Il 31 dicembre 2008 scribacchiavo su questo blog, sperando nel 2009.
Questo di tanta speme oggi mi resta.....un pitale pieno di guano calato bene sulla testa!, disse il poeta.
Il 2009 è stato anno di fatica. Tanta fatica.
Ogni tanto sembrava dovesse aprirsi uno spiraglio di luce, ma erano solo allucinazioni.
Legate al caldo, forse, visto che l'estate è stato il momento culminante della distruzione.
Devo fermarmi. Pensare. Qualcosa devo salvare in questa palude putrescente, non si può far affondare tutto senza lottare. Devo pensare. Ci vuol tempo, a pensare.
Me ne rendo conto mentre corrono le lancette sull'orologio.
Ma qualcosa ho trovato, a forza di scandagliare i fondali purulenti.
Ho fatto un paio di cose che non credevo possibili: vedi alla voce "cancrena". Ho tagliato, sto tagliando, via da me quelle parti marce che mi mangiavano, da anni ormai, la carne viva.
Faccio ancora fatica a farlo, sono ancora in evoluzione, ma mi rafforzo, lo faccio con sempre maggiore determinazione.
E di questo devo ringraziare anche chi mi ha fatto precipitare giù giù e ancora più giù negli abissi dell'umiliazione e dello squallore.
Grazie anche a questo, dopo aver raccattato le briciole calpestate dagli altri, sto scoprendo che posso non farlo. Che ce la faccio, a non farlo. Che forse potrò, un giorno, anche avere qualcosa di diverso.
E completa il paio il fatto che, comunque, io sono ancora qui.
E, dal mio punto di vista, è qualcosa che non è poi così poco e che un po' mi stupisce. Riesco ancora a sorprendere me stessa.
E' stato un anno di merda.
De Andrè era ottimista col suo letame e i suoi fiori, io vorrei solo evitare di soffocarci dentro, nel 2010.
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