cosa posso risponderti.
Non è facile. Ma ci proverò.
Grazie. sul serio.

giovedì 25 dicembre 2008

citazionismo. Ovvero: a natale la mente vaga, ma mai a caso (e mi si perdoni se, forse, qualche parola è inesatta)

Che dire di meglio, per descrivere questa giornata.
Qualcuno ebbe a dire, parlando d'altro, che " fumò via senza festeggiamenti e nessuno gli ebbe offerto neppure un cinzano."
Esattamente.
Fuma via senza festeggiamenti, e nessuno mi ebbe offerto neppure un cinzano.
Tanto, a me, il cinzano non piace. ecco.
E anch'io, ora, qui, riavvio i capelli, effusi dalla fronte senza carezze come quelli di Re Lear.

Vagava, nella casa, come cercando il sentiero misterioso che l’avrebbe condotta ad incontrare qualcuno: o forse una solitudine soltanto, priva d’ogni pietà e d’ogni imagine.
(Carlo Emilio G., 1963)

mercoledì 24 dicembre 2008

mi deseo

Quello che vorrei stasera non si può dire.
O meglio, non si può esprimere ad alta voce.
Si dovrebbero aprire parentesi dare spiegazioni fornire dettagli districare incomprensioni.
E cosa resterebbe di questo mio desiderio?
Niente di più di una poltiglia fangosa, come la neve dopo che troppe auto le sono passate sopra.
E' un desiderio che muore su se stesso, troppo semplice per essere realizzabile.
Le cose non funzionano così.
E' una questione di realtà. E di mente umana, che le cose deve complicarsele sempre.
La realtà ha questo brutto vizio, di irrompere così, senza avvisare, e rovinare le mie sceneggiature di fumo.
Ma non in questo caso.
Perchè adesso io mi avvolgo meglio nel plaid giallo con l'ombra del lupo stampata sopra.
Perchè adesso io chiudo gli occhi.
Perchè adesso io, senza dirlo a nessuno, immagino.

martedì 23 dicembre 2008

sussurri e grida.

Eccoci.
Da oggi pomeriggio iniziano le feste di natale, ufficialmente.
I giorni festivi appunto, i giorni in cui tutti, anche il più fottuto dei criminali nazisti, hanno qualcuno vicino.
Tutti, tranne la sottoscritta.
E, mi lascino parlare, frigide gentildonne della giuria, e non me ne frega un cazzo, in questo momento, se non è vero.
Se magari in Papuasia, o in qualche angolo della tundra, qualcun altro sta maledicendo se stesso e la sua gente perchè si sente così solo da non essere neanche più sicuro di esisere.
In questo momento, sissignore e sissignori, non me ne frega un beato e ciondolante cazzo.
Mi sono rotta. Oggi è una giornata di merda, le uniche cose luminose sono stati i baci e gli abbracci degli studenti.
Cari, loro. quei 9-10 anni che ci separano me li fanno vedere dorati e lucenti di una giovinezza ancora incartata.
Non so. come se io fossi già andata a male.
Oggi va così. Oggi iniziano le cazzo di feste, e vorrei solo che fossero finite.
Questo sdrucciolio di ore vuote, senza una voce (come diceva quell'altro? Non odo parole che dici umane... Qua non si ode proprio niente, caro lei!!!!), senza un incontro, senza un bel niente di niente.
Vorrei urlare.
Il brindisi coi ragazzi lascia il cervello un po' intontito, appena smaltisco quelle due gocce d'alcol prendo i guantoni e festeggio.
Il mio sacco è rosso, posso immaginare di pestare il vecchiaccio portatore di regali? Perchè no.
Almeno faccio qualcosa.
Vorrei anestetizzarmi finchè non è passato tutto.
Oppure non so, trovare qualcosa da fare, ogni minuto della giornata.
Riscopro l'utilità di questa troiata di seconda laurea: se recupero qualche libro, magari studio per gli esami. scrivo tesine. Relazioni. Appunti.
Qualsiasi cosa che ovatti le sensazioni dal mondo.
Perchè sì, perchè odio essere qui in queste cazzo di giornate a guardare le mie occhiaie allo specchio senza mai la speranza di occhi diversi dai miei.
Perchè è così e basta, basta coi discorsi non esci abbastanza esci nei posti sbagliati sei qui e sei lì e sei là.
Oggi sono incazzata. Triste e incazzata.
E comunque, comunque, comunque, vaffanculo al natale al capodanno al santo stefano e alla vigilia.
Si fottano queste cazzo di feste, questi cazzo di giorni di obbligata serenità e abbracci e baci e calore.
Ma per favore. Qui c'è un freddo che se piango mi si fa una stalagmite nell'occhio.
Merdimonio.
M.E.R.D.I.M.O.N.I.O.

lunedì 22 dicembre 2008

feeling this way...



about Christmas

avrei solo voluto

una carezza da parte tua.
E visto che era impossibile, avrei voluto che fosse almeno la tua voce, a farmela.
Sentire che in qualche modo..non lo so...in qualche modo mi pensavi.
Ora mi sento lo stomaco un po' accartocciato, e la bocca prende una piega amare che non vuole sparire.
Forse avrei dovuto chiedere, avrei dovuto sillabare il mio bisogno, canino, di una carezza.
Non sarebbe stata spontanea, ma forse sarebbe stata comunque meglio di questo freddo.
Non so da che parte guardare, in questi giorni, per trovare qualcosa di fermo, di buono.
Sono stanca e ho bisogno di faticare, di lavorare, perchè se mi fermo il silenzio si fa soffocante, doloroso, pungente.
Meglio arrivare a sera stremata, meglio così che avere tanto tempo per pensare.
Le festività mi fanno sempre un effetto urticante, qe poi....uff...tutti a sciorinarmi le loro attività matrimonial-familiari. Non mi è mai piaciuto, tutto ciò. Quest'anno, credo, più del solito.

sabato 20 dicembre 2008

Sarah Kane. Da "Febbre"

Un monologo stupendo. Da leggere tutto d'un fiato. Anche da sola, tra me e me. a voce bassa.

"E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in tv la notte prima e portarti a far vedere l’occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuocollo i tuoi seni il tuo culo il tuo

e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e portarti girasoli e andare alla tua festa e ballare fino a diventare nero e essere mortificato quando sbaglio e felice quando mi perdoni e guardare le tue foto e desiderare di averti sempre conosciuta e sentire la tua voce nell’orecchio e sentire la tua pelle sulla mia pelle e spaventarmi quando sei arrabbiata e hai un occhio che è diventato rosso e la’ltro blu e i capelli tutti a sinistra e la faccia orientale e dirti che sei splendida e abbracciarti se sei angosciata e stringerti se stai male e aver voglia di te se sento il tuo odore e darti fastidio quando ti tocco e lamentarmi quando sono con te e lamentarmi quando non sono con te e sbavare dietro ai tuoi seni e coprirti la notte e avere freddo quando prendi tutta la coperta e caldo quando non lo fai e sciogliermi quando sorridi e dissolvermi quando ridi e non capire perché credi che ti rifiuti visto che non ti rifiuto e domandarmi come hai fatto a pensare che ti avessi rifiutato e chiedermi chi sei ma accettarti chiunque tu sia e raccontarti dell’angelo dell’albero il bambino della foresta incantata che attraversò volando gli oceani per amor tuo e scrivere poesie per te e chiedermi perché non mi credi e provare un sentimento così profondo da non trovare le parole per esprimerlo e aver voglia di comperarti un gattino di cui diventerei subito geloso perché riceverebbe più attenzioni di me e tenerti a letto quando devi andare via e piangere come un bambino quando te ne vai e schiacciare gli scarafaggi e comprarti regali che non vuoi e riportarmeli via e chiederti di sposarmi e dopo che mi hai detto ancora una volta di no continuare a chiedertelo perché anche se credi che non lo voglia davvero io lo voglio veramente sin dalla prima volta che te l’ho chiesto e andare in giro per la città pensando che è vuota senza di te e volere quello che vuoi tu e pensare che mi sto perdendo ma sapere che con te sono al sicuro e raccontarti il peggio di me e cercare di darti il meglio perché è questo che meriti e rispondere alle tue domande anche quando potrei non farlo e cercare di essere onesto perché so che preferisci così e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita e dimenticare chi sono e cercare di esserti vicino perché è bello imparare a conoscerti e ne vale di sicuro la pena e parlarti in un pessimo tedesco e in un ebraico ancora peggiore e far l’amore con te alle tre di mattina e non so come non so come non so come comunicarti qualcosa dell’assoluto eterno indomabile incondizionato inarrestabile irrazionale razionalissimo costante infinito amore che ho per te."

e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita

e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita

e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita


Fu qualche anno fa, la prima volta che questa frase strisciò dentro di me.
E da allora, da allora, non riesco a dimenticarla. Dolorosamente mia.

giovedì 18 dicembre 2008

si va

ieri 28.
oggi 30.
non riesco neanche a calcolare quanti ne mancano.
So che almeno,ora, posso dire che sono oltre metà. in meno di metà tempo.
dai. su. continuiamo.

martedì 16 dicembre 2008

I regali che non faccio - parte 2

A L.: una boa fucsia di finte piume di struzzo, per quando ti senti anni '80 e un abbraccio, di quelli lunghi e stretti che una volta riempivano i nostri incontri. E un bacio leggero sulle labbra.

A Ilaria: quel viaggio a Parigi.

A Sara: un pugno in faccia. Con la mano destra. Un bel diretto.

A Kuma: il filmato, che purtroppo non esiste, di una notte di fine agosto...con l'augurio di sognartelo anche di notte.

A Federica: un uomo paziente e innamorato di lei.

in ritardo, ma comunque sia


un saluto, inutile ormai, a un uomo che illuminava gli schermi della mia infanzia.
Horst. Beh. che dire. Piacevi tanto anche a nonna. nel caso, fa buon viaggio.

Spunti di riflessione.

"I tesori che raccogli (e questo l'ho detto tante volte a me stesso quando piangevo e mi disperavo; e me lo dico ancor oggi) sono i tuoi tesori. Tu sei lo scrigno che raccoglie se stessa e, pietra preziosa, si chiude nel suo forziere per non farsi calpestare dai porci o dagli idioti. Tu sei quel tesoro!"

Copioincollo.
E sottolineo.
Non farsi calpestare. Anche questo è un piano piuttosto ambizioso.
Ci lavorerò sopra.
E intanto, grazie. Rifletto. Rifletto. Rifletto. Decisamente sì.

le domande di Raffaele

Mi interroghi. Mi proponi, poi, anche una risposta.
E' che "me stessa"...me stessa..."me", come fa una parolina di due lettere ad avere spalle abbastanza larghe da poter reggere tutte queste fatiche motivazioni spinte resistenze dolori?
Non è abbastanza, per me.
Sono stata cresciuta, questo fa ridere sempre gli amici che mi conoscono bene, sono stata cresciuta atea ma nutrita di senso di colpa della più pura distillazione masochistico-cattolica.
Il sacrificio, la fatica, devi devi devi e non per il regno dei cieli che non c'è, ma devi, devi devi..
Devi.
Per chi, per cosa.
non so.
Devi. Se non faccio il mio dovere, se non mi sento a posto con me stessa, sto male, mi punge il fianco il senso di errore e la responsabilità imbastardita con la colpa.
Devi.
Ma in nome di cosa. Di nuovo.
Gli esempi davanti agli occhi dicevano "per te". Tutti i sacrifici che facciamo, tutti i dolori, le fatiche, che noi facciamo e che ti insegnamo a fare, sono per te, per te che sei la cosa più importante, per noi.
Per loro. Io.
Ma per me?
Io non so.
Mi sento a volte, un golem con in testa scritte le parole "devi devi devi, si deve, il dovere, l'impegno", e sotto, più in piccolo, l'aggiunto "per ..." ma non si legge, per chi.
Non c'è nessuno, qui, a parte me.
ma io che sono per me stessa il mezzo, lo strumento di carne e pensieri che deve fare, non riesco ad essere anche il fine.
Ho sempre capito che si doveva, ma non per se stessi, che si doveva per chi, poi, sarebbe stato meglio.
ma con me, forse, la catena si interrompe, e allora per chi tutto questo sudore e lacrime e sforzo?
Non c'è niente e nessuno qui, davanti al quale deporre la sera i miei tesori raccolti durante il giorno.
Questo, lo sa chiunque, no?, confonde moltissimo un povero golem.
E forse, anche una persona come me.

lunedì 15 dicembre 2008

cognizione...?

Ho bisogno di dirlo.
Che ho paura.
Che mi sembra di sprofondare di nuovo, nonostante gli sforzi.
mi sento così.
Che arranco arranco e vado sempre sott'acqua appena mi sembra di aver preso un po' di respiro.
Lo so che le uniche due strade sono: continuare senza perdersi d'animo, ma credendoci sul serio, o lasciare tutto e basta.
non si può stare nel limbo.
ma fosse facile.
Sono un mulo, su certe cose, ho le spalle larghe (sì ho anche fatto nuoto da piccola) e la faccia come il culo (per gentile definizione di mamma), ma a volte mi domando...in nome di cosa.
Sì, quello che faccio...sì...l'idea che ho sempre avuto...sì...andare a dormire la sera sentendo di aver fatto qualcosa.
Ma non so.
Sembra che, dopo un altro intero anno di fatica, io stia sempre affannandomi per tenermi a galla.
E considerato che intorno a me vedo lisce pareti di ceramica bianca...vuoi vedere che sto proprio nuotando in un enorme water?

mi irrito

quando mi sembra di girare a vuoto.
In questi giorni mi sento un po' una tigre in gabbia.
Irrequieta, vago di qua e di là e tento di trovare una strada, un pertugio, una via.
Sbarre ovunque, porte chiuse, muri crollati ad ostruire quello che sembrava un sentiero.
Tu mi dici di non perdermi d'animo, di continuare, di avere sempre uno scopo.
Sono stanca e inquieta.
Come i cani addestrati al soccorso, che quando cercano le vittime delle valanghe, DEVONO trovare qualcuno o cadono in depressione.
E allora ogni tanto è necessario, quando non si trovano superstiti, che qualcuno si finga in pericolo e si faccia trovare, per dare un senso a tutto il loro cercare.
Anch'io, ho bisogno assolutamente di un risultato, o mi esaurirò.

sabato 13 dicembre 2008

stasera

a meno di imprevisti o addormentamenti molesti e improvvisi, stasera esco.
Wow.
Me ne rallegro con me stessa.
Ho tentennato fino a stamattina, quando tu gentilmente, in corridoio, hai ripetuto l'invito a venire, stasera.
Sei sempre così gentile con me.
A parte che vicino a te, nonostante il mio metro e 58, mi sento una specie di orso sgraziato, insomma...tu hai questi modi solleciti e io non posso sempre rispondere "sono stanca scusami devo alzarmi presto domani".
Anche perchè poi mi deprimo e mi sento di sprecare tempo, a starmene sempre sola.
Quindi stasera esco.
Farò anche del mio meglio per non sembrare troppo fuori luogo e fuori fase rispetto a voi.
Vedremo che ne uscirà.
ad ogni modo, intanto sarò uscita di casa.

venerdì 12 dicembre 2008

I regali che non faccio - parte 1

Perchè sono per abolire il natale e le malattie regalifere.
perchè non ho soldi.
perchè non ho la bacchetta magica.
Ma, almeno virtualmente:

A Giovanna. Un braccio nuovo, per fare tutto quello che vuoi.

A Luca. Giornate di 27 ore. Le tre ore in esubero da distribuirsi tra il sonno, me e G. , senza che il resto del mondo abbia nulla a che fare.

A Morten. un biglietto aereo per venire qui. E non quello per ripartire.

A Francesca e Marta. Una lunga e dolorosa cistite. Che magari vi insegna qualcosa. E se non vi insegna, comuque, vi fa sempre bene.

A Chiara. Un po' di destrezza col computer, anche se migliori un casino, per fortuna, se no come facciamo?

giovedì 11 dicembre 2008

fugit irreparabile tempus

Sei il terzo in poco tempo a dirmi che faccio una vita che tu non faresti.
Provo a guardarmi dal di fuori, non so...a me sembra abbastanza normale.
E' diventata ormai la mia omeostasi, questa situazione.
Tutte le cose hanno un termine, per cui anche questo periodo, questo lungo periodo, finirà.
mi domando come mi sentirò, mi domando se un giorno avrò la sensazione di non avere tutto questo peso sulle spalle, o se sarà solo diversamente distribuito.
Tu mi ricordi che sto chiedendo troppo a me stessa.
E intanto è già quasi finita un'altra settimana.
Qualcuno mi ha detto, a proposito di altro, un giorno " Hai presente un ruscello che scorre? Prova a fermare l'acqua con le tue manine."
Già. mi sento esattamente così, ora.
Col tempo che scorre troppo in fretta.
E oggi l'ennesimo imprevisto che io cercavo di frenare con le mie manine.
Lo affronterò, credo, in un altro momento.
Almeno questo te lo prometto. per stasera, di questioni angoscianti, ne ho abbastanza.

"ti ho chiamata perchè

ti pensavo".
davvero? davvero.
Ma sai che anch'io? Anche tu, ma pensa.
Questo pensiero a due, contemporaneo o quasi.
Tu che mi chiami per dirmi "per fortuna che c'eri, quest'anno".
Io che ti penso e mi dico, da sola "come avrei fatto, senza...?"
Che bella sensazione di calore.
Come farei, senza di te?
Non ci conosciamo da una vita, noi, che poi tra una cosa e l'altra, la mia parentesi parmigiana, il tuo momento di casino parentale, questo, quell'altro...
Come farei.
me lo domando alle 9 di sera, e tu mi chiami perchè pensavi la stessa cosa.
Come farei.
non mi domando più come farò.
E' stato bello sentirti ridere, "ho vinto la battaglia contro la tecnologia, questo è il mio contatto...", adesso sappilo sei sul mio computer, in ogni strana applicazione di quelle che permettono di raggiungere persino te.
Lo so che le odi queste cose, che sono io la nerd, tra noi.
Assolutissimamente, per fortuna ci compensiamo un po'.
Tu hai buon gusto, io so farti una ricerca su internet.
Tu sei diplomatica, io ho la battutaccia pronta.
Ma devo dire che è una grande soddisfazione, averti convertito un po' all'inferno del pc.
Anche perchè se no erano cazzi, questa volta.
la cosa bella è stata proprio che ti pensavo anch'io e mi chiedevo come sarebbe stato quest'anno senza di te.
Che poi come dici tu, uno poi ci pensa e alla fine, non ha importanza.
La prossima domanda...quella che aleggiava.
Come sarà il prossimo anno?
Che paura.
Eh..ti ricordi? Che ansia che angoscia che pensieri.
Come sarà il prossimo anno?
Ora me lo chiedo lo stesso.
ma non, non, non, come sarà senza di te, perchè non sarà senza.
Sono stronzate, sicuramente, queste, come skype e tutto il resto. Voglio dire, di cose per me ne hai fatte di più grandi. Lo so.
Però sai. Capisci...tu che parli nelle casse del mio computer, conoscendoti...era fantascienza fino a qualche mese fa.
Ti arriveranno ancora i miei sms delle 7 del mattino, col tuo moroso che ormai non pensa nemmeno più che io sia il fantomatico amante.
E io continuerò a memorizzare sotto mille diciture dementi i numeri strani che mi chiami e dici "conservamelo per favore".
Però adesso potrò parlarti più spesso. e la cosa, non lo nascondo, mi rasserena.
Perchè, diciamocelo onestamente, per quanto tu cerchi le mie psicoconsulenze amichevoli, io necessito del tuo costante appoggio.
In fondo sono un esserino semplice. Mi basta poco, a farmi contenta.
nella fattispecie, un'iconcina che appare e mi dice che sei online.

martedì 9 dicembre 2008

Per C. che non leggerà

Mi mancherai.
Te lo dico anche se non sono sicura che vorrai sentirlo dalla mia bocca.
Ma anche se non vorrai, transiterai, se tutto va bene, da queste parti, per qualche ora, e allora forse dovrai sentire.
Per un ultima qualche ora, per un'ultima volta.
Non fai altro che ripetermi ultimo ultima ultime ultimi.
Te l'ho detto e ridetto, che odio sentirmi dire è l'ultima volta che ci vediamo non ci vedremo più lo sai io me ne vado non ci sarà un altro incontro non mi abbraccerai più non ci vedremo non saremo più insieme a chiacchiere fumerò per l'ultima volta nel tuo terrazzo e per l'ultima volta aprirò e chiuderò le ante della libreria.
mi viene da piangere, e non è da adulti piangere, non è da donne da ragazze cresciute da persone grandi e allora come faccio, se tu continui a ripetermi quella parola?
Mi mancherai.
credo che te lo dirò, comunque sia.
Forse quando sarai assonnato, quando sarai stanco, quando non avrai più voglia di sgridarmi se lo dico, quando non potrai ridere troppo e magari chiuderai un occhio su questa mia umidità oculare che mi prende quando le persone come te mi dicono che non ci sarà mai più mai più mai più.
Tu conosci Gaiman, chissà se ti ricordi nel libro, quando lui che segue il corvo gli chiede, ironico riferimento a quella terribile poesia...ti ricordi che dice...

Il corvo si voltò, piego la testa sospettosamente e lo fissò con i suoi occhi lucidi.
"Dì:-Mai più-"
"Vaffanculo" rispose l'uccello.

Ecco. Vorrei anch'io poter dire così, in un rovesciamento di ruoli, al corvo che imperterrito mi gracchia addosso, con la tua voce, il suo nevermore, nevermore...

domenica 7 dicembre 2008

complicanze

Quando ci avviciniamo a qualcuno, quando qualcuno diventa importante per noi, cerchiamo in lui ciò che abbiamo perso.
Cerchiamo l'affetto dei nostri genitori, cerchiamo i primi amori, cerchiamo gli amici persi per strada.
E insieme chiediamo a questa persona di riparare gli errori dei nostri genitori, dei nostri primi amori, di quegli amici persi per strada.
E ci stupisce, poi, che le cose siano sempre così complicate.

Certificato etico Anti-natale

Appeso sulla mia porta, regolarmente.
Con la speranza che qualcuno passi di qui e se lo voglia scaricare. Ecco link e testo.

http://www.selese.org/wp-content/uploads/2007/11/certificato-etico.pdf

CERTIFICATO ETICO


SI CERTIFICA CHE ………………………………………………………………. PRESENTA I SEGUENTI SINTOMI:

1. sente che il pianeta terra è malato;
2. sostiene che esso non potrà essere salvato senza un cambiamento del nostro stile di vita;
3. sostiene che il consumismo non serva a risolvere i problemi dell'economia, ma al contrario
aggravi lo stato di salute del pianeta di cui sopra, e contribuisca a svilire la spiritualità del
Natale;
4. non apprezza la falsa tradizione, di stampo commerciale, dello scambio di regali tra adulti intale ricorrenza, in quanto la nostra usanza prevedeva che i balocchi fossero donati solo ai bambini, peraltro attribuendone la responsabilità a terzi (Santa Lucia, San Nicola, GesùBambino).

PERTANTO SI PRESCRIVE:
che alla persona sunnominata non siano in ogni caso somministrate sostanze note come “regali di Natale”, in qualsiasi forma, che potrebbero provocare gravi sintomi di insofferenza. Né è opportuno, per gli stessi motivi, aspettarsi regali di Natale dalla stessa.
È sconsigliabile, inoltre,per preservare la salute del soggetto, parlare in sua presenza di articoli acquistati, scambiati,riciclati a scopo dono.

IN FEDE,


Un'iniziativa del “Sélese”
Distretto di Economia Solidale della provincia di Verona

sabato 6 dicembre 2008

imperfetta

Ho questa strisciante sensazione di essere una delusione.
Per mia madre, dopotutto, lo so, lo sono sempre.
per te, che sei la mia praticamente unica vera amica...lo sono anche per te?
Sono io, forse, che ho sentito un'eco di rimprovero nella tua voce, anche se non c'era, forse?
non lo so. ho anche paura di sapere.
Forse sei solo preoccupata che io mi infili dritta come un fuso in un ginepraio.
O forse davvero, mi disapprovi.
Ti deludo.
Con le mie debolezze. Con i miei errori. Col mio perdere di vista quella che è la strada giusta e buona.
La strada più veloce per arrivare a casa della nonna, senza deviare attraverso il bosco.
Ti deludo.
E incontro i lupi, e mi fermo a guardare i fiori.
E faccio sbagli. lo so. ti deludo.
Vorrei non essere così imperfetta.

...I fall upon the thorns of life! I bleed!

giovedì 4 dicembre 2008

riprovare.

Come quando resto per troppo tempo seduta in una posizione. Magari con una gamba piegata.
Mi alzo in piedi, e quasi mi cedono le gambe, una sensazione di dolore e fastidio che mi fa pensare di rimettermi subito seduta, di non provarci nemmeno, a muovemi.
Da qualche mese, soltanto, non mandavo curriculum chiedendo un colloquio per un'eventuale collaborazione e così via.
Eppure...come fossero stati anni, anni di gamba piegata, di seduta in una posizione scomoda, anni di ingessatura.
Che fatica, ripartire. Rimettere in gioco le mie carte, che non mi sembrano mai arricchirsi molto.
E' stato grazie a una chiacchierata, che ho deciso che era il caso di riprovare, per l'ennesima volta, a fare qualcosa di buono.
Non sono di grande ottimismo io, in queste faccende, quasi mai le cose vanno come vorrei, ma è bello avere di nuovo l'energia per riprovare ancora.
Vorrei poterti ringraziare, per aver saputo soffiare dolcemente sulle braci che dormivano dentro di me, per aver saputo risollevare le mie ultime energie, per averle nutrite e curate, per avermi detto che comunque non avrei perso la tua stima.
Vorrei tanto poterti ringraziare... ma è meglio non pensarci ora. già.