lunedì 23 aprile 2007

Gaiman, again

Hazel: Posso farti una domanda stupida?
Death: Certo chiedi pure
H: Diciamo piu’ di una. Ma, senti, uhm…perché proviamo dolore? Perché moriamo? Perché la vita non è sempre bella? Perché non è giusta?
D: Queste non sono domande stupide, Hazel; per alcuni sono le uniche domande che contano.
H: Vuoi dire che non risponderai?
D: no, risponderò. Ma è una materia piuttosto estesa, e ha molte risposte e le risposte non hanno alcun senso…Non sono domande stupide ma suonano un po’ come “quando è porpora?” o “perché è giovedì?”, se riesci a seguirmi.
H: Non tanto.
D: Bè. In parte, secondo me si tratta di contrasti. La luce e l’ombra. Se non hai mai passato dei momenti difficili, come fai a sapere quando sono belli?
D: Ma in pratica: essere umani vuol dire un mucchio di altre cose: gli occhi, un cuore, i giorni e la vita.
Pero’ sono i momenti che illuminano il tutto. Gli attimi che non noti quando ti accadono…danno un significato a tutto il resto.
H: Ohh…mi è successo, penso. Cioè, forse non lo era ma poteva esserlo.
E’ avvenuto quando avevo appena conosciuto Foxglove.
H: Abitavamo a New York, al village. Vorrei non aver mai lasciato New York. Non ho mai imparato a guidare, così a Los Angels non vado mai da nessuna parte, e come se fossi sempre rinchiusa in casa.
Bè, è successo quando abitavamo ancora nella nostra casa, che dopo venne distrutta. Ma quella è un’altra storia che è emozionante, anche se un po’ strana verso la fine. Ora che ci penso lo è anche all’inizio , e in mezzo.
Comunque.
Era l’inizio dell’estate a New York, forse fine maggio, quando fa caldo ma un caldo piacevole non afoso, e avevo il giorno libero perché eravamo…non ricordo. Stavano ristrutturando o qualcosa del genere. E Fox aveva preso un libro dalla biblioteca.
Era seduta nel parco a leggere quando sono arrivata, e ho comprato un gelato per me e per lei.
E stavo li mentre lei finiva il libro, e poi siamo andati a fare una passeggiata, o forse è meglio dire a vagare.
Ci tenevamo per mano.
E camminammo lungo stradine che non avevo mai visto, e mangiammo i gelati, e parlammo della vita.
Stupidaggini di come volevo aprire un ristorante mio, e lei parlava di scrivere le sue storie, e di fotocopiarle e attaccarle al parabrezza delle macchine e di mandarle per posta alla gente.
E poi ho cominciato a canticchiare una canzone di Elvis Costello, Hoover Factory, e pensavo di essere l’unica persona nel mondo che la conoscesse. Ma Fox ha cominciato a cantare insieme a me.
E ci siamo sedute su un muro, ci siamo abbracciate, e poi da un palazzo di fronte abbiamo sentito della musica. E non era registrata. Veniva da dei tizi che suonavano dei tamburi.
E ho guardato Foxglove ed ero così felice!....
D: Che bella storia.
H: Non proprio. Anche se così mi era sembrata fino all’anno scorso.
D: Cosa è successo?
H: Bè ero a letto con Fox e le ho chiesto, Ti ricordi della banda…?
E lei non si ricordava, non ricordava niente di quella sera. Né la banda né le chiacchiere o i baci, nulla. E mi sono sentita…
Sentita strana.
Prima mi sembrava un nostro momento speciale. Dopo…mi sentivo strana, come se dovessi prendermene cura…perché Fox non si ricordava più. E nessun altro sapeva, tranne me.


Per certe opere d'arte la parola "fumetto" è inadeguata.
Oggi mi sento strana.
Che non è la parola migliore. Mi sento anche altre cose con la s.
Da bambina facevo quel gioco. Nomi di fiori con la P, nomi di città con la M, nomi di cibi con la D.
Nomi di stati d'animo con la S.
Che poi è che...ho la vaga sensazione di deja vu...di quelle volte che penso di aver capito tutto e di aver tutto, più o meno, sotto controllo...e poi...
Quando penso di aver archiviato bene le informazioni, di averle ben bene metabolizzate, di aver chiaro lo schema...

domenica 22 aprile 2007

"salmi" domenicali

...e un uomo che si prenda cura...e non credi che sia vuota, così, voglio dire? ...lo sai che io..che noi...ma vedi...per te....eri così piccola...credevamo....non vorresti tu?...ma non ci pensi mai? e poi che pensi? ...cosa credi...non ti va?....una persona...un posto sicuro? lo so ...ma con impegno...i compromessi...no, è che ho paura, poi ti incazzi se te lo dico mai io lo penso...sai a volte...capisci? ...la vita..le persone...non pensi che diventerà sempre più dura?...che poi eri bella...per me sei bella, e anche brava lo sai....cioè, vedi...ma dico....sai...io lo penso..ma tu dovresti...non si può mai parlare con te...mi dispiace che stai così...no seì sprecata sei...sei tu....ma nessuno nessuno ti chiede mai? ...gli uomini sai..non sembra ma...forse tu...ma il lavoro il lavoro...anche ....perchè non riesci mai?..che c'è...noi pensavamo...sai...così piccola...pensi sempre che...e poi ....però la casa sì....quello va bene...ma magari ...impegnandoti...sì sì l'hai già detto che..ma io dicevo...sai..tipo...è che mi dispiace...qualcuno alla sera...sembri così lontana...forse non sai....non so...sai un modo, ogni tanto...non sai farti valere..neanche lì...e non ti incazzare..che gli altri...li vedi...han sempre cose lavoro soldi qualcuno...è la stessa cosa invece...impegno...costanza..ti sei arresa?...che vuoi fare..no dillo..che vuoi fare..uno poi lo sa...uno poi lo sa e smette di sperarci...e sei tu che urli...che poi uno chiede...non si può neanche...perchè dico io...un uomo...non potresti? ma cos'hai poi...non parli...non fai...speravo che...e tu stai lì...ma quello giusto magari...io pensavo...che poi...che poi eri così bella, da piccola...

sabato 21 aprile 2007

per il momento

Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l’oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
e potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un’altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

J.L. Borges.

Io che non sono sensata, precisa, che non ho mai un termometro, un ombrello, quando serve.
Io che mi nego ma poi se credo che valga, mi offro senza paracadute, io a palmo rivolto in su ad accettare quel che vuoi lasciare ma anche a mostrare che non porto armi.
Cerco di goderli, quei, questi momenti. Consapevole della loro caducità, del filo di ragnatela che li tiene sospesi davanti ai miei occhi.
Mi piace guardarmi indietro, mi piace accarezzare i ricordi di quegli altri momenti, di quei visi, di quei gesti, di quelle parole.
A volte maledico la folla che mi si accalca in mente, ma come le vecchie coppie litigiose e inseparabili, sono i miei tesori da proteggere, i miei momenti.
Per il momento. in questo momento. at least for now

martedì 17 aprile 2007

epiphany

Avere di nuovo sette anni.
Sì. E avere diritto giustificazione possibilità. Braccia intorno. Magari un gesto, su questi capelli "effusi dalla fronte senza carezze come quelli di Re Lear". già.
La sensazione, occhi sbarrati nel buio, che no. NESSUNO.
Onesto, chiaro, lampante.
Quasi 28 anni di vita. E se mi sveglio così di notte, all'improvviso, non c'è nessuno a cui io possa pensare di rivolgermi.
Nessuno da chiamare senza vergogna, o anche con. Nessuno.
Straordinario. Da non credere. Ogni tanto mi capitano, queste epiphany. Poi si ricomincia lo scorrere dei giorni tentando di dimenticarsene e di negare. Roba da prendersi per il bavero da soli e buttarsi fuori a calci dalla propria vita, se uno si guarda un momento in faccia.

domenica 15 aprile 2007

farà male

A dire il vero, non mi importa.
Mi stupisco quasi. Sicuramente qualcuno avrebbe, avrà, da ridire.
Non è questo il modo la maniera la modalità, non è così che si fa si gestisce si ragiona, io al tuo posto avrei farei direi.
Considerato il fatto che il posto d'onore in questo gioco, è il mio, credo che continuerò così.
No. Ho mentito, porca puttana.
Mi importa.
Ma come è possibile se fino a un minuto fa? Lo è. E' che le parole sono incomplete. Mi importa molto. Di questo. E' tutto il resto, il contorno, l'impalcatura, la cornice, che può anche fottersi.
Se me ne fregassi proprio di tutto, invece, mi comporterei molto peggio. Secondo la mia morale, ovvio.
La parola chiave è "punti di vista". Ok sono tre parole.
Comunque. Mi importa. ciò non toglie che agirò così.
Credo che sia la cosa migliore. E non necessariamente intendo migliore per me. Non darò altre spiegazioni. So quanto siano bramate. Lo vedo il baluginio dei bisturi pronti.
Il primo taglio generalmente ha la forma di una Y. I bracci della Y partono dalla zona anteriore di ogni spalla fino l'estremità inferiore dello sterno, dove si uniscono. La parte inferiore della Y si estende dallo sterno fino all'osso pubico.
Non sperateci. La decisione l'ho presa con tempo e pensiero e con cuore e istinto. Fa male, non solo a me, lo so. ma non certo a voi. Se poi qualcun altro vorrà darvi succulenti dettagli, non sarà più affar mio. La mia parte la faccio. Niente riflettori però. E nemmeno un tavolo di acciaio sul quale possiate asetticamente sezionare i miei sentimenti. Veramente, sì, mi stupisco proprio. Mi ricordavo più preoccupata, più timorosa. Più prodiga di giustificazioni da esibire. E invece no. Non mi importa. Congetturate pure. Di questo, francamente, me ne fotto. Me ne infischio, pardon.

sabato 14 aprile 2007

ma tu guarda l'astrologia egiziana!!!!!

SETH

Storia:
Dio dell'oscurità, del disordine, dei deserti, delle tempeste e della guerra, ( ok sul disordine e sulla tempesta ci siamo un sacco!!!! ) Seth fu considerato come la personificazione del male nell’antico Egitto ( adesso non facciamoci prendere troppo la mano... )e fu rappresentato come un animale non identificato simile al cinghiale, oppure come uomo con testa di animale. Seth fu venerato soprattutto quando gli hyksos conquistarono l’Egitto.
Geloso del fratello Osiride, Seth lo assassinò e tentò invano di far scomparire il corpo nelle acque del Nilo.( ecco una mossa astuta tipo questa sarebbe nel mio stile qualora mi dessi all'assassinio ) Iside, sorella e sposa di Osiride, ritrovò i resti dello sposo e lo riportò in vita grazie all'aiuto di Thot e Anubi.
Come punizione per i suoi atti, Seth fu esiliato nel deserto. Seth incarna l'aridità, ma l'aspetto dell'esilio lo rende un essere libero.
Secondo altre racconti, fu inviato in cielo trasformandosi nell'Orsa Maggiore.

Carattere:
Ambiziosa, perfezionista e appassionata, ti dai continuamente nuovi obiettivi da raggiungere. ( buone le ultime due cose...ambizione e perfezionismo non esattamente...specie il perfezionismo ), Hai una mentalità combattiva e per te gli ostacoli sono fatti per essere superati. Cerchi continuamente nuove sfide, che rendano più intessante la vita di tutti i giorni e ti diano l'impressione di essere veramente viva.
Guardi verso il futuro, sei sempre pronta a voltare pagina, senza ripensare al passato. Ciò però ti impedisce di trarre veramente insegnamento dalle esperienze vissute. Vivi in un eterno inizio, testi le tue capacità, ti metti alla prova. Non ti fermi mai, detesti la mediocrità.
Si può vedere in te una cacciatrice senza scrupoli, sempre in lotta contro se stessa. A volte cerchi di spegnere il fuoco interiore, di ritrovare per un attimo la serenità. ( )Con il tempo riuscirai a calmare le tue pulsioni, a sentirti più zen, a prenderti le tue responsabilità fino in fondo. Un mestiere creativo potrebbe essere il modo giusto per canalizzare i tuoi istinti. Professionalmente hai bisogno di agire liberamente.
Hai la sensazione di poter contare solo su te stessa per poter andare avanti nei tuoi progetti, ( e non è forse vero? )senza preoccuparti troppo degli altri. Sopporti male gli obblighi professionali, sociali o sentimentali. L'egoismo per te è una forma di difesa di fronte ad avvenimenti che potrebbero ferirti. Questo comportamento ti crea dei nemici. Ma pensi che sia il prezzo da pagare per conservare la tua libertà. ( "...spiacere è il mio piacere..."! )
Per te è indispensabile vivere numerose esperienze per trovare un maggiore equilibrio interiore e sentirti meno imperfetta.

Sul piano affettivo controlli difficilmente la tua gelosia. Tuttavia la passione che provi nei confronti del tuo partner renderà la relazione assai interessante. ( oh sì...so essere molto "interessante"...soprattutto se mi si fa incazzare... Comunque vero, passionale lo sono sicuro. )Impara a canalizzare le tue energie.

lunedì 9 aprile 2007

quello che

Quello che dispiace è che non saprò mai se avrei avuto una possibilità. Se in un'altra circostanza. Se in un altro luogo.
Sempre io. Così come sono. Di diverso solo quel dettaglio.
chissà se mi avresti dato la chance.
Mentre io vaneggio la realtà incombe, telefono a squillare...no, non è casa Giovetti, non è mai casa Giovetti.
chissà chi è sto Giovetti poi. E' sempre la stessa voce di donna che lo cerca...mi dispiace ma io non so chi sia. e lei che ripete il numero, il prefisso. Ho questo numero, dice. sono di un'altra città, dice.
Non so che farci signora, ragazza. Spero niente di importante.
Il telefono. Già. Tecnologie per cui attraverso fili e cavi...arrivano le voci.
E che cosa, che sono, le voci.
La parlata, le sfumature, le cadenze...ascolti la voce, e le dai, di nuovo, in qualche modo corpo o quasi.
Quello che dispiace è che non lo saprò mai.

in notturna

Resta in bocca sapore amaro. Ho voglia di chiudere gli occhi e non pensare. E fare finta che le favole siano possibili. Voglio illudermi che nascoste nei miei armadi troverò scarpette di cristallo da perdere, fagioli magici,mantelline rosse, stivali delle sette leghe.
Poi osservi la realtà...ed è peggio. Paradossale. Non reggerebbe mai, in una favola. Ciò che ti ucciderà è l'unica cosa che può tenerti in vita.
Puoi aggrapparti solo a ciò che ti ferirà. La conditio sine qua non perchè ciò esista...è che così non può esistere.
Funanbolismo di fuga da noi stessi che ci distingue dagli animali. E proprio a riprova di ciò...mi piacerebbe davvero fuggire. Seminando la mia ombra. La mia memoria. Me.
Chi voglio prendere in giro? Non sono una buona illusionista con me stessa. Intuisco il malconcio finale, eppure vado avanti? Che dire, nessuno mi costringe. E come dice il proverbio...
Chi cerca trova. E i cocci sono suoi.

domenica 8 aprile 2007

via i fiori viola. Si torna all'origine.


Quanti ricordi.
E' nel mio stile, mi dici. Può essere.
Non l'ho mai usata per pugnalare nessuno comunque. Sai, davvero. A volte ho la sensazione che tu mi consideri vagamente pericolosa. Un giorno forse mi spiegherai. Un giorno.
Per intanto la accarezzo distrattamente con la mano, mi accorgo ogni tanto. Sono mesi che non la portavo. Mesi importanti. Pensavo persino di averla persa. Ed è bello, invece, aver ritrovato una particola di me stessa.

sabato 7 aprile 2007

l'essenza peggiore

Di nuovo a parlare di te. Lo so che ci sono stati momenti migliori. Più felici. Lo so che preferiresti altri ricordi. Tipo i tuoi occhi improvvisamente verdi, o le tue sfoglie da primo premio. Ma io non me lo dimenticherò mai il peso improvvisamente diverso della tua mano. Quell'ultimo respiro profondo.
Il prima. Il dopo. E' tutto diverso. Lo so che sono grande ormai. Sono grande da una ventina d'anni, lo sai. non è quello. Vorrei portarti mano per mano qui, nella mia vita. chissà cosa diresti, chissà come lo diresti. non ricordo più bene la tua voce. Il rovescio è che tu almeno non vedi, credo. Che tante cose non sono come avresti voluto. Che per quanto sia vero che dal letame poi....io ho paura che non sia così. Non mi sento terra buona. Mi passavi le tue mani lunghe tra i capelli, omaraccio omaraccio come farai da grande? Dicevi porta pazienza, lo sai è fatto così, è fatta così, lo sai, per me, fallo per me. Taci. Sorridi. Non importa sai, in fondo so che mi vuole bene. già....ma sai che ho scoperto che esistono altri modi di voler bene? sai? non lo diresti mai..ma sono così diversi da quelli. Sono più simili a com'eri tu con me in quei momenti vaghi di troppo tempo fa.
E' un linguaggio dimenticato. E io ho tanta paura di avere ormai la voce atrofizzata. E non so come fare a ritrovarla. Se mai l'ho avuta. Ti preoccupavi...ven aquè c't svers e miel in't la testa d'avdè s'la conta un po'... forse avresti dovuto. Magari serviva. Ho paura che se qualcuno allunga la mano inavvertitamente verso di me, si punga. Forse solo le tue mani indurite dagli anni non sentivano nulla, passando nel mio nido di capelli.

venerdì 6 aprile 2007

He will be missed. ciao, Paul

[Communicated by Wendel Ray and Monika Broecker]

AUTHORIZED OBITUARY:

Paul Watzlawick, PhD, Dies, Philosopher-Family Therapy Pioneer was 85.


Paul Watzlawick, a pioneer in family therapy, system theory and constructivist philosophy, died Saturday, March 31, 2007 at his home in Palo Alto, CA. He was 85 years old.
He died of heart arrest, a spokesperson at the Stanford University Medical Center said.
(...)
An extraordinarily humble, kind, and generous human being, he will be missed by the thousands of therapists and philosophers throughout the world whom he mentored. His wife, Vera; stepdaughters Yvonne and Joanne; sister, Maria Wúnsch and nephew Doctor Harald Wúnsch of Villach Austria, and nieces and other relatives survive him.

Wendel A. Ray, PhD
Professor of Family System Theory
The University of Louisiana at Monroe
And
Senior Research Fellow, Mental Research Institute (MRI)


Certo che mai l'ho conosciuto di persona.
Altrettanto certo che se ne vada un maestro. He will be missed.

martedì 3 aprile 2007

Le promesse, anche così vaghe...

"Da allora però, non era più venuta. Forse era stata molto occupata e non aveva avuto tempo per fare un salto nel mio locale. Ma tre mesi erano troppo lunghi. Anche se non le fosse stato possibile venire, avrebbe almeno potuto telefonarmi. Forse si è già dimenticata di me, non ero poi così importante per lei, pensai. Era un'idea molto difficile da accettare, era come se si fosse aperto un forellino nel mio cuore. Non avrebbe dovuto dirmi che forse sarebbe tornata.
Le promesse, anche così vaghe, rimangono per sempre scolpite nell'animo. "

Si chiama paranoia, magari (lo sapranno i paladini del DSM), questo sentire che i libri tornino apposta, ogni tanto, a migrarmi sul comodino.

domenica 1 aprile 2007

per lei c'era posto solo sul tappeto

Con la parola non-amore non voglio dire che nei confronti di quella ragazza lui avesse un atteggiamento cinico, che in lei vedesse, come suol dirsi, solo un oggetto sessuale: al contrario, le voleva bene, apprezzava il suo carattere e la sua intelligenza, era pronto ad aiutarla ogni volta che lei ne avesse avuto bisogno. Non era lui a comportarsi male con lei; era la sua memoria che da sola, a sua insaputa, l'aveva esclusa dalla sfera dell'amore.
Si direbbe che nel cervello esista una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare memoria poetica e che registra ciò che ci affascina, che ci commuove, che rende bella la nostra vita. Da quando lui ha conosciuto Tereza, nessuna donna ha il diritto di lasciare in quella parte del suo cervello foss'anche la più fuggevole impronta.
Tereza occupava come un despota la sua memoria poetica e ne spazzava via le tracce delle altre donne. Non era giusto, perché ad esempio la ragazza con la quale aveva fatto l'amore sul tappeto durante il temporale non era affatto meno degna di poesia di Tereza. Gli gridava: "Chiudi gli occhi, stringimi i fian- chi, tienimi stretta!"; non riusciva a sopportare che, mentre facevano l'amore, Tomas tenesse gli occhi aperti, attenti e scrutatori, e che il suo corpo leggermente sollevato su di lei non aderisse alla sua pelle. Non voleva che lui la studiasse. Voleva trascinarlo nel flusso dell'incantesimo dove non è possibile entrare se non con gli occhi chiusi. E appunto si rifiutava di mettersi carponi, perché in quella posizione i loro corpi non si sarebbero toccati affatto e lui avrebbe potuto vederla da una distanza di quasi mezzo metro. Lei odiava quella distanza. Voleva fondersi con lui.(...) In altre parole, lei batteva al cancello della sua memoria poetica. Ma il cancello era chiuso. Nella memoria poetica di Tomas non c'era posto per lei. Per lei c'era posto solo sul tappeto.

Spesso mi piace, rileggere i romanzi, e ritrovare brani che avevo quasi dimenticato.
non fosse che fa soffrire Karenin, e per me si sa, i cani sono sacri, rileggerei Kundera molto più volentieri.
Mi piace l'immagine che usa, il modo in cui racconta. Sembra che abbia sempre una voce sommessa, ma ferma.
Non è che lui...assolutamente no. Il fatto è però, a essere sinceri..che per lei c'era posto solo sul tappeto.