domenica 1 aprile 2007

per lei c'era posto solo sul tappeto

Con la parola non-amore non voglio dire che nei confronti di quella ragazza lui avesse un atteggiamento cinico, che in lei vedesse, come suol dirsi, solo un oggetto sessuale: al contrario, le voleva bene, apprezzava il suo carattere e la sua intelligenza, era pronto ad aiutarla ogni volta che lei ne avesse avuto bisogno. Non era lui a comportarsi male con lei; era la sua memoria che da sola, a sua insaputa, l'aveva esclusa dalla sfera dell'amore.
Si direbbe che nel cervello esista una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare memoria poetica e che registra ciò che ci affascina, che ci commuove, che rende bella la nostra vita. Da quando lui ha conosciuto Tereza, nessuna donna ha il diritto di lasciare in quella parte del suo cervello foss'anche la più fuggevole impronta.
Tereza occupava come un despota la sua memoria poetica e ne spazzava via le tracce delle altre donne. Non era giusto, perché ad esempio la ragazza con la quale aveva fatto l'amore sul tappeto durante il temporale non era affatto meno degna di poesia di Tereza. Gli gridava: "Chiudi gli occhi, stringimi i fian- chi, tienimi stretta!"; non riusciva a sopportare che, mentre facevano l'amore, Tomas tenesse gli occhi aperti, attenti e scrutatori, e che il suo corpo leggermente sollevato su di lei non aderisse alla sua pelle. Non voleva che lui la studiasse. Voleva trascinarlo nel flusso dell'incantesimo dove non è possibile entrare se non con gli occhi chiusi. E appunto si rifiutava di mettersi carponi, perché in quella posizione i loro corpi non si sarebbero toccati affatto e lui avrebbe potuto vederla da una distanza di quasi mezzo metro. Lei odiava quella distanza. Voleva fondersi con lui.(...) In altre parole, lei batteva al cancello della sua memoria poetica. Ma il cancello era chiuso. Nella memoria poetica di Tomas non c'era posto per lei. Per lei c'era posto solo sul tappeto.

Spesso mi piace, rileggere i romanzi, e ritrovare brani che avevo quasi dimenticato.
non fosse che fa soffrire Karenin, e per me si sa, i cani sono sacri, rileggerei Kundera molto più volentieri.
Mi piace l'immagine che usa, il modo in cui racconta. Sembra che abbia sempre una voce sommessa, ma ferma.
Non è che lui...assolutamente no. Il fatto è però, a essere sinceri..che per lei c'era posto solo sul tappeto.

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