Penso che presto sarà di nuovo primavera, e mi guardo indietro nei mesi a cercare di capire dove sono fumate le ultime stagioni.
Le giornate si allungano, a me crescono fame e sonno e inizio a sentire caldo sulla schiena quando il sole entra dalla finestra.
Nelle ultime settimane, ogni giornata ha presto o tardi mostrato il suo lato peggiore, soprattutto quelle che partivano quasi serene, quelle in cui sembrava che non potesse accadere nulla di tremendo, o quasi.
Il risveglio stagionale mi fa venire voglia di provare le mie energie, di gridare, di alzare i pugni in aria e dire quello che penso, quello che sento, di strappare un po' di maschere e fare coriandoli di certi clichè.
Vorrei poter girare velocissima su me stessa come facevo da bambina e prendere il volo in un turbinare di sottane, come Remedios in quel scintillio di farfalle.
O diventare vento, scompigliare i capelli, val volare i giornali, strappar via ombrelli.
Mi infilerei di soppiatto nelle orecchie delle frigide gentildonne della giuria, sibilando senza posa le loro meschinità, inutile cercare di non sentire.
Arriva primavera e vorrei una rinascita vera, col sangue e tutto il resto, a darvi prova che è rosso e che sono disposta a versarlo, per quello in cui credo.
Mi domando cosa succederà ancora, se possa accadere qualcosa di peggio, se non ci sia un giorno un limite al dolore che uno può sentire, all'umiliazione, al peso dei giorni schiacciati sulle spalle dai piccoli oltraggi quotidiani.
Li dimenticherò, un giorno, questi giorni?
Ricordo anni fa, tanti, metà dei miei anni e pensavo "non ti perdonerò, un giorno potrò dirtelo" e ora che potrei ho dimenticato, il ricordo è in bianco e nero e non fa male.
Sarà così? Quando potrò, diventerà inutile, il riscatto?
Sarebbe bello se accadesse presto, se fosse vicino il tempo in cui non avràò nessuna importanza, per me, la vostra (immeritata) esistenza.
Voglio tornare verso la vita, anch'io, scrollarmi di dosso tutto questo. Rinascere, lontano da chi vuole per forza vedermi marcire.
E' quasi primavera, tornerà il verde sui calanchi e la luce presto e gli uccelli a cantare nei nidi.
Quasi primavera, e io vorrei germogliare di nuovo.
venerdì 27 febbraio 2009
martedì 24 febbraio 2009
e non so nemmeno chi sono io
tra lui e lei.
Quello che ho imparato, da quella storia, è che se ti impegni in una ricerca, in una lotta, e scendi persino agli inferi...poi bisogna avere un sacco di forza per andare avanti senza voltarsi.
Perchè se ti volti...o sparisci...o la vedi sparire.
chi sono io?
Non lo so, ma mi sento più Orfeo, peccato che io non sappia suonare la lira.
Mi sento di essere lì, davanti ad Ade e Proserpina...con in mano uno strumento da cui traggo al massimo miagolii strozzati, che cerco di convincerli ad ascoltarmi.
E che cerco di portare verso l'aria di fuori, una strana e frastornata Euridice che si dibatte urlando perchè la luce neanche più sa cosa sia.
Euridice che inciampa ad ogni passo, che geme e che vorrei tanto voltarmi a sorreggere.
Che cazzo...mi sento intrappolata qua sotto, questa maledetta lira vorrei spaccarla in testa ad Euridice che mi grida "voltati voltati voltati o non faccio più un passo".
E io mi metto le mani sulle orecchie, e imploro e cammino insieme. e non ci capisco niente.
L'unica cosa che ho imparato, da questa storia, è che devi avere forza.
E non si sa per quanto. Per un tempo che pare infinito.
Ma considerato che siamo tutti mortali, non può esserlo. A volte persino questi dettagli sono rassicuranti, a modo loro.
E quindi...l'unica cosa che ho imparato, da quella storia, è che bisogna avere fiducia che prima o poi ne esci, dalla caverna.
E allora potrai voltarti e abbracciare Euridice e anche urlarle in faccia "hai visto brutta stronza che ne siamo usciti?! hai visto?! non mi sono arreso, e ne siamo fuori!"
L'unica cosa che ho imparato, da questa storia, è che bisogna avere fiducia, e forza, e che a volte, però, finisce che ti volti e tutto va a puttane.
Quello che ho imparato, da quella storia, è che se ti impegni in una ricerca, in una lotta, e scendi persino agli inferi...poi bisogna avere un sacco di forza per andare avanti senza voltarsi.
Perchè se ti volti...o sparisci...o la vedi sparire.
chi sono io?
Non lo so, ma mi sento più Orfeo, peccato che io non sappia suonare la lira.
Mi sento di essere lì, davanti ad Ade e Proserpina...con in mano uno strumento da cui traggo al massimo miagolii strozzati, che cerco di convincerli ad ascoltarmi.
E che cerco di portare verso l'aria di fuori, una strana e frastornata Euridice che si dibatte urlando perchè la luce neanche più sa cosa sia.
Euridice che inciampa ad ogni passo, che geme e che vorrei tanto voltarmi a sorreggere.
Che cazzo...mi sento intrappolata qua sotto, questa maledetta lira vorrei spaccarla in testa ad Euridice che mi grida "voltati voltati voltati o non faccio più un passo".
E io mi metto le mani sulle orecchie, e imploro e cammino insieme. e non ci capisco niente.
L'unica cosa che ho imparato, da questa storia, è che devi avere forza.
E non si sa per quanto. Per un tempo che pare infinito.
Ma considerato che siamo tutti mortali, non può esserlo. A volte persino questi dettagli sono rassicuranti, a modo loro.
E quindi...l'unica cosa che ho imparato, da quella storia, è che bisogna avere fiducia che prima o poi ne esci, dalla caverna.
E allora potrai voltarti e abbracciare Euridice e anche urlarle in faccia "hai visto brutta stronza che ne siamo usciti?! hai visto?! non mi sono arreso, e ne siamo fuori!"
L'unica cosa che ho imparato, da questa storia, è che bisogna avere fiducia, e forza, e che a volte, però, finisce che ti volti e tutto va a puttane.
lunedì 23 febbraio 2009
Per te
...
Non me ne frega, se ti faccio arrabbiare, con questi discorsi, e persino se ti incazzi al punto dal non volere più parlare con me, va bene lo stesso.
Anzi, me ne frega eccome, se no non lo farei, ma corro il rischio, coscientemente.
Perché, (e qui forse mi capisci, tu che dici che bisogna farlo, se ci credi.), perché per me è giusto ed importante dirtele queste cose, è importante cercare di aiutarti anche se ho la sensazione, spesso, di stare afferrando un coltello per la lama. Ma se è l’unico modo per cercare di levartelo dalle mani, proviamo pure.
Cosa può succedere di peggiore? Spezzare quell’esile filo che mi permette di avvicinarmi a te?
Se il filo è così esile da spezzarsi per tanto poco, allora vuol dire che “il destino” ha voluto così, e che il massimo che potevo fare era questo, era lanciarti delle domande e delle considerazioni che spero non cadano nel vuoto.
Qualsiasi cosa ne nascerà, sarà comunque un risultato, perché tutto è meglio dell’immobilismo mortifero ( e morto) di un pensiero che non si rimescola mai.
Questa è solo la fine, dei due fogli dattiloscritti che riceverai domani.
Cosa dirai, non so.
Forse mi rimprovererai le parole difficili, come dici tu, mi dirai "dottoressa, però, parla come mangi!" e stropiccerai le pagine in quelle mani che sanno stringere così forte da spaccare.
Forse scuoterai solo leggermente la testa, in silenzio, infilerai tutto in tasca e ti allontanerai verso sguardi di giovanile interesse, che gratificheranno gli sforzi del tuo abbigliamento da duro.
Forse, ed è quello che spero, una delle mie tante parole ti si insinuerà dietro le palpebre, dietro lo sguardo da animale selvatico di questi giorni. E magari ti smuoverà anche solo una briciola di pensiero.
Questo è il massimo che posso fare, che mi è concesso, da te, e dalle mie umane forze, di fare.
Sia quel che sia. Io, per te, ci provo.
Per me non l'ha fatto nessuno. Magari tra 10 anni tu a tua volta. Magari.
Non me ne frega, se ti faccio arrabbiare, con questi discorsi, e persino se ti incazzi al punto dal non volere più parlare con me, va bene lo stesso.
Anzi, me ne frega eccome, se no non lo farei, ma corro il rischio, coscientemente.
Perché, (e qui forse mi capisci, tu che dici che bisogna farlo, se ci credi.), perché per me è giusto ed importante dirtele queste cose, è importante cercare di aiutarti anche se ho la sensazione, spesso, di stare afferrando un coltello per la lama. Ma se è l’unico modo per cercare di levartelo dalle mani, proviamo pure.
Cosa può succedere di peggiore? Spezzare quell’esile filo che mi permette di avvicinarmi a te?
Se il filo è così esile da spezzarsi per tanto poco, allora vuol dire che “il destino” ha voluto così, e che il massimo che potevo fare era questo, era lanciarti delle domande e delle considerazioni che spero non cadano nel vuoto.
Qualsiasi cosa ne nascerà, sarà comunque un risultato, perché tutto è meglio dell’immobilismo mortifero ( e morto) di un pensiero che non si rimescola mai.
Questa è solo la fine, dei due fogli dattiloscritti che riceverai domani.
Cosa dirai, non so.
Forse mi rimprovererai le parole difficili, come dici tu, mi dirai "dottoressa, però, parla come mangi!" e stropiccerai le pagine in quelle mani che sanno stringere così forte da spaccare.
Forse scuoterai solo leggermente la testa, in silenzio, infilerai tutto in tasca e ti allontanerai verso sguardi di giovanile interesse, che gratificheranno gli sforzi del tuo abbigliamento da duro.
Forse, ed è quello che spero, una delle mie tante parole ti si insinuerà dietro le palpebre, dietro lo sguardo da animale selvatico di questi giorni. E magari ti smuoverà anche solo una briciola di pensiero.
Questo è il massimo che posso fare, che mi è concesso, da te, e dalle mie umane forze, di fare.
Sia quel che sia. Io, per te, ci provo.
Per me non l'ha fatto nessuno. Magari tra 10 anni tu a tua volta. Magari.
giovedì 19 febbraio 2009
ce l'ho fatta. oggi. dopo 2 anni e mezzo
rendevi la mia vita molto più di consonante vocale consonante vocale.
Rendevi la mia vita qualcosa di vero, di vivo, di sangue e bolle di sapone insieme.
Sei stato tutto e tutto si è strappato lacerato straziato con quegli ultimi giorni.
La mia fuga il tuo pugno il tuo dolore le mie lacrime il mio urlo la tua voce il tuo sguardo il mio strazio la mia impotenza il tuo non capire il mio silenzio.
La tua voce la tua voce la tua voce.
la tua r che rotola ancora.
La tua r che rotola come sempre.
la tua voce che dice "ricordavo un po' questo numero..e la voce è inconfondibile."
Io? la mia voce? Lo so, la mia cadenza, anzi cadenSa lo so.
inconfondibile.
Detto da te lo prendo come un "ti ricordo". ti ricordo e non ti odio. ti ricordo e ti permetto di parlare.
Ti ricordo e non parliamo di urli di pugni di lacrime di grida di dolore di vuoto di assenza di perdita.
Tu che parli.
Che mi permetti di parlare, di chiederti e rispondi. alle domande.
E mi dici che vai alle prove, mi dici che "stai" e mi dici che vivi, che abiti, che lavori.
Mi parli.
Io ce l'ho fatta. a superare la paura di tanti mesi in cui il solo pensiero di provare mi soffocava.
A dirti "auguri". A cogliere l'occasione, mancata già due volte fin'ora.
E ho avuto io, il regalo. La tua voce.
A conclusione "allora ci sentiamo".
sì. ti prego.
Rendevi la mia vita qualcosa di vero, di vivo, di sangue e bolle di sapone insieme.
Sei stato tutto e tutto si è strappato lacerato straziato con quegli ultimi giorni.
La mia fuga il tuo pugno il tuo dolore le mie lacrime il mio urlo la tua voce il tuo sguardo il mio strazio la mia impotenza il tuo non capire il mio silenzio.
La tua voce la tua voce la tua voce.
la tua r che rotola ancora.
La tua r che rotola come sempre.
la tua voce che dice "ricordavo un po' questo numero..e la voce è inconfondibile."
Io? la mia voce? Lo so, la mia cadenza, anzi cadenSa lo so.
inconfondibile.
Detto da te lo prendo come un "ti ricordo". ti ricordo e non ti odio. ti ricordo e ti permetto di parlare.
Ti ricordo e non parliamo di urli di pugni di lacrime di grida di dolore di vuoto di assenza di perdita.
Tu che parli.
Che mi permetti di parlare, di chiederti e rispondi. alle domande.
E mi dici che vai alle prove, mi dici che "stai" e mi dici che vivi, che abiti, che lavori.
Mi parli.
Io ce l'ho fatta. a superare la paura di tanti mesi in cui il solo pensiero di provare mi soffocava.
A dirti "auguri". A cogliere l'occasione, mancata già due volte fin'ora.
E ho avuto io, il regalo. La tua voce.
A conclusione "allora ci sentiamo".
sì. ti prego.
domenica 15 febbraio 2009
vaffanculo
a me stessa.
A volte faccio proprio le cose sapendo che faranno male.
Maledetta me e il mio seguire questo maledetto istinto, maledetto il mio dier sempre "se questa cosa la voglio davvero...".
Non so aver cura di me.
Qualcuno mi dice "per starti vicino ci vuole una persona di grande pazienza", sì lo so, ci vorrebbe qualcuno abituato a travasare piante grasse, qualcuno che sappia addomesticare le volpi selvatiche, qualcuno che abbia la passione per i rompicapo e qualche nozione di boxe.
fanculo a me stessa.
La prossima volta, la prossima volta mi prendo a pugni in faccia da sola.
Ha ragione Roxanne, che col sorriso che le immagino mi dice "non sei Dio, ricordati che sei umana. Ricordati che puoi fallire".
Io non lo so cosa voglio dimostrare...che io sono brava? che io sono così forte che puoi farmi qualsiasi cosa e resisterò?
ma vaffanculo a me stessa, non sono ignifuga nè inscalfibile.
E adesso che, troppo tardi, me lo sono ricordato..che devo fare?
non arriverà mai, quella persona capace di prendermi per il verso giusto e non lasciarmi cadere.
Non arriverà mai perchè per me stessa non mi comporto così neanch'io, perchè dovrebbe farlo un altro?
A volte faccio proprio le cose sapendo che faranno male.
Maledetta me e il mio seguire questo maledetto istinto, maledetto il mio dier sempre "se questa cosa la voglio davvero...".
Non so aver cura di me.
Qualcuno mi dice "per starti vicino ci vuole una persona di grande pazienza", sì lo so, ci vorrebbe qualcuno abituato a travasare piante grasse, qualcuno che sappia addomesticare le volpi selvatiche, qualcuno che abbia la passione per i rompicapo e qualche nozione di boxe.
fanculo a me stessa.
La prossima volta, la prossima volta mi prendo a pugni in faccia da sola.
Ha ragione Roxanne, che col sorriso che le immagino mi dice "non sei Dio, ricordati che sei umana. Ricordati che puoi fallire".
Io non lo so cosa voglio dimostrare...che io sono brava? che io sono così forte che puoi farmi qualsiasi cosa e resisterò?
ma vaffanculo a me stessa, non sono ignifuga nè inscalfibile.
E adesso che, troppo tardi, me lo sono ricordato..che devo fare?
non arriverà mai, quella persona capace di prendermi per il verso giusto e non lasciarmi cadere.
Non arriverà mai perchè per me stessa non mi comporto così neanch'io, perchè dovrebbe farlo un altro?
sabato 14 febbraio 2009
Leggendo di Dracula
Ho imparato, con mio rammarico, che nulla di ciò che faccio può durare. Perderò anche lei, e scegliere se perderla rapidamente o un poco alla volta nei decenni è la mia dannazione, ma è inevitabile che prima o poi ella sfuggirà alla mia presa.
da: Riti del drago.
niente da aggiungere, Conte.
da: Riti del drago.
niente da aggiungere, Conte.
domenica 8 febbraio 2009
sostenendo(mi al nulla)
...sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura, sostiene Pereira.
Perchè adesso, ora, sì, mi sento così.
Una grande nostalgia. O forse no, non so.
Una mancanza.
O forse un vuoto, come quando sul cuscino rimane l'impronta della testa e tu sei già in piedi da ore.
Nostalgia di un passato e di un futuro.
Che poi...ci fosse qualcosa di più inutile, no?
eppure viene, da pensare al passato remoto recente vicino lontano.
E al futuro, immaginato sperato sognato invocato.
E poi sgualcito. Dal suo stesso passato.
Perchè adesso, ora, sì, mi sento così.
Una grande nostalgia. O forse no, non so.
Una mancanza.
O forse un vuoto, come quando sul cuscino rimane l'impronta della testa e tu sei già in piedi da ore.
Nostalgia di un passato e di un futuro.
Che poi...ci fosse qualcosa di più inutile, no?
eppure viene, da pensare al passato remoto recente vicino lontano.
E al futuro, immaginato sperato sognato invocato.
E poi sgualcito. Dal suo stesso passato.
domenica 1 febbraio 2009
un desiderio fortissimo
"Trascende ogni mio controllo" (visconte Sébastien de Valmont)
Vorrei poterlo dire. Ammettere. Urlare.
In questo momento mi sento come se mi stessi da sola legando il cuore stretto con cinghie di cuoio...e lo stomaco, poi, e il cervello.
Cinghie che tirano e lasciano segni.
Ma come altro fare?
E' l'unico modo che ho in questo momento per tenermi insieme e per non far esplodere un dannatissimo casino.
Che, visti i danni, nessuno sano di mente penserebbe che valga la pena.
E io, in fondo, non sono ancora del tutto pazza.
mi tutelo così, in questo modo doloroso che però è l'unico a poter essere messo in pratica.
Prima il contenimento, poi quando sarò meno pericolosa per me stessa, allora io e me potremo parlarne, e la risolveremo, la faccenda.
Se adesso fossi libera dalle mie stesse giuste costrizioni, trascenderebbe, davvero, ogni mio controllo.
ma se fossi libera di, non sussisterebbero i motivi, per le costrizioni.
E forse non brucerebbe così tanto, tutto questo.
Passerà? Ma certo, è ovvio. Ci sarà poi da chiedersi, come sia anche solo potuto quasi accadere.
L'obiettivo per il futuro è mantenere il quasi finchè la faccenda non appassisca da sola.
Vorrei poterlo dire. Ammettere. Urlare.
In questo momento mi sento come se mi stessi da sola legando il cuore stretto con cinghie di cuoio...e lo stomaco, poi, e il cervello.
Cinghie che tirano e lasciano segni.
Ma come altro fare?
E' l'unico modo che ho in questo momento per tenermi insieme e per non far esplodere un dannatissimo casino.
Che, visti i danni, nessuno sano di mente penserebbe che valga la pena.
E io, in fondo, non sono ancora del tutto pazza.
mi tutelo così, in questo modo doloroso che però è l'unico a poter essere messo in pratica.
Prima il contenimento, poi quando sarò meno pericolosa per me stessa, allora io e me potremo parlarne, e la risolveremo, la faccenda.
Se adesso fossi libera dalle mie stesse giuste costrizioni, trascenderebbe, davvero, ogni mio controllo.
ma se fossi libera di, non sussisterebbero i motivi, per le costrizioni.
E forse non brucerebbe così tanto, tutto questo.
Passerà? Ma certo, è ovvio. Ci sarà poi da chiedersi, come sia anche solo potuto quasi accadere.
L'obiettivo per il futuro è mantenere il quasi finchè la faccenda non appassisca da sola.
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