mercoledì 23 agosto 2006

psicosi delle 4.48

"Sono triste
Sento che il futuro è senza speranza e le cose non possono migliorare
Sono stufa e insoddisfatta di tutto
Sono un fallimento completo come persona
Sono colpevole, vengo punita
Vorrei uccidermi
Prima riuscivo a piangere ora sono oltre le lacrime
Ho perso interesse negli altri
Non riesco a prendere decisioni
Non riesco a mangiare
Non riesco a dormire
Non riesco a pensare
Non riesco a vincere il senso di solitudine, di paura, di disgusto
Sono grassa
Non riesco a scrivere
Mio fratello muore, il mio amante muore, sono io che li uccido Galoppo verso la morte
Ho terrore dei medicinali
Non riesco a fare l'amore
Non riesco a scopare
Non riesco a stare sola
Non riesco a stare con gli altri
Ho i fianchi troppo grandi
I miei genitali non mi piacciono
Alle 4 e 48 quando la disperazione mi fa visita mi impiccherò al suono del respiro del mio amante
Io non voglio morire
Mi sono depressa così tanto al pensiero della mia mortalità che ho deciso di suicidarmi
Io non voglio vivere
Sono gelosa del mio amante addormentato e desidero ardentemente quel suo stato di incoscienza indotto
Quando si sveglia lui invidierà la mia notte insonne di pensieri e discorsi non impastati dai farmaci
Ho deciso di consegnarmi alla morte quest'anno
Alcuni diranno che questa è autocommiserazione
(sono fortunati a non sapere quanto è vera)
Altri capiranno solo la sofferenza
Sta diventando la mia normalità
......"

E così via, cara Sarah.
oggi mi sento particolarmente in sintonia con te.
Altre volte preferisco tirare sassate al gabbiano che mi diceva che il corpo non è altro che un grumo di pensiero, perchè o mi prende in giro o io proprio i grumi non li so sciogliere perchè il pensiero è ancora peggio. Manca l'aria, o ce n'è troppa.
E' possibile sentirsi costretti e contemporaneamente desiderare delle mura, dei confini?
C'è qualcosa di sbagliato, qualcosa manca e qualcosa è di troppo.
Se si potesse veramente sciogliere il grumo.
C'era quella storia...quella del principe a cui la strega aveva fatto un nodo nel cuore...e lui non ricordava più il nome dell'amata, o il proprio...ricordi di bambina...e qualcuno...forse di nuovo l'amata, la principessa buona, toccandogli il petto scioglieva il nodo ghiacciato. Questa immagine mi è rimasta, il tocco che scioglie i nodi, che libera e aiuta.
Io non sono capace. Le 4.48 per me di solito arrivano, non so perchè, alle 2.30. Quasi un appuntamento galante col buio.
sono stanca.

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