La mia Annie non esiste, ma non importa.
Qualcosa in questa canzone dolce mi rlassa.
E così stasera la si ascolta, prima di dormire.
E la lascio qui in auspicio che la ascolti anche G., che fatica a prendere sonno, e che mi supporta e sopporta in questo periodo difficile. Augurandoti, sottovoce che non ci sentano gli dei, che arrivi almeno la tua, di Annie.
martedì 29 settembre 2009
emosssssione
E finalmente oggi ho fatto quel benedetto intervento.
Emozionante vedere quel centinaio di facce, block notes spianati e penna in mano.
Stranissimo parlare e vederli prendere appunti.
Stranissimo starmene in università davanti a un microfono, a parlare.
Ma gratificante. Un sacco. Anche l'applauso finale quando sono andata via.
E' stato...bello.
Ora spero solo che qualcosa di quello che ho detto rimanga come traccia in qualche testa.
Comunque sia...è andata. Olè!
Emozionante vedere quel centinaio di facce, block notes spianati e penna in mano.
Stranissimo parlare e vederli prendere appunti.
Stranissimo starmene in università davanti a un microfono, a parlare.
Ma gratificante. Un sacco. Anche l'applauso finale quando sono andata via.
E' stato...bello.
Ora spero solo che qualcosa di quello che ho detto rimanga come traccia in qualche testa.
Comunque sia...è andata. Olè!
domenica 27 settembre 2009
Ammissione
Ho spento tutte le luci, tanto l'azzurro del monitor è più che sufficiente.
Non ho bisogno di guardare la tastiera quando scrivo, non più.
Tenere le mani sui tasti aiuta, mi distrae dal mettermele tra i capelli a cercare di soffocare pensieri che non voglio avere.
Ammetto di avere un problema. In questo momento. Sì.
I criteri di un buon clinico per diagnosticare un disagio sono la pervasività del disturbo, il fattore tempo, oltre al malessere percepito.
La cosa che mi preoccupa qui è la pervasività.
Quali aree della mia vita sono al momento danneggiate se non ancora compromesse?
Il lato sentimentale è una merda, a voler essere onesti.
Ho perso le ultime risorse di fiducia e amore verso qualcuno che al momento ha ben altro da fare che pensare a me. Decisamente, ben altro.
Al momento quella che si autodefinisce la mia migliore amica mi dice che sono cinica e irriconoscibile, e chi mi conosce meno mi trova "spenta".
Non riesco ad accettare che qualcuno possa veramente interessarsi a me, sono terrorizzata che si ripeta quello che è "appena" (oh sì il tempo è soggettivo) accaduto: che qualcuno demolisca tutti i miei muri difensivi, mi illuda che non ne avrò più bisogno, che sia una buona idea fidarmi di lui, e poi si accorga che non ero quel che desiderava.
E così..che faccio? Tiro fuori tutto il mio sarcasmo e tutta la mia capacità di scandalizzare e infastidire.
"spiacere è il mio piacere", non faccio altro che mettere alla prova chiunque provi ad avvicinarsi, finchè non si stanca e se ne va una volta per tutte, comprovando la mia teoria che non mi volesse davvero bene.
E sono bravissima in questo. Mettetemi alla prova.
Dimostratemi un qualche interesse. Provate a dare un'opinione su qualcosa che mi riguardi. Chiedetemi di aprirmi a voi anche solo per discutere dei miei gusti di gelato preferiti.
Il lato familiare o affettivo in generale...beh...qui sono il solito asso di briscola io.
L'unico che non riesco a fregare è babbo, che con i suoi lunghi silenzi in disparte non crede ai miei teatrini e senza parere, quando mamma non sente, mi dice: "...sei più terrea del solito..." e mi dice che un giorno starò bene.
Per il resto sono sempre io, sono il jolly. Sono brusca e buffa e non mi preoccupo mai. Giusto? ecco.
Mamma dice che a me non succederà mai di star male perchè non mi importa mai di niente.
Sono secoli che non parlo con lei se non per brevi minuti, soprattutto al telefono, dove è, per forza di cose, più facile non guardarsi negli occhi e tagliare corto.
Il lato lavorativo? Il lato lavorativo sta andando a puttane insieme a tutto il resto.
Da un lato viaggiamo rigogliosi nell'oceano del mobbing, i miei sonni notturni di 6-7 ore sono un ricordo nostalgico, mentre ogni notte mi sveglia l'ansia, o le facce sognate negli incubi.
Ogni mattina mi alzo e vado là, tesa come una corda di violino e torno a casa con la testa che mi scoppia e un sapore acido in bocca.
Dall'altro, la stanchezza, le preoccupazioni, e la tristezza...influiscono sulla mia capacità di stare a galla. Dò il mio meglio, certo. Ma per quanto tempo?
La salute...la salute al momento è meglio di questa estate, anche se non è buona cosa questa stanchezza perenne, questo color grigio diffuso, e lo so che certi stati mentali influiscono anche sul corpo, ma oltre a saperlo non so che fare.
Il mal di gola è perenne in questi giorni, e i crampi, che non dovevano esserci più, tornano, alle volte.
Sono aumentati i giramenti di testa e i dolori alla cervicale. Lazzaretto, a me.
Mi domando da dove sia partito il tumore che ha sparso metastasi su tutta la mia vita...da quale punto di me. Da dove è iniziata la mia cancrena.
Sono i crampi? Sono le parole di altri? E' la paura di non farcela? E' la stanchezza?
Non lo so, non lo so, non lo so quale sia la cosa che mi fa scoppiare a piangere in questi giorni, all'improvviso.
Può capitare di sera, o di mattina, o a cena, o mentre dormo.
O anche, perchè no, mentre scrivo al computer al buio cercando di non pensare, una domenica sera come tante.
E' un problema. Sì. Lo ammetto.
Sulla pervasività, in effetti, non ci sono più dubbi. E nemmeno sul malessere percepito.
Che fare...puntiamo sul fattore tempo? C'è da dire che, al momento, nemmeno lui gioca a mio favore.
Fine. Tolgo le mani dalla tastiera. Le rimetto sul viso. Almeno per un po'.
Non ho bisogno di guardare la tastiera quando scrivo, non più.
Tenere le mani sui tasti aiuta, mi distrae dal mettermele tra i capelli a cercare di soffocare pensieri che non voglio avere.
Ammetto di avere un problema. In questo momento. Sì.
I criteri di un buon clinico per diagnosticare un disagio sono la pervasività del disturbo, il fattore tempo, oltre al malessere percepito.
La cosa che mi preoccupa qui è la pervasività.
Quali aree della mia vita sono al momento danneggiate se non ancora compromesse?
Il lato sentimentale è una merda, a voler essere onesti.
Ho perso le ultime risorse di fiducia e amore verso qualcuno che al momento ha ben altro da fare che pensare a me. Decisamente, ben altro.
Al momento quella che si autodefinisce la mia migliore amica mi dice che sono cinica e irriconoscibile, e chi mi conosce meno mi trova "spenta".
Non riesco ad accettare che qualcuno possa veramente interessarsi a me, sono terrorizzata che si ripeta quello che è "appena" (oh sì il tempo è soggettivo) accaduto: che qualcuno demolisca tutti i miei muri difensivi, mi illuda che non ne avrò più bisogno, che sia una buona idea fidarmi di lui, e poi si accorga che non ero quel che desiderava.
E così..che faccio? Tiro fuori tutto il mio sarcasmo e tutta la mia capacità di scandalizzare e infastidire.
"spiacere è il mio piacere", non faccio altro che mettere alla prova chiunque provi ad avvicinarsi, finchè non si stanca e se ne va una volta per tutte, comprovando la mia teoria che non mi volesse davvero bene.
E sono bravissima in questo. Mettetemi alla prova.
Dimostratemi un qualche interesse. Provate a dare un'opinione su qualcosa che mi riguardi. Chiedetemi di aprirmi a voi anche solo per discutere dei miei gusti di gelato preferiti.
Il lato familiare o affettivo in generale...beh...qui sono il solito asso di briscola io.
L'unico che non riesco a fregare è babbo, che con i suoi lunghi silenzi in disparte non crede ai miei teatrini e senza parere, quando mamma non sente, mi dice: "...sei più terrea del solito..." e mi dice che un giorno starò bene.
Per il resto sono sempre io, sono il jolly. Sono brusca e buffa e non mi preoccupo mai. Giusto? ecco.
Mamma dice che a me non succederà mai di star male perchè non mi importa mai di niente.
Sono secoli che non parlo con lei se non per brevi minuti, soprattutto al telefono, dove è, per forza di cose, più facile non guardarsi negli occhi e tagliare corto.
Il lato lavorativo? Il lato lavorativo sta andando a puttane insieme a tutto il resto.
Da un lato viaggiamo rigogliosi nell'oceano del mobbing, i miei sonni notturni di 6-7 ore sono un ricordo nostalgico, mentre ogni notte mi sveglia l'ansia, o le facce sognate negli incubi.
Ogni mattina mi alzo e vado là, tesa come una corda di violino e torno a casa con la testa che mi scoppia e un sapore acido in bocca.
Dall'altro, la stanchezza, le preoccupazioni, e la tristezza...influiscono sulla mia capacità di stare a galla. Dò il mio meglio, certo. Ma per quanto tempo?
La salute...la salute al momento è meglio di questa estate, anche se non è buona cosa questa stanchezza perenne, questo color grigio diffuso, e lo so che certi stati mentali influiscono anche sul corpo, ma oltre a saperlo non so che fare.
Il mal di gola è perenne in questi giorni, e i crampi, che non dovevano esserci più, tornano, alle volte.
Sono aumentati i giramenti di testa e i dolori alla cervicale. Lazzaretto, a me.
Mi domando da dove sia partito il tumore che ha sparso metastasi su tutta la mia vita...da quale punto di me. Da dove è iniziata la mia cancrena.
Sono i crampi? Sono le parole di altri? E' la paura di non farcela? E' la stanchezza?
Non lo so, non lo so, non lo so quale sia la cosa che mi fa scoppiare a piangere in questi giorni, all'improvviso.
Può capitare di sera, o di mattina, o a cena, o mentre dormo.
O anche, perchè no, mentre scrivo al computer al buio cercando di non pensare, una domenica sera come tante.
E' un problema. Sì. Lo ammetto.
Sulla pervasività, in effetti, non ci sono più dubbi. E nemmeno sul malessere percepito.
Che fare...puntiamo sul fattore tempo? C'è da dire che, al momento, nemmeno lui gioca a mio favore.
Fine. Tolgo le mani dalla tastiera. Le rimetto sul viso. Almeno per un po'.
sabato 26 settembre 2009
un momento
Stamattina sembra essere finalmente autunno davvero.
Dietro le tende chiare vedo un brandello di cielo grigio di nuvole pigre, e l'aria non si è ancora scaldata, lo sento dal freddo della cucina dove ho dimenticato la finestra aperta.
Ho tirato fuori i vecchi pantaloni neri della tuta, orfani ormai da 10 anni della loro felpa, ho raccolto i capelli col fazzolettone rosso e per scaldare i piedini ho riesumato le mie fondamentali pantofole a forma di coniglio (e di che altro se no?).
Gesti e vestiti familiari per riappropriarmi dei miei stessi contorni, per ritrovare me stessa in questo momento di perdita dei confini, degli appigli e dei traguardi.
In questo momento mi sento quasi integra, non è ancora piombata su di me la realtà a disgregarmi in un'accozzaglia confusa di fallimenti.
Resto immobile, respiro piano per non disturbare questa sensazione e farla durare il più possibile.
Dietro le tende chiare vedo un brandello di cielo grigio di nuvole pigre, e l'aria non si è ancora scaldata, lo sento dal freddo della cucina dove ho dimenticato la finestra aperta.
Ho tirato fuori i vecchi pantaloni neri della tuta, orfani ormai da 10 anni della loro felpa, ho raccolto i capelli col fazzolettone rosso e per scaldare i piedini ho riesumato le mie fondamentali pantofole a forma di coniglio (e di che altro se no?).
Gesti e vestiti familiari per riappropriarmi dei miei stessi contorni, per ritrovare me stessa in questo momento di perdita dei confini, degli appigli e dei traguardi.
In questo momento mi sento quasi integra, non è ancora piombata su di me la realtà a disgregarmi in un'accozzaglia confusa di fallimenti.
Resto immobile, respiro piano per non disturbare questa sensazione e farla durare il più possibile.
venerdì 25 settembre 2009
a voi 3
Con tutto il mio cuore, a tutte e 3.
L'augurio che un giorno non troppo lontano diventiate consapevoli all'improvviso della fragilità del corpo umano, trovandovi a colludere con il muso di un autobus che non faccia in tempo a frenare.
Sperate solo, tre stronze che non siete altro, sperate solo che io trovi un buon motivo per lasciarvi perdere. Ma deve essere veramente buono.
Vi auguro, sinceramente e con tutti i miei più intensi sentimenti, una lunga, profonda e solitaria sofferenza.
L'augurio che un giorno non troppo lontano diventiate consapevoli all'improvviso della fragilità del corpo umano, trovandovi a colludere con il muso di un autobus che non faccia in tempo a frenare.
Sperate solo, tre stronze che non siete altro, sperate solo che io trovi un buon motivo per lasciarvi perdere. Ma deve essere veramente buono.
Vi auguro, sinceramente e con tutti i miei più intensi sentimenti, una lunga, profonda e solitaria sofferenza.
martedì 22 settembre 2009
tempo...
Il mio vecchio buon DSM-IV, quel manualetto di nonna Papera tanto caro ad alcuni, dice che, quando credi di poter diagnosticare un episodio depressivo, devi prima controllare che non sia avvenuto un fatto traumatico, un lutto,perchè in tal caso, non è episodio depressivo maggiore "se questo inizia e si esaurisce entro due mesi" dal decesso del caro estinto.
In facoltà, gli ultimi mesi prima dell'esame di stato, si scherzava ...e se ti capita uno che è in lutto da 61 giorni che fai? ma febbraio vale come marzo, come mese...?perchè febbraio ha meno giorni...cosa diamo..più lutto a quelli di marzo? non vale...e così via.
Un modo come un altro per ripassare.
Ma quanto durano, in realtà, due mesi?
Ho imparato che la realtà "vera" e "oggettiva" non esiste, che ognuno di noi costruisce la sua realtà in costante rapporto e negoziazione tra mondo interno ed esterno...e allora..alla fine...due mesi..quanto tempo sono?
Il tempo, poi, altra convenzione che ci siamo dati per illuderci di poter controllare lo scorrere inesorabile della nostra vita.
Di quanto tempo avrà bisogno il mio corpo per curarsi?
il mio corpo...ma è il mio corpo che deve curarsi?
In effetti sì, mi rendo conto di sì. Anche lui, ha bisogno di rigenerarsi.
La mia pelle che ogni giorno si sgretola perdendo cellule morte allontana da me sempre di più tutto ciò che ho toccato e non toccherò mai più.
Non ricordo mai quant'è la "vita" media di una cellula epiteliale...un'altra nozione persa nelle mie nebbie. Non potrebbe il mio lutto staccarsi da me come scorza morta?
Elaborazione attiva, lo so, collega, lo so.
Solo che i miei due mesi, cerca di capire, sono più lunghi dei tuoi.
E il fatto che io sembri uno stagno morto, è ingannevole.
Sono attivissima, in realtà. Mai sentito parlare, caro, di sabbie mobili?
In facoltà, gli ultimi mesi prima dell'esame di stato, si scherzava ...e se ti capita uno che è in lutto da 61 giorni che fai? ma febbraio vale come marzo, come mese...?perchè febbraio ha meno giorni...cosa diamo..più lutto a quelli di marzo? non vale...e così via.
Un modo come un altro per ripassare.
Ma quanto durano, in realtà, due mesi?
Ho imparato che la realtà "vera" e "oggettiva" non esiste, che ognuno di noi costruisce la sua realtà in costante rapporto e negoziazione tra mondo interno ed esterno...e allora..alla fine...due mesi..quanto tempo sono?
Il tempo, poi, altra convenzione che ci siamo dati per illuderci di poter controllare lo scorrere inesorabile della nostra vita.
Di quanto tempo avrà bisogno il mio corpo per curarsi?
il mio corpo...ma è il mio corpo che deve curarsi?
In effetti sì, mi rendo conto di sì. Anche lui, ha bisogno di rigenerarsi.
La mia pelle che ogni giorno si sgretola perdendo cellule morte allontana da me sempre di più tutto ciò che ho toccato e non toccherò mai più.
Non ricordo mai quant'è la "vita" media di una cellula epiteliale...un'altra nozione persa nelle mie nebbie. Non potrebbe il mio lutto staccarsi da me come scorza morta?
Elaborazione attiva, lo so, collega, lo so.
Solo che i miei due mesi, cerca di capire, sono più lunghi dei tuoi.
E il fatto che io sembri uno stagno morto, è ingannevole.
Sono attivissima, in realtà. Mai sentito parlare, caro, di sabbie mobili?
riassunto
il riassunto di questi giorni lo trovo in stanotte.
O forse tarda sera, per chi non deve alzarsi così presto il mattino dopo.
io, devo dire, dormivo, erano le 11 passate.
Squilla il telefono, numero privato.
Io lo odio, il numero privato.
Di solito neanche rispondo. Ma a quell'ora, insonnolita, chissà, magari qualcuno che ha bisogno.
"...pronto?"
voce beffarda di uomo: "ciao...mi fai un pompino?"
"...?!?!"
"allora..me lo fai!"
"no"
"Come no, e perchè?" deluso, come un bambino a cui hai tolto il giocattolo.
"Per pura cattiveria."
Click. Non ho neanche dovuto far lo sforzo di chiudere io la chiamata.
Ecco. Una scena breve ma chiarificatrice del color diarrea di queste mie giorante.
Niente di eclatante. Una serie ormai imbarazzante di momenti fastidiosi, di piccole umiliazioni, di fastidi e di dialoghi privi di senso e di dignità.
Un hip hip hurrà per il buontempone che mi ha chiamato, chiunque sia.
p.s. è lampante, che avrei dovuto solo mettere giù il telefono. Complice il sonno e la mia naturale cretinaggine. D'altronde se fossi intelligente forse non sarei in tutta questa merda, no?
O forse tarda sera, per chi non deve alzarsi così presto il mattino dopo.
io, devo dire, dormivo, erano le 11 passate.
Squilla il telefono, numero privato.
Io lo odio, il numero privato.
Di solito neanche rispondo. Ma a quell'ora, insonnolita, chissà, magari qualcuno che ha bisogno.
"...pronto?"
voce beffarda di uomo: "ciao...mi fai un pompino?"
"...?!?!"
"allora..me lo fai!"
"no"
"Come no, e perchè?" deluso, come un bambino a cui hai tolto il giocattolo.
"Per pura cattiveria."
Click. Non ho neanche dovuto far lo sforzo di chiudere io la chiamata.
Ecco. Una scena breve ma chiarificatrice del color diarrea di queste mie giorante.
Niente di eclatante. Una serie ormai imbarazzante di momenti fastidiosi, di piccole umiliazioni, di fastidi e di dialoghi privi di senso e di dignità.
Un hip hip hurrà per il buontempone che mi ha chiamato, chiunque sia.
p.s. è lampante, che avrei dovuto solo mettere giù il telefono. Complice il sonno e la mia naturale cretinaggine. D'altronde se fossi intelligente forse non sarei in tutta questa merda, no?
lunedì 21 settembre 2009
erased
sabato 19 settembre 2009
Desidero informarti
che concordo con un bel modo di dire siciliano.
“Tu, a mia, non mi vieni appresso!”
Che, da quanto ho letto, significa: "tu non seguirai il mio funerale*.
Già. perchè se c'è anche solo un gramo di giustizia al mondo, tu non seguirai il mio funerale.
Perchè per allora il veleno che ti scorre dentro sarà già cibo per ignari vermi.
Buona giornata.
*a voler essere precisi, "tu non seguirai il mio funerale, sarò io a venire al tuo perché ti ammazzerò prima". Ma non credo mi prenderò un tale disturbo.
“Tu, a mia, non mi vieni appresso!”
Che, da quanto ho letto, significa: "tu non seguirai il mio funerale*.
Già. perchè se c'è anche solo un gramo di giustizia al mondo, tu non seguirai il mio funerale.
Perchè per allora il veleno che ti scorre dentro sarà già cibo per ignari vermi.
Buona giornata.
*a voler essere precisi, "tu non seguirai il mio funerale, sarò io a venire al tuo perché ti ammazzerò prima". Ma non credo mi prenderò un tale disturbo.
venerdì 18 settembre 2009
consapevole
Quanta energia sprecata.
Giorni, respiri, parole, lacrime, sorrisi, abbracci, pensieri.
Quanto spreco.
Che qual è la differenza, in questo caso, tra averle lasciate marcire, tutte quelle cose, e averle donate a chi ha pensato bene di pisciarci sopra?
Mi rendo conto con tristezza di questo scempio.
La consapevolezza, almeno, serve a qualcosa?
Al momento no.
E comunque sia, tanto per solidarietà con te, anche io proprio ora vengo meno ad una promessa.
dopo tutto, è uno scambio alla pari. Non credi?
Vaffanculo.
Giorni, respiri, parole, lacrime, sorrisi, abbracci, pensieri.
Quanto spreco.
Che qual è la differenza, in questo caso, tra averle lasciate marcire, tutte quelle cose, e averle donate a chi ha pensato bene di pisciarci sopra?
Mi rendo conto con tristezza di questo scempio.
La consapevolezza, almeno, serve a qualcosa?
Al momento no.
E comunque sia, tanto per solidarietà con te, anche io proprio ora vengo meno ad una promessa.
dopo tutto, è uno scambio alla pari. Non credi?
Vaffanculo.
giovedì 17 settembre 2009
RABBIA. VOGLIO SAPERE QUANDO.
Perfer et obdura, dolor hic tibi proderit olim.
Allora, poetastro di merda, mi vuoi dire quando cazzo arriva questo fottutissimo olim?
Inizio a spazientirmi.
In due giorni, e dico DUE giorni, due notizie che mi fanno sentire come un pugno dato forte alla bocca dello stomaco.
Una persona che mi mancherà, e che non vedrò mai più.
Da prima che scoppiasse il caldo estivo forte, da prima degli esami di giugno, non la vedevo.
perchè appunto, c'erano gli esami, e la mia vita che sembrava acquisire senso per poi perderlo di colpo, e poi il lavoro, c'era, da ricostruire.
E così rimandavo.
Pensando che avrei trovato il modo una di queste domeniche, come sempre senza avvertire, come sempre a urlare il mio nome dalla tromba delle scale finchè non sarebbe stata riconosciuta la mia voce, fino a che non sarebbero stati abbracci sulla porta.
Ho rimandato, stupidamente, pensando di avere ancora tempo.
Credevo che avrei potuto farlo, davvero, e così rimandavo a tempi meno convulsi.
E così. E adesso?
E adesso nulla. Cibo per vermi.
Spero che il tuo dio esista da qualche parte, e che si muova, di corsa, per venirti a organizzare un comitato di accoglienza. Di quelli coi fiocchi, ecco.
E poi suona il telefono, e la tua voce che mi fa sempre ridere, la tua voce che mi rilassa e che mi piace sentire.
Tu che mi chiami poco, che hai tanto da fare.
Tu che dovevi passare a trovarmi tra un impegno e l'altro, domani, qualche ora rubata al tuo continuo aggiornarti e lavorare.
Tu che mi chiedi se ho sentito le notizie, e mi dici quello che già so.
E lo sento dalla voce, quello che stai per dirmi: che uno di quelli, soprattutto, ti era caro.
E la tua voce non l'ho mai sentita così triste e insieme così dura, mentre mi spieghi il tuo ruolo ora, mentre anticipi obiezioni che non ti faccio.
Mi dici come stai, per pochi minuti. E poi torni professionale, e mi racconti solo quello che si può dire.
Ma io l'ho sentita, la tua voce. La conosco, la differenza. E non ti posso abbracciare.
Ma tu capisci lo stesso, per fortuna, che partecipo, a mio modo, al tuo freddo dentro.
E allora, dicevo, caro il mio Publius Ovidius Naso, caro imbrattacarte del cazzo, sei pregato di stabilire un olim chiaro e preciso.
Di dirmi QUANDO tutto questo mi sarà utile.
p.s. perchè non bastavano, in questa settimana, le altre notizie...no eh? Non bastava il babbo di F., non bastava quell'altra storiaccia.
No no, non bastava.
Allora, poetastro di merda, mi vuoi dire quando cazzo arriva questo fottutissimo olim?
Inizio a spazientirmi.
In due giorni, e dico DUE giorni, due notizie che mi fanno sentire come un pugno dato forte alla bocca dello stomaco.
Una persona che mi mancherà, e che non vedrò mai più.
Da prima che scoppiasse il caldo estivo forte, da prima degli esami di giugno, non la vedevo.
perchè appunto, c'erano gli esami, e la mia vita che sembrava acquisire senso per poi perderlo di colpo, e poi il lavoro, c'era, da ricostruire.
E così rimandavo.
Pensando che avrei trovato il modo una di queste domeniche, come sempre senza avvertire, come sempre a urlare il mio nome dalla tromba delle scale finchè non sarebbe stata riconosciuta la mia voce, fino a che non sarebbero stati abbracci sulla porta.
Ho rimandato, stupidamente, pensando di avere ancora tempo.
Credevo che avrei potuto farlo, davvero, e così rimandavo a tempi meno convulsi.
E così. E adesso?
E adesso nulla. Cibo per vermi.
Spero che il tuo dio esista da qualche parte, e che si muova, di corsa, per venirti a organizzare un comitato di accoglienza. Di quelli coi fiocchi, ecco.
E poi suona il telefono, e la tua voce che mi fa sempre ridere, la tua voce che mi rilassa e che mi piace sentire.
Tu che mi chiami poco, che hai tanto da fare.
Tu che dovevi passare a trovarmi tra un impegno e l'altro, domani, qualche ora rubata al tuo continuo aggiornarti e lavorare.
Tu che mi chiedi se ho sentito le notizie, e mi dici quello che già so.
E lo sento dalla voce, quello che stai per dirmi: che uno di quelli, soprattutto, ti era caro.
E la tua voce non l'ho mai sentita così triste e insieme così dura, mentre mi spieghi il tuo ruolo ora, mentre anticipi obiezioni che non ti faccio.
Mi dici come stai, per pochi minuti. E poi torni professionale, e mi racconti solo quello che si può dire.
Ma io l'ho sentita, la tua voce. La conosco, la differenza. E non ti posso abbracciare.
Ma tu capisci lo stesso, per fortuna, che partecipo, a mio modo, al tuo freddo dentro.
E allora, dicevo, caro il mio Publius Ovidius Naso, caro imbrattacarte del cazzo, sei pregato di stabilire un olim chiaro e preciso.
Di dirmi QUANDO tutto questo mi sarà utile.
p.s. perchè non bastavano, in questa settimana, le altre notizie...no eh? Non bastava il babbo di F., non bastava quell'altra storiaccia.
No no, non bastava.
lunedì 14 settembre 2009
Spirale
Il dolore si genera da qualche parte qui, e poi si espande come una spirale continua...spire, appunto, sempre più ampie.
Parimenti fanno la confusione, e la rabbia.
Scruto ogni angolo, frugo ovunque cercando le telecamere, gli sfondi di cartone, qualcuno che mi dica "tranquilla tranquilla è solo uno scherzo di dubbio gusto".
Situazione di kafkiana memoria, questa.
Non trovo nemmeno le parole per esprimermi, al momento.
Mi escono solo mugolii, gli occhi mi si sgranano mentre la realtà mi si srotola davanti sempre più grottesca.
Comunque sia, a me non è permesso parlare, salvo poi sentirmi dire "cos'è questo silenzio?" "cos'è quella faccia?" e così via.
E' destabilizzante, questa sensazione di sbagliare COMUNQUE.
La mia presenza irrita ed è inutile, la mia assenza offende.
E tutto questo, come una spirale, si allarga sempre di più.
Ho solo una gran voglia di vomitare. Possibilmente addosso a un paio di persone.
Parimenti fanno la confusione, e la rabbia.
Scruto ogni angolo, frugo ovunque cercando le telecamere, gli sfondi di cartone, qualcuno che mi dica "tranquilla tranquilla è solo uno scherzo di dubbio gusto".
Situazione di kafkiana memoria, questa.
Non trovo nemmeno le parole per esprimermi, al momento.
Mi escono solo mugolii, gli occhi mi si sgranano mentre la realtà mi si srotola davanti sempre più grottesca.
Comunque sia, a me non è permesso parlare, salvo poi sentirmi dire "cos'è questo silenzio?" "cos'è quella faccia?" e così via.
E' destabilizzante, questa sensazione di sbagliare COMUNQUE.
La mia presenza irrita ed è inutile, la mia assenza offende.
E tutto questo, come una spirale, si allarga sempre di più.
Ho solo una gran voglia di vomitare. Possibilmente addosso a un paio di persone.
domenica 13 settembre 2009
nota a margine
Ho la sensazione che tutto questo sia, semplicemente, sbagliato.
Se morissi domani, mi domando, cosa penserei di questo ultimo anno di vita, di questi ultimi mesi?
Se morissi domani, mi domando, cosa penserei di questo ultimo anno di vita, di questi ultimi mesi?
venerdì 11 settembre 2009
post it
Questo spazio è mio.
Fino a prova contraria.
Mio.
Posso usarlo come valvola di sfogo, come discarica di emozioni avariate, come deposito di parole non dette.
E' il mio spazio.
E al momento voglio usarlo per essere disgustosamente lagnosa.
Ho bisogno di buttarla fuori di me, questa sensazione schifosa.
L'inganno. Ho la sensazione, orrenda, di essere stata TRUFFATA.
Io credevo che certi gesti, certe parole, certe cose, fossero per me e solo per me.
A 30 anni suonati, ancora credevo che potesse essere vero.
Sbagliavo...sbagliavo...sbagliavo.
Me lo ripeto, guardandomi allo specchio.
Che mi rimanda la mia immagine a sillabarmi "stu-pi-da-i-dio-ta-cre-ti-na".
Come cazzo avrò fatto a credere di essere speciale per qualcuno? Che ci potesse essere qualcosa di unico?
Io ho buona memoria, ma a volte mi segno su post it alcune cose importanti da ricordare quotidianamente.
Sul mio frigo campeggia una scritta da anni, e anche sullo specchio del bagno.
Devo trovare il posto giusto dove mettere un altro importante post it, su cui scrivere:
"piccola testina di cazzo, quanto credi ci voglia a riempire la tua assenza? 30 secondi."
A me una penna, presto, prima che io riesca di nuovo a dimenticarmi questa cosa.
Perchè se no, cazzo, ogni volta che ne ho conferma, ci soffro. E le conferme, a quanto pare, non mancano mai.
Fino a prova contraria.
Mio.
Posso usarlo come valvola di sfogo, come discarica di emozioni avariate, come deposito di parole non dette.
E' il mio spazio.
E al momento voglio usarlo per essere disgustosamente lagnosa.
Ho bisogno di buttarla fuori di me, questa sensazione schifosa.
L'inganno. Ho la sensazione, orrenda, di essere stata TRUFFATA.
Io credevo che certi gesti, certe parole, certe cose, fossero per me e solo per me.
A 30 anni suonati, ancora credevo che potesse essere vero.
Sbagliavo...sbagliavo...sbagliavo.
Me lo ripeto, guardandomi allo specchio.
Che mi rimanda la mia immagine a sillabarmi "stu-pi-da-i-dio-ta-cre-ti-na".
Come cazzo avrò fatto a credere di essere speciale per qualcuno? Che ci potesse essere qualcosa di unico?
Io ho buona memoria, ma a volte mi segno su post it alcune cose importanti da ricordare quotidianamente.
Sul mio frigo campeggia una scritta da anni, e anche sullo specchio del bagno.
Devo trovare il posto giusto dove mettere un altro importante post it, su cui scrivere:
"piccola testina di cazzo, quanto credi ci voglia a riempire la tua assenza? 30 secondi."
A me una penna, presto, prima che io riesca di nuovo a dimenticarmi questa cosa.
Perchè se no, cazzo, ogni volta che ne ho conferma, ci soffro. E le conferme, a quanto pare, non mancano mai.
mercoledì 9 settembre 2009
lezioni di italiano
Oggi impariamo una parola nuova.
UMILIARE.
Significa: avvilire, mortificare qlcu. facendogli provare un senso di inferiorità, di disagio o di vergogna. Sinomini: soffocare, dominare.
Da oggi e per molti molti giorni ci concentreremo sulla forma passiva.
Ci si confà.
UMILIARE.
Significa: avvilire, mortificare qlcu. facendogli provare un senso di inferiorità, di disagio o di vergogna. Sinomini: soffocare, dominare.
Da oggi e per molti molti giorni ci concentreremo sulla forma passiva.
Ci si confà.
martedì 8 settembre 2009
brutta giornata
Oggi è semplicemente una brutta giornata.
Come ce ne sono state e ce ne saranno tante.
Sono già vestita "bene", le scarpe, la gonna, i capelli quasi pettinati, perchè oggi è una brutta giornata davvero, di quelle in cui dovrò più che mai fingere di essere abito e monaco e tutte queste schifezze.
Se avessi più tempo legherei i capelli, indosserei le scarpe da ginnastica e i guantoni, e mi indolenzirei le braccia sul rivestimento rosso del sacco.
Fingendo di stare colpendo, davvero, qualcuno, oggi.
Vorrei essere in altro luogo, in questo momento.
E urlare, urlare tutta la mia rabbia il mio disgusto la mia nausea e il mio dolore.
E chiedere perchè a che scopo tutto questo.
Vorrei urlare e urlare e urlare e prendere un ago da tatuatore e disegnare su quella fronte il triangolo che indica pericolo, o il simbolo del nucleare o non lo so nemmeno io.
Vorrei persino, oggi, indossare i guantoni per colpire quella maledetta faccia, veder colare il sangue dal naso, a dimostrarmi che davvero in quelle vene c'è sangue rosso e non veleno verdastro.
Oggi è semplicemente una brutta giornata.
Come ce ne sono state e ce ne saranno tante.
Sono già vestita "bene", le scarpe, la gonna, i capelli quasi pettinati, perchè oggi è una brutta giornata davvero, di quelle in cui dovrò più che mai fingere di essere abito e monaco e tutte queste schifezze.
Se avessi più tempo legherei i capelli, indosserei le scarpe da ginnastica e i guantoni, e mi indolenzirei le braccia sul rivestimento rosso del sacco.
Fingendo di stare colpendo, davvero, qualcuno, oggi.
Vorrei essere in altro luogo, in questo momento.
E urlare, urlare tutta la mia rabbia il mio disgusto la mia nausea e il mio dolore.
E chiedere perchè a che scopo tutto questo.
Vorrei urlare e urlare e urlare e prendere un ago da tatuatore e disegnare su quella fronte il triangolo che indica pericolo, o il simbolo del nucleare o non lo so nemmeno io.
Vorrei persino, oggi, indossare i guantoni per colpire quella maledetta faccia, veder colare il sangue dal naso, a dimostrarmi che davvero in quelle vene c'è sangue rosso e non veleno verdastro.
Oggi è semplicemente una brutta giornata.
sabato 5 settembre 2009
Il buon vecchio Erik E.
Generatività vs stagnazione
...fase della vita...crisi che si cerca di superare.... procreazione...non solo in senso letterale... possibilità di lasciare qualcosa alle generazioni successive... insegnante, ricercatore...*....in questo periodo...individuo....bisogno di procreare ... realizzarsi professionalmente... offrire un importante contributo...chi non successo in questo.... senso di stagnazione...immobilità ...inutilità propria esistenza.
* e noi no, Erik dolcezza mia?
p.s. interessante questo risultato di ricerca di immagini su google: "stagnant" unica chiave.
Chi avrebbe detto che al primo colpo avrei trovato quella esatta?
...fase della vita...crisi che si cerca di superare.... procreazione...non solo in senso letterale... possibilità di lasciare qualcosa alle generazioni successive... insegnante, ricercatore...*....in questo periodo...individuo....bisogno di procreare ... realizzarsi professionalmente... offrire un importante contributo...chi non successo in questo.... senso di stagnazione...immobilità ...inutilità propria esistenza.
* e noi no, Erik dolcezza mia?
p.s. interessante questo risultato di ricerca di immagini su google: "stagnant" unica chiave.
Chi avrebbe detto che al primo colpo avrei trovato quella esatta?
mercoledì 2 settembre 2009
martedì 1 settembre 2009
bruciante
Terribile.
Ho aperto gli occhi di scatto, l'immagine ancora ben chiara in mente.
E io che cercavo di calmarmi, di capire.
A occhi chiusi, esploravo cauta il mio cervello agitato.
Come un ragnetto, tessevo piano ragnatele sottili, inviandole in avanscoperta dei meandri bui del mio pensiero tormentato.
Cosa mi succede? Cosa sento? Da dove sgorga tutta questa inquietudine?
L'immagine si è fatta avanti all'improvviso. Nitida.
Una polveriera.
No. No. No.
Questo sono. Una polveriera. No.
Mi rifiuto. tutto il resto. Ma non questo. Cazzo.
La mia stessa mente non può fare di questi scherzi.
Lo so, lo sento, l'equilibrio instabile e fragile che sono.
Lo sento, lo so, quanto sono vicina all'esplosione.
Ma di tutte le maledette cose. Quella. No.
Le ricerche al momento sono state sospese.
I fili tessuti si sono spezzati all'improvviso nei miei occhi sbarrati.
Una polveriera? di tutte le parole immagini cose? Una fottuta polveriera.
E in tutto questo, ovviamente, non ho capito la sorgente del catrame bruciante che mi sento scorrere nelle vene.
Ho aperto gli occhi di scatto, l'immagine ancora ben chiara in mente.
E io che cercavo di calmarmi, di capire.
A occhi chiusi, esploravo cauta il mio cervello agitato.
Come un ragnetto, tessevo piano ragnatele sottili, inviandole in avanscoperta dei meandri bui del mio pensiero tormentato.
Cosa mi succede? Cosa sento? Da dove sgorga tutta questa inquietudine?
L'immagine si è fatta avanti all'improvviso. Nitida.
Una polveriera.
No. No. No.
Questo sono. Una polveriera. No.
Mi rifiuto. tutto il resto. Ma non questo. Cazzo.
La mia stessa mente non può fare di questi scherzi.
Lo so, lo sento, l'equilibrio instabile e fragile che sono.
Lo sento, lo so, quanto sono vicina all'esplosione.
Ma di tutte le maledette cose. Quella. No.
Le ricerche al momento sono state sospese.
I fili tessuti si sono spezzati all'improvviso nei miei occhi sbarrati.
Una polveriera? di tutte le parole immagini cose? Una fottuta polveriera.
E in tutto questo, ovviamente, non ho capito la sorgente del catrame bruciante che mi sento scorrere nelle vene.
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