domenica 17 agosto 2008

"ci hai messo troppo di te, lì dentro"

E forse è anche vero. ma uno spazio dove mettermi mi serviva.
Uno spazio dove perdermi e ritrovarmi quando mi serve.
A volte i pensieri si sfilacciano, e a rivederli dopo mesi o addirittura un paio d'anni, non li riconosco, come figlioli ben poco prodighi (di spiegazioni).
Che farci.
Quasi mai veri occhi si posano qui sopra. Non è un vero raccontarsi, se chi può ascoltarti non sa in realtà chi sei.
E' un po' come quando, da bambina, raccontavo tutto al gatto di peluche, che ormai, neanche a dirlo, è del tutto pelato. Forse è un bene, che io confidi poco negli e agli esseri umani: a quanto pare ho effetti collaterali.
Mi piace avere un rifugio dove lasciarmi andare.
Fa strano forse che sia un rifugio senza chiavistelli, a cui si può arrivare come niente, dal niente, per caso o per intenzione.
Ma ciò che rende il paradosso inutile, è che solo chi non mi conosce, ha voglia di sbirciare.
Chi ha già avuto modo di assaggiare un pezzo della mia vita, non ha voglia di una seconda sorsata, di solito. Forse è questo, il vero paradosso. Solo chi non ha nulla a che spartire con me, ha voglia di sapere. Ma che volete che vi dica, gente...E' così che girano le cose.
...everyone I know goes away, in the end...

1 commento:

Anonimo ha detto...

occhio a non far la fine della principessa scorreggiona e del cavaliere delle stalle che sente solo puzza di merda! :)