Due o tre lividi sulle braccia si ostinano a non sbiadire.
L'estate, canottiere e maniche corte, non aiuta a evitare sguardi curiosi. Anche da parte mia, che mi chiedo quando avrò un aspetto normale.
La primavera concedeva speranze, elargiva a piene mani.
Non saprei proprio dire quando hanno cominciato ad appassire. E' certo che è stato rapido, il decadimento. Circa...una settimana?
Un crollo sistematico di tutti i miei castelli di carte.
Ho la sensazione di procedere per catastrofi successive.
In questo momento la polvere sollevata dalla demolizione mi fa lacrimare gli occhi e mi copre la visuale. Si respirano calcinacci.
venerdì 6 giugno 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Si incontrano parole di disperazione (o percepite come tali) in rete e ci si illude possano essere un qualche segnale, una luce nel buio che indichi una disperazione simile alla propria. E quindi forse una sorta di àncora di salvezza. Ben sapendo che, appunto, è forse tutta illusione, perché esperienze analoghe (troppe) nel passato l'hanno già mostrato.
Non so quale sia l'origine dei tuoi lividi.
So che questa Primavera ha ucciso anche tutte le mie speranze, e così (se non peggio) farà anche l'Estate, nonostante continui a inseguirle, quelle speranze, perché ce n'è comunque un bisogno, quasi disperato.
Per catastrofi successive, e accumulo costante di macerie interiori.
Seguirò il tuo blog, se non è un disturbo.
Vedo così pochi commenti... (ma forse a te questo non spiace)
cerco di capire anche se so che "il dolore degli altri è un dolore a metà...".
un abbraccio.
Posta un commento