questa sera, prima di dormire, sbobinerò mentalmente tutte le nostre conversazioni, lo so.
E fingerò con me stessa che i miei ricordi siano una fedele registrazione, e non siano ondivaghe reinterpretazioni personali.
Scandaglierò ogni sfumatura alla ricerca, schizofrenica, di speranza, e poi di disillusione.
Mi conosco. so che lo farò.
Vorrei essere più forte, più sicura, più serena.
Vorrei poterti dire che non devi preoccuparti, che io potrò sempre essere qui e aiutarti e acchiapparti per il braccio quando inciampi.
Ma so di non poterlo fare, e so che poi quando non ci capiamo, mi resta l'amaro in bocca degli interrogativi irrisolti, e la paura che sia irreparabile.
So che cercherò, alla fine, di capire qual è il gioco, di riuscire a portarmi qualche passo avanti a te, di avere qualche vantaggio sulla tua prossima mossa, per potermi preparare, per poter parare il colpo, per calmare questo senso di bruciore al petto che mi prende quando non capisco. Quando mi sento impotente.
Mamma dice che io sono senza cuore, e se lo dice la mamma sarà pur vero.
mi domando allora perchè, quando io e te parliamo in questo modo e chiudiamo la conversazione senza averla chiusa davvero, a me poi resta questo dolore qui,sotto al seno sinistro.
sabato 30 gennaio 2010
tre ombre
ho appena finito "Tre ombre", di Cyril Pedrosa.
A me piace leggere graphic novels, ogni tanto.
Lo sapevo che non avrei dovuto iniziare, e continuare, e finire questo, proprio in un malinconico e freddo sabato sera.
Perchè a me questa storia alla fine ha lasciato una piccola ombra all'altezza del cuore.
Perchè mi basta leggere di queste cose, ultimamente, per pensare a tutto questo tempo che non tornerà.
A tutti questi attimi.
Mi suona in mente, un po' stonata come solo i ricordi sanno essere, la voce di guccini... quello che non facciamo e non faremo....
E allora, come adesso, penso che sto sprecando tempo.
Che sto sprecando cose che non torneranno.
...
...
Ma poi provo, a non farlo. A non sprecare. Ma non tutto dipende da me. Non tutto.
E quando me ne accorgo, quando il mio tentativo affonda come ora in un silenzio ovattato e onnivoro, è ancora peggio.
Le lancette dell'orologio mi feriscono come bisturi e, insieme, so di aver provato a fare diversamente, e di aver sprecato la mia unica possibilità.
A me piace leggere graphic novels, ogni tanto.
Lo sapevo che non avrei dovuto iniziare, e continuare, e finire questo, proprio in un malinconico e freddo sabato sera.
Perchè a me questa storia alla fine ha lasciato una piccola ombra all'altezza del cuore.
Perchè mi basta leggere di queste cose, ultimamente, per pensare a tutto questo tempo che non tornerà.
A tutti questi attimi.
Mi suona in mente, un po' stonata come solo i ricordi sanno essere, la voce di guccini... quello che non facciamo e non faremo....
E allora, come adesso, penso che sto sprecando tempo.
Che sto sprecando cose che non torneranno.
...
...
Ma poi provo, a non farlo. A non sprecare. Ma non tutto dipende da me. Non tutto.
E quando me ne accorgo, quando il mio tentativo affonda come ora in un silenzio ovattato e onnivoro, è ancora peggio.
Le lancette dell'orologio mi feriscono come bisturi e, insieme, so di aver provato a fare diversamente, e di aver sprecato la mia unica possibilità.
giovedì 28 gennaio 2010
occhi
Sono inquieta, in questi giorni.
In modo discreto. Silenzioso.
Da fuori non si nota. Ho persino smesso di far tremare la mascella, quando sono molto arrabbiata. Da fuori, riesco quasi ad apparire placida.
Solo F., oggi, al lavoro, guardandomi ha detto "a volte gli occhi ti diventano caldi come un forno acceso".
Poi mi ha spiegato che è così, che gli sembrano, alle volte. Come se bruciassero. Da dentro.
Allo specchio, i miei occhi sono castani, come quelli di mia madre.
I suoi appena più scuri, i miei di un marrone che è come scheggiato, vicino alla pupilla.
Quando sono nata i miei occhi erano a mandorla, dice mia madre, tanto allungati da risultare strani, così che mio zio vedendomi per la prima volta esclamò solo "...è strabica".
Mia madre dice che avrebbe voluto dargli un pugno in faccia. Ma che aveva le mani occupate, avendo me in braccio. E che c'era gente, intorno, così si trattenne.
Quando me lo dice, ora sorride.
Ma io mi domando se anche i suoi occhi, in quel momento, non fossero diventati caldi come un forno acceso, mentre lo guardava.
In modo discreto. Silenzioso.
Da fuori non si nota. Ho persino smesso di far tremare la mascella, quando sono molto arrabbiata. Da fuori, riesco quasi ad apparire placida.
Solo F., oggi, al lavoro, guardandomi ha detto "a volte gli occhi ti diventano caldi come un forno acceso".
Poi mi ha spiegato che è così, che gli sembrano, alle volte. Come se bruciassero. Da dentro.
Allo specchio, i miei occhi sono castani, come quelli di mia madre.
I suoi appena più scuri, i miei di un marrone che è come scheggiato, vicino alla pupilla.
Quando sono nata i miei occhi erano a mandorla, dice mia madre, tanto allungati da risultare strani, così che mio zio vedendomi per la prima volta esclamò solo "...è strabica".
Mia madre dice che avrebbe voluto dargli un pugno in faccia. Ma che aveva le mani occupate, avendo me in braccio. E che c'era gente, intorno, così si trattenne.
Quando me lo dice, ora sorride.
Ma io mi domando se anche i suoi occhi, in quel momento, non fossero diventati caldi come un forno acceso, mentre lo guardava.
sabato 23 gennaio 2010
Paura
E. mi ha scaricato sotto casa alle 22.35, per poi ripartire per casa sua.
alle ore 22.40 suona il campanello.
Sarà lei che ha un problema con la macchina?
No. non è lei.e soprattutto, puttana boia, perchè il portone di sotto era aperto?
...
...
...
il pensierino della sera è: nella prossima vita rinasco uomo. E grande. E grosso. E magari anche armato. O quantomeno esperto di arti marziali.
Magari così avrò meno paura. Magari così sarà tutto più facile.
Adesso finalmente ho chiuso la porta di nuovo, ho messo anche la sbarra e dato tutte le mandate. ho acceso tutte le luci. ho acceso il computer. Ho riacceso il telefono.
Adesso è tutto a posto.
Sì..ma di dormire...mi sa che non se ne parla, stanotte. cazzo.
alle ore 22.40 suona il campanello.
Sarà lei che ha un problema con la macchina?
No. non è lei.e soprattutto, puttana boia, perchè il portone di sotto era aperto?
...
...
...
il pensierino della sera è: nella prossima vita rinasco uomo. E grande. E grosso. E magari anche armato. O quantomeno esperto di arti marziali.
Magari così avrò meno paura. Magari così sarà tutto più facile.
Adesso finalmente ho chiuso la porta di nuovo, ho messo anche la sbarra e dato tutte le mandate. ho acceso tutte le luci. ho acceso il computer. Ho riacceso il telefono.
Adesso è tutto a posto.
Sì..ma di dormire...mi sa che non se ne parla, stanotte. cazzo.
venerdì 22 gennaio 2010
arrangiati, bambina.
Disse qualcosa tipo "devi renderti conto che quando starai male, e starai male, e ti faranno stare male, lo sai, devi renderti conto che io non ci sarò. Che io sarò lontano. Devi capire questo. E allora cosa farai? Come farai?"
Non so se poi si aspettasse una vera risposta da me.
Credo di no.L'accento non stava sulla domanda, ma ben prima, sull'assenza. Sul non contarci.
"io sarò lontano". Sì lo so.Lontano. Così lontano che quasi mi domando, a volte, se sia mai esistito.
Eccolo il fraintendimento. Ecco il gioco di parole: lontano, sì.
E fingevamo di parlare di distanza geografica, quando la sua fuga era ben più profonda di qualsiasi spazio kilometrico.
O forse di nuovo, sbaglio le parole. Non era fuga, era un gioco di prestigio, o una fata morgana. L'illusione che lui fosse mai stato presente, non solo come miraggio.
Non ho un ricordo preciso (memoria selettiva, sic) del mio tentativo di risposta arrampicato sugli specchi.
So di aver parlato, di aver detto qualcosa sulla forza, sulla fiducia.
Di aver detto che sarei stata capace.
Di aver tenuto il gioco, di aver parlato anche io di kilometri, di giorni, di telefonate, di attese.
Ricordo di aver detto tante cose.
Non mi credette, o forse sì. Che importanza potrebbe avere, ora?
Probabilmente nemmeno l'ascoltò, la risposta, mentre io camminavo avanti e indietro per la cucina, fermandomi ogni tanto vicino al ronzio del frigorifero.
Mi domando perchè mi torna in mente ora.
Forse perchè qualche giorno fa, un amico a cui chiedevo un consiglio informatico ha detto "mi dispiace di essere così lontano, è un casino spiegartelo al telefono. Mi sa che da qui non riesco ad aiutarti...."
Per un attimo mi sono sentita triste, come se si trattasse di qualcosa di ben più serio di una compatibilità tra programmi e sistema operativo.
Stavo di nuovo camminando per casa col telefono in mano. Mi sono fermata, sulla soglia della cucina.
Il frigorifero è diverso ora, l'altro è morto e questo ronza molto meno. E' tutto diverso ora. Ma certe frasi, per un attimo, fanno ancora suonare un campanello.
Ho chiuso la telefonata dicendogli di non preoccuparsi,che qualcosa avrei combinato. E in effetti, qualche ora e qualche smadonnamento dopo, il problema del pc era risolto.
E' tutto diverso ora, se non consideriamo che il motivetto che sento fischiettare in sottofondo è sempre "arrangiati, bambina".
Non so se poi si aspettasse una vera risposta da me.
Credo di no.L'accento non stava sulla domanda, ma ben prima, sull'assenza. Sul non contarci.
"io sarò lontano". Sì lo so.Lontano. Così lontano che quasi mi domando, a volte, se sia mai esistito.
Eccolo il fraintendimento. Ecco il gioco di parole: lontano, sì.
E fingevamo di parlare di distanza geografica, quando la sua fuga era ben più profonda di qualsiasi spazio kilometrico.
O forse di nuovo, sbaglio le parole. Non era fuga, era un gioco di prestigio, o una fata morgana. L'illusione che lui fosse mai stato presente, non solo come miraggio.
Non ho un ricordo preciso (memoria selettiva, sic) del mio tentativo di risposta arrampicato sugli specchi.
So di aver parlato, di aver detto qualcosa sulla forza, sulla fiducia.
Di aver detto che sarei stata capace.
Di aver tenuto il gioco, di aver parlato anche io di kilometri, di giorni, di telefonate, di attese.
Ricordo di aver detto tante cose.
Non mi credette, o forse sì. Che importanza potrebbe avere, ora?
Probabilmente nemmeno l'ascoltò, la risposta, mentre io camminavo avanti e indietro per la cucina, fermandomi ogni tanto vicino al ronzio del frigorifero.
Mi domando perchè mi torna in mente ora.
Forse perchè qualche giorno fa, un amico a cui chiedevo un consiglio informatico ha detto "mi dispiace di essere così lontano, è un casino spiegartelo al telefono. Mi sa che da qui non riesco ad aiutarti...."
Per un attimo mi sono sentita triste, come se si trattasse di qualcosa di ben più serio di una compatibilità tra programmi e sistema operativo.
Stavo di nuovo camminando per casa col telefono in mano. Mi sono fermata, sulla soglia della cucina.
Il frigorifero è diverso ora, l'altro è morto e questo ronza molto meno. E' tutto diverso ora. Ma certe frasi, per un attimo, fanno ancora suonare un campanello.
Ho chiuso la telefonata dicendogli di non preoccuparsi,che qualcosa avrei combinato. E in effetti, qualche ora e qualche smadonnamento dopo, il problema del pc era risolto.
E' tutto diverso ora, se non consideriamo che il motivetto che sento fischiettare in sottofondo è sempre "arrangiati, bambina".
mercoledì 20 gennaio 2010
good night and good luck
Le cose che sono emerse ieri, nelle ultime due sedute della giornata, scatenano una ridda di pensieri accavallati gli uni sugli altri. Tra cui quello che pensavo che quell'argomento di tesi, di qualche anno fa, non l'avrei mai davvero ritrovato sul lavoro.
Ma alle tragedie della vita non c'è forse mai fine.
Perchè altrimenti non avrei in mente, tra le altre, anche le parole "fulminante" e "dodici anni". Credo proprio di no.
Queste, come quelle altre parole, come quegli argomenti studiati, sono parte del mio lavoro.
Sono parte del motivo per cui io sono qui. Sono lì, su quella poltroncina.
Non ho il potere di cancellarle, ma posso fare del mio meglio per contribuire a inserirle nel quadro generale. per renderle in qualche modo pensabili.
Già. A questo le mie energie migliori, al momento.
Per il resto che dire?
faccio, a volte, piccoli e ondivaghi progressi: accadono cose che mi avrebbero distrutta in un attimo, e per ora pare che invece non facciano altro che intristirmi un po'.
Per ora è così. Vedremo domani. Le ondate di marea sono tutto meno che affidabili.
A questo le altre mie energie, al momento.
E quindi...niente più che questo.
This instrument can teach, it can illuminate; yes, and it can even inspire.
But it can do so only to the extent that humans are determined to use it to those
ends.Otherwise it is merely wires and lights in a box. Good night, and good luck.
Ma alle tragedie della vita non c'è forse mai fine.
Perchè altrimenti non avrei in mente, tra le altre, anche le parole "fulminante" e "dodici anni". Credo proprio di no.
Queste, come quelle altre parole, come quegli argomenti studiati, sono parte del mio lavoro.
Sono parte del motivo per cui io sono qui. Sono lì, su quella poltroncina.
Non ho il potere di cancellarle, ma posso fare del mio meglio per contribuire a inserirle nel quadro generale. per renderle in qualche modo pensabili.
Già. A questo le mie energie migliori, al momento.
Per il resto che dire?
faccio, a volte, piccoli e ondivaghi progressi: accadono cose che mi avrebbero distrutta in un attimo, e per ora pare che invece non facciano altro che intristirmi un po'.
Per ora è così. Vedremo domani. Le ondate di marea sono tutto meno che affidabili.
A questo le altre mie energie, al momento.
E quindi...niente più che questo.
This instrument can teach, it can illuminate; yes, and it can even inspire.
But it can do so only to the extent that humans are determined to use it to those
ends.Otherwise it is merely wires and lights in a box. Good night, and good luck.
lunedì 18 gennaio 2010
Ubuntu
C'è da dire che al momento funziona tutto. E mi piace. Parecchio.
Poi va beh, belli certi dialoghi.
Scena 1.
"...sai che alla fine ce l'ho fatta? Sono passata a Ubuntu".
"..tu?! Davvero?"
"Sì...secondo te ho sbagliato."
"mah..no no. E' che cazzo..ti fai sempre più nerd, ti rendi conto?"
Scena 2.
"Ma che hai...Ubuntu?"
"Sì..da poco. Lo usi anche tu?"
"No, cara, non ho tempo per queste robe. Io ho anche una vita."
Non so perchè, ma ho la sensazione di una vaga critica....forse mi si suggerisce di avere più vita sociale? :-)
Poi va beh, belli certi dialoghi.
Scena 1.
"...sai che alla fine ce l'ho fatta? Sono passata a Ubuntu".
"..tu?! Davvero?"
"Sì...secondo te ho sbagliato."
"mah..no no. E' che cazzo..ti fai sempre più nerd, ti rendi conto?"
Scena 2.
"Ma che hai...Ubuntu?"
"Sì..da poco. Lo usi anche tu?"
"No, cara, non ho tempo per queste robe. Io ho anche una vita."
Non so perchè, ma ho la sensazione di una vaga critica....forse mi si suggerisce di avere più vita sociale? :-)
sabato 16 gennaio 2010
cedesi weekend quasi nuovo.
La giornata di oggi è iniziata presto. Come sempre, quando sono a casa dal lavoro e penso, la sera prima: "domattina dormo un po'". Forse se pensassi "domattina mi alzo prestissimo" riuscirei a fregare il mio spirito da bastian contraria e mi sveglierei solo alle 9, non so. Proverò.
Ore 10.30 e ho già rimesso la macchina in garage, i giri della giornata li ho già fatti tutti.
Resta da mettere un po' in ordine qui. E sul tavolo in cucina mi aspetta già la farina, fare il pane mi porterà via...quanto? Mez'ora? Non di più.
Già. E poi resta questo intero sabato, con tutta la sua conseguente domenica.
Ore nuove di zecca, ancora incartate, che già mi pesano addosso.
Il finesettimana è il momento peggiore...anche se devo studiare, rassettare in giro, scrivere. Non è abbastanza per farmi dimenticare il silenzio costante di questa casa.
Questa sera potrei violentarmi quel tanto che basta per uscire e raggiungere una pizzeria e godermi il lusso della cena servita nel piatto, senza poi doverlo lavare io, il piatto. Sì, perchè no? Ma poi?
Non mi piace andare da sola nei bar...non bevo neanche, io.
Già mi fa tristezza l'idea di bere da soli.
Poi ti immagini la scena?
"Barista, un succo di mirtillo! E fammelo doppio, amico, che stasera ho molte cose da dimenticare".
Proprio di grande effetto. Degna di Martin Scorsese.
Ore 10.30 e ho già rimesso la macchina in garage, i giri della giornata li ho già fatti tutti.
Resta da mettere un po' in ordine qui. E sul tavolo in cucina mi aspetta già la farina, fare il pane mi porterà via...quanto? Mez'ora? Non di più.
Già. E poi resta questo intero sabato, con tutta la sua conseguente domenica.
Ore nuove di zecca, ancora incartate, che già mi pesano addosso.
Il finesettimana è il momento peggiore...anche se devo studiare, rassettare in giro, scrivere. Non è abbastanza per farmi dimenticare il silenzio costante di questa casa.
Questa sera potrei violentarmi quel tanto che basta per uscire e raggiungere una pizzeria e godermi il lusso della cena servita nel piatto, senza poi doverlo lavare io, il piatto. Sì, perchè no? Ma poi?
Non mi piace andare da sola nei bar...non bevo neanche, io.
Già mi fa tristezza l'idea di bere da soli.
Poi ti immagini la scena?
"Barista, un succo di mirtillo! E fammelo doppio, amico, che stasera ho molte cose da dimenticare".
Proprio di grande effetto. Degna di Martin Scorsese.
venerdì 15 gennaio 2010
piccoli cambiamenti nel vivere
Guidando una quarantina scarsa di minuti, ho raggiunto quella specie di negozio-magazzino di mia fiducia e, lista alla mano, ho comprato processore, scheda madre, ram, e qualche altra piccola cosa.
L'assemblaggio ora è quasi finito. Devo solo svitare il masterizzatore dal vecchio pc e piazzarlo nel nuovo case.
E poi, ulteriore decisione, basta windows. Si passa, completamente, a Ubuntu. Tutto pronto e scaricato.
Oh, sì.
Non che io sia la prima a farlo. Anzi.
Ma fa parte dei miei piccoli cambiamenti, anche questo.
Leggo le guide, cerco i programmi compatibili. Mi arrangio. Piano piano.
Ronzavo intorno all'idea da qualche tempo, e ora mi sono decisa.
E non che io sia la prima a farlo, ma sono da sola, a farlo, e io mica mi credevo capace, io, di una cosa così.
In tutto questo, pian piano preparo la casa al prossimo cambiamento.
Che sarà tra qualche mese, se natura vuole. Che meraviglia.
L'assemblaggio ora è quasi finito. Devo solo svitare il masterizzatore dal vecchio pc e piazzarlo nel nuovo case.
E poi, ulteriore decisione, basta windows. Si passa, completamente, a Ubuntu. Tutto pronto e scaricato.
Oh, sì.
Non che io sia la prima a farlo. Anzi.
Ma fa parte dei miei piccoli cambiamenti, anche questo.
Leggo le guide, cerco i programmi compatibili. Mi arrangio. Piano piano.
Ronzavo intorno all'idea da qualche tempo, e ora mi sono decisa.
E non che io sia la prima a farlo, ma sono da sola, a farlo, e io mica mi credevo capace, io, di una cosa così.
In tutto questo, pian piano preparo la casa al prossimo cambiamento.
Che sarà tra qualche mese, se natura vuole. Che meraviglia.
lunedì 11 gennaio 2010
non ho nemmeno voglia oggi di collegare il cervello alle mani vorrei sapere come lavare via questa inquietudine che mi brucia dentro ma non so come farlo e non trovo la forza per alzarmi e innaffiarla non so di acqua camomilla qualcosa che lavi pulisca forse il latte o la candeggina non saprei almeno finchè scrivo le dita si muovono da sole e io mi sento ancora intera in qualche modo anche se oggi sono così stanca che mi risulta faticoso anche piangere che pure le lacrime potrebbero servire ma sono salate non so forse si incrostano sulla tristezza anzichè mandarla via e lo so che anche oggi ho fatto il mio dovere e stasera posso dormire con entrambi gli occhi chiusi serenamente senza vedere fantasmi che mi rimproverino ma non mi interessa al momento il mio fantasma sono io basta guardare le occhiaie nello specchio se potessi dormire lontano da me stessa ogni tanto avrei risolto il problema per un po' io sono troppo stanca e quando sono lontana dagli sguardi di chi si affida a me perdo forma ossa giunture muscoli e mi sento così stanca che vorrei riposarmi anche dalle lacrime almeno per un po' e non ricordare niente non sentire non riconoscere odori suoni parole pensieri perchè oggi sono troppo stanca per continuare a tenere fermi i miei contorni e già mi sento sfuocata
domenica 10 gennaio 2010
questione di taglia
Ho capito qual è il problema. L'inghippo.
Come in Frankenstein junior, mi hanno dato la sensibilità sbagliata...quella di un certo "a. b. qualcosa..." (" a b chi?" " a b....norme")
A me hanno dato un sistema emotivo modello pachiderma, o cetaceo forse, non so.
E poi l'hanno inserito nel mio corpo di coniglio.
E' per questo che le emozioni non ce la fanno a stare dentro...e così si fanno lacrime, risate, grida, calore e brividi.
Sono troppe. Sono troppo grandi, per me.
Mi sconquassano. Mi lasciano stremata.
A volte sono così belle e intense che vedo solo loro, e mi accorgo troppo tardi della sorella che si trascinano dietro, del senso di mancanza e vuoto che si lasciano dietro quando poi sfumano nell'aria.
Sono così tante, così forti...sgomitano per farsi spazio dentro di me, e tracimano.
Questione di taglia. Non riesco a contenerle, e loro come lava bollente eruttano incuranti dei miei tentativi di nasconderle un po'.
Chissà se da qualche parte nel mondo c'è una persona enorme, ma che non riesce a provare emozioni, perchè le hanno dato una sensibilità piccola piccola, da coniglietto, che dentro di lei si perde.
Come in Frankenstein junior, mi hanno dato la sensibilità sbagliata...quella di un certo "a. b. qualcosa..." (" a b chi?" " a b....norme")
A me hanno dato un sistema emotivo modello pachiderma, o cetaceo forse, non so.
E poi l'hanno inserito nel mio corpo di coniglio.
E' per questo che le emozioni non ce la fanno a stare dentro...e così si fanno lacrime, risate, grida, calore e brividi.
Sono troppe. Sono troppo grandi, per me.
Mi sconquassano. Mi lasciano stremata.
A volte sono così belle e intense che vedo solo loro, e mi accorgo troppo tardi della sorella che si trascinano dietro, del senso di mancanza e vuoto che si lasciano dietro quando poi sfumano nell'aria.
Sono così tante, così forti...sgomitano per farsi spazio dentro di me, e tracimano.
Questione di taglia. Non riesco a contenerle, e loro come lava bollente eruttano incuranti dei miei tentativi di nasconderle un po'.
Chissà se da qualche parte nel mondo c'è una persona enorme, ma che non riesce a provare emozioni, perchè le hanno dato una sensibilità piccola piccola, da coniglietto, che dentro di lei si perde.
martedì 5 gennaio 2010
don't push it
"I could have killed 'em all, I could kill you. In town you're the law, out here it's me. Don't push it. Don't push it or I'll give you a war you won't believe. Let it go. Let it go."
Che a me, poi , di "Rambo" è bastato il primo.
Ma mi piace la sua espressione di grande acume intellettuale, quell'aria sveglia da bove macellato.
Soprattutto però amo...DON'T PUSH IT.
Vorrei ricamarmelo sul bavero della giacca.
Mi sento come nei videogiochi con gli zombie, quelli che spari spari spari spari spari...e appena ne secchi uno, ne saltano fuori altri 5.
Per fortuna per ora non mi mancano le munizioni.
C'è da dire che sono un po' stanca, ultimamente. Quello sì. Però ora si tratta di tirare fino a lunedì. E poi fino ad aprile. E poi fino a giugno, si spera.
E poi non lo so, non sono sicura di voler sapere un bel niente, al momento.
Capitano cose che non volevo. Che mi spaventano, alcune. Che non capisco, altre.
Tutto in pochi giorni, un inizio d'anno di sensazioni fisiche: crampi allo stomaco, pelle d'oca, brividi alla schiena, batticuore. cosa sarà. non so. intanto io sono pronta. Don't push it. altrimenti sono cazzi.
Che a me, poi , di "Rambo" è bastato il primo.
Ma mi piace la sua espressione di grande acume intellettuale, quell'aria sveglia da bove macellato.
Soprattutto però amo...DON'T PUSH IT.
Vorrei ricamarmelo sul bavero della giacca.
Mi sento come nei videogiochi con gli zombie, quelli che spari spari spari spari spari...e appena ne secchi uno, ne saltano fuori altri 5.
Per fortuna per ora non mi mancano le munizioni.
C'è da dire che sono un po' stanca, ultimamente. Quello sì. Però ora si tratta di tirare fino a lunedì. E poi fino ad aprile. E poi fino a giugno, si spera.
E poi non lo so, non sono sicura di voler sapere un bel niente, al momento.
Capitano cose che non volevo. Che mi spaventano, alcune. Che non capisco, altre.
Tutto in pochi giorni, un inizio d'anno di sensazioni fisiche: crampi allo stomaco, pelle d'oca, brividi alla schiena, batticuore. cosa sarà. non so. intanto io sono pronta. Don't push it. altrimenti sono cazzi.
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