A certe ore pareva malato nel volere.
"Un po' di buona volontà...", gli diceva la mamma, sorridendogli, studiando dargli animo, e indurre un po' di sereno su quel volto.
"La volontà...", rispondeva, "che è indispensabile agli assassini..." C.E. Gadda.
martedì 31 luglio 2007
Quante foto avrò accumulato sul pc? Persino troppe. dovrei decidermi a fare pulizia ogni tanto. Eppure, di tutti gli archivi, di tutte le immagini immortalate, se dovessi dire quale rappresenta l'amore, sceglierei questa. Nessuna sarebbe meglio.
Le riconosco al volo le coppie fresche di casa: scelgono i piatti uno a uno, i bicchieri, le tovaglie. fermandosi a rotolarsi in bocca la parola "nostro". Starà bene nella nostra sala, lo useremo per i nostri ospiti, finalmente il nostro microonde. Mi piacciono. Sono stata così anch'io. Anche se giravamo per negozi "tutto 50 cent " e cose così, lo spirito era quello. Ho sempre pensato, immaginandomelo, quanto sarebbe stato bello dire "nostro" di una casa. Quando lo abbiamo fatto eravamo in affitto e non ci importava niente, è stato così bello, divertente, era davvero nostra, chi entrava se ne accorgeva. Ora che sono io e il mio mutuo e potrei sbizzarrrirmi anche di più, come dice Elena vivo come il prototipo dello scapolo 40enne da telefilm. A volte tornando la sera mi guardo intorno e me ne accorgo..ma poi non ho mai voglia, energia, desiderio, di pensare alle tende, ai lampadari, a tutte quelle cose che come mi hanno detto "fanno casa". mah.
"ti ricordi, Michele? ti ricordi? ti ricordi? ti ricordi?" questa volta...NO. Spiazzata eh? tu che già pregustavi il calore dolciastro del sangue. Niente. Non ricordo. Non esiste che io ricordi. Prova a costringermi , ma non ti dirò mai sì. Mi sono rotta. Basta. Le cicatrici sono ormai strisce di tigre, tutt'uno col mio corpo. Le ho fatte mie e le porto in giro come se fossimo nate insieme, naturali e senza dolore. Non puoi più farmi niente. Sono giovane e forte. non più piccola e spaventata. Dovresti finalmente accorgerti che tutto è cambiato. Io ora sono la tigre, e lei è diventata il mio cucciolo. Ho grandi zanne e unghie lunghe per difenderla, sappilo. So ringhiare, balzare e sbranare se necessario. Non puoi più raggiungerla, se non passando su di me, e sai che non puoi più. Ricordati di questo. Non hai più breccia da cui passare. Finchè io sarò qui. E io sarò qui. Sono tornata per restare. Tu non vedi oltre il tuo naso, non esci mai da te stessa neanche per sfiorare il pensiero altrui. Ma attenta. Sei sul filo sottile di una corda tesa. Prima che sia tardi, smettila con gli affondi e le sortite inutili. Non ti rendi conto che lei è ciò che ti salva? Tu continui ad attaccare, credendo di vincere. E invece. Dovesse mai accaderle qualcosa...lo sai...non avresti più nulla, IO non avrei più la sua mano a trattenermi il braccio. Lo capisci questo? Dura...è questo che pensi di me. Non lo so, non credo. Ma se ti piace pensalo. E ricordati che ancora non sai cosa sarebbe senza quella mano leggera che mi ferma. Prega che la stretta non si allenti mai. O che tu capisca in tempo. E non serve neanche minacciarla con l'assegno. Non ce n'è bisogno. Una tigre sa sempre come portare cibo al cucciolo. Ricordatelo. Io sono qui, adesso. E ti tengo d'occhio.
Ai putti del centro estivo piaceva un sacco giocare a Massacro. Uno sta in mezzo, bendato, e gli altri in cerchio lo massacrano di gavettoni. Il gioco è che dopo tot massacrate se riesci a schivarne una chi ha sbagliato va in mezzo. Marco adorava farci andare me, in mezzo, per prima. Divertentissimo. Per lui e i piccoletti. Io mal sopporto l'idea di starmene nel buio aspettandomi acqua gelata addosso da ogni direzione, sperando muovendomi a caso di schivare il prima possibile la bomba bagnata. Quindi mi scuserai se non ho più voglia di giocare te, alla tua personale versione del gioco. Io bendata e tesa, che non so da che parte arriverà il dolore questa volta e tu che all'improvviso arrivi e mi pugnali. Io mi sono stancata, ho voglia di riposarmi. Trova altri compagni di gioco. Grazie.
Sarà che tra noi due il maschio rude ero io, sarà che la tua "onda bionda" era sempre più pettinata della mia, sarà che quando penso a un qualsiasi long-haired di una band tu sei il primo viso che salta agli occhi. Sarà per tutto questo che quando sento questi versi finisce che ti penso e che mi manchi. "...I see you walking hand in hand with long-haired drummer of the band In love with her or so it seems, he's dancing with my beauty queen Don´t even dare to say you hi, still swallowing the goodbye..." Io lo so che non ti incontrerò mai, con la tua nuova compagna, me lo hai sempre detto che non sarebbe mai successo,che si saremmo persi se. Lo so che tu hai ragione... Ma a volte ti immagino, e per come posso prego che tutto vada come vuoi. Che ti compaiano le fossette e che la mano funzioni e che tu non faccia mai più ...e che magari ogni tanto ti ricordi di me, e che sia per le cose buone. Guardo le tue foto fatte in studio. Per quanto mi riguarda eri davvero la mia beauty queen, e lo sai che lo penserò sempre, (non più) mio occhi da gatto. Tutto qui. da una selezione casuale di mediaplayer tu emergi di nuovo. Forse è tutto molto più semplice. Anche se sembra complicato. Io ti voglio bene. anche se non posso dirtelo. Anche se sono... E con tutti gli anche se del caso...chissà, forse vale lo stesso.
Benissimo allora dov'è un solvente? acido muriatico, magari, se proprio non si riesce a scioglierlo, sto grumo invadente. Voglio non averlo più, un corpo. Solo voce come Uyulala, o la triste ninfa Eco. Solo voce e pensiero. Niente più masse a occupare spazio, zavorra bersaglio memento dell'errore inutile pesantezza sgraziata. Sabato notte ho visto una stella cadente. ma avevo già un altro desiderio in lista. sarà per la prossima
Hamm- Tu perché stai con me? Clov - E tu perché mi tieni con te? Hamm - Perché non trovo nessun altro. Clov - Perché non ho un posto migliore. Hamm - Ma tu mi vuoi bene? Clov - No.
Bello, poi, Finale di partita. Drammatico. Ti strappa la risata, Beckett, mentre tutto affonda. E mi faceva stringere le braccia addosso, nonostante il caldo, a volte.
Clov: Ti sei visto il cuore. Hamm: No, era una cosa viva.
...e viene la voglia, improvvisa, di sparire per sempre. Così che non possa neanche per sbaglio accadere qualcosa che ferisce. Quando non dovrebbe. Quando meno te lo aspetti. Quando non hai il diritto di stare male. Quando non puoi prendertela con nessuno se non con il tuo stupido cuore. Che poi, il cuore. E' il cervello, il burattinaio rincretinito che si strangola coi suoi stessi fili. Se potessi tornare indietro...lo rifarei? non lo so. A volte l'istinto gioca brutti scherzi. Se non avessi fatto quel minuscolo passettino ora non sarei qui a pensarci. E poi torno, sempre, a ricredermi...a ricordare...ma quando sto così vorrei solo non avere memoria. Non sentire.
Diamo la colpa al caldo. L'umore, o quel che è, sotto le scarpe. Tutto assume tonalità elegantemente "fumo di Londra". Sentire le colleghe...solo due...sposate entrambe...a volte la solitudine pesa. E non per il romantico due cuori una capanna, ma per il più triviale due cuori e un mutuo, due cuori e una giornata di merda da raccontarsi. Già. In questi giorni mi pesa la sensazione del non avere nessuno di cui fidarmi abbastanza, o che mi conosca abbastanza..o che possa capire come mi sento. Le preoccupazioni sono sempre più o meno quelle. Un lavoro che non c'è, perchè non si sa se in autunno ci sarà o no, una professione tutta da costruire da sola, con chi mi dice "eh ma tu non hai appoggi..guarda che così è impossibile che tu ce la faccia". Una serie di questioni, così tristemente banali, così prosaiche che non viene neanche voglia di ascoltarle mi rendo conto. Passo le poche serate fuori a sentire amiche/i lamentarsi dei loro partners o mancati tali...e io mi chiedo se sono sbagliata. Ora come ora...a volte sì, vorrei qualcuno vicino anch'io, ma quando ci penso mi rendo conto di non avere energie da investirci, tutte impegnate come sono a sostenere la mia impalcatura, a tenermi insieme. Sono preoccupata, tesa, triste. Mi accorgo di non avere entusiasmo, di non avere più nemmeno tanta voglia di ascoltare l'ennesima litigata tua col moroso. Una volta mi divertiva persino, ragionare con te...farti ragionare... Sono stanca, invece. Vorrei qualcuno che mi ascoltasse, anzi, che mi desse la sensazione di poter parlare. Di VOLERMI ascoltare, se voglio parlare, di voler condividere con me il silenzio, se non ho altro in quel momento. Non sento di avere nessuno così intorno, ora. nemmeno quelle poche, pochissime persone che per molti versi sentivo vicine. In parte dipende da me, dopo tutto sono io che non riesco più a parlare, come fossi un forziere arrugginito di cui si è persa la chiave. Dall'altro lato, guardo chi sembrava conoscermi, e mi sento come se fossi diventata trasparente. Non mi vedono dentro, ma attraverso. Forse sto solo raccogliendo ciò che neanche un sociopatico omicida avrebbe seminato meglio, forse è giusto così. Ma per quanto io possa anche meritarlo, non l'ho desiderato. Non lo desidero ora. Vorrei di nuovo quella sensazione.Sentirmi accolta, capita, compresa senza bisogno di mille premesse. Senza temere che ogni cosa che dirò verrà fraintesa, o usata contro di me..o soltanto, non compresa. Mi sembra, in questo momento, la cosa più difficile e lontana del mondo. E mi viene, speculare ma neanche tanto, da chiudermi, rintanarmi, ripararmi. Non fare neanche più quei timidi tentativi che si sono rivelati infruttuosi. Da sola ci sono entrata. Da sola..ne uscirò (?)
"Tutte quelle migliaia di chilometri più tardi, tutte le persone che sono stata, ed è sempre la stessa storia. Perchè ti senti come una cretina se ridi da sola, ma poi finisci sempre per piangere? Com'è che riesci a mutare e a essere sempre lo stesso virus mortale?"
"...bisogna che mi aiuti un po' con lei..." "...in che modo?" "..non lo so. sta entrando in depressione."
Impotenza. Soffocamento. Non sono le parole esatte ma sono le prime che vengono in mente. La voce sala alla gola, direttamente dal più remoto viscere del mio corpo. Che qualcuno, ora, abbia il coraggio di venire qui davanti e dirmi che c'è una ragione, o un disegno o qualcosa del genere. Che esiste davvero un grande cappellaio* che in qualche modo ha organizzato la faccenda. Che abbia il coraggio di dirmi questo e di non scappare subito a nascondersi prima che io lo raggiunga.
* e sappiamo tutti che usavano il mercurio i cappellai. E sappiamo tutti con che effetti. Per la serie, se esiste, SICURAMENTE ha l'hobby della cappelleria.
L'unica persona che capiva eri tu. E' strano. ogni volta che in libreria passo davanti ai suoi libri, penso a quella frase. a come la usavamo io e te, spesso. Per spiegare in poche parole quel sentimento, quella sensazione. Già. Ora la scrivo qui, nella speranza che si levi qualche altra mano. Oltre alla mia. che per anche per qualcun altro abbia significato.
E' lì che vorrei andare. In un posto che sia ancora indicato così, sulla mappa. Avrei dovuto incamminarmi ieri sera, e vedere se riuscivo a trovare l'inizio, o la fine, di questo. Poi dicono dovresti sistemarti? famiglia? fidanzato? Non ho tempo nè voglia per cotali zavorre. Ora come ora sogno solo la libertà...e una carriera di assassino seriale, magari prezzolato.
“Vi saluto, e sappiate che per l’amore il letto è solo un pretesto, per il ballo la musica è solo un di più. E per lottare la nazionalità è solo un accidente meramente occasionale.(Subcomandante Marcos_Racconti per una solitudine insonne)
In altre parole, lei batteva al cancello della sua memoria poetica. Ma il cancello era chiuso. Nella memoria poetica di Tomas non c'era posto per lei. Per lei c'era posto solo sul tappeto.(M. Kundera_L'insostenibile leggerezza dell'essere)
Eppure, anche in quel momento, era come stessi scrivendo, come se stessi registrando tutto sulla carta. Davanti agli occhi avevo il foglio dattiloscritto, mentre fluttuavo, sbattuto dalle onde, senza riuscire a raggiungere la costa, sicuro che non ne sarei uscito vivo (J. Fante_Chiedi alla polvere)
E quando vai non illuderti di coltivare assenze. Te ne vai e questo è tutto. (V. Capossela_Non si muore tutte le mattine)
"Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso." Bukowski