Davvero incredibile come le prospettive cambino.
Dove "abbey brides" significa "club asiatico per soli uomini", qualsiasi stravolgimento del pensiero e' concesso.
Al momento mi accorgo di quanto mi sia cara la vita.
Un'ulteriore epifania, appropriata anch'essa al luogo, in effetti.
Sono vagamente preoccupata per domani.
Ma insomma...forse rispetto al totale disinteresse per me stessa e per il possibile dispiegarsi del destino, un po' di preoccupazione e' sana.
beh. incrociamo le dita. e speriamo di acchiappare tutto cio' che coincide e che va.
Senza troppi intoppi.
martedì 30 giugno 2009
feeling like
Alice, what's the matter?
Quando mi sento cosi' mi torna in mente quella canzone.
Cosa succede?
What's the (fucking) matter?
Non lo so.
Ho affrontato situazioni piu ostili, come quando mi sono persa di notte a B. per aver sbagliato autobus. Come quando ad A. mi hanno scambiata per.
E allora? Merdimonio merdimonio merdimonio!!!
Perche un paio di episodi insignificanti mi riduce cosi?
Mi ritrovo come una scema su Ha'Penny bridge, a stringere fortissimo il parapetto mentre tutto turbina intorno e il cuore rimbomba.
",....hey hey...help?....wrong?...hey?"
Che succede. neanche l'inglese capiamo piu?
"I'm ok I'm ok, thank you..." mi allontano dalla ringhiera, deve aver pensato che volessi buttarmi nel Liffey.
La mia faccia nello specchio del bar non e' molto rassiucrante in effetti...sono sudata fradicia anche se qui ci saranno 15 gradi, ho gli occhi piu spalancati del solito, e sicuramente non un bel colorito.
Ma che cazzo.
Sulla fiancata di un autobus il viso triste di una donna, la scritta "I feel unsafe when..." e il resto scorre troppo in fretta nel traffico.
La citta' si prende forse gioco di me???
Do I feel unsafe?
neanche fosse la prima volta.
neanche fosse la citta' peggiore.
Cosa c'e allora? Merdimonio.
Forse il mio istinto aveva ragione: anni che penso di venirci, anni che rimando.
E adesso che sono qui...penso solo che vorrei tornare a casa.
Non mi sono mai sentita cosi' straniera, cosi' fuori posto.
Da anni non reagivo cosi' male ai piccoli inconvenienti di una donna che viaggia da sola. Voglio tornare a casa. Per favore. Voglio le scarpette di Dorothy, batterle e ritrovarmi a casa mia.
Lontano da questa citta che mi inquieta e mi respinge.
Mer-di-mo-nio. Esattamente. E' inutile che cerchi di capire cosa stia borbottando l'italiana piccoletta che non vuole, alle cazzo di 9 del mattino, nessuna cazzo di pinta. Merdimonio.
Cosa succede?
What's the (fucking) matter?
Non lo so.
Ho affrontato situazioni piu ostili, come quando mi sono persa di notte a B. per aver sbagliato autobus. Come quando ad A. mi hanno scambiata per.
E allora? Merdimonio merdimonio merdimonio!!!
Perche un paio di episodi insignificanti mi riduce cosi?
Mi ritrovo come una scema su Ha'Penny bridge, a stringere fortissimo il parapetto mentre tutto turbina intorno e il cuore rimbomba.
",....hey hey...help?....wrong?...hey?"
Che succede. neanche l'inglese capiamo piu?
"I'm ok I'm ok, thank you..." mi allontano dalla ringhiera, deve aver pensato che volessi buttarmi nel Liffey.
La mia faccia nello specchio del bar non e' molto rassiucrante in effetti...sono sudata fradicia anche se qui ci saranno 15 gradi, ho gli occhi piu spalancati del solito, e sicuramente non un bel colorito.
Ma che cazzo.
Sulla fiancata di un autobus il viso triste di una donna, la scritta "I feel unsafe when..." e il resto scorre troppo in fretta nel traffico.
La citta' si prende forse gioco di me???
Do I feel unsafe?
neanche fosse la prima volta.
neanche fosse la citta' peggiore.
Cosa c'e allora? Merdimonio.
Forse il mio istinto aveva ragione: anni che penso di venirci, anni che rimando.
E adesso che sono qui...penso solo che vorrei tornare a casa.
Non mi sono mai sentita cosi' straniera, cosi' fuori posto.
Da anni non reagivo cosi' male ai piccoli inconvenienti di una donna che viaggia da sola. Voglio tornare a casa. Per favore. Voglio le scarpette di Dorothy, batterle e ritrovarmi a casa mia.
Lontano da questa citta che mi inquieta e mi respinge.
Mer-di-mo-nio. Esattamente. E' inutile che cerchi di capire cosa stia borbottando l'italiana piccoletta che non vuole, alle cazzo di 9 del mattino, nessuna cazzo di pinta. Merdimonio.
venerdì 26 giugno 2009
domande (in)consuete
A 15 anni la conoscevo già a memoria.
I sorrisi, se provavo a scriverne una frase, erano a compatire la mia stranezza.
Sono passati altri 15 anni.
Da tempo non la scrivo. Anche se per me nessuna voce sarà mai più cara, anche se ancora posso cantare quasi tutta la discografia.
La ritiro fuori, qui, adesso.
Incurante dei sorrisi o delle smorfie altrui.
E' così che mi sento. Guccini è sempre stato più bravo di me, a descrivermi.
E siamo qui spogli in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove,
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove...
Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene",
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?
Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
tanti anni e son qui ad aspettar primavera,
tanti anni ed ancora in pallone...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di noi...
I sorrisi, se provavo a scriverne una frase, erano a compatire la mia stranezza.
Sono passati altri 15 anni.
Da tempo non la scrivo. Anche se per me nessuna voce sarà mai più cara, anche se ancora posso cantare quasi tutta la discografia.
La ritiro fuori, qui, adesso.
Incurante dei sorrisi o delle smorfie altrui.
E' così che mi sento. Guccini è sempre stato più bravo di me, a descrivermi.
E siamo qui spogli in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove,
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove...
Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene",
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?
Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
tanti anni e son qui ad aspettar primavera,
tanti anni ed ancora in pallone...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di noi...
giovedì 25 giugno 2009
cancellature
Avevo scritto tante parole.
Righe ordinate una sull'altra sullo schermo.
Piccoli segnetti neri a dipanare il filo del mio pensiero.
Ma non erano abbastanza.
Opachi, sgraziati. Approssimativi.
E poi c'è da dire che, quando sono nata io, nonna andava in giro a ripetere che ero bruttissima, "così gli dei non saranno invidiosi".
Ecco.
E' tutto bruttissimo, va bene?
Mi avete sentito lassù?
Righe ordinate una sull'altra sullo schermo.
Piccoli segnetti neri a dipanare il filo del mio pensiero.
Ma non erano abbastanza.
Opachi, sgraziati. Approssimativi.
E poi c'è da dire che, quando sono nata io, nonna andava in giro a ripetere che ero bruttissima, "così gli dei non saranno invidiosi".
Ecco.
E' tutto bruttissimo, va bene?
Mi avete sentito lassù?
mercoledì 24 giugno 2009
Life will never be the same
"vieni con me in biblioteca?"
"veramente domani ho...sì vengo."
Ci conosciamo da 30 anni, anche se tu sei in vantaggio, almeno sui primi 4-5 anni, non credi?
Lo so che ci sai andare da sola, alla biblioteca.
So anche che non hai mai amato affrontare certi discorsi in condizioni "normali", sono tua figlia per qualcosa in fondo, sono come te.
Non mi siedo al tavolo dicendo "parliamo".
Molto meglio andare in biblioteca, bisticciare perchè mi appioppi tutti i tuoi libri da portare e perchè ti cotringo a prendere in prestito romanzi che non hai mai sentito nominare.
sì sì.
non ho mai pensato che me la sarei cavata con due parole tra "ho parlato col prof." e "no, non mi sento tanto bene al momento".
Anche perchè non ho mai pensato che sia qualcosa che si può ridurre a due parole al telefono.
Ma ammettilo, cara, ammettilo, che so sempre come farti ridere.
"...E poi sei stata tu a formare la mia piccola mente innocente."
"...?"
" sì sì ora fai la gnorri...ma chi è che mi ha rimpinzato di film quando ero piccola? eh? Chi è che mi ha detto -... un film speciale, bellissimo...ti piacerà...-...che ti ricordo, non interrompermi donna, che ti ricordo che io avevo sì e no 10 anni."
" dai ma che fiiilm...?"
"come che film? Harold e Maude!"
Mi guardi fintamente torva per un attimo e poi scoppi a ridere dicendo "che stronza che sei..te lo ricordi ancora eh? dai che scema".
Intanto hai riso.
Ti conosco, mascherina, come mi dicevi sempre tu.
Ti conosco.
Il nostro codice personale, i film, i libri, il mio perenne sminuire o parodiare in qualche modo.
E poi, come sospiri tu riprendendo fiato "...e poi non è una cosa così, è tutto molto più normale qui".
Sì. Ma io lo sapevo già. Volevo solo che arrivassi tu a dirlo. Strategia professionale.
"veramente domani ho...sì vengo."
Ci conosciamo da 30 anni, anche se tu sei in vantaggio, almeno sui primi 4-5 anni, non credi?
Lo so che ci sai andare da sola, alla biblioteca.
So anche che non hai mai amato affrontare certi discorsi in condizioni "normali", sono tua figlia per qualcosa in fondo, sono come te.
Non mi siedo al tavolo dicendo "parliamo".
Molto meglio andare in biblioteca, bisticciare perchè mi appioppi tutti i tuoi libri da portare e perchè ti cotringo a prendere in prestito romanzi che non hai mai sentito nominare.
sì sì.
non ho mai pensato che me la sarei cavata con due parole tra "ho parlato col prof." e "no, non mi sento tanto bene al momento".
Anche perchè non ho mai pensato che sia qualcosa che si può ridurre a due parole al telefono.
Ma ammettilo, cara, ammettilo, che so sempre come farti ridere.
"...E poi sei stata tu a formare la mia piccola mente innocente."
"...?"
" sì sì ora fai la gnorri...ma chi è che mi ha rimpinzato di film quando ero piccola? eh? Chi è che mi ha detto -... un film speciale, bellissimo...ti piacerà...-...che ti ricordo, non interrompermi donna, che ti ricordo che io avevo sì e no 10 anni."
" dai ma che fiiilm...?"
"come che film? Harold e Maude!"
Mi guardi fintamente torva per un attimo e poi scoppi a ridere dicendo "che stronza che sei..te lo ricordi ancora eh? dai che scema".
Intanto hai riso.
Ti conosco, mascherina, come mi dicevi sempre tu.
Ti conosco.
Il nostro codice personale, i film, i libri, il mio perenne sminuire o parodiare in qualche modo.
E poi, come sospiri tu riprendendo fiato "...e poi non è una cosa così, è tutto molto più normale qui".
Sì. Ma io lo sapevo già. Volevo solo che arrivassi tu a dirlo. Strategia professionale.
martedì 23 giugno 2009
pensiero
...lo so...che tutti facciamo errori.
Lo so che le misure si prendono pian piano, lo so che si impara col tempo, a vedere le cose con gli occhi di qualcun altro.
A capirsi davvero quando ci si parla. A sapere quali sono i limiti da non varcare.
Lo so.
Eppure. Vorrei essermi morsicata forte le labbra.
Non voglio iniziare fin da ora a essere una delusione.
Lo so che le misure si prendono pian piano, lo so che si impara col tempo, a vedere le cose con gli occhi di qualcun altro.
A capirsi davvero quando ci si parla. A sapere quali sono i limiti da non varcare.
Lo so.
Eppure. Vorrei essermi morsicata forte le labbra.
Non voglio iniziare fin da ora a essere una delusione.
lunedì 22 giugno 2009
...testimonianza
Ci sarebbero così tante parole da dire.
E insieme così poche.
Si potrebbe recitare l'alfabeto, volendo (io ci metto la S di sorpresa, la V di vulcano, la F di follia, la N e la R di nuvola rosa).
Si potrebbero rubare, senza farsi vedere, le parole di cummings: perchè davvero, facilmente. Davvero, benchè. Come dita, esatto, sì.
Le mani si fermano sulla tastiera, distratte. Gli occhi vagano alla finestra.
Sembrano così banali le parole. Eppure.
Parole ormai sformate per essere uscite da troppe bocche, parole infeltrite da generazioni di utilizzi, luccicano nella mia mente, come se fossero nuove, vergini, solo mie: se mi avessero detto che. Non avrei mai creduto che. Ancora non mi sembra vero che.
Tanto che vorrei quasi correre dal vecchio oste, dalla signora che in treno leggeva il giornale scandalistico, da Francesz e dalla cassiera..e chiedere "ditemi che avete visto. ditemi che avete visto".
Vorrei poter interrogare le mensole, l'armadio, il tavolino, il tappeto.
"ditemi che è vero, ditemi che è vero".
Dal bagno, la spazzola mi strizza l'occhio.
Lo specchio riflette il lieve rossore qui, sotto il labbro inferiore.
Sotto le dita fa le fusa una tastiera diversa dal solito.
La mia casa lo sa. Qualcosa è davvero iniziato.
Davvero. Davvero. Davvero.
Voglio ripeterlo ancora, e ancora.
Davvero...e la bocca rimane semiaperta.
Come quella di una bambina cresciuta che ha appena scoperto che "da Gastone" in realtà significa "in Paradiso".
E insieme così poche.
Si potrebbe recitare l'alfabeto, volendo (io ci metto la S di sorpresa, la V di vulcano, la F di follia, la N e la R di nuvola rosa).
Si potrebbero rubare, senza farsi vedere, le parole di cummings: perchè davvero, facilmente. Davvero, benchè. Come dita, esatto, sì.
Le mani si fermano sulla tastiera, distratte. Gli occhi vagano alla finestra.
Sembrano così banali le parole. Eppure.
Parole ormai sformate per essere uscite da troppe bocche, parole infeltrite da generazioni di utilizzi, luccicano nella mia mente, come se fossero nuove, vergini, solo mie: se mi avessero detto che. Non avrei mai creduto che. Ancora non mi sembra vero che.
Tanto che vorrei quasi correre dal vecchio oste, dalla signora che in treno leggeva il giornale scandalistico, da Francesz e dalla cassiera..e chiedere "ditemi che avete visto. ditemi che avete visto".
Vorrei poter interrogare le mensole, l'armadio, il tavolino, il tappeto.
"ditemi che è vero, ditemi che è vero".
Dal bagno, la spazzola mi strizza l'occhio.
Lo specchio riflette il lieve rossore qui, sotto il labbro inferiore.
Sotto le dita fa le fusa una tastiera diversa dal solito.
La mia casa lo sa. Qualcosa è davvero iniziato.
Davvero. Davvero. Davvero.
Voglio ripeterlo ancora, e ancora.
Davvero...e la bocca rimane semiaperta.
Come quella di una bambina cresciuta che ha appena scoperto che "da Gastone" in realtà significa "in Paradiso".
sabato 20 giugno 2009
Lebensabschnittgefahrtin
E' una parola bellissima.
Ed è giusto che sia difficile da pronunciare. Perchè è una parola importante.
E bellissima.
Non pochi tedeschi ti presentano la propria compagna come "compagna di vita" (Lebensgefahrtin) tanto perchè nessuno la scambi con una compagna di viaggio o di un poker; ma addirittura come Lebensabschnittgefahrtin, uno scoglilingua che significa "compagna di un pezzo di vita". perché quello che riserva il futuro non è dato saperlo
(Piccolo viaggio nell'anima tedesca,Vannuccini-Predazzi)
Molte grazie a chi me l'ha fatta scoprire. Mi rendo sempre più conto di quante cose non so.
E io che ho sempre pensato che il tedesco fosse una lingua poco interessante.
Ed è giusto che sia difficile da pronunciare. Perchè è una parola importante.
E bellissima.
Non pochi tedeschi ti presentano la propria compagna come "compagna di vita" (Lebensgefahrtin) tanto perchè nessuno la scambi con una compagna di viaggio o di un poker; ma addirittura come Lebensabschnittgefahrtin, uno scoglilingua che significa "compagna di un pezzo di vita". perché quello che riserva il futuro non è dato saperlo
(Piccolo viaggio nell'anima tedesca,Vannuccini-Predazzi)
Molte grazie a chi me l'ha fatta scoprire. Mi rendo sempre più conto di quante cose non so.
E io che ho sempre pensato che il tedesco fosse una lingua poco interessante.
notte
Vorrei che fosse un altro tempo.
Quale?
non lo so. Un altro.
Uno in cui non incrocio le gambe sulla scrivania, scrivendo scomposta al computer mentre non-penso a domani.
Uno in cui non ho la sensazione di fare sempre la mossa sbagliata. Di giocare con le carte truccate, sì, ma da qualcun altro.
Non bussa alla porta, non si annuncia. Me lo sento all'improvviso, il pensiero dentro, come una mano gelida sul collo, a scandirmi " ma cosa credi..che ci sia qualcosa per te qui?"
Ho bisogno di fuggire.
per fortuna manca poco, poco più di una settimana.
E poi almeno per un po', sarò lontana da tutto.
In un posto senza ricordi. In un posto dove nessuno può ferirmi, perchè nessuno mi conosce.
Quale?
non lo so. Un altro.
Uno in cui non incrocio le gambe sulla scrivania, scrivendo scomposta al computer mentre non-penso a domani.
Uno in cui non ho la sensazione di fare sempre la mossa sbagliata. Di giocare con le carte truccate, sì, ma da qualcun altro.
Non bussa alla porta, non si annuncia. Me lo sento all'improvviso, il pensiero dentro, come una mano gelida sul collo, a scandirmi " ma cosa credi..che ci sia qualcosa per te qui?"
Ho bisogno di fuggire.
per fortuna manca poco, poco più di una settimana.
E poi almeno per un po', sarò lontana da tutto.
In un posto senza ricordi. In un posto dove nessuno può ferirmi, perchè nessuno mi conosce.
giovedì 18 giugno 2009
Brezsny colpisce ancora
Secondo le mie previsioni astrologiche, il tuo futuro immediato è molto aperto, tanto aperto che è difficile dire quali sono gli scenari più probabili. Il tuo libero arbitrio è più libero che mai. Ma per darti qualcosa di specifico a cui agganciarti, ti mostro alcune delle miriadi di possibilità che si prospettano. 1) Uno studioso anarchico, erede della fortuna di un famoso disegnatore di anime giapponese, ti inviterà a una cena sushi nel locale clandestino Planet Mars per discutere la teoria del tutto. 2) Un santo buffone con il tatuaggio di un cobra che inghiotte la Terra ti farà sballare annusando il Clearasil, per poi rivelarti chi eri in una delle tue vite passate. 3) Uno sconosciuto che ti sembra familiare ti regalerà una sorpresa trovata nel pacchetto delle patatine, sussurrandoti: “Non ci vedremo mai più o ci sposiamo domani?”.
diavolo di un astrologo!!!
Per fortuna niente sushi (scapperei urlando, anche se la compagnia suona interessante) o sballo(non è nelle mie corde, assumere sostanze stupefacenti*) o sacchetti di patatine con proposta (inquietante..il sacchetto di patatine intendo...).
Ma come sempre il tuo oroscopo è fenomenale.
Non ti faccio una colpa di non aver pensato la quarta opzione.
Sarebbe stato troppo anche per te.
Al momento, la prendo sobriamente. Vedasi la foto che mi ritrae.
*la cioccolata extrafondente non è una droga vero?
diavolo di un astrologo!!!
Per fortuna niente sushi (scapperei urlando, anche se la compagnia suona interessante) o sballo(non è nelle mie corde, assumere sostanze stupefacenti*) o sacchetti di patatine con proposta (inquietante..il sacchetto di patatine intendo...).
Ma come sempre il tuo oroscopo è fenomenale.
Non ti faccio una colpa di non aver pensato la quarta opzione.
Sarebbe stato troppo anche per te.
Al momento, la prendo sobriamente. Vedasi la foto che mi ritrae.
*la cioccolata extrafondente non è una droga vero?
coincidenze
Ore:7.30 a.m.
Interno di una carrozza di un malefico treno regionale.
rumori di sottofondo: tu-tum-tu-tum del vagone, cicaleccio indefinito di studenti e pendolari.
Una voce tra le altre si insinua nel mio cervello. Chi sta parlando? Dove? questa voce mi dice qualcosa..è qualcuno...che ho già sentito...
Mi sintonizzo meglio. Viene dal sedile dietro il mio, sì.
Ascolto.
"...e poi sì..qualche settimana fa siamo stati a una festicciola...a casa di C., è una del gruppo sì sì, ha un gran giardino e allora siamo andati lì..e c'era la figlia di C. con un'amica...una ragazza...che guarda..quel giorno lì aveva un vestitino a fiori ..con le manichine sottili...così..scollato così.....e due tette enor...."
"CIAO!!!!!" (sporgendomi dal sedile e toccandogli il braccio)
"eh? oh...ah...ohhhhiiii ehm ciao!!!!" (si alza di scatto e si butta in ginocchio davanti a me nel corridoio, assumendo un artistico color pomodoro) "beh beh beh...ciao...ma che sorpresa!!! ma...che fai qui? mah...pensa un po'...."
"eh...(trattengo a fatica la risata) ero seduta giusto dietro di te...ho riconosciuto...la voce..."
"ah. ehm.. sì. Parlavo..dicevo...giusto...dicevo proprio di te...che sei una ragazza ...interessante..:"
"sì?" (la risata sta già straripando dagli angoli della bocca)
"Sì. No. (il color pomodoro vira al melanzana) Hai sentito. cioè. dicevo in effetti...che mi hai colpito...perchè ecco...si...è innegabile, hai un seno...che si nota...e poi però stavo per aggiungere che sei anche una persona-intelligente-con-cui-è-un-piacere-parlare (della serie 10 parole in 10 secondi rialzandosi e riguadagnando il suo posto) ...."
(nel frattempo la mia risata ha effettuato un riuscitissimo golpe prendendo il controllo dei miei muscoli facciali) "sì sì...ho sentito..."
"oddio oddio che figura però...ma ti sei offesa?"
"ma no...è solo che...mi fa ridereeee" (in sfumando sul mio ormai inarticolato gorgoglio esilarato).
"caz...cioè insomma..se avessi fatto apposta non ci sarei riuscito..:"
...dissolvenza e sigla.
That's all, folks!
Interno di una carrozza di un malefico treno regionale.
rumori di sottofondo: tu-tum-tu-tum del vagone, cicaleccio indefinito di studenti e pendolari.
Una voce tra le altre si insinua nel mio cervello. Chi sta parlando? Dove? questa voce mi dice qualcosa..è qualcuno...che ho già sentito...
Mi sintonizzo meglio. Viene dal sedile dietro il mio, sì.
Ascolto.
"...e poi sì..qualche settimana fa siamo stati a una festicciola...a casa di C., è una del gruppo sì sì, ha un gran giardino e allora siamo andati lì..e c'era la figlia di C. con un'amica...una ragazza...che guarda..quel giorno lì aveva un vestitino a fiori ..con le manichine sottili...così..scollato così.....e due tette enor...."
"CIAO!!!!!" (sporgendomi dal sedile e toccandogli il braccio)
"eh? oh...ah...ohhhhiiii ehm ciao!!!!" (si alza di scatto e si butta in ginocchio davanti a me nel corridoio, assumendo un artistico color pomodoro) "beh beh beh...ciao...ma che sorpresa!!! ma...che fai qui? mah...pensa un po'...."
"eh...(trattengo a fatica la risata) ero seduta giusto dietro di te...ho riconosciuto...la voce..."
"ah. ehm.. sì. Parlavo..dicevo...giusto...dicevo proprio di te...che sei una ragazza ...interessante..:"
"sì?" (la risata sta già straripando dagli angoli della bocca)
"Sì. No. (il color pomodoro vira al melanzana) Hai sentito. cioè. dicevo in effetti...che mi hai colpito...perchè ecco...si...è innegabile, hai un seno...che si nota...e poi però stavo per aggiungere che sei anche una persona-intelligente-con-cui-è-un-piacere-parlare (della serie 10 parole in 10 secondi rialzandosi e riguadagnando il suo posto) ...."
(nel frattempo la mia risata ha effettuato un riuscitissimo golpe prendendo il controllo dei miei muscoli facciali) "sì sì...ho sentito..."
"oddio oddio che figura però...ma ti sei offesa?"
"ma no...è solo che...mi fa ridereeee" (in sfumando sul mio ormai inarticolato gorgoglio esilarato).
"caz...cioè insomma..se avessi fatto apposta non ci sarei riuscito..:"
...dissolvenza e sigla.
That's all, folks!
mercoledì 17 giugno 2009
linee
...potenza della tecnologia, che permette di immaginare.
Come vorrei poter strappare con le mani il bordo che imprigiona la foto, slabbrare i contorni di questa specie di foglio a scoprire occhi, capelli, poi collo spalle mani fianchi, un corpo intero.
Qualcuno sul cui viso allungare la mano, piano, ad accarezzare quella piccola ruga.
Il segno dei sorrisi, della vita che scorre e che lascia l'impronta.
Da troppo tempo, sotto i miei polpastrelli non sento nessun calore.
Ricordi vaghi di averci passato lunghissimi minuti, le mie ciglia quasi a sfiorare la barba, a scorrere su e giù col dito, chiacchierando a bassa voce.
Sarei ancora capace? Persino l'instacabile gatto in cortile tace, imbarazzato, alla domanda.
Come vorrei poter strappare con le mani il bordo che imprigiona la foto, slabbrare i contorni di questa specie di foglio a scoprire occhi, capelli, poi collo spalle mani fianchi, un corpo intero.
Qualcuno sul cui viso allungare la mano, piano, ad accarezzare quella piccola ruga.
Il segno dei sorrisi, della vita che scorre e che lascia l'impronta.
Da troppo tempo, sotto i miei polpastrelli non sento nessun calore.
Ricordi vaghi di averci passato lunghissimi minuti, le mie ciglia quasi a sfiorare la barba, a scorrere su e giù col dito, chiacchierando a bassa voce.
Sarei ancora capace? Persino l'instacabile gatto in cortile tace, imbarazzato, alla domanda.
martedì 16 giugno 2009
emozione. emozione. emozione.
...Anzi, quel suo email di considerazioni, così centrate, mi inducono a chiederle se un giorno del prossimo anno accademico vorrà presentarsi alle matricole del mio corso e spiegare loro in un quarto d'ora perché "le parole sono importanti".
Dopo una mail mandata di getto, sproloquiando sull'insofferenza che mi provocano certi strafalcioni, ricevo questo.
Non me lo aspettavo, davvero. Che gioia. E io che temevo che citare Moretti forse non fosse stato troppo appropriato.
Dopo una mail mandata di getto, sproloquiando sull'insofferenza che mi provocano certi strafalcioni, ricevo questo.
Non me lo aspettavo, davvero. Che gioia. E io che temevo che citare Moretti forse non fosse stato troppo appropriato.
john f. ben prima di me
Per favore Dio, per favore Knut Hamsun, non abbandonatemi adesso.
Considerate le mie anarchiche e atee ascendenze, signor Hamsun, mi resterebbe solo lei.
Personalmente però chiedo....
Per favore, John Fante, per favore Knut Hamsun, non abbandonatemi adesso.
Per favore.
Considerate le mie anarchiche e atee ascendenze, signor Hamsun, mi resterebbe solo lei.
Personalmente però chiedo....
Per favore, John Fante, per favore Knut Hamsun, non abbandonatemi adesso.
Per favore.
lunedì 15 giugno 2009
...I don't want clever conversation...
Suppongo che Billy Joel lo cantase prefigurandosi le nostre telefonate.
Sono 30 anni che ci conosciamo, mutter
Mi verrebbe da azzardare che siamo in relativa confidenza, che mi conosci.
E allora, che cazzo di telefonata è, alle 9 del mio unico lunedì mattina tranquillo, mentre TU, lucertola oleosa che non sei altro, te ne stai spaparanzata in spiaggia da qualche parte?
"Cosa fai oggi?"
"...sgrunt?!"
"Ma...dormivi? Non dormi mai fino a tardi..."
"di solito lavoro. OGGI potevo dormire....ecco perchè..dormivo"
"Beh va beh cosa fai oggi, che sei a casa? non vai un po' al mare?"
"?!?!?"
"Ti farebbe bene sai un po' di sole e poi in neanche un'ora ci sei, ti metti lì un po' ..."
"mamma. mamma. MA-MMA. Sono 30 anni che mi fa schifo il sole,che mi dà fastidio il sole, che mi pizzica la pella, mi fa venire mal di testa...."
"sì va beh sei sempre esagerata..."
"ho la pressione di un criceto morto, al sole sto male.".
"...eh non c'è bisogno che ti incazzi così, se non vuoi andare al mare vai almeno al parco, ti porti un libro da leggere e ti abbronzi un po'..."
Mater dolorosa del mio cuore. Cosa non è chiaro del mio discorso?
NON.PRENDO.IL.SOLE.
Il mare mi piace alle 7 del mattino, o dalle 5 del pomeriggio in poi.
Da 30 anni a questa parte. O se no, facciamo un forfait, diciamo da 25 anni, tolti in primi passati in balia di maman e del suo irragionevole amore per l'estate.
Si accettano scommesse per la telefonata di domani.
Inizierà con un "hai poi preso un po' di sole ieri?" o un "allora c'era tanta gente al mare?".
Ah sweet sweet mom. Hai una sola mano funzionante..e devi proprio usarla per digitare il mio numero? Sì, mamacita, lo so, sono un mostro. Una figlia degenere. E sì, sì, ci sentiamo domani per il solito siparietto.
Sono 30 anni che ci conosciamo, mutter
Mi verrebbe da azzardare che siamo in relativa confidenza, che mi conosci.
E allora, che cazzo di telefonata è, alle 9 del mio unico lunedì mattina tranquillo, mentre TU, lucertola oleosa che non sei altro, te ne stai spaparanzata in spiaggia da qualche parte?
"Cosa fai oggi?"
"...sgrunt?!"
"Ma...dormivi? Non dormi mai fino a tardi..."
"di solito lavoro. OGGI potevo dormire....ecco perchè..dormivo"
"Beh va beh cosa fai oggi, che sei a casa? non vai un po' al mare?"
"?!?!?"
"Ti farebbe bene sai un po' di sole e poi in neanche un'ora ci sei, ti metti lì un po' ..."
"mamma. mamma. MA-MMA. Sono 30 anni che mi fa schifo il sole,che mi dà fastidio il sole, che mi pizzica la pella, mi fa venire mal di testa...."
"sì va beh sei sempre esagerata..."
"ho la pressione di un criceto morto, al sole sto male.".
"...eh non c'è bisogno che ti incazzi così, se non vuoi andare al mare vai almeno al parco, ti porti un libro da leggere e ti abbronzi un po'..."
Mater dolorosa del mio cuore. Cosa non è chiaro del mio discorso?
NON.PRENDO.IL.SOLE.
Il mare mi piace alle 7 del mattino, o dalle 5 del pomeriggio in poi.
Da 30 anni a questa parte. O se no, facciamo un forfait, diciamo da 25 anni, tolti in primi passati in balia di maman e del suo irragionevole amore per l'estate.
Si accettano scommesse per la telefonata di domani.
Inizierà con un "hai poi preso un po' di sole ieri?" o un "allora c'era tanta gente al mare?".
Ah sweet sweet mom. Hai una sola mano funzionante..e devi proprio usarla per digitare il mio numero? Sì, mamacita, lo so, sono un mostro. Una figlia degenere. E sì, sì, ci sentiamo domani per il solito siparietto.
sabato 13 giugno 2009
frankfurters e cartelli
Oggi ho deciso di attentare alla mia salute.
Non che insalata + fagioli messicani e un paio di wurstel alla piastra siano là cosa peggiore che potessi ingurgitare.
Ma come dice l'amato Woody:
- Why can't we have frankfurters?
- Because this is a Russian tearoom.
I mean, you wanna have a blintz or
something. Frankfurter gives you cancer.
In effettti, non li mangio quasi mai, anche mamma mi ha sempre detto che sono cancerogeni, e comunque sia di solito mi fanno schifo.
Che mi prende, oggi?
Probabilmente un po' di stizza verso me stessa, dopotutto è il mio stomaco quello che ora mi farà vedere i sorci verdi per digerire questa schifezzuola oblunga.
Forse dipende dal nervosismo di questi giorni. Sto giocando al gatto e al topo con me stessa per capire quando raggiungerò il limite e mi troverò a stringere quella maledetta ceramica, le dita bianche per lo sforzo, occhi negli occhi con me stessa.
Bah.
Se vogliamo fare un bilancio, ho lavorato, ho fatto finta di studiare un po', ho preso a botte il sacco.
Una giornata produttiva, a suo modo.
Eppure non riesco a liberarmi di stamattina, certe volte il lavoro ti rimane addosso per quante docce tu voglia farti.
Ultimamente si accumulano troppi boli altrui non digeriti, nella mia vita, e questo inficia la mia capacità di recuperare energie.
Ho bisogno di una pausa. Non dal lavoro, da tutto il resto. In effetti, sono le altre facce della mia vita, a non essere molto a fuoco, al momento.
Scrivere aiuta, una parte di ciò che mi fa male suppura via in questo modo.
Appena il maledetto frankfurter avrà finito di ballare la conga nelle mie viscere tirerò qualche altro colpo, altra terapia d'urto (in tutti i sensi, oh yeah).
Ci vorrebbe qualcosa che non agisse solo sull'emergenza. Un cartello. da tenere in tasca.
"the doctor is OUT". Ripassate più tardi. Prendete appuntamento cazzo.
E soprattutto, legame di sangue non significa "terapia gratis".
Ecco. "The doctor is OUT." e di fianco "NO RELATIVES. THANKS"
Non che insalata + fagioli messicani e un paio di wurstel alla piastra siano là cosa peggiore che potessi ingurgitare.
Ma come dice l'amato Woody:
- Why can't we have frankfurters?
- Because this is a Russian tearoom.
I mean, you wanna have a blintz or
something. Frankfurter gives you cancer.
In effettti, non li mangio quasi mai, anche mamma mi ha sempre detto che sono cancerogeni, e comunque sia di solito mi fanno schifo.
Che mi prende, oggi?
Probabilmente un po' di stizza verso me stessa, dopotutto è il mio stomaco quello che ora mi farà vedere i sorci verdi per digerire questa schifezzuola oblunga.
Forse dipende dal nervosismo di questi giorni. Sto giocando al gatto e al topo con me stessa per capire quando raggiungerò il limite e mi troverò a stringere quella maledetta ceramica, le dita bianche per lo sforzo, occhi negli occhi con me stessa.
Bah.
Se vogliamo fare un bilancio, ho lavorato, ho fatto finta di studiare un po', ho preso a botte il sacco.
Una giornata produttiva, a suo modo.
Eppure non riesco a liberarmi di stamattina, certe volte il lavoro ti rimane addosso per quante docce tu voglia farti.
Ultimamente si accumulano troppi boli altrui non digeriti, nella mia vita, e questo inficia la mia capacità di recuperare energie.
Ho bisogno di una pausa. Non dal lavoro, da tutto il resto. In effetti, sono le altre facce della mia vita, a non essere molto a fuoco, al momento.
Scrivere aiuta, una parte di ciò che mi fa male suppura via in questo modo.
Appena il maledetto frankfurter avrà finito di ballare la conga nelle mie viscere tirerò qualche altro colpo, altra terapia d'urto (in tutti i sensi, oh yeah).
Ci vorrebbe qualcosa che non agisse solo sull'emergenza. Un cartello. da tenere in tasca.
"the doctor is OUT". Ripassate più tardi. Prendete appuntamento cazzo.
E soprattutto, legame di sangue non significa "terapia gratis".
Ecco. "The doctor is OUT." e di fianco "NO RELATIVES. THANKS"
domenica 7 giugno 2009
30
E' un inizio di giugno piovoso, ventoso. Variabile.
Per ora non si vede ancora il sole, anche se deve essere da qualche parte dietro le nuvole, presumibilmente sulla destra rispetto alla finestra.
Una mattina grigia, potrebbe essere autunno, per i colori.
Chissà se la giornata virerà al bello.
non che mi importi più di tanto.
L'ultimo compleanno piacevole è stato quello del 2005, per cui non mi aspetto una giornata mirabolante.
Se penso a 10 anni fa, o a 5.
Decadi, cicli che si compivano.
Questo era il prossimo.
Temuto, preso in giro, immaginato, allontanato dalla mente.
Sono dove volevo essere? Sono chi volevo essere? Faccio ciò che ho sempre pensato di voler fare?
Non siamo categorici, la risposta giusta è IN PARTE.
Sono in una casa mia, ho pochi rimorsi, e almeno uno dei miei lavori, è quello che volevo.
Non ci sono cani o bambini scorazzanti, non c'è l'impronta di un altro corpo nel letto, non c'è la serenità di sapere che avrò anche il prossimo mese i soldi per pagare il mutuo.
Che razza di bilancio fare?
Forse è meglio tacere, fare finta di nulla.
Tanto lo so praticamente solo io, di oggi.
Se non mi faccio domande da sola, non verrà in mente a nessun altro.
Auguri.
Per ora non si vede ancora il sole, anche se deve essere da qualche parte dietro le nuvole, presumibilmente sulla destra rispetto alla finestra.
Una mattina grigia, potrebbe essere autunno, per i colori.
Chissà se la giornata virerà al bello.
non che mi importi più di tanto.
L'ultimo compleanno piacevole è stato quello del 2005, per cui non mi aspetto una giornata mirabolante.
Se penso a 10 anni fa, o a 5.
Decadi, cicli che si compivano.
Questo era il prossimo.
Temuto, preso in giro, immaginato, allontanato dalla mente.
Sono dove volevo essere? Sono chi volevo essere? Faccio ciò che ho sempre pensato di voler fare?
Non siamo categorici, la risposta giusta è IN PARTE.
Sono in una casa mia, ho pochi rimorsi, e almeno uno dei miei lavori, è quello che volevo.
Non ci sono cani o bambini scorazzanti, non c'è l'impronta di un altro corpo nel letto, non c'è la serenità di sapere che avrò anche il prossimo mese i soldi per pagare il mutuo.
Che razza di bilancio fare?
Forse è meglio tacere, fare finta di nulla.
Tanto lo so praticamente solo io, di oggi.
Se non mi faccio domande da sola, non verrà in mente a nessun altro.
Auguri.
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