"Anche l'ombrello parve accogliere con grazia il proprio destino. Sapeva che il proprio posto era sul sedile di un jet personale o appeso al braccio di un uomo con il frigobar in macchina, ma come tutte le cose belle e nobili, accettò di seguire quell'uomo che stava per morire come se fosse stato un principe o un grande magnate dell'industria. Conosceva il proprio valore, ma avrebbe mentito al mondo dicendo che il suo possessore meritava di averlo per sè."
Non posso fare a meno di commuovermi ogni volta che la rileggo.
Con Carroll mi succede spesso, si insinua nelle mie stanze più segrete e preme (delicatamente) sui lividi.
Non riesco a non commuovermi.
Un ombrello, un cane, un amore. Qualcosa o qualcuno che menta al mondo per me, in questo modo. E' un pensiero ozioso, ma penso a quell'amore incondizionato, da "tu sei la cosa più bella che ci sia" che leggevo negli occhioni neri di Sofia, prima che io, da buon spregevole essere umano diradassi sempre più la mia permanenza nel suo territorio di elezione.
C'è qualcosa di eroico, in un ombrello costoso che mette tutta la sua dignità a servizio di un moribondo che spende i suoi risparmi.
Sono facile alle lacrime. Sarà la primavera.
E mi ricordo di quando...sguardo di sfida e mento sollevato.
giovedì 29 marzo 2007
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