sabato 22 novembre 2008

dentro di me

se chiudo gli occhi e provo a scendere dentro di me, sento il rumore dell'acqua.
Come un pozzo profondo, o una palude.
E' freddo, limaccioso e buio, qui dentro.
Non dovrebbe mai entrarci nessuno, a parte me.
Come si può aprire le porte a un'altra persona e dirle "vieni, accomodati, questa sono io".
Che razza di regalo sarebbe?
Ci sono grate e serrature, a chiudere me stessa.
Mi concentro, chiudo a chiave, mi concentro, nascondo, sbarro la strada per il bene di chi si avvicina.
... il tuo più tenue sguardo, basta a far distrarre le mie sentinelle, così naturale che vorrei davvero lasciarmi aprire e guardare, e dirti "vieni, accomodati"...ma c'è l'acqua profonda, nera, io lo so che è solo un pozzo buio, una palude, e allora come faccio cosa faccio?
se mi vedi te ne andrai, o peggio inciamperai nel fango o ti bagnerà la nebbia.
E' faticoso montare la guardia, soprattutto quando mi verrebbe da lasciarmi andare, ma cosa vuol dire voler bene se non proteggere, per quel che si può?
O almeno, cos'è per me se non questo?
Quando mi guardo dentro non vedo quasi nulla, in tutto questo buio, sento l'acqua vicina, e mi ha sempre fatto paura, l'acqua di notte.
Nessuno deve bagnarsi, con questo freddo.
Se solo fossi davvero brava, se non facessi sempre errori.
Se solo fossi più rigorosa. Se solo non avessi così tanta voglia di essere avvicinata.
Vorrei avere da offrire qualcosa di più, un po' di luce, di calore.
Allora sì, che potrei dire "Ecco eccomi io sono questo, accomodati".
Ecco.

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