sabato 31 luglio 2010

Jesus....

Sono stata qualche giorno in Belgio.
A Bruxelles (bella bella bella), ma non solo.
A Bruges, per esempio.
tra i vari posticini interessanti, per chi ha voglia di gironzolare, c'è il Begijnhof.
Ora, quel giorno io stavo cercando una casettina, di quelle piccole e orrende, che la mia mater dolorosa colleziona, e volevo far bella figura passandola a trovare e portandogliene una belga.
Ho pensato che una casuccia delle beghine di Bruges potesse piacerle.
E così, sono arrancata anche dentro il negozietto, lì al Beghinaggio.
Negozietto straripante articoli religiosi di dubbio gusto.
Perchè non si dica che è il mio ateismo a farmi dubitare della soavità degli oggettini, mi produco in una prova fotografica.
Per quanto mi riguarda, il premio di souvenir catto-trash dell'anno va a questa gomma da cancellare:

giovedì 22 luglio 2010

se telefonando...

- Raccontami meglio.
- ma te l'ho già detto..c'era quest'uomo...
- com'era?
-...sui 50..vestito in maniera sobria...con la faccia da brava persona, molto composto...
- mmmm...e il viso?
- e il viso niente, non lo ricordo, un uomo, un uomo sui 50 ma lo sapevo più che vederlo, cioè il viso c'era ma non lo so non era un viso che ti so dire.
- mmm. E che faceva?
-...mi umiliava. mi trattava male. Diceva delle cose, so che io provavo a ribellarmi ai suoi discorsi e lui continuava...
- ok. ma tipo..che diceva? che faceva?
- diceva che non valgo niente, diceva che sono una stupida, una cretina, non ricordo bene le parole esatte, e mi teneva per il polso. io cercavo di interromperlo e lui continuava a bassa voce, intorno c'era gente e lui non voleva che si accorgessero.
Mi stringeva il polso. Mi diceva a bassa voce queste cose terribili.
- ma chi era? lo conoscevi? dai ...lo sai.
- nnnno...non credo. Cioè...aveva delle cose che boh, che mi ricordavano qualcuno, ma forse era un puzzle di più persone. So solo che io volevo fargli gestacci, insultarlo, andarmene, e non potevo ma non so perchè.
- che brutta sensazione...
- sì. A un certo punto mi veniva da piangere...poi ...boh...poi è arrivato qualcuno...e lì non mi ricordo più. Mi sono svegliata. Che poi, non c'entra niente, ma appena sveglia ho fatto due cose.
Ho dato da mangiare a Vlad, uno. Ho buttato via quelle 3 rose secche, due.
- quelle?
- quelle.
- ...alleluja! però vedi che un legame c'è?
- mmmm...può darsi. cambiamo argomento?
- sì. però, comunque, alleluja. e anche vaffanculo.
- grazie.
- non a te.
- lo so. grazie.
- ecco. Comunque, parlando d'altro....

lunedì 19 luglio 2010

p.r.

Che non si dica che certe cose non sono avvenute.
Che non si provi a negare.
Che non si tenti di far passare tutto sotto silenzio.

giovedì 15 luglio 2010

ma perchè.

Ho fatto un errore.
a cui, al momento, non posso riparare.
la magia del telefono fa si che io non possa farlo, perchè per parlare al telefono bisogna essere in due.
E' anche giusto.
Ho fatto un errore e ora pago le conseguenze.
Non è che si possa riparare così, automaticamente, no?
Errore --> conseguenza.
La conseguenza te la devi vivere tutta, in questa notte d'estate in cui le goccioline di sudore scivolano giù lungo il collo, nonostante io scriva al buio per avere l'illusione del fresco.
Ho una capacità, che si potrebbe dire invidiabile, ci fosse qualcosa da invidiare, di spappolare con le mie mani le cose buone che la vita ogni tanto mi lascia cadere in grembo.
Perchè lo faccio?
non sono l'unica, lo so.
Ho avuto onore e onere di conoscere altre persone, quasi altrettanto brave a farlo.
ma al momento mi chiedo, limitandomi a me stessa, perchè lo faccio. Perchè non riesco a non rovinare sempre tutto.
Ho un sacco di ore notturne per pensarci.
chissà che tra una sudata e l'altra io non trovi anche qualche risposta.

mercoledì 14 luglio 2010

se son d'umore nero allora scrivo...

In realtà io scrivo spesso, anche quando sono di umore grigio, come stasera.
Grigio come le magliette che indosso ultimamente, apro l'armadio e scopro di avere un paio di camicette bianche, un paio di gonne al ginocchio, grigioline, un paio nere, e nei cassetti...magliette nere, magliette grigie.
C'è stato un periodo di color...come si chiama...fucsia?, nella mia vita.
E anche un breve, brevissimo, periodo di turchesi e azzurri.
Pantaloni chiari, persino, un'estate. Un paio, si intende.
Sono tornata ai grigi, ai neri.
Con l'aggiunta di gonne più lunghe, tacchi bassi.
Oggi il mio unico acquisto di saldi è stato definito "carino...sembri una suora laica."
L'abito forse non fa il monaco, ma nel mio caso il monaco si veste come si sente.
Grigio.
Come se la cenere del vulcano islandese stesse approdando ora sulla mia testa.
E' tutto sbagliato, nella mia testa si intende.
Ho finito con la porca seconda laurea. Sto riuscendo, più o meno, a fare la mamma-gatto.
Sono, più o meno, di nuovo in salute.
Mi hanno persino accettato il pezzettino micro al micro concorsetto di scrittura.
E allora?
Allora ci sono tutte queste "piccole" cose che non funzionano, che non si incastrano, che vanno male.
Ci sono tutte queste tensioni, questi "no", questi "scusa ma", questi "ma" senza "scusa", che minano le radici delle mie piccole gioie riarse.
Perchè faccio così? perchè certe cose mi toccano così tanto più di altre?
Il mio umore si fa grigio, la bocca si piega all'ingiù come quella di un bambino a cui avevano promesso il gelato, ma poi ogni giorno non si ha tempo, non si può andare, c'è troppa fila, fa troppo caldo o troppo freddo, finchè nemmeno lo vuole più, il gelato.
Ho desideri infantili che scoppiano come bolle di sapone.
Forse dovrei costruire desideri più adulti, di ferro e cemento. Solidi, pratici.
Desideri grigi come il materiale di cui sarebbero fatti.
Adesso tutto quello che posso fare è scavare dentro di me. Capire se il gioco che sto giocando vale la candela.
Sarebbe simpatico però prima di tutto capire se c'è, la candela.
A volte la perdo di vista, e forse per questo poi sto così.
Metto per iscritto una promessa: domani. domani mi impegnerò per non indossare grigio, nè dentro nè fuori.
Fingerò di avere dentro i colori che metterò fuori, anche se non si va oltre il marrone e il viola, è già qualcosa, è giù un tentativo.
A forza di fingere, a volte, ci si convince. L'abito modella il monaco? Speriamo di sì, anche perchè sarebbe tutto di guadagnato.

lunedì 5 luglio 2010

estate

In questi giorni fa troppo caldo.
O forse è solo che a me non piace l'estate.
Stavo per dire che non mi è mai piaciuta, ma ricordo che quando ero piccola andavo al mare con la mia nonna, e mi piaceva. Stavo sotto l'ombrellone a leggere, o in acqua a sguazzare.
Mi sa che mi piaceva, l'estate.
Giugno era tra i miei mesi preferiti, anche se negli ultimi anni non è più così nemmeno questo.
C. ha da poco festeggiato il suo primo anniversario, le brillano gli occhi quando dice "te lo aspetavi? dopo qullo che era l'anno scorso di sti tempi...".
Già. L'anno scorso di sti tempi.
Un anno è passato. Un anno?! Davvero?! Davvero. Un anno.
da un'estate all'altra.
Di solito l'incidenza delle depressioni e dei suicidi ha un picco in autunno, e verso natale.
Mi piacerebbe controllare se anche l'estate fa questo effetto ad altri, oltre che a me.
Quando non sono a lavoro me ne sto rintanata in casa, tapparelle abbassate per fare più buio possibile, ma a quanto pare non basta.
La pressione si abbassa, col caldo. sale la nausea, il fastidio.
E' colpa loro? E' colpa della pressione, del caldo, della nausea?
immagino di no. O almeno non del tutto.
Vorrei solo capire cosa mi sta succedendo, e sono così terrorizzata che ho paura di aprire gli occhi e vedere la realtà, e di chiuderli e vedere i miei pensieri.
Ho aspettato il 29 di giugno come se fosse chissà quale evento, chissà quale limite, superato il quale tutto sarebbe stato più facile.
Adesso non ho più nemmeno questo fragile alibi, e mi sembra che tutto intorno a me sia troppo fragile, troppo friabile.
Ho voglia di chiudermi dentro me stessa, nel buio, nel fresco. Di non sentire niente.
Vorrei spegnermi.
Ho preso una decisione. E il solo pensarla mi fa annaspare come stessi annegando.
Vorrei pace.
L'ho cercata in tanti modi. Vediamo se questo è peggiore degli altri.