Per quanti giorni mi ricorderò?
non lo so. E' come se a volte le cose si cancellassero dalla mia mente, come se nemmeno fossero state.
Dev'essere che a volte, quando sai già tutto di qualcosa, quando sai già il prima il durante il dopo, come un film già visto, è inutile ricordare. che ne so.
Non è stato difficile, ancora non so se sia stato giusto. Ancora non so se non sia stato, forse, crudele, forse brutale, immergerti nella realtà.
Se dovessi ripetere le parole farei fatica, però ho in mente, al momento, che i tuoi capelli avevano un vago profumo che ricordo, dev'essere che ancora si usa, da ragazzini, lo stesso tipo di shampoo che usavo io tanti anni fa, quando mia madre mi portava in piscina. te l'ho anche chiesto, se per caso anche tu fai nuoto.
Ho in mente che continuavi col dito a tirarti su gli occhiali. Mi hai detto che hai messo le lenti a contatto, da qualche tempo, ma ancora ti danno fastidio, ancora i tuoi occhi non sono abituati e allora a volte rimetti gli occhiali. Anche se non ti piaci tanto così.
Volendo, con un po' di concentrazione, posso ricostruire la mappa dei tuoi pensieri, fino al tuo "tu sei matta".
Mi hai fatto ridere. Io sono matta.Forse hai avuto ragione, per un attimo. Ti aspettavi che non avessi quello che tu chiami coraggio.
Anche se non userei quella parola. In fondo, non ho fatto altro che darti quello che credevi di desiderare.
Come una specie di fata madrina. Tutto qui. Dopotutto, sei tu che mi hai dato quel ruolo scomodo.
La fata madrina. Che sa esaudire i desideri. Ma vedi, è' lì, la fregatura, quando sarai più grande forse lo vedrai meglio. Che a volte, solo a volte, sia chiaro, è meglio non esprimerli, certi desideri. perchè poi potrebbero avverarsi.
domenica 28 febbraio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
per quanti giorni? io dico per un bel po'. a me il complimento che mi ha fatto più piacere è stato "tu sei strano". due volte, l'ho ricevuto, una volta in inglese da una persona che poi non ho più potuto rivedere (e lì ho capito che bestemmiare serve veramente a poco, e tuttavia continuo a farlo), un'altra volta in italiano da un'altra persona, che ogni tanto rivedo, e non so se essere contento o meno. la stessa persona che un'altra volta, dopo un po' di mesi di lontananza, mi ha apostrofato così: "sarai mica diventato normale?", e poi subito dopo:"ah ecco, almeno tu. per un attimo mi ero preoccupata". almeno tu. e vabbè. comunque io mi ricordo ancora, e non credo dipenda dal fatto che ho sempre avuto una discreta memoria. per quanti giorni ti ricorderai di un tu sei matta arrivato così, quasi fra capo e collo? io dico per un bel po'...
nei tuoi ricordi ci vedo qualcosa di romantico, di dolce, che nei miei, perlomeno in questi, non è presente.
non è stato detto come complimento, ma solo come constatazione.
Però è capitato, altre volte, quello che dici tu. E allora si, ricordo ancora.
romantico? dolce? sai che a pensarci bene... con la prima persona forse è stato anche romantico, o almeno ci ho provato, o forse non ci ho neanche provato ed è venuto da sè, comunque niente male per uno che deve ancora compiere diciotto anni (e lì, un mio carissimo amico mi fece un altro bel complimento: "te sei autistico, non è che sai quello che devi fare, però lo fai e basta"); con l'altra sì, è stato molto dolce in certi casi, e come una coltellata alla schiena in altri, momenti in cui mi sentivo sulla luna per poi precipitare alla velocità della luce nella più profonda delle fogne. una domenica mattina giri per casa ballando, e le due settimane dopo le passi praticamente chiuso in camera (e non smetterò mai di ringraziare quattro eterni ragazzi di londra che più di una volta hanno fatto passare i temporali dai miei occhi a colpi di problems e di no feelings). però sì, dolce, in certi casi aperfino buffo, in altri invece bello e basta, zitti tutti e due una volta tanto, noi che entrambi abbiamo la favella svelta e facile, e oggi finalmente posso dire di avere capito quel che c'era da capire, e di essere tranquillo, almeno su questo versante. di questo ne ho parlato solo a un amico fraterno, non con gli altri, tanto sapevo già la risposta, lascia perdere, non è furba, non è il caso di star male per niente; e poi a me non piace troppo mostrare ai quattro venti le mie debolezze. ne parlo qua perchè immagino tu possa capire, almeno da quello che scrivi e da come lo scrivi questa è l'impressione. e ti faccio una domanda: ma mettersi con una persona "normale", starci insieme in modo "normale", persino lasciarsi in modo "normale", credi che sia questo, davvero, che fa stare "bene"? io non ne sono così convinto...
y ahora me voy a dormir, che domani devo alzarmi poichè ho lezione. scusa per la lunga digressione sulla mia singolare educazione sentimentale.
beh....dunque.
Nel mio caso dicevo che non era romantico perchè non si trattava, tra l'altro, di un dialogo sentimentale.
Affettuoso magari, ma di affetto quasi materno, per parte mia.
Per risponderti...non lo so, cosa fa stare bene.
A volte però mi sembra così bella, la normalità. Sarà che la faccio diventare sinonimo di linearità, di qualcosa che sia anche chiaro e comprensibibile.
E ogni tanto vorrei nella mia vita qualcosa così, rilassante, anche.
Poi non succede mai, e alla fine credo che non ci siano le coppie normali, se parliamo d'amore, che stanno insieme in modo "normale".
ma stai chiedendo alla persona sbagliata.
io sono esperta di catastrofi, non di costruzioni...
eh infatti mi sembrava che il dialogo si fosse svolto in tutt'altro contesto, è solo che io quando inizio a divagare... (e del resto un buon giurista deve sempre saper cambiare argomento, quindi la mia divagazione ha avuto una sua utilità). e alla fine magari hai ragione. o almeno, diciamo che le persone felici lo sono tutte in modo uguale, quelle tristi ciascuna a modo suo. mentre quelle che si illudono di essere felici e in realtà non lo sono, mah...
e infine, e poi mi taccio, di costruire (o dare l'impressione difarlo) credo siano capaci più o meno tutti. combinare casini è un arte riservata a pochi, e io orgogliosamente faccio parte di quei pochi.
Posta un commento