Mi interroghi. Mi proponi, poi, anche una risposta.
E' che "me stessa"...me stessa..."me", come fa una parolina di due lettere ad avere spalle abbastanza larghe da poter reggere tutte queste fatiche motivazioni spinte resistenze dolori?
Non è abbastanza, per me.
Sono stata cresciuta, questo fa ridere sempre gli amici che mi conoscono bene, sono stata cresciuta atea ma nutrita di senso di colpa della più pura distillazione masochistico-cattolica.
Il sacrificio, la fatica, devi devi devi e non per il regno dei cieli che non c'è, ma devi, devi devi..
Devi.
Per chi, per cosa.
non so.
Devi. Se non faccio il mio dovere, se non mi sento a posto con me stessa, sto male, mi punge il fianco il senso di errore e la responsabilità imbastardita con la colpa.
Devi.
Ma in nome di cosa. Di nuovo.
Gli esempi davanti agli occhi dicevano "per te". Tutti i sacrifici che facciamo, tutti i dolori, le fatiche, che noi facciamo e che ti insegnamo a fare, sono per te, per te che sei la cosa più importante, per noi.
Per loro. Io.
Ma per me?
Io non so.
Mi sento a volte, un golem con in testa scritte le parole "devi devi devi, si deve, il dovere, l'impegno", e sotto, più in piccolo, l'aggiunto "per ..." ma non si legge, per chi.
Non c'è nessuno, qui, a parte me.
ma io che sono per me stessa il mezzo, lo strumento di carne e pensieri che deve fare, non riesco ad essere anche il fine.
Ho sempre capito che si doveva, ma non per se stessi, che si doveva per chi, poi, sarebbe stato meglio.
ma con me, forse, la catena si interrompe, e allora per chi tutto questo sudore e lacrime e sforzo?
Non c'è niente e nessuno qui, davanti al quale deporre la sera i miei tesori raccolti durante il giorno.
Questo, lo sa chiunque, no?, confonde moltissimo un povero golem.
E forse, anche una persona come me.
martedì 16 dicembre 2008
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1 commento:
Ciao ciao
carissima.
Appena ai tempo
passa sul mio blog e
leggi ultimo post.
Buon proseguimento di vita.
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