martedì 1 luglio 2008

...Treno di notte per Lisbona.

" Che un ragazzo, un ragazzo di famiglia aristocratica mi cercasse con il binocolo da teatro, non era una cosa da poco. E, come ho detto, fece nascere una speranza. (...) in forma vaga, era la speranza di una vita condivisa.
E in un certo senso è stato così. Una vita condivisa, intendo. Condivisa in una vicina lontananza, e in una lontana vicinanza.
(...)
E tuttavia vigeva una regola, che solo molto più tardi e con estrema gradualità sono arrivata a comprendere: non voleva che io fossi coinvolta nella sua vita. In un senso che è assai difficile da spiegare, voleva che io ne rimanessi fuori.
(...)
Amava i treni, erano per lui un simbolo della vita. Mi sarebbe piaciuto viaggiare con lui nel suo scompartimento.
Ma non era lì che mi voleva. Mi voleva sul marciapiede della stazione, voleva ogni volta aprire il finestrino e potermi chiedere un consiglio.
E quando il treno si metteva in moto avrebbe voluto che anche il marciapiede si muovesse insieme al convoglio.
Come un angelo avrei dovuto starmene sul marciapiede, filante in aria esattamente alla stessa velocità del treno."

Dedicato a te. che mi vorresti sul marciapiede, per poter aprire e chiudere quando vuoi il finestrino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

per qualcuno è (sarà) un vanto, un orgoglio e un'enorme gioia che tu faccia parte della sua vita.