giovedì 2 luglio 2009

Yo vuelvo por mis alas, ¡dejame volver!

La poesia la ricordo, ma al momento mi sfugge l'autore. Ho in mente Garcia Lorca, ma la pigrizia di controllare è troppa.
Ieri sera ogni tanto mi tornava in testa, e mi domandavo, oziosa, chi è che l'ha scritta poi?
ma non avevo di certo modo di controllare.
ora che potrei, la pigrizia mi assale.
Sono state 12 lunghe ore, per tacere delle altre 12.
L'aeroporto è grande e pieno di gente. Di tutti i bar, quello ha le poltrone più invitanti, vecchio stile come il salotto buono di un'inglese anzianotta e amante del tè e dei pizzi.
Mi acciambello sulla stoffa bruna, leggiucchiando...e scivolo in un sonno più o meno superficiale.
un'oretta a rendermi conto, alle volte, del passaggio di qualcuno vicino a me, del sedersi e alzarsi delle persone, del cicaleccio.
L'orologio si muove lento. Io e la mia mania di arrivare in anticipo.
Ho ancora 3 ore.
Leggo. Leggo. Leggo.
Il mio inglese si è riattivato, il romanzo comprato ieri è quasi finito, per fortuna ho altri 3 libri ancora intonsi, nello zaino.
All'improvviso mi prende il freddo, sgranchisco le gambe verso il bar dove servono tè e caffè in quantità infinita (bevi finchè ne vuoi, o finchè non ti esplode la vescica, una cosa così).
Evito accuratamente il caffè, ma una marmitta di tè col latte non me la leva nessuno.
Un paio di matrone arrancano per arraffare l'ultimo posto a sedere nell'area recintata (sic, animali in gabbia, guai a portare il bicchiere viola nel settore verde, o la cannuccia rossa dove le hanno gialle), ma per una volta la mia forma gnomica mi aiuta, dribblo la versione britannica di Scilla e Cariddi e mi accascio trionfante.
Ancora troppe ore, spalmate in lunghi minuti. La lettura procede. Ogni tanto mi concedo di osservare i tavoli vicini, inventandomi storielle senza capo nè coda sui personaggi più pittoreschi.
Nonostante la buona volontà e la sete, scopro che c'è un limite alla quantità di tè acquoso che posso ingurgitare in una sola sessione, e una visita al bagno mi rende edotta di una differenza rispetto a altro aeroporto da me visitato.
Lì ricordo che nel bagno degli uomini campeggiava il distributore di preservativi, in quello delle donne...quello di assorbenti.
Qui c'è una variazione sul tema.
Dopo una rapida ispezione risulta che..gli uomini, che monotonia, hanno il distributore di preservativi, le donne assorbenti e, udite udite, tic tac, alla menta e anche a non so che gusto tropicale.
Fiera della mia scoperta di alto valore etnografico, inizio la lunga marcia verso il gate.
Ci manca soltanto che salti fuori qualcuno urlando stentoreo "dead woman walking"..il corridoio sembra non finire mai, e la mia scarsa propensione al volo rende il mio viso più tirato del solito.
La vetrata rimanda occhiaie più rosse che scure, ciocche di capelli sparse, aria stanca.
L'acqua. Ho dimenticato di bere tutta l'acqua.
La poliziotta apre il mio zaino con aria schifata, solleva un calzino fucsia spaiato, rovista tra i libri e i foglietti, acchiappa trionfante la bottiglietta con qualche dito di acqua dentro.
Segue dialogo in inglese che si conclude con me che bevo ogni goccia sotto i suoi occhi. Finisco sempre per fare queste scene, in aeroporto. Sarà di buon auspicio?
c'è tantissima luce, fuori, ancora. A quanto pare voleremo col sole, non male.
Mi accampo davanti al gate, dopotutto manca circa mezzìora all'imbarco..cosa vuoi che sia starmene un po' qui per terra.
Assorta nella lettura...mi accorgo che qualcuno alle mie spalle sta sacramentando in toscano, mentreuna donna bionda esce dalle transenne e si rivolge all'hostess che dovrebbe imbarcarci.
Non sento cosa dice, la vedo di spalle...ma dai suoi movimenti e dalle espressioni della hostess..capisco che si sta lamentando di qualcosa e che la hostes non può farci molto, se non sorridere con l'aria un po' spiritata di cui ha chiuso l'audio al mondo esterno.
Il motivo del contendere scopro essere il ritardo del volo, ci imbarcheranno, pare, circa un'ora dopo.
Arrivo previsto, fusi orari compresi, intorno all'una del mattino.
Cazzo. Così 12 minuti per uscire dall'aeroporto, trovare un taxi, raggiungere la stazione, fare il biglietto, acchiappare il pullman.
Anche perchè se no, il prossimo è verso le 6..non voglio stare 5 ore in stazione!!!!
Imbarcati.
Ci stipiamo come sardine sull'aereo pullman, fitti di putti che piangono urlano o persino cantano.
Un angioletto biondo e paffuto sfugge all'abbraccio materno e caracolla baldanzoso, scalzo e super pannolinato, lungo la passerella.
A parte questi piccoli show, il volo procede, lento e inesorabile, su terra e mare e terra.
Odio volare. Non sono fatta per volare. Voglio atterrare. Mi piacciono gli atterraggi.
Yo no vuelvo POR MI alas, pero dejame volver... decisamente odio volare. non sono fatta per.
Man mano che andiamo il cielo diventa rapidamente buio. Riporto avanti l'orologio, ecco che il tempo passa ma il volo resta lungo, ancora e ancora.
Finalmente, nel buio, le luci sempre più vicine. Sobbalzi sobbalzi sobbalzi...frenata.
L'afa notturna colpisce come un destro allo sterno, togliendo il respiro.
il vantaggio del solo bagaglio a mano è che supero un sacco di persone, nella corsa al fuori. E al taxi.
la fila è selvaggia, assolutamente.
Ho solo 10 minuti, aspetto da 20.
Finalmente il mio, o meglio finalmente acchiappo un autista saltandogli praticamente sul cofano.
Avrà una settantina d'anni, il mio Caron dagli occhi cisposi, e per il breve viaggio mi urla che secondo lui non ci sono pullman, a quest'ora, che dovrò stare in stazione 5.6 ore e non è un bel posto.
Il pullman c'è. Lo aspetto alla piazzola, sempre più sudata nell'umidità immobile.
Dietro di me sale un ragazzo tunisino, lavora in una pizzeria lì in zona, prende tutte le notti questa linea per tornare a casa.
Poi un uomo rasato e tatuato, l'autista gli parla lentamente come fosse un bambino. Lui si altera "sono italiano" . "scusa, ti facevo albanese". Si contrae tutto. Albanese, che brutta parola: come se lo avessero frustato: "sono italiano, io, che albanese...forse dovresti stare attento!!!".
Qualcuno alle sue spalle spinge per salire, viene sospinto avanti.
Un indiano dalla voce acuta discute col controllore sulla validità del suo biglietto.
Passano i minuti.
Il controllore gli dice di farne un altro. L'indiano vuole utilizzare quello.
Il controllore caldeggia l'opzione nuovo biglietto. l'indiano mantiene la posizione.
Continuano a passare i minuti.
L'italiano albanese chiede a un paio di ragazze nere se sono della zona. La più giovane ride e dice che viene dalla Nigeria.
Il pizzaiolo si altera, urla all'indiano di pagare il cazzo di biglietto nuovo che tutti vogliamo andare a dormire.
L'indiano si rassegna. Gli cade una cascata di spiccioli lungo l'autobus buio. Il biglietto viene fatto.
L'aria condizionata è sempre più alta, crollo nel sonno e mi sveglio intirizzita nonostante la giacca col cappuccio tirato sugli occhi.
Siamo arrivati, si scende.
la stazione, alle 3 del mattino,è chiusa.
Qualcuno ci dorme davanti, una giovane coppia fa tenerezza: lui è sdraiato tutto storto, in una specie di cerchio con lei acciambellata dentro.
Un uomo con le bretelle sul torso nudo si trascina in giro chiedendo a tutti "ma che ore sono".
Io, come da copione, devo assolutamente fare pipì, peccato che non ci siano bar aperti.
Alle 4, la Polfer apre i lucchetti, una ventina di facce assonnate si insedia tra i binari, in attesa di andare.
Un'altra ora e mezza di viaggio circa, in un treno particolarmente vecchio e sporco.
la carrozza olezza di vino stantio....che sia lo spirito di nonno venuto a vegliare? Bah, preferirei ti manifestassi in modo più signorile, ma insomma fa lo stesso. nonostante l'odore rancido di vino andato, sonnecchio di nuovo, un'altra ora circa. Prima dell'ultimo cambio di treno.
Sono da poco passate le 6, il sole è sorto su piccole cittadine che sembravano addormentate.
E' l'ultimo sforzo. Sveglia solo per un'oretta ancora, poi doccia e sonno.
Dopo aver espletato un paio di faccende.

4 commenti:

P ha detto...

BENTORNATA !! :-)

E complimenti per quello che piu' che un ritorno suona come una impresa ...

LM

Nives ha detto...

E si, bentornata! :)

Diarista ha detto...

Grassie!!!
Che bello avere il bentornata da un elemento naturale e da un animale selvatico...mi sento fortunata, al momento!

Nives ha detto...

Non è selvatico... è in love ultimamente... :)))