giovedì 31 maggio 2007

Sensazione di vene asciutte

quasi tutto il 2005 dibattendoti in quei lavori orrendi in quella città nuova e ostile.
Poi il lavoro fuori città, prime avvisaglie di cervicale per le mattine sere di nebbia ad aspettare gli autobus in ritardo quasi costante.
E' autunno ed è il secondo lavoro, 60 km dal primo, altri autobus altri ritardi la stanchezza che stanchezza sempre i bambini, piccoli e tanti. Non parla grida solo e morde, gli altri piccoli organizza gestisci fai, corri cazzo corri.
Prova incontra parla presenta. Corri. Programma. Corri.
Estate. Già? cazzo già estate? Lei parla ancora sì, ma per quanti mesi?
non so. Devi alzarla, ascolta, interpreta, asciugale la saliva e parla parla parla. guida. fa caldo lo so. Lei invece chiude le porte, lei non vuole vederti fa caldo lo so ma corri. Cambiano le direzioni. Non è più nord sud ma est ovest. Restano sempre quei 50-60 km. I giorni uno dopo l'altro.
E intanto è da maggio che lui non ti vede non ti tocca non ti sente. E' da maggio sicuro. Che tornare è sempre agonia, dopo gli urli la fatica tutto. Torni e voilà sei nella vergine di Norimberga e non lo sapevi.
E poi continui continui corri scadono contratti e vinci quel posto e dici sì sì sì ho vinto ed è lontano ma che importa, sei abituata ad alzarti che è ancora buio che importa intanto hai vinto vai corri lui non ci sente, non capisce la lingua non capisce ma impara forse qualcosa tu corri.
E intanto tutto precipita crolla muore e allora lascia tutto corri corri corri è autunno di nuovo corri telefona. Scappa. Molla gli ormeggi.
Scappa ma a testa alta. Muri. corse di notte e il medico che dice ma come. Corri. Corri che le valigie son tante troppe da ingombrare la vista dietro ma domani è già tardi bisogna correre.
E' autunno ed è da un giorno all'altro il ritorno a una casa vecchia ma ora estranea, un lavoro nuovo. Sola. Sola. Sola. Sono tre sì, tre difficili, sì, però sai, fino a giugno hai il posto se resisti. E come no. Bisogna fare fare fare, camminare sempre. i muli lo sanno bene. Andare. Cercare.
Si. trovato. Improvvisati esperta, studia il nemico. La direttrice di banca sorriso da squalo sente l'odore del sangue ma non cedere. Continua. Firme su firme. 15 anni? 15 anni. Firme. Notai. Firme.
Assegni che passano di mano in mano. La firma è in blu ma ti sembra luccichi di rosso. Direttamente dalle vene. Corri. Corri. Corri. Sei sola lo sai? grazie, sì. E poi forza impegnati. Lui è il peggiore, ma. Devi aiutarlo, devi stargli vicino, attenta ai pugni però, alle porte. Devi correre. Devi andare. Devi fare. Pedala pedala pedale e come mai così pochi pazienti? E comunque dai, dai, dai. Devi farcela. Devi andare avanti. Devi migliorare. Dai.
Non c'è stato mai il momento per dire basta. un attimo di pace per favore. Ho quella sensazione di asciutto ora. Nelle vene.

domenica 27 maggio 2007

n e s s u n o

nessuno. nessuno. nessuno. nessuno. nessuno.
Me ne rendo conto in questi frangenti.
Anche perchè, poi...chi dovrei chiamare?
e per dire cosa? "verresti a dormire qui stanotte?"
Non ho mica 5 anni. Eppure vorrei qualcuno. Due braccia amiche intorno, una spalla su cui appoggiarmi un po'.
Qualcuno che non accogliesse con sufficienza o fastidio le mie lacrime.
Sono stanca.

venerdì 25 maggio 2007

forse lo sguardo

L'ho anche già scritto qui da qualche parte.
Il miglior modo per non vedere è non guardare.
Gli occhi hanno comodissime palpebre da serrare all'occorrenza.
E poi ci sono le miopie, gli astigmatismi, e quant'altro.
Pronti a salvarci.
Non ho mai imposto a nessun il tour completo del mio sguardo. Il tour completo del mio abisso. uno sguardo nell' dall' all' abisso.
No.
Dovrei girare forse in occhiali scuri.
O col cartello al collo.
" I signori visitatori non devono preoccuparsi. ciò che vedranno durante la visita guidata non è una muta richiesta d'aiuto, non è nemmeno l'obolo da pagare per la gita. Fa parte del panorama. Vietato scattare fotografie. Gli animali possono entrare. Non si accettano buoni pasto."
Su questo mi faccio punto d'onore. Non ho chiesto e non chiedo.
Ma evidentemente non basta. Non so che farci, però, non ho voglia di farci. Più che non imporre, più che non chiedere, più che non fare.
In fondo poi, non credo di poter aver bisogno di chi mi vede così.

la storia di Peter P.

"...Alla fine partì in gran fretta, perché aveva sognato che sua mamma stava piangendo e lui sapeva qual’era la vera causa del suo pianto. Un abbraccio dal suo magnifico Peter, l'avrebbe presto fatta sorridere. Oh! era così sicuro di questo e così ansioso di farsi coccolare fra le sue braccia, che questa volta volò direttamente alla finestra che avrebbe dovuto essere sempre aperta per lui.

Ma la finestra era chiusa, e davanti c'erano delle sbarre di ferro. Sbirciando dentro vide sua madre che dormiva pacificamente e fra le braccia teneva un altro bambino piccolo.

Peter chiamò, “Mamma! Mamma!” ma lei non lo senti; invano batté le piccole mani contro le sbarre di ferro. Dovette rivolarsene singhiozzando ai Giardini e non rivide mai più la sua cara mamma. Che bambino stupendo aveva pensato di essere per lei! Ah, Peter! Noi che abbiamo commesso il grande errore, quanto diversamente ci comporteremmo in una seconda occasione! ..."

Quando l'ho letto per la prima volta credevo che Peter Pan fosse un libercolo stupido per bambini.
Questo fu il primo brano a colpirmi, poi tanti altri, nella loro malinconia. Con buona pace di quel porco di Disney e dei suoi "sceneggiatori".

giovedì 24 maggio 2007

da un tema

C. ha 13 anni e un sacco di problemi.
C. ha 13 anni e un ritardo cognitivo.
C. ha 13 anni ed è stata adottata in modo travagliato tanti anni fa.
C. ha 13 anni e conosce la sua storia.
Tema: la famiglia.
"per me famiglia è qualcuno che ti vuole bene, che quando piove corre subito a ripararti".
Mi ha commosso.
non so perchè.
Forse perchè vorrei anch'io qualcuno, una famiglia un amore qualcuno, che quando piove provasse a ripararmi.
magari trovarsi a lottare insieme contro il temporale, e non importa se poi ti bagni, ci abbiamo provato, insieme.
Dev'essere questo che mi ha colpito.

mercoledì 23 maggio 2007

100

passata la centesima notte.
Di che andar fieri, proprio.
Cin cin. Elisir pompelmo e non so cosa, e in alto il calice a celebrare la solitudine e l'indipendenza (anche da quello che non puoi avere, disse la volpe fissando l'uva).

Sempre il 23 maggio.

... e sorridendo come sa sorridere soltanto chi non ha paura del domani...
Mi fa sempre pensare a lui. Sono passati tanti anni. Ero piccola ma non tanto da non ricordare lo sgomento dell'esplosione. Di tutto.
Per me la vita vale quanto un bottone di questa giacca, ricordo qualcosa del genere.
Bisogna sempre ricordare.

giovedì 17 maggio 2007


mi è arrivato.
mi sono arrivata.
Che emozione. Che soddisfazione. Che gioia.

mercoledì 16 maggio 2007

Ore 13.43

"....e como estai?...sono passati..tres años ...te ricordi...che indossavi..una maglietta...con un coniglietto de playboy...desegnato sopra...te ricordi...los fuegos.. i fuoghi?.."

domenica 13 maggio 2007

inferni

C. Foti, ore 11 circa, durante il seminario "Curare il trauma è possibile. Viaggio all'inferno andata e ritorno".

" Il soggetto traumatizzato ci ricorda che la dimensione dell'impotenza può incombere, e questo non ci piace, l'essere umano aspira alla potenza e al controllo...
Il trauma sollecita nella comunità sociale da un lato atteggiamenti di disidentificazione, allontanamento (i perdenti non ci piacciono), dall'altro una curiosità sensazionalistica e morbosa ( ce ne occupiamo in quanto riguarda gli altri).
"

M. Malacrea

" Esperienze che possono riacutizzare il trauma.

-Esperienze negative, come una rivittimizzazione.

-Esperienze positive:
amore
vicinanza
futuro
progetto
prossimità dei legami

Questo può riacutizzare il trauma facilmente, perchè se io mi sento un bene danneggiato, se sento di non meritare..di non potere avere nulla, quella cosa buona che mi arriva, quella persona che sento si avvicina...sarà sicuramente una nuova trappola.
"

E qualcuno mi ha detto "sei lì per te, prendi appunti e divertiti".
Molto vero. magari non divertente. Ma familiare e utile.

mercoledì 9 maggio 2007

spingersi fino a...

Di solito a quest'ora già dormo.
O almeno fingo di. occhi strenuamente chiusi finchè Morfeo curioso non viene a controllare perdendo granelli sabbiosi sul mio cuscino.
Spingo lo sguardo oltre la finestra, invece, oltre il palazzo di fronte, scendendo, geografia di istinto più che di ragione, come sempre. Silenziosa....
Diramazioni sottili, trasparenti. scendere, risalire, addentrarsi magari in ciò che possiamo solo immaginare, perchè non ci è dato sapere, se non con vaga idea scura e movimentata. che ora non è il caso di scomodare. E poi vedere. Non importa il resto. Vedere. Sentire il respiro. Guardare. Sfiorare. Piano. Guardare. In silenzio. Vegliare. Vegliare. Vegliare.
Se sapessi usare bene i ferri, sferruzzerei una coperta con cui provare a scaldare. Se sapessi cucire bene, proverei a riparare gli strappi del mio maldestro carezzare. Se sapessi cantare, sarebbe una ninnananna sussurrata che accompagni fino a un mattino sereno. Se sapessi come e cosa. Se sapessi. Se fossi.
E' ora di andare. Non ci si attarda non voluti, senza permesso, senza.

domenica 6 maggio 2007

difese

"Non sono il tipo che scopa una volta sola, anzi, più conosci una persona più la scopi meglio. Non entri più solo nel suo corpo, le sfondi le difese. Maschilismo? Cazzate. Per entrare veramente in lei devi toglierti la corazza. altrimenti sarebbe scomodo. "

Concordo pienamente. Quest'uomo poi ha davvero il senso della frase.
Meraviglioso Pinketts.

mercoledì 2 maggio 2007

errare

Errare è umano.
Chissà se tu te ne ricordi. Errare è umano. Errare, vagabondare, girovagare. Tutto questo è umano.
Non esiste solo quella strada lastricata dritta lucida, ossessivamente lastricatadrittalucida . E se anche fosse, io non sono capace di seguirla. A volte penso che vorrei e dovrei, ci provo. Ma se non sento quello che faccio, fallisco. Come le corazze vuote degli eserciti fantasma, mi affloscio su me stessa con fragore metallico e non resta nulla.
ma cosa ti resta poi, cosa ti resta, dici.
Non lo so. Ricordi. Pensieri. Sensazioni. A te invece cosa resta, di più?
Per me non è spreco, non è buttar via me stessa.
Errando mi succede di lasciare impigliate parti di me in giro...un pezzo di cuore lì, qualche pensiero qui, una manciata di carezze là.
Non rimpiango nessuna di queste cose. Erano mie e ho scelto di regalarle. E tu dici sprecare, buttare, dare in pasto.
Come vuoi, sono sicura che pensi che erri solo chi sbaglia, e non i viaggiatori senza meta (a te) conosciuta.
In cambio di cosa, dici.
In cambio di un sacco di cose che tu scacci con un gesto della mano, briciole indegne di nota, sassolini sulla tua carreggiata immacolata.
In cambio di queste rughette ai lati della bocca.
In cambio degli occhi umidi quando poi.
In cambio del sentirmi me stessa, che non significa bene, che non significa allegra, che significa me.
Per me sono importanti. Lo capici questo?
Importanti, belle, vivificanti, necessarie. Per me. Per questo essere che sono io.
Mi hanno raccontato una cosa, mi torna in mente ora.
Un ghepardo può correre, in linea retta, anche oltre i 100 km/h.
Una gazzella sicuramente no. Sai cosa mi hanno detto? Che le gazzelle corrono a zig zag...perchè in questo modo il ghepardo è costretto a rallentare e a perdere parte del suo naturale vantaggio.
E' qualcosa che pare valga anche con i coccodrilli. Procedere a zig zag.
Mi torna in mente ora.

Sibilla docet

ibis redibis numquam peribis.

A disposizione la "," che ognuno la metta dove ritiene opportuno.
Prospettiva irrealistica, una delle due. Ma tanto più sperata.

martedì 1 maggio 2007

Moriremo in vita

Se le cose che affrontiamo sono più grandi e più importanti delle cose che rifiutiamo di affrontare, ciò significa che abbiamo almeno iniziato a riconsiderare il nostro mondo. Abbiamo almeno cominciato a imparare a vedere e a vivere ancora.
Ma se rifiutiamo di affrontare alcune delle nostre verità imbarazzanti e più profonde, prima o poi dovremo diventare sordi e ciechi. E infine dovremo mettere la sordina ai nostri sogni e ai sogni degli altri. In altre parole moriremo. Moriremo in vita.


Ben Okri_La tigre nella bocca del diamante

La mia leggera miopia dicono sia questione di geni. Per il resto, quel che posso per non alimentarla.
Anche se è tutto meno che semplice. E ha un sacco di effetti collaterali. Ma mi piace pensare di essere viva, perlomeno. Incapace, sempre, di mettere la sordina. Hasta los sueños...siempre