giovedì 12 novembre 2009

impotenza

Lavoro con tanti ragazzi, tanti adolescenti.
E' gratificante e soddisfacente vedere ogni giorno crescere la relazione tra noi, la fiducia reciproca, la comunicazione.
Oggi viene da me B., piccolina, sempre sorridente, che in questi tre anni ho visto crescere sempre di più,nonostante la mala fortuna che sempre l'accompagna, nonostante le diagnosi e i problemi neuro e fisio e psico.
Viene da me e si sfoga, e mi racconta degli atti di bullismo che subisce. Mi racconta, nei dettagli, anche quello che non mi aveva ancora detto, per troppa vergogna.
Mi chiede di aiutarla.
E insieme mi implora di difenderla...non da C. che la vittimizza.
No. Da chi dovrebbe essere, come me, deputato a proteggerla, ad aiutarla, a farla crescere.
Sono anni, ormai, che lavoro in questo ambiente, sì.
Ci immergo le mani, nel dolore, nello squallore, nel degrado.
Nelle guerre tra poveri, tra sfortunati.
Eppure oggi, mentre lei mi guardava speranzosa, affidandomi tutti quei grumi di sè e dicendomi "ti prego, ti prego, non dire però a ..., che te l'ho detto, se no lei mi sgrida e lo va a dire a C. e dopo C. si comporta peggio e io ho paura", a me veniva il magone.
Cazzo. Mi chiede aiuto. Mi chiede aiuto e mi chiede di proteggerla da chi dovrebbe essere, in quella cazzo di scuola, il suo punto di riferimento.
La conosco, B., conosco il suo sforzo per parlare, per ammettere tutto quel dolore, quelle prese in giro, quegli insulti, quegli spintoni e quei toccamenti non rischiesti e che non riesce a evitare perchè il suo corpo poco agile le si mette contro.
Ma ora, a tutto questo, al dolore che provoca, comunque, trovarsi a vedere coi propri occhi certe situazioni, si aggiunge la rabbia. La rabbia perchè purtroppo B. ha ragione, perchè quando si dovrà parlare, perchè si dovrà parlare, con....,perchè è lei l'insegnante di riferimento in quella classe, lei ripeterà, arricciando il nasetto aristocratico "...beh ...dovrà pure imparare a difendersi..e poi quando io ci parlo, con C., lei mi dice che non è vero. E poi, anche fosse, io devo sopravvivere in quella classe. Se mi metto contro C. lei poi non mi lascia più in pace."
Ecco, qual è il punto. Il quieto vivere.
Mors tua vita mea.
Ma a dirlo, è un insegnante di sostegno. Un insegnante che dovrebbe, appunto, essere di sostegno proprio a B.
Le direzioni in cui muoversi purtroppo sono davvero poche, tentativi sono stati fatti in ogni direzione, ma la risposta è stata solo la mia decurtazione di ore, per il momento.
Che dire. che fare.
Senso di impotenza.

2 commenti:

L. ha detto...

Siamo sicuri che non sia C. ad avere più bisogno di te ?
Un abbraccio.
L.

Risparmiatrice ha detto...

sicuri. No. Non siamo mai del tutto sicuri di niente...anche se sarebbe bello esserlo :-)
A dire il vero, si potrebbe dire che anche C., ma soprattutto tutto il contesto che la circonda, avrebbero bisogno, sì.
Ma poi potrei sproloquiare ore su un sacco di questioni più o meno etiche e più o meno materiali.