lunedì 26 marzo 2012

tu

Incredibile come un monosillabo così semplice generi tanto fermento.
Basta scriverlo da qualche parte, che si scatena la ridda delle ipotesi.
Chi è "tu"? Sono io, sarà lei, è forse lui?
Basta scrivere "tu" e scopri che un sacco di gente si sente chiamata in causa, anche la più improbabile.
Qualche anno fa utilizzavo facebook. Non è che stessi molto lì a pensare, quando qualcuno che conoscevo mi chiedeva "l'amicizia" accettavo. Poi interagivo molto poco, e finiva che più che altro ogni tanto spadellavo una frase in "il mio stato" o qualcosa del genere.
Una cosa molto autistica e autoriferita, a dire il vero.
Insomma, una volta avevo in mente un pezzetto di canzone di Nacho Vegas, esimio cantautore spagnolo.
Mi piaceva molto. Ecco. Copia incollata su facebook. Passa qualche giorno.
Ricevo una mail da un conoscente che non sentivo da mesi, al momento residente in Spagna pur se nativo di altro luogo, il quale mi domandava quale fosse il significato del brano, che CHIARAMENTE doveva essere per lui. Era persino un po' preoccupato del non averlo capito da solo, il motivo di quel criptico "saluto".
Non è stato questo il motivo per cui ho eliminato facebook, ma ricordo che mi colpì questa cosa.
Mi fece pensare che forse non ero l'unica a sentirsi chiamata in causa anche un po' a caso, o per "codadipaglismo", o per errata percezione della realtà.
Di cosa mai poteva sentirsi in colpa una persona con cui avevo scambiato tutt'al più un po' di chiacchiere in un pub? Cosa mai potevo volergli comunicare, con una tristanzuola ballata spagnola? E perchè essere così criptica, e non mandargli direttamente un messaggio?
eppure lui si era preoccupato.
Forse è solo che devo stare attenta, quando scrivo, e che devo pensare anche a dove scrivo.
E a chi legge. E a un sacco di altre cose.
Troppe.
Credo che continuerò a fare come mi viene, e a lasciare che chi vuole sentirsi un "tu" lo faccia, se la cosa lo/la fa stare bene. Se invece genera sofferenza...permettimi di rassicurarti, tu che ti senti "tu": non stavo parlando con te. Non sei tu a farmi dire cose tristi brutte o cattive. Sul serio. Non parlavo di te.

Senso di colpa

Sono cresciuta così imbevuta di senso di colpa che a volte non so distinguere quello sensato da quello che non lo è.
Ho sviuppato una specie di abitudine a sentire il vago fastidio al petto, la sensazione di dolore e di tristezza, quella specie di bruciore in cui penso "Dove ho fatto male? Dove ho sbagliato? Dove dovevo agire diversamente? In cosa consiste (questa volta) la mia colpa?".
Questo non aiuta, perchè l'abitudine non è positiva. Perchè poi non più capire se è uno dei miei tanti viaggi mentali in cui mi auto eleggo centro del mondo: tutto è colpa mia, tutto c'entra con me, tutto poteva andare diversamente se io avessi fatto x e non y, oppure se invece è veramente così, se veramente io ho avuto un ruolo importante nella faccenda.
Ci stavo pensando ora. Ci sono persone con cui mi capita più spesso che con altre, tu sei decisamente una di queste, e non ho ancora capito come mai.
Mi incolpo più o meno sempre, in qualche modo. Forse perchè dentro di me so che non mi sono comportata nel modo giusto? O no? Che ne so...non riesco più ad essere obiettiva, e non riesco neanche ad affrontare la cosa una volta per tutte e dire "parliamone, così magari ci caviamo i piedi da sta cosa che ciclicamente si ripresenta".
Sarà che con te non è facile parlare. Almeno non di queste cose. o non è facile per me? Ah, ancora dubbi, domande, dubbi.
Che caos.

mercoledì 21 marzo 2012

sabato 10 marzo 2012

E così ci siamo.

Mancano meno di 24 ore.
Facendo un calcolo quasi preciso...direi 20 ore, minuto più minuto meno.
Sei mesi fa spingevo per la prima volta la porta di quel negozio.
La settimana scorsa l'ho spinta per l'ultima.
E' tutto pronto, o quasi.
Io sono pronta, o quasi.
Ci siamo.
Se mi fermo e ci penso bene provo una sensazione strana: da un certo punto di vista mi sembra una cosa incredibile, da un altro mi dico "..in fondo che cosa cambierà?".
Non lo so. Ma ho la sensazione che cambierà.