Finisce che passo un sacco di tempo da sola. In macchina, in bicicletta, in casa.
Mentre faccio le pulizie, mentre preparo qualcosa per il lavoro, mentre faccio la spesa.
Finisce che essendo sola con me stessa...penso.
Magari penso anche ai rapporti umani, a cosa ci lega agli altri.
E scopro, per esempio, che la parola "amico" "amica" per me è dura, da dire, ormai.
Anni fa ero di manica più larga. Bastava che qualcuno si dimostrasse umano nei miei riguardi, che subito per me assurgeva al livello di amico.
Poi devo essermi inacidita, come lo yogurt.
E ora penso che uno si comporta in modo umano...è umano. Magari è una persona gentile, è disponibile, o magari quella volta si annoiava e gli ha anche fatto piacere, che so, stare a sentire me.
Amico è qualcosa di più. Vuol dire qualcosa di più. E' un legame diverso, fatto di affetto, di comprensione, di presenza, di rispetto.
E quanta roba, eh? Troppa? Per me no.
Ma io sono, ormai è noto ai più, una persona cattiva.
Una persona che nota, con inusitata velocità, quando qualcuno fa qualcosa per sua convenienza.
E mi si dirà: bella forza, tutti facciamo tutto per nostra convenienza.
Sì? Può darsi...ma per me è come se ci fossero dei "livelli".
E a volte mi pare che il livello " mi fa comodo/mi avvantaggia/mi fa sentire figo fare così" sia proprio il principale.
E allora questo mi fa pensare che amico amica amici amiche non siano le parole migliori.
Certo, non tutti la pensano come me.
C'è chi ritiene un amico qualcuno perchè gli ha prestato un kleenex quando aveva il raffreddore.
E chi ritiene amici quelli che quando si annoiano ti chiamano per uscire con loro.
A ognuno la sua opinione.
Lo so, è giusto così, siamo in democrazia, almeno per quanto riguarda quel che uno pensa dell'amicizia. Lo so.
Ma per fortuna, questo è il mio spazio, lo spazio della tirannide di A. e del suo pensiero assoluto.
E quindi, in questo mio virtuale regno, scuoto fortemente la testa di fronte a certe faccende.
sabato 6 ottobre 2012
sabato 25 agosto 2012
In attesa dell'autunno
Era più di due anni fa. Ma va benissimo anche ora.
E' tutto diverso, ora. Eppure, è come se certe cose fossero uguali.
Sono tornate, con una faccia diversa, ma la sensazione è la stessa.
Io sono diversa però.
E' tutto diverso.
Sono tornate, con una faccia diversa, ma la sensazione è la stessa.
Io sono diversa però.
E' tutto diverso.
E quindi, farò del mio meglio per arrivare a conclusioni diverse anch'esse.
Per il resto. Che dire.
Cito ancora una volta la Winterson. Che in questo brano tocca il punto più alto della sua non eccelsa scrittura.
Cito ancora una volta la Winterson. Che in questo brano tocca il punto più alto della sua non eccelsa scrittura.
"Non
piove da tre mesi. Gli alberi scavano sonde sottoterra, inviano radici
di riserva nel suolo arido, radici che aprono come fossero rasoi ogni
vena gonfia d'acqua.
I grappoli si sono appassiti sulle viti. Ciò che dovrebbe essere turgido e sodo, resistente al tatto per aprirsi in bocca, è spugnoso e piagato. Quest'anno non avrò il piacere di rigirare gli acini bluastri fra indice e pollice e di impregnarmi di muschio il palmo della mano. Perfino le vespe sdegnano quelle esili gocce marroni. Perfino le vespe, quest'anno. Non è stato sempre così."
I grappoli si sono appassiti sulle viti. Ciò che dovrebbe essere turgido e sodo, resistente al tatto per aprirsi in bocca, è spugnoso e piagato. Quest'anno non avrò il piacere di rigirare gli acini bluastri fra indice e pollice e di impregnarmi di muschio il palmo della mano. Perfino le vespe sdegnano quelle esili gocce marroni. Perfino le vespe, quest'anno. Non è stato sempre così."
L'estate è stata arida, da molti punti di vista.
Ma dicono che presto pioverà.
Speriamo in questo autunno piovoso.
Niente, come la pioggia, sarà di buon auspicio.
domenica 3 giugno 2012
Chi cerca trova
Mi rendo conto sempre di più, ogni giorno, che viviano nella stagione dell'istantaneità, dell'immediatezza.
Le informazioni quasi ti saltano addosso, non devi neanche pensare di cercarle, che già ti sono davanti.
Di contro, c'è il fatto che tutto questo immediato, tutta questa abbondanza finisce per soffocarci, spesso. E in tutto sto maelstrom di informazioni dati concetti elementi...non hai neanche il tempo di digerirle, le cose che scopri, che sai.
E' strano.
Magari hai bisogno di una notizia...ma non ti rendi conto di quanto avresti bisogno anche del tempo per farla tua, per metabolizzarla.
Questo tempo non c'è. Perchè se fai tanto di cercare un'informazione...eccola. Senza scuse, te la trovi davanti in un battito di ciglia. Se ti serviva un po' di tempo per abituarti, arrangiati.
Il lato positivo è che qualsiasi prurito mentale, o quasi, può trovare soluzione...o così sembra.
L'altro giorno avevo voglia di fare una torta salata "svuota frigo": è bastato cercare il nome degli ingredienti che avevo in casa + torta salata, et voilà, un ricettario pieno.
Poi volevo saperne di più su una certa malattia, e volevo saperlo senza parlare direttamente con un medico: informazioni a palate, e anche una serie di immagini molto, molto esplicative.
Un'altra volta mi sono fatta alcune domande su una persona: volevo confermare alcune mie ipotesi sul fatto che i lupi perdono il pelo, ma non il vizio. Zac! Non immediato come cercare una ricetta, ma un paio di clic, due o tre link aperti..et voilà.
Ecco. Immediatezza e confusione insieme.
Nel caso delle ricette, l'unico dramma è scegliere quella che mi ispira di più..e sperare che venga bene.
Ma negli altri casi...le risposte possono generare nuove domande, o affondare come lame in quelli che sembravano dati certi e inamovibili, e lasciarti lì, con le dita sulla tastiera, il cursore che lampeggia sotto la scritta "google": cosa cerchi, adesso? Quanto vuoi andare a fondo? Sei sicura, di voler sapere altro? E una volta saputo..cosa ci farai?
E' pericolosa, questa istantaneità. E' strano, poter trovare di tutto in così poco tempo, senza filtro e senza arrivarci per gradi. E non sempre è piacevole, anche quando confermi quello che già pensavi.
Le informazioni quasi ti saltano addosso, non devi neanche pensare di cercarle, che già ti sono davanti.
Di contro, c'è il fatto che tutto questo immediato, tutta questa abbondanza finisce per soffocarci, spesso. E in tutto sto maelstrom di informazioni dati concetti elementi...non hai neanche il tempo di digerirle, le cose che scopri, che sai.
E' strano.
Magari hai bisogno di una notizia...ma non ti rendi conto di quanto avresti bisogno anche del tempo per farla tua, per metabolizzarla.
Questo tempo non c'è. Perchè se fai tanto di cercare un'informazione...eccola. Senza scuse, te la trovi davanti in un battito di ciglia. Se ti serviva un po' di tempo per abituarti, arrangiati.
Il lato positivo è che qualsiasi prurito mentale, o quasi, può trovare soluzione...o così sembra.
L'altro giorno avevo voglia di fare una torta salata "svuota frigo": è bastato cercare il nome degli ingredienti che avevo in casa + torta salata, et voilà, un ricettario pieno.
Poi volevo saperne di più su una certa malattia, e volevo saperlo senza parlare direttamente con un medico: informazioni a palate, e anche una serie di immagini molto, molto esplicative.
Un'altra volta mi sono fatta alcune domande su una persona: volevo confermare alcune mie ipotesi sul fatto che i lupi perdono il pelo, ma non il vizio. Zac! Non immediato come cercare una ricetta, ma un paio di clic, due o tre link aperti..et voilà.
Ecco. Immediatezza e confusione insieme.
Nel caso delle ricette, l'unico dramma è scegliere quella che mi ispira di più..e sperare che venga bene.
Ma negli altri casi...le risposte possono generare nuove domande, o affondare come lame in quelli che sembravano dati certi e inamovibili, e lasciarti lì, con le dita sulla tastiera, il cursore che lampeggia sotto la scritta "google": cosa cerchi, adesso? Quanto vuoi andare a fondo? Sei sicura, di voler sapere altro? E una volta saputo..cosa ci farai?
E' pericolosa, questa istantaneità. E' strano, poter trovare di tutto in così poco tempo, senza filtro e senza arrivarci per gradi. E non sempre è piacevole, anche quando confermi quello che già pensavi.
venerdì 1 giugno 2012
And if it's in your power please purge the memory of this place
Mica facile, ritrovare un pezzo quando ti ricordi solo che il video era orrendo, e un paio di frasi che oltretutto non ricordi neanche perfettamente...
Ma è possibile.
...This street holds its secrets like a cobra holds its kill
This street minds its business like a jailer minds his jail
that house there is haunted, that door's a portal to hell
This street holds its secrets very well
Ma è possibile.
This street minds its business like a jailer minds his jail
that house there is haunted, that door's a portal to hell
This street holds its secrets very well
domenica 27 maggio 2012
Io sono atea. Ma le orecchie le ho lo stesso.
E mi piace ascoltare questo inno.
Mi ricorda quando da piccola leggevo le fiabe con mia madre. Non pensavo davvero che esistessero, ma era bello per qualche minuto immergersi in quel mondo.
A volte ho bisogno di pensare, per qualche minuto, che certe persone abbiano avuto ragione, e che per loro ci sia il paradiso che meritavano.
Mi ricorda quando da piccola leggevo le fiabe con mia madre. Non pensavo davvero che esistessero, ma era bello per qualche minuto immergersi in quel mondo.
A volte ho bisogno di pensare, per qualche minuto, che certe persone abbiano avuto ragione, e che per loro ci sia il paradiso che meritavano.
Etichette:
a bunny's life,
canta che ti passa...
mercoledì 23 maggio 2012
sabato 5 maggio 2012
persone
Scrivo sempre meno, qui. Ci entro spesso, vado a ricercare e ritrovare brandelli di me stessa che ho distrubuito a spizzichi tra le pagine virtuali del blog.
Ci entro, e poi leggo. E poi...non scrivo. In realtà a volte mi viene intensamente voglia di scrivere qui...ma è quando sono in treno, o in auto, o ancora, di notte, nei momenti di insonnia prolungata. In pratica, sempre quando non posso farlo. Forse perchè negli anni sono cambiata, e questo blog mi riporta a molte cose di me stessa che non sono più?
A volte nemmeno capisco io stessa le cose che ho scritto. Sul momento mi devono essere sembrate naturali, non penso mai molto, quando scrivo...eppure ora...dopo anni...è come se si fossero depositate su un fondo limaccioso, e avessero perso i confini, i colori. Ci sono parole che diventano troppo difficili da collocare e leggendo mi domando "a cosa pensavo, quel giorno?".
Poi ci sono le parole chiare, inconfondibili, che a rileggerle è tutta una ridda di voci, di volti, di parole mie e altrui, di odori, di momenti. E mi torna in mente tanta parte di me.
Quante persone ho incrociato nella mia vita, e ora non so nemmeno più che faccia abbiano. Non è strano? A volte, a ripensarci, mi sembra incredibile che qualcuno che ho frequentato, abbracciato, magari con cui ho condiviso pasti improvvisati e confidenze lacrimose, poi sia scomparso come se non fosse nemmeno mai stato.
Suppongo che, complici le tecnologie, primo fra tutti l'inquietante facebook, potrei scoprire chi fa cosa, ora, dove vive, che lavoro fa, che faccia ha chi e chi si è sposata e chi è diventato padre. Potrei aggiornare tutte le mie informazioni datate.
Ma ... a che scopo? Non mi interessa, farlo. Non farebbe altro che aumentare il senso di straniamento: chi è questa gente? Scoprirei solo che sono persone che (ormai) non conosco.
Ci entro, e poi leggo. E poi...non scrivo. In realtà a volte mi viene intensamente voglia di scrivere qui...ma è quando sono in treno, o in auto, o ancora, di notte, nei momenti di insonnia prolungata. In pratica, sempre quando non posso farlo. Forse perchè negli anni sono cambiata, e questo blog mi riporta a molte cose di me stessa che non sono più?
A volte nemmeno capisco io stessa le cose che ho scritto. Sul momento mi devono essere sembrate naturali, non penso mai molto, quando scrivo...eppure ora...dopo anni...è come se si fossero depositate su un fondo limaccioso, e avessero perso i confini, i colori. Ci sono parole che diventano troppo difficili da collocare e leggendo mi domando "a cosa pensavo, quel giorno?".
Poi ci sono le parole chiare, inconfondibili, che a rileggerle è tutta una ridda di voci, di volti, di parole mie e altrui, di odori, di momenti. E mi torna in mente tanta parte di me.
Quante persone ho incrociato nella mia vita, e ora non so nemmeno più che faccia abbiano. Non è strano? A volte, a ripensarci, mi sembra incredibile che qualcuno che ho frequentato, abbracciato, magari con cui ho condiviso pasti improvvisati e confidenze lacrimose, poi sia scomparso come se non fosse nemmeno mai stato.
Suppongo che, complici le tecnologie, primo fra tutti l'inquietante facebook, potrei scoprire chi fa cosa, ora, dove vive, che lavoro fa, che faccia ha chi e chi si è sposata e chi è diventato padre. Potrei aggiornare tutte le mie informazioni datate.
Ma ... a che scopo? Non mi interessa, farlo. Non farebbe altro che aumentare il senso di straniamento: chi è questa gente? Scoprirei solo che sono persone che (ormai) non conosco.
lunedì 26 marzo 2012
tu
Incredibile come un monosillabo così semplice generi tanto fermento.
Basta scriverlo da qualche parte, che si scatena la ridda delle ipotesi.
Chi è "tu"? Sono io, sarà lei, è forse lui?
Basta scrivere "tu" e scopri che un sacco di gente si sente chiamata in causa, anche la più improbabile.
Qualche anno fa utilizzavo facebook. Non è che stessi molto lì a pensare, quando qualcuno che conoscevo mi chiedeva "l'amicizia" accettavo. Poi interagivo molto poco, e finiva che più che altro ogni tanto spadellavo una frase in "il mio stato" o qualcosa del genere.
Una cosa molto autistica e autoriferita, a dire il vero.
Insomma, una volta avevo in mente un pezzetto di canzone di Nacho Vegas, esimio cantautore spagnolo.
Mi piaceva molto. Ecco. Copia incollata su facebook. Passa qualche giorno.
Ricevo una mail da un conoscente che non sentivo da mesi, al momento residente in Spagna pur se nativo di altro luogo, il quale mi domandava quale fosse il significato del brano, che CHIARAMENTE doveva essere per lui. Era persino un po' preoccupato del non averlo capito da solo, il motivo di quel criptico "saluto".
Non è stato questo il motivo per cui ho eliminato facebook, ma ricordo che mi colpì questa cosa.
Mi fece pensare che forse non ero l'unica a sentirsi chiamata in causa anche un po' a caso, o per "codadipaglismo", o per errata percezione della realtà.
Di cosa mai poteva sentirsi in colpa una persona con cui avevo scambiato tutt'al più un po' di chiacchiere in un pub? Cosa mai potevo volergli comunicare, con una tristanzuola ballata spagnola? E perchè essere così criptica, e non mandargli direttamente un messaggio?
eppure lui si era preoccupato.
Forse è solo che devo stare attenta, quando scrivo, e che devo pensare anche a dove scrivo.
E a chi legge. E a un sacco di altre cose.
Troppe.
Credo che continuerò a fare come mi viene, e a lasciare che chi vuole sentirsi un "tu" lo faccia, se la cosa lo/la fa stare bene. Se invece genera sofferenza...permettimi di rassicurarti, tu che ti senti "tu": non stavo parlando con te. Non sei tu a farmi dire cose tristi brutte o cattive. Sul serio. Non parlavo di te.
Basta scriverlo da qualche parte, che si scatena la ridda delle ipotesi.
Chi è "tu"? Sono io, sarà lei, è forse lui?
Basta scrivere "tu" e scopri che un sacco di gente si sente chiamata in causa, anche la più improbabile.
Qualche anno fa utilizzavo facebook. Non è che stessi molto lì a pensare, quando qualcuno che conoscevo mi chiedeva "l'amicizia" accettavo. Poi interagivo molto poco, e finiva che più che altro ogni tanto spadellavo una frase in "il mio stato" o qualcosa del genere.
Una cosa molto autistica e autoriferita, a dire il vero.
Insomma, una volta avevo in mente un pezzetto di canzone di Nacho Vegas, esimio cantautore spagnolo.
Mi piaceva molto. Ecco. Copia incollata su facebook. Passa qualche giorno.
Ricevo una mail da un conoscente che non sentivo da mesi, al momento residente in Spagna pur se nativo di altro luogo, il quale mi domandava quale fosse il significato del brano, che CHIARAMENTE doveva essere per lui. Era persino un po' preoccupato del non averlo capito da solo, il motivo di quel criptico "saluto".
Non è stato questo il motivo per cui ho eliminato facebook, ma ricordo che mi colpì questa cosa.
Mi fece pensare che forse non ero l'unica a sentirsi chiamata in causa anche un po' a caso, o per "codadipaglismo", o per errata percezione della realtà.
Di cosa mai poteva sentirsi in colpa una persona con cui avevo scambiato tutt'al più un po' di chiacchiere in un pub? Cosa mai potevo volergli comunicare, con una tristanzuola ballata spagnola? E perchè essere così criptica, e non mandargli direttamente un messaggio?
eppure lui si era preoccupato.
Forse è solo che devo stare attenta, quando scrivo, e che devo pensare anche a dove scrivo.
E a chi legge. E a un sacco di altre cose.
Troppe.
Credo che continuerò a fare come mi viene, e a lasciare che chi vuole sentirsi un "tu" lo faccia, se la cosa lo/la fa stare bene. Se invece genera sofferenza...permettimi di rassicurarti, tu che ti senti "tu": non stavo parlando con te. Non sei tu a farmi dire cose tristi brutte o cattive. Sul serio. Non parlavo di te.
Senso di colpa
Sono cresciuta così imbevuta di senso di colpa che a volte non so distinguere quello sensato da quello che non lo è.
Ho sviuppato una specie di abitudine a sentire il vago fastidio al petto, la sensazione di dolore e di tristezza, quella specie di bruciore in cui penso "Dove ho fatto male? Dove ho sbagliato? Dove dovevo agire diversamente? In cosa consiste (questa volta) la mia colpa?".
Questo non aiuta, perchè l'abitudine non è positiva. Perchè poi non più capire se è uno dei miei tanti viaggi mentali in cui mi auto eleggo centro del mondo: tutto è colpa mia, tutto c'entra con me, tutto poteva andare diversamente se io avessi fatto x e non y, oppure se invece è veramente così, se veramente io ho avuto un ruolo importante nella faccenda.
Ci stavo pensando ora. Ci sono persone con cui mi capita più spesso che con altre, tu sei decisamente una di queste, e non ho ancora capito come mai.
Mi incolpo più o meno sempre, in qualche modo. Forse perchè dentro di me so che non mi sono comportata nel modo giusto? O no? Che ne so...non riesco più ad essere obiettiva, e non riesco neanche ad affrontare la cosa una volta per tutte e dire "parliamone, così magari ci caviamo i piedi da sta cosa che ciclicamente si ripresenta".
Sarà che con te non è facile parlare. Almeno non di queste cose. o non è facile per me? Ah, ancora dubbi, domande, dubbi.
Che caos.
Ho sviuppato una specie di abitudine a sentire il vago fastidio al petto, la sensazione di dolore e di tristezza, quella specie di bruciore in cui penso "Dove ho fatto male? Dove ho sbagliato? Dove dovevo agire diversamente? In cosa consiste (questa volta) la mia colpa?".
Questo non aiuta, perchè l'abitudine non è positiva. Perchè poi non più capire se è uno dei miei tanti viaggi mentali in cui mi auto eleggo centro del mondo: tutto è colpa mia, tutto c'entra con me, tutto poteva andare diversamente se io avessi fatto x e non y, oppure se invece è veramente così, se veramente io ho avuto un ruolo importante nella faccenda.
Ci stavo pensando ora. Ci sono persone con cui mi capita più spesso che con altre, tu sei decisamente una di queste, e non ho ancora capito come mai.
Mi incolpo più o meno sempre, in qualche modo. Forse perchè dentro di me so che non mi sono comportata nel modo giusto? O no? Che ne so...non riesco più ad essere obiettiva, e non riesco neanche ad affrontare la cosa una volta per tutte e dire "parliamone, così magari ci caviamo i piedi da sta cosa che ciclicamente si ripresenta".
Sarà che con te non è facile parlare. Almeno non di queste cose. o non è facile per me? Ah, ancora dubbi, domande, dubbi.
Che caos.
mercoledì 21 marzo 2012
sabato 10 marzo 2012
E così ci siamo.
Mancano meno di 24 ore.
Facendo un calcolo quasi preciso...direi 20 ore, minuto più minuto meno.
Sei mesi fa spingevo per la prima volta la porta di quel negozio.
La settimana scorsa l'ho spinta per l'ultima.
E' tutto pronto, o quasi.
Io sono pronta, o quasi.
Ci siamo.
Se mi fermo e ci penso bene provo una sensazione strana: da un certo punto di vista mi sembra una cosa incredibile, da un altro mi dico "..in fondo che cosa cambierà?".
Non lo so. Ma ho la sensazione che cambierà.
Facendo un calcolo quasi preciso...direi 20 ore, minuto più minuto meno.
Sei mesi fa spingevo per la prima volta la porta di quel negozio.
La settimana scorsa l'ho spinta per l'ultima.
E' tutto pronto, o quasi.
Io sono pronta, o quasi.
Ci siamo.
Se mi fermo e ci penso bene provo una sensazione strana: da un certo punto di vista mi sembra una cosa incredibile, da un altro mi dico "..in fondo che cosa cambierà?".
Non lo so. Ma ho la sensazione che cambierà.
sabato 18 febbraio 2012
Il momento della "reclame"
Ci ho pensato molto, prima di farlo. E poi ho deciso. L'idea mi ispirava, ma non mi andava di farlo qui, a questo blog sono affezionata da anni, e sentivo che non era il luogo adatto.
Così, dopo accurato ponzare e pensare, nasce Piccoli guadagni online.
Siccome da circa un anno ho iniziato a dilettarmi con alcuni siti che permettono di arrotondare lo stipendio...ho deciso di creare un nuovo, piccolissimo blog, in cui segnalare quelli migliori...quelli che pagano, per intenderci.
Sarà il mio blog dedicato al buzz marketing, ai modi per guadagnare un pochino di soldi online (o per ottenere oggetti utili gratis), con sondaggi, concorsi, microlavori e cose del genere.
Se qualcuno è incuriosito, le visite sono sempre gradite. Ecco, il momento "reclame" è finito. Torno nelle mie oscure latebre, per il momento.
Così, dopo accurato ponzare e pensare, nasce Piccoli guadagni online.
Siccome da circa un anno ho iniziato a dilettarmi con alcuni siti che permettono di arrotondare lo stipendio...ho deciso di creare un nuovo, piccolissimo blog, in cui segnalare quelli migliori...quelli che pagano, per intenderci.
Sarà il mio blog dedicato al buzz marketing, ai modi per guadagnare un pochino di soldi online (o per ottenere oggetti utili gratis), con sondaggi, concorsi, microlavori e cose del genere.
Se qualcuno è incuriosito, le visite sono sempre gradite. Ecco, il momento "reclame" è finito. Torno nelle mie oscure latebre, per il momento.
martedì 3 gennaio 2012
punteggiature
Cambieranno molte cose.
Cambieranno molte cose?
Non so decidere su quale sia la frase corretta. Punto o punto interrogativo?
Al momento non so rispondere.
C'è chi dice che non cambia nulla, ma poi aggiunge "Io però non lo farei": questo non fa altro che aggiungere confusione alla confusione, no?
Poi ci sono tutte le altre opinioni, più o meno richieste, più o meno divergenti.
Non lo so.
Al momento io non so neanche quale sia la giusta punteggiatura.
So che dovrei essere più brava, in questo come in tutto il resto. Più organizzata, per essere precisi, più pronta, più "sul pezzo".
E invece, in questo come nel resto, finisce che mi ritrovo sempre con metà lavoro fatto e metà da inseguire.
Solo che le scadenze non le decido mica io. Sarà il caso di darsi una mossa.
Cambieranno molte cose?
Non so decidere su quale sia la frase corretta. Punto o punto interrogativo?
Al momento non so rispondere.
C'è chi dice che non cambia nulla, ma poi aggiunge "Io però non lo farei": questo non fa altro che aggiungere confusione alla confusione, no?
Poi ci sono tutte le altre opinioni, più o meno richieste, più o meno divergenti.
Non lo so.
Al momento io non so neanche quale sia la giusta punteggiatura.
So che dovrei essere più brava, in questo come in tutto il resto. Più organizzata, per essere precisi, più pronta, più "sul pezzo".
E invece, in questo come nel resto, finisce che mi ritrovo sempre con metà lavoro fatto e metà da inseguire.
Solo che le scadenze non le decido mica io. Sarà il caso di darsi una mossa.
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