venerdì 8 dicembre 2006

nessun dove

«Grazie.» Richard guardò la donna vestita di pelle. «C'è davvero qualcosa da temere? Cosa c'è sul Knightsbridge, o Night's Bridge che sia cosi pericoloso?»
«Solo quello che hai detto.»
«Intendi un tipo in armatura?»
«Intendo quel tipo di armatura che cala quando finisce il giorno. Questo c'è da temere.»
La mano di Anestesia andò in cerca di quella di Richard, che la afferrò con forza, una piccola mano in una più grande. Lei gli sorrise e ricambiò la stretta.
Quindi misero piede sul ponte, e Richard iniziò a comprendere il buio: il buio come qualcosa di solido e reale.
Richard sentiva che gli sfiorava la pelle, cercando, spostandosi, esplorando: gli scorreva nella mente. Poi gli scivolò nei polmoni, dietro gli occhi, in bocca...
A ogni passo la luce della candela diventava più fioca. Si accorse che la stessa cosa stava accadendo anche alla torcia della donna vestita di pelle.
Buio, totale e assoluto.
Rumori. Un fruscio, un movimento inconsulto. Richard sbatté le palpebre, accecato dalla notte.
I suoni erano sempre più cattivi, più affamati. A Richard parve di udire delle voci: un'orda di giganteschi
troll deformi, sotto il ponte...
Qualcosa nell'oscurità scivolò accanto a loro e li superò.
«Cos'è?» squitti Anestesia. La piccola mano tremava in quella più grande.
«Shh!» sussurrò la donna. «Non attirare la sua attenzione.»
«Che succede?» bisbigliò Richard.
«Il buio» spiegò con calma la donna vestita di pelle. «Tutti gli incubi che emergono al calare del
sole, fin dai tempi delle caverne, quando ci si rannicchiava gli uni accanto agli altri alla ricerca di calore e sicurezza. Questo è il momento di avere paura dell'oscurità.»
Richard si rese conto che qualcosa gli stava strisciando sul viso. Chiuse gli occhi: tanto non faceva alcuna differenza rispetto a ciò che vedeva o sentiva. La notte era assoluta.
E fu allora che cominciarono le allucinazioni.
.....
.....
.....
Ci fu un crepitio, e un chiarore cosi forte da far male. Era la fiamma della candela, nel suo candelabro di bottiglietta di tamarindo. Non aveva mai fatto caso a quanta luce può produrre una singola candela. La sollevò con orgoglio.
«Sembra che abbiamo attraversato con successo» disse la donna vestita di pelle.
Richard si accorse che il cuore gli batteva all'impazzata, che non riusciva a parlare. Si costrinse a respirare lentamente per calmarsi.
«Suppongo» disse esitante «che non siamo mai stati veramente in pericolo. Era come il castello delle streghe... dei rumori nel buio. E l'immaginazione fa il resto. Non c'era niente da temere, vero?»
La donna lo guardò con aria di compatimento, e Richard si rese conto che nessuno gli teneva la mano.
«Anestesia?»
Dall'oscurità sulla cima del ponte giunse un rumore sommesso, come un fruscio o un sospiro.
Una manciata di perline di quarzo scese ticchettando dalla curvatura del ponte, nella loro direzione.
Richard ne prese una. Veniva dalla collana della ragazza-ratto.
«Sarà meglio... Dobbiamo tornare indietro. È...»
La donna sollevò la torcia, illuminando il ponte. Richard poteva vederlo tutto, ed era deserto.
«Dov'è?»
«Andata» rispose la donna con tono piatto. «Se l'è presa il buio.»
«Dobbiamo fare qualcosa» disse Richard.
«Del tipo?»
Lui apri la bocca. La richiuse. Maneggiò il piccolo blocco di quarzo e osservò gli altri, a terra.
«Non lo so.»
«È andata» ripeté la donna. «Il ponte si prende un pedaggio. Sii felice che non abbia preso anche te. Ora, se stai andando al mercato, è per di qua, da questa parte. Vieni?»
Richard rimase là al buio per alcuni istanti scanditi dai violenti battiti del suo cuore pesante, poi infilò nella tasca dei jeans la perlina di quarzo e segui la donna, che lo precedeva di qualche passo.
Nel seguirla gli venne in mente che ancora non conosceva il suo nome.

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