domenica 6 aprile 2008

scomparse

Era dall'estate scorsa, circa.
Negli ultimi mesi è stato troppo freddo per passeggiare, dopo tanto tempo oggi ho ripreso i passi soliti.
Col naso infilato nel libro, cammino sentendo sotto i piedi i soliti sentieri di cemento che serpeggiano tra le case.
Questo quartiere è sempre stato verde.
Quando ci venimmo ormai più di vent'anni fa i miei genitori lo scelsero perchè costava poco e non ci abitava quasi nessuno ancora. Era verde.
Cammino e il prato dove giocavo da bambina è un tappeto di margherite. dei miei vecchio giochi restano solo le altalene.
Andando avanti, c'è la scuola dove si va a votare, e davanti gli orti dei pensionati.
Gli orti. Era bellissimo da piccola, andarci con babbo verso sera, lo aiutavo ad innaffiare e l'odore di terra bagnata era buonissimo.
C'era sempre qualche vecchio chino sulle sue melanzane o sull'insalata.
All'improvviso oggi mi si para davanti un enorme casa in costruzione. Da quando?
Dev'essere stato nell'ultimo anno, sì, sicuramente. ma io non me ne sono mai accorta?
Gli orti non ci sono più. I nontiscordardimè hanno invaso ogni quadrato di terra, resiste qualche pianta di fragole in fiore, ci sono ancora, come vecchi spaventapasseri, gli stecchi piantati per tener su le piante di piselli e di pomodori.
Babbo diceva sempre di stare attenta, quando camminavo nell'orto, di non mettere in piedi a casaccio in giro perchè potevo pestare i germogli.
Adesso le scarpe da ginnastica affondano tra rami secchi ed erbacce.
Mi sento in una terra desolata, con questo vento che mi manda i capelli negli occhi e quella casa ancora a metà che si impone ai miei occhi.
Ho comprato casa qui pensando che un giorno degli ipotetici figli avrebbero giocato in questi prati, si sarebbero sbucciati le ginocchia sugli stessi sentieri.
I 30 anni si avvicinano, e nessuno mi chiama mamma. Non c'è più nemmeno l'orto.
E' questo che significa diventare adulti? Che le cose che ami vengono pian piano ricoperte di erbacce?
Resto immobile. Se guardi bene si vede ancora, in qualche punto, la linea di legno che divideva i quadrati di terra. Seguo con gli occhi le ultime tracce, e un uomo col cane segue con gli occhi me che me ne vado piano.
Ho la sensazione di avere perso qualcosa, da qualche parte. Mi sento defraudata.
Ho fatto delle scelte, lo so.
Ho scelto di studiare tanto, ho scelto di fare una professione in cui è difficile farsi strada, ho scelto di concludere quella solitudine a due che ci consumava, ho scelto di essere sincera e di non fare troppi compromessi.
Il risultato è in questa domenica d'aprile non c'è nessuno.
Nessuno verso cui voltarmi, a cui dire ti ricordi quando qui c'erano gli orti o lo sai che qui una volta c'erano gli orti?
nessuno.
Solo io, e l'uomo che parla piano piano col suo cane.
Forse gli sta spiegando che qui non ci sono sempre stati tutti questi fiori blu, sai?

1 commento:

P ha detto...

Commovente ... a quanto pare hai un' arte innata nello scrivere di sentimenti .. di ricordi ...