venerdì 23 giugno 2006

pessoa

Oggi la mia anima è triste fino al corpo. Tutto me stesso mi duole: la memoria, gli occhi, le braccia. In tutto ciò che io sono c'è come una specie di reumatismo. Sul mio essere non ha nessun influsso la luce limpida del giorno, il cielo di un grande azzurro puro, l'alta marea immobile di luce diffusa. Non mi lenisce affatto il lieve soffio fresco autunnale, come se l'estate non passasse, che dà tono all'aria. Nulla è nulla per me. Sono triste, ma non con una tristezza definita, e nemmeno con una tristezza indefinita. Sono triste là fuori, nella strada dove si accumulano le case.
Questa descrizione non traduce esattamente ciò che sento, perchè nulla può tradurre esattamente ciò che qualcuno sente. ma tento di dare l'idea di ciò che sento, un miscuglio di varie specdie di io e della strada estranea, che , proprio perchè la vedo, anche'essa, in modo sotteraneo che non so analizzare, mi appartiene, fa parte di me.
Vorrei vivere diverso in paesi lontani. Vorrei morire altro tra bandiere sconosciute. Vorrei essere acclamato imperatore in altre epoche, oggi migliori perchè non sono di oggi, viste in un barlume colorito, inedite di sfingi. Vorrei tutto quanto può rendere ridicolo ciò che sono e perchè rende ridicolo ciò che sono. Vorrei, vorrei...Ma c'è sempre il sole quando brilla il sole e la notte quando arriva la notte. C'è sempre la pena quando la pena ci duole e il sogno quando il sogno ci culla. C'è sempre quello che c'è e mai quello che dovrebbe esserci, non perchè è meglio o perchè è peggio, ma perchè è altro.


una giornata come un'altra per iniziare qualcosa.

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