domenica 5 luglio 2009

Josè S.

Suponho que no princípio dos princípios, antes de havermos inventado a fala, que é, como sabemos, a suprema criadora de incertezas, não nos atormentaria nenhuma dúvida séria sobre quem éramos e sobre a nossa relação pessoal e colectiva com o lugar em que nos encontrávamos. O mundo, obviamente, só podia ser o que os nossos olhos viam em cada momento, e também, como informação complementar não menos importante, aquilo que os restantes sentidos – o ouvido, o tacto, o olfacto, o gosto – conseguissem perceber dele. Nessa hora inicial, o mundo foi pura aparência e pura superfície.(...)
Hoje, porém, embora sabedores de que desde o último dos vírus até ao universo, não somos mais do que organizações de átomos e que no interior deles, além da massa que lhes é própria, ainda sobra espaço para o vácuo (o compacto absoluto não existe, tudo é penetrável), continuamos, tal como o haviam feito os nossos antepassados das cavernas, a apreender, identificar e reconhecer o mundo segundo a aparência com que se nos apresenta.

http://caderno.josesaramago.org/

A suprema criadora de incertezas.
Come sempre Josè S. è un grandioso ourives das palavras. Mai definizione fu più precisa.
Quale pervertimento dell'animo umano, ci ha portati a questo?
A creare un linguaggio comune che non è comune, ma che ci ostiniamo a definire tale.
Crearlo, renderlo fondamentale, neanche volessimo davvero comunicare in maniera sempre più esatta..quando poi, in realtà, non facciamo altro che identificare e riconoscere il mondo secondo l'apparenza con cui ci si presenta.
Le parole sono fonte di malintesi, lo ripeteva la mia adorata volpe.
E così via, con tutto quel che ne consegue.
Ma soprattutto, noi andiamo oltre: abbiamo le parole, i dizionari, sinonimi, contrari, perifrasi.
Abbiamo una combinazione infinita di suoni e lettere dell'alfabeto.
Eppure, continuiamo a fermarci all'apparenza, nella maggior parte dei casi.
E l'apparenza, se non è quella giusta, è sufficiente a farci escludere scartare chiudere fuori eliminare sparire dimenticare.
Che ironia...tanto sforzo per distinguerci dagli animali...per comunicare in modo più elevato..e poi ci fermiamo sempre e comunque al colore delle piume o alla grandezza delle corna.
C'è davvero di che vantarsi.
Non posso che rifarmi alle parole di Nanni, confermando che cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Sempre per citare Moretti (imitando l'incipit di un tuo post precedente), spesso si comincia così: http://youtube.com/watch?v=qtP3FWRo6Ow

Poi, dopo, passa, e uno capisce di dover andare oltre.

Diarista ha detto...

...beh...io continuo a essere d'accordo con Nanni...