venerdì 25 maggio 2007

la storia di Peter P.

"...Alla fine partì in gran fretta, perché aveva sognato che sua mamma stava piangendo e lui sapeva qual’era la vera causa del suo pianto. Un abbraccio dal suo magnifico Peter, l'avrebbe presto fatta sorridere. Oh! era così sicuro di questo e così ansioso di farsi coccolare fra le sue braccia, che questa volta volò direttamente alla finestra che avrebbe dovuto essere sempre aperta per lui.

Ma la finestra era chiusa, e davanti c'erano delle sbarre di ferro. Sbirciando dentro vide sua madre che dormiva pacificamente e fra le braccia teneva un altro bambino piccolo.

Peter chiamò, “Mamma! Mamma!” ma lei non lo senti; invano batté le piccole mani contro le sbarre di ferro. Dovette rivolarsene singhiozzando ai Giardini e non rivide mai più la sua cara mamma. Che bambino stupendo aveva pensato di essere per lei! Ah, Peter! Noi che abbiamo commesso il grande errore, quanto diversamente ci comporteremmo in una seconda occasione! ..."

Quando l'ho letto per la prima volta credevo che Peter Pan fosse un libercolo stupido per bambini.
Questo fu il primo brano a colpirmi, poi tanti altri, nella loro malinconia. Con buona pace di quel porco di Disney e dei suoi "sceneggiatori".

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